25/07/2007: ENNESIMO ATTO REPRESSIVO CONTRO UN MILITANTE DI A MANCA PRO S'INDIPENDENTZIA


Oggi 20-07-2007, alle 01:50 del mattino sono uscito di casa per chiudere la saracinesca del locale adibito ad esposizione di manufatti artigianali, nella via principale del paese (Bonorva), dimenticata aperta. Ero a piedi, il locale è vicino. Scoperto da una pattuglia a compiere questo normale gesto, i carabinieri insospettiti, mi hanno chiesto i documenti e hanno proceduto alla perquisizione personale, così come consentito dalla legge e decreti antiterrorismo. Gli agenti mi conoscevano bene...; in un paese di 3000 anime ci si conosce tutti e soprattutto non è sconosciuto alle forze dell’ordine un indipendentista comunista accusato di essere un pericoloso terrorista. Come hanno scritto nel verbale, io, “noto agli operatori”, mi aggiravo con “atteggiamenti sospetti presso una saracinesca”, che naturalmente era nota anch’essa come saracinesca del locale adibito ad esposizione, e “vista l’ora e la presenza” hanno ritenuto opportuno “optare per la verifica delle mie generalità e per la perquisizione personale”. Avevo in tasca un coltello a serramanico di modeste dimensioni e di grande valore affettivo che mi è stato sequestrato.
Non sbaglio a pensare che questo episodio sarà utilizzato strumentalmente da chi conduce l’inchiesta sul “terrorismo” in Sardigna, per confermare non solo a se stesso ma anche all’opinione pubblica per mezzo dei soliti giornali, la mia pericolosità sociale, per cui corro il rischio di farmi anni di galera, incriminato per terrorismo, per essere stato trovato in possesso di un coltello a serramanico, una notte d’estate mentre “con fare sospetto” chiudevo la saracinesca del mio locale espositivo...

A raccontarlo sembra una barzelletta... è invece è solo l’ultimo esempio, tra i più frequenti, della cruda realtà di repressione, di intimidazione quotidiana e di controllo totale sull’individuo e sul Popolo Sardo. Repressione che ha cento modi di manifestarsi e di incidere sulla vita di un uomo, di una donna, di un popolo, di una nazione cui è negato il proprio diritto all’autodeterminazione e di conseguenza alla sovranità nazionale da parte di uno Stato occupante, ma che è sempre e comunque repressione coloniale, braccio violento e armato del colonialismo, sociale e nazionale ad un tempo in quanto espressione della “legge” e della “giustizia” elaborate dai dominatori ed imposte ai dominati.

Repressione coloniale, che è atto politico che si maschera dietro una azione giudiziaria condotta contro i patrioti comunisti di a Manca pro s'Indipendentzia incarcerando e portando a giudizio i dirigenti. L’art. 270-bis del codice penale è uno strumento che permette allo stato di indagare, processare e giudicare la fattispecie degli atti terroristici, indagando non la realizzazione degli stessi ma il pensiero, l’ideologia e il fine ultimo che li ha generati. Ad essere sotto processo non è la nostra persona fisica, ma i nostri convincimenti politici; è quello in cui crediamo che costituisce la base delle indagini e dell’ordinanza di custodia cautelare. Giudicare e incarcerare il nostro corpo è l’unico modo per colpire e arrestare l’idea.

Accusati, saremo giudicati per le nostre idee e per le nostre aspirazioni politiche, che attualmente sono ritenute criminali, criminogene e terroristiche da uno stato che il terrore lo pratica ogni giorno, ma è tanto furbo e ha immensi mezzi di propaganda e persuasione da far passare il terrore per democrazia. Le forze dell’“ordine” e le stellette di vario genere che presidiano la Sardigna sono gli esecutori materiali, fedeli tutori di questo ordine coloniale costituito. I mandanti siedono sugli scranni dei palazzi del potere dello stato italiano e vicini a loro i proni servi della regione colonizzata.

Bobore Sechi
Patriotu comunista de a Manca pro s’Indipendentzia.

Liberos in terra libera!
Sardigna Sotzialista!
Sa die nostra at a bennere!!

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