25/07/2007: Anarchici: i fantasmi di un magistrato bolognese
Prive di fondamento - secondo il Tribunale del Riesame di Bologna - le ipotesi di apologia di attentato terroristico e associazione sovversiva per gli anarchici del Centro di Documentazione bolognese Fuoriluogo, che subirono quattordici perquisizioni familiari il 31 maggio scorso.
Per l'ennesima volta si rivelano infondate le costruzioni accusatorie di Paolo Giovagnoli, pm della procura bolognese, ossessionato dall’idea di vivere in una città sull'orlo dell'insurrezione.
Questa volta è stato il Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Sergio Cornia, a smontare le accuse rivolte da Giovagnoli a otto attivisti del Centro, ordinando il dissequestro di tutto il materiale sequestrato.
Gli otto anarchici distribuirono all'entrata di un convegno tenutosi alla Facoltà di Economia il 21 marzo scorso un opuscolo intitolato “La classe operaia va all'inferno” all'interno del quale la frase “certe responsabilità prima o poi si pagano”, riferita al giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse, avrebbe delineato, secondo l'accusa, i reati di apologia di attentato per finalità terroristiche o di eversione, nonché di associazione sovversiva.
Una vera caccia alle streghe o, nella migliore delle ipotesi, la persecuzione di un mero reato di opinione incompatibile con uno stato di diritto.
Distribuire quell'opuscolo, che il Riesame definisce “ironico... e privo di espressioni particolarmente radicali” sarebbe stata sì una condotta “gravemente provocatoria e offensiva della sensibilità dei partecipanti”, ed in particolare nei confronti di Marina Orlandi, vedova Biagi, ma rivolta ad un pubblico del tutto “refrattario a raccogliere stimoli a delinquere”.
In altre parole, non c’è fondamento per le ipotesi di reato formulate da Giovagnoli.
Mer, 25/07/2007 – 09:06
fonte http://vinc3nt.noblogs.org
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