21/06/2007: L’attacco al Gramigna è un attacco a tutto noi


Sempre più si assiste alla criminalizzazione di tutte quelle forme di partecipazione e di lotta che esprimono una critica, anche radicale, verso un modello capitalistico sempre meno credibile nelle sue prospettive di sviluppo e sempre più in difficoltà nel governare una situazione di profondo malessere che attraversa la società. Un disagio diffuso, dal quale emerge un’opposizione sociale, fatta di pratiche e livelli di coscienza differenti, che si manifesta in modo evidente nei punti chiave del sistema: contro gli attacchi che i proletari subiscono, come la precarietà, la disoccupazione, la diminuzione dei salari a fronte dell’aumento dell’orario e dei ritmi di lavoro, il problema della casa e dei trasporti, l’attacco alla scuola pubblica, la privatizzazione dei servizi essenziali; nei movimenti di solidarietà in Val di Susa contro la Tav, alla Fiat di Melfi a fianco degli operai in sciopero, a sostegno dei popoli oppressi e contro le basi di guerra nel nostro paese.
Questi momenti di unità nella lotta sono elementi di rottura all’interno della subordinazione politica e culturale del proletariato che ampliano e approfondiscono la crisi dei partiti, soprattutto della sinistra al governo, come ha evidenziato il forte astensionismo elettorale nelle zone a prevalente composizione operaia, il clamoroso fiasco della contromanifestazione di Roma e l’ordine di far caricare i pensionati in corteo, chiaro segnale di una “crisi di nervi”. È chiaro, quindi, che uno degli obiettivi dello stato sia quello di criminalizzare chiunque voglia mettere in discussione la sua organizzazione sociale e produttiva. Le sempre più frequenti azioni giudiziarie, i licenziamenti politici, le campagne mediatiche sul terrorismo, le inchieste sindacali nei luoghi di lavoro ai danni dei delegati più combattivi, tentano di innescare nella classe, in tutte le sue espressioni, un allentamento dei vincoli solidaristici e di appartenenza. Non dire e non fare nulla di fronte a tutto questo, a nostro avviso, implica una forma di esplicito sostegno allo stato e a questa sempre più contraddittoria democrazia borghese.
Ecco perché bisogna prendere posizione contro ogni azione repressiva, tra cui la chiusura di uno spazio sociale, perché ogni attacco che riesce a raggiungere il suo obiettivo toglie una parte di libertà e una possibilità di espressione a tutti, toglie forza alla lotta di classe.
Per lo stato, nei quartieri, nelle fabbriche, nelle università, ovunque nel paese, gli interessi della borghesia devono dominare incontrastati: per mantenere lo status quo la guerra imperialista dovrebbe continuare a uccidere e saccheggiare senza suscitare alcuna critica, il proletariato immigrato dovrebbe rimanere diviso e segregato nell’apartheid in cui lo vogliono confinare, i lavoratori dovrebbero subordinarsi agli interessi e alle esigenze dei padroni senza mai alzare la testa. E via di questo passo.
Va, quindi, fatta rivivere, nella coscienza della classe, come già è stato in passato, la necessità di non accettare tutto questo, di non dissociarsi davanti alle diverse espressioni di lotta che non si omologano agli interessi della borghesia.

Per tutto ciò noi saremo a Padova il 23 giugno alla manifestazione nazionale contro le campagne di arresti e perquisizioni di comunisti e anarchici estese lungo tutto il paese; per manifestare solidarietà concreta al CPO Gramigna che il 12 febbraio 2007 è stato colpito con l’arresto di 7 suoi militanti – tutt’ora in carcere – e che in 20 anni di vita ha conosciuto ben 13 sgomberi; per contribuire alla costruzione di un movimento di classe sempre più unitario, solidale e determinato.
Unità e solidarietà nella lotta!
Per mantenere e conquistare nuovi spazi di agibilità politica!
Solidarietà a tutti i compagni prigionieri!
Liberare tutti i dannati della terra!

Milano, 20 Giugno 2007
Panetteria Occupata – Via Conte Rosso 20, Milano

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