07/07/2007: I danni della psicosi "antiterrorista": un attivista del Clea fermato in Italia


Diffondiamo il comunicato del CLEA di denuncia dei fermi avutesi dopo la GIRP di Genova e rendiamo noto che un ulteriore tentativo di intimidazione si è avuto contro il compagno Micheal Boireau e altri compagni dei Carc dopo la GIRP di Modena. Questa volta, "il controllo di routine" si è limitato alla verifica dei documenti.

Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380 - 80133 Napoli – Italia

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Michaël Boireau è in tour in Italia su invito di molte organizzazioni progressiste, per fare conoscere la lotta del Clea in questo paese, e contemporaneamente stabilire dei legami con associazioni italiane che conducono una battaglia simile. Michaël, insieme a un gruppo di militanti progressisti italiani, è stato fermato dai servizi dei carabinieri e della polizia (DIGOS) la notte di mercoledì 27 giugno verso mezzanotte, a Genova, alla loro uscita da una iniziativa in cui si denunciava la sorte dei prigionieri politici italiani.
Mercoledì 27 giugno verso mezzanotte, alcuni militanti progressisti italiani che accompagnavano il rappresentante belga del CLEA Michael Boireau e Angelo D’Arcangeli del CAP (Comitato d'Aiuto ai Prigionieri), sono stati circondati e fermati, insieme ai loro ospiti, da un gruppo di circa 10 agenti della DIGOS, nei dintorni di piazza Caricamento, di fronte all'acquario di Genova.
Gli sbirri avevano seguito evidentemente i militanti dal pomeriggio, ma hanno atteso la fine dell'iniziativa in favore dei prigionieri politici italiani che si è tenuta nel circolo "Borgorosso" di Genova, per coglierli mentre essi erano, da come credevano loro, isolati.
I membri delle forze speciali si erano nascosti dietro automobili, confusi tra i passanti, dietro le colonne dei portici, quindi "si sono improvvisamente materializzati" con tutta la loro arroganza.
Hanno preteso di potere effettuare a loro piacimento quello che si era ordinato loro di fare, cioè confiscare parte del materiale di diffusione in possesso dei militanti italiani. Ma si sono trovati di fronte a un muro di resistenza da parte del gruppo fermato che non ha assolutamente permesso loro di fare ciò che pretendevano. Presi alla sprovvista, i poliziotti hanno iniziato allora a fare i duri e a minacciare: "ora vi faremo vedere come lavoriamo!", "passerete la notte al commissariato!"... e così via, con il loro abituale repertorio autoritario.
A un certo punto, un dettaglio ha chiaramente messo in evidenza la premeditazione di questo controllo e la sua natura vessatoria. Il "capo" del distaccamento si mette in comunicazione telefonica con il suo superiore, che chiamava "Dottore", e parla della ferma volontà dei militanti di opporsi alla perquisizione e chiede ulteriori direttive, tutto ciò senza dovere chiarire per nulla la natura dell'operazione in corso né l'identità delle persone fermate.
Si può chiaramente dedurre che qualcuno dirigeva questa operazione "fraudolenta" dalla sala dei comandi del commissariato di Genova. Hanno provato a spacciare per un controllo di routine quella che in realtà era una "normale" operazione di persecuzione e d'intimidazione della contestazione sociale.
Gli attivisti sono stati caricati in macchina e portati al commissariato verso mezzanotte e quaranta. E rilasciati alle cinque del mattino.
I momenti passati in prigione è stato snervante, ma mai il timore o lo scoraggiamento hanno prevalso, al contrario, essi hanno intonato a più riprese delle canzoni di lotta come "Bandiera rossa" o "Bella ciao"!
Pratica sempre più abituale nelle nostre "democrazie", una militante, l'unica donna del gruppo fermato, è stata sottoposta a trattamenti degradanti. E’ stata fatta spogliare e le hanno imposto di fare delle flessioni. Questo abuso in particolare, contro la donna ha potuto prodursi perché, ad un certo momento, il gruppo è stato separato, altrimenti, questa vessazione non sarebbe mai stata possibile poiché gli altri fermati avrebbero certamente dato prova di ferma determinazione nel contrastarla!
Un dettaglio che rivela chiaramente la natura autoritaria e antidemocratica della polizia di Genova, diretta dal ministro Amato, dal primo capo di gabinetto De Gennaro e dal capo della polizia Manganelli, è la mostra dei "trofei" che vengono esposti con cura ed "orgoglio" all'interno delle sale degli interrogatori: bandiere del Che, di Cuba, dei sindacati dei lavoratori e dei partiti di sinistra, strappate con la violenza in occasione dei sanguinosi pestaggi ai dimostranti contro il vertice del G8 nel 2001. Queste bandiere sono poste a mò d’avvertimento per quelli che vi entrano per essere interrogati.
Incredibilmente, questi assai poco democratici poliziotti ostentano impunemente la stessa arroganza autoritaria che li condusse 6 anni fa al massacro di massa nel quale fu assassinato Carlo Giuliani.
I militanti sono usciti da questa esperienza provati fisicamente, ma allo stesso tempo rafforzati e ancora più convinti della giustezza della loro scelta di lotta. In qualche maniera, Carlo Giuliani vive e continuerà a vivere attraverso essa.
È necessario smascherare e combattere le operazioni di repressione e di intimidazione del governo e del ministro della polizia Amato.

da http://leclea.be/pages/arrestation_italie.html

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