07/07/2007: Lettera aperta di un ergastolano ad altri ergastolani
Quella che trovate è una lettera di Carmelo, un ergastolano del carcere di Spoleto, che ci ha chiesto di diffondere per la discussione per l'abolizione dell'ergastolo.
utopia73@libero.it
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Cari compagni ergastolani,
la notizia delle 310 lettere inviate da noi al capo dello Stato nelle quali chiediamo di essere condannati a morte ha suscitato numerose reazioni:
“La rivolta degli ergastolani: condannateci a morte”.
“La provocazione è tragicamente paradossale e tuttavia comprensibile”.
“Paesi come la Spagna e il Portogallo hanno abolito l’ergastolo ormai da tempo”.
“La condanna a fine pena mai, presenta un vizio di costituzionalità”.
“L’abolizione dell’ergastolo è un grandissimo errore per i delitti più efferati, ci vuole la vera detenzione a vita”.
“La cancellazione dell’ergastolo è una vergogna e un attacco alla certezza della pena”.
Con l’ergastolo non si vive ma si sopravvive. Si sopravvive con tristezza e malinconia, senza speranza e senza sogni. Si sopravvive come ombre che oscillano nel vento, come pesci in un acquario con la differenza che non siamo pesci. Vivi una vita che non ti appartiene più, vivi una vita riflessa, una vita rubata alla vita. In questo mondo il carcere per l’ergastolano è un cimitero con la differenza che invece che morto sei sepolto vivo. Perché bisogna abolire l’ergastolo? Perché è una pena inutile e stupida. Per quelli che pensano che la pena dell’ergastolo è una pena deterrente rispondo che chi è mentalmente malato (pedofili), chi è in astinenza per droga, chi si sente in guerra contro il mondo per motivi religiosi o politici non ha assolutamente paura di una pena come l’ergastolo. Infatti alcuni non hanno neppure paura di farsi saltare in aria nel nome del Dio di turno. Una pena come l’ergastolo non fa paura neppure ad uno che ha fame e molti ergastoli sono frutto di degrado, emarginazione, povertà e altro. Molti ergastolani si sentivano in guerra verso la povertà, coltivavano un sogno di ricchezza verso un’ambizione, un progetto, una vita diversa, un destino migliore, tutte cose che a suo tempo ci faceva rischiare di ammazzare o essere ammazzati. La pena dell’ergastolo ci fa sentire vittime del reato anche se il reato è il nostro. Molti sono contrari alla pena di morte per motivi religiosi, etici ecc. e non lo sono per la pena dell’ergastolo e non si capisce bene il perché. Le alternative sono due o pensano che l’ergastolo sia meno doloroso della pena di morte o può essere anche l’incontrario che con la pena di morte cessa la sofferenza della pena e quindi la vendetta soggettiva per esempio di un padre a cui è stata uccisa una figlia va compresa e capita ma certamente non può essere capita la vendetta di Stato o della moltitudine di una società moderna. Non è giustizia una vita per una vita perché tenere una persona dentro una cella una vita non serve a nessuno e molti ergastolani preferirebbero prendere il posto nell’aldilà delle loro vittime. Oggi, nessuna delle nostre azioni può cambiare il nostro passato ma oggi voi potete cambiare il nostro futuro, guardate e giudicateci con il nostro presente e non più con il nostro passato. Giovanni Maria Flik, giudice della Corte Costituzionale ha ribadito che la “polifunzionalità della pena non esiste perché la pena, nel nostro Paese, ha una sola, vera funzione, ed è la rieducazione. Ma che rieducazione ci potrà mai essere per una persona che non uscirà mai dal carcere? Lo spirito di vendetta dopo tanti anni è ingiustificato nei confronti di persone che hanno cambiato interiormente.
Cari compagni ergastolani
dato che la Corte Costituzionale con la sentenza 135/2003 ha stabilito che molti ergastolani con reati che rientrano nell’articolo 4 bis comma 1, primo periodo della legge 26 luglio 1975, n. 354 non potranno mai uscire (neppure dopo cento anni di carcere) se non collaborano con la giustizia.
Dato che molti di noi non possono collaborare con la giustizia sia perché innocenti, sia perché non vogliono usare la giustizia per uscire dal carcere o per altro.
Dato che i politici non avranno mail il coraggio di abolire l’ergastolo sia perché non siamo un serbatoio di voti elettorali che possano fare gola a qualcuno (chi rischierebbe di perdere le elezioni per 1300 ergastolani considerati, assassini e criminali) e sia perché i grossi partiti sanno bene che cavalcare l’onda giustizialista, forcaiola è successo elettorale sicuro.
Dato che alcuni politici ci prendono anche per il culo perché dicono che l’ergastolo c’è perché non c’è mi è venuta un’idea:
- La vita di un ergastolano non vale la pena di essere vissuta, perché preferire ancora qualche anno in più di vita (quale vita?) alla morte immediata? Reagendo al male con il male dell’ergastolo non si fa altro che aumentare altro male.
- La morte è utile e necessaria quando si è ergastolani. La vita senza una promessa di libertà non è una vita…
- Dateci un fine pena e poi potete pure non farci più uscire…
- La pena dell’ergastolo ti mangia l’anima, il corpo, il cuore e l’amore. Una pena come l’ergastolo non sarà mai in grado di fare giustizia.
- La libertà per un ergastolano è come un orizzonte che non vedrà mai. A cosa serve e a chi serve il carcere a vita? Si diventa non viventi, esseri totalmente, per sempre e senza speranza, schiavi della pena.
- A cosa serve e a chi serve il carcere a vita? L’ergastolo è solo la banalità della vendetta.
A questo punto, fate girare questa lettera fra gli ergastolani in tutti i carceri d’italia, e chi se la sente di rischiare la sua non-vita decida di fare uno sciopero della fame ad oltranza e lasciamoci morire con la speranza che il sacrificio di pochi possa servire all’abolizione dell’ergastolo.
Chi è d’accordo per confermare l’adesione all’iniziativa scriva a
Associazione Pantagruel, via Tavanti 20; 50134 Firenze
www.informacarcere.it,
alla fata rossa degli ergastolani: la senatrice Maria Luisa Boccia (Senato della Repubblica, corso Rinascimento 00186 Roma) e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Palazzo del Quirinale 00187 Roma) scrivendo:
IL sottoscritto ergastolano …………. dal carcere di ……….. consapevole che le cose non si ottengono solo con la speranza, io ho deciso di fare qualcosa: non mangiare.
Per il rispetto dell’articolo 27 della nostra Costituzione “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” dichiaro che dal primo dicembre 2007 inizierò uno sciopero della fame ad oltranza a sostegno dell’abolizione dell’ergastolo.
Si sperano adesioni dell’iniziativa da parte di esponenti politici, associazioni, società civile e semplici cittadini.
Carcere di Spoleto, giugno 2007
Carmelo Musumeci
http://www.autprol.org/