28/06/2007: NO AL PORTO DELLE CAVIATE! FERMIAMO LA SPECULAZIONE EDILIZIA!


Come noto, il progetto di “riqualificazione” della zona delle Caviate, luogo già pesantemente compromesso paesaggisticamente dagli scarichi delle fabbriche cittadine, degli impianti fognari, delle barche e delle auto percorrenti la vicina statale 36, consiste nella costruzione di un porto, capace di 335 posti barca, costituito da una piattaforma cementificata sul lago di 350 metri di lunghezza e 15 larghezza, e di oltre 50.000 metri cubi di cemento tra albergo di 8 piani e una serie di palazzine di 4 - 6 piani.

- Questo non è altro che l’ennesimo progetto calato dall’alto sulle teste dei cittadini, voluto e spinto dalle amministrazioni provinciali e comunali e spalleggiato fra mille giravolte dal centrosinistra. Politici, faccendieri, il diretto costruttore, tale Corti di Galbiate sulla prima pagina del giornale locale, vendono l’opera, valutata nel pieno rispetto della legislazione vigente (dimenticandosi abilmente di ricordare lo stravolgimento ad hoc dei piani regolatori), come indispensabile per lo sviluppo del turismo lecchese, con conseguenti benefici da elargire alla cittadinanza; persino “illustri” scrittori e intellettuali, locali e non solo, si sono prodigati a mezzo stampa per sostenerne la costruzione adducendo le consuete motivazioni del caso e la riscoperta delle “discutibili” bellezze dei luoghi manzoniani. L’inganno che si cela dietro la parola “turismo” accomuna entrambi gli schieramenti politici, commercianti e cittadini, pacifica coscienze e uniforma le vite, dimenticandosi che ciò che abilmente viene chiamato turismo non è altro che (s)vendita del tempo e del territorio a bottegai, albergatori, costruttori, parcellizzandoli come una qualunque merce in vendita. L’ultimo esempio sono le possibili tariffe richieste per accedere a quei lidi situati su una costa già pesantemente compromessa dall’intervento umano.

- Il porto delle Caviate è solo uno fra le tante opere già sorte o messe in cantiere nella città. Nei prossimi mesi, migliaia di metri cubi di cemento verranno vomitati sulle teste dei cittadini, figli di quella logica predatoria di sfruttamento del territorio e raddoppio dei profitti che si perpetua da anni nella città ed esplosa nei decenni ’80-’90 con lo smantellamento dei siti industriali e la loro successiva riqualificazione. Sono sotto gli occhi di tutti, le devastazioni portate a termine avvalendosi di illustri “architetti” come Renzo Piano, Vittorio Gregotti, Helg: nella zona del Caleotto con le Meridiane e la prossima quarta Torre, l’area Ex Oasa, i palazzi Iperal e quelli in costruzione nelle zone limitrofe con decine di appartamenti, la ristrutturazione dei quartieri a monte a seguito della nuova Lecco-Ballabio (Laorca, Germanedo), il campus universitario voluto a gran voce da Vico Valassi (presidente della Camera di Commercio, dell’Università di Lecco, membro della Fondazione Politecnico e legato a CL), le mire sull’area Leuci in vista della chiusura della fabbrica, e non ultima la proposta, per ora respinta, di rendere carrabile la strada verso Campo de Boi’. Manovre speculative che foraggiano amministratori, industriali, costruttori (i vari Colombo, Vitali, Sangiorgio), banche che lucrano su prestiti per finanziare in un primo tempo le opere e in un secondo sui mutui nella futura vendita degli immobili, agenzie immobiliari e quella Comunione e Liberazione, legata a doppio filo con ogni operazione economica e politica della città, basti solo pensare a quel Giulio Boscagli, ex sindaco di Lecco, riciclatosi alla Regione e seduto in svariati consigli d’amministrazione.

- A tutto ciò ci opponiamo, senza pietismo o ecologismo d’accatto, auspicando il ritorno ad una sincera opposizione alle logiche della delega, che ci vogliono supini alla dinamiche dei partiti o alle direttive di tecnici con la tessera in tasca e di più o meno giovani cariatidi della parola, ritrovando e sperimentando quegli spazi e quei tempi di confronto fra individui che permettano di socializzare esperienze e proposte per una reale opposizione a questo e a tutti gli altri progetti di devastazione del territorio e delle coscienze.

anarchici lecchesi

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