18/06/2007: Parole in libertà


Essendo stati spesi inchiostro e parole circa le mie condizioni, la mia area di appartenenza, i miei pensieri; ci tengo ora ad esprimermi in merito, finalmente è possibile!
Ci tengo in primo luogo a ringraziare, davvero forte, tutti coloro che, ognuno con i suoi metodi, ognuno con le sue pratiche, mi sono stati vicini, mi hanno dimostrato solidarietà partecipando alla costruzione di una serie di mobilitazioni che io personalmente leggo in chiave antirepressiva, antiautoritaria e anti sbirresca. Sottolineo che questa è la mia chiave di lettura, poi ognuno c'ha la sua.....
Ringrazio anche tutti coloro che per amicizia e rapporti di tipo strettamente personale con me o con i miei familiari, si sono interessati alle mie condizioni di salute, in quel momento effettivamente critiche, e alla mia condizione legale; ribadendo comunque con forza la mia distanza da qualsiasi area che non sia la mia: genericamente libertaria, che non mi interessa etichettare ulteriormente, fondata su modi di fare e di essere, legati alla politica del quotidiano, alla pratica dell'autogestione e costantamente critica nei confronti dell'esistente; nonostante le cazzate uscite sui soliti giornaluzzi e quelli che io ho percepito come tentativi di strumentalizzazione che hanno generato in me sensazioni ancora più sgradevoli, in quanto vissute in un momento di privazione della libertà di esprimermi.
La mia valutazione politica è quella di un ennesimo episodio di repressione brutale del dissenso. Una montatura basata su infondate testimonianze sbirresche. E basta.
Per quanto riguarda l'ordine degli eventi:
la mia partecipazione spontanea e individuale al corteo del 9 a Roma, mi ha portata a trovarmi nella Piazzetta di S. Pantaleo, dove il corteo ha subito la violenza della negazione della possibilità di libero movimento in parte della città, che nei fatti per una giornata non è appartenuta alla gente che la vive, ma al controllo delle forze dell' ordine e ai poteri forti dello stato e del mondo. L'ennesima zona rossa che un pò di gente ha deciso di non subire.
Durante la robusta carica della polizia nel vicolo tra piazzetta S.Pantaleo e piazza Navona, sono stata colpita un paio di volte violentemente alla testa (scoperta) dai mangenelli, caduta a terra contro un muro, ho subito il pestaggio da parte di un numero di sbirri che può aggirarsi tra la quindicina e la trentina. Ormai completamente stordita sono stata ricondotta verso S.Pantaleo attraverso cordoni di poliziotti in antisommossa che durante il mio passaggio hanno continuato ad allungarmi manganellate. Prelevata da 2 agenti in borghese, ho dovuto insistere molto per avere dell'acqua ed essere portata in ospedale. Una volta al S. Spirito ho dovuto ancora insistere ore per essere visitata, solo di nascosto ho potuto contattare telefonicamente qualcuno per far sapere dov'ero e come stavo, dopo che il mio digos-piantone mi aveva intimato di chiamare, chi probabilmente stava cercando e di raccontare che stavo bene, bevendo una birra con gli amici in un pub. Arrivata in questura mi è stato comunicato lo stato di arresto e che lunedì si sarebbe tenuto il processo per direttissima. Poi sono arrivata a Rebibbia, nella sez. femminile del carcere, con una richiesta d'isolamento, che date le mie condizioni fisiche, la dottoressa di turno ha preferito non accettare, assegnandomi all' infermeria, e con una prescrizione di somministrazione di metadone, medicinale del quale io non ho mai avuto bisogno, giustificata con una confusione tra le cartelle mediche. Ho ricevuto, finalmente, le prime medicazioni e degli antidolorifici. Ancora stordita sono stata condotta in cella.
Durante la domenica ho ricevuto pasti che non potevo mangiare a causa del mio regime alimentare( comunicato al mio ingresso in istituto ) tranne del pane.Il lunedi mattina nelle cellette del tribunale ho atteso ore il mio processo con le altre detenute ascoltando gli agenti di custodia (non quelli di Rebibbia, non so da dove arrivassero) canticchiare canzoncine tipo: faccetta nera, l'inno nazionale oltre ad un pò di Battisti (il mio canto libero). Poi il processo finalmente mi ha portato "con il culo a casa" e ci vediamo l'11 luglio.
Ancora un ringraziamento grandissimo, sperando di trovare il modo di farglielo arrivare, alle priginiere della sez. femminile del carcere di Rebibbia, che hanno espresso solidarietà stupenda e incondizionata, augurando loro ancora tanta forza e presto la libertà.

UN ABBRACCIO A TUTT*
CHIA'

13 giugno 07, Roma

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Con il culo a casa

Dopo la giornata di ieri in tribunale sballottati da un aula all'altra, i ragazzi arrestati a roma sabato al corteo contro bush e le politiche guerrafondaie del governo Prodi sono stati liberati (con la misura cautelare dell'obbligo di firma per uno di loro).
L'arresto è stato convalidato e gli imputati rimandati a processo l'11 luglio al tribunale di Roma in piazzale Clodio.
Le accuse sono di resistenza, lesioni,oltraggio,lancio di oggetti atti ad offendere, con aggravante dell'art.339 del codice penale resistenza e violenza perpetrata da più di 10 persone, tentativo questo di inserire in un processo di matrice politica un articolo del codice penale utilizzato per ambiti diversi (stessa storiella già vista con l'art.270).
Il 339 art. modificato dopo la tragica scomparsa dell' ispettore Raciti durante i disordini dello stadio di Catania è solitamente utilizzato in casi di azioni organizzate e gestite da gruppi di più di 10 persone,con l'aggravante della pena, che va ora da 3 a 15 anni di reclusione.
Durante il processo è venuto fuori chiaramente dagli interrogatori che tra i ragazzi non c'è alcun tipo di relazione, difatti nessuno di loro si conosceva ne si era mai visto se non in quell'aula soffocante davanti al giudice Meschini.
Nonostante tutte le dichiarazioni degli imputati evidenzino omissioni, abusi fino a vere e proprie montature da parte delle forze di polizia, l'unica verità che sta passando in sede processuale è quella della questura: la convalida degli arresti implica infatti che le deposizioni delle forze dell'ordine verranno usate come prove d'accusa, senza che il giudice abbia nemmeno preso in considerazione l'ipotesi che gli arresti siano arresti politici e le testimonianze della polizia di stato una montatura.
Gli arrestati non sono stati presi mentre attaccavano le forze di polizia, ma rastrellati successivamente, aggrediti alle spalle, picchiati, umiliati e privati di molti diritti basilari. Qualunque cosa pur di avere una manciata di arresti e dei capri espiatori, pur di far passare l'idea che anche il centro sinistra sa difendere la legalità.
Sembrava improbabile con tali accuse l'immediata scarcerazione e fino alla fine c'è stata agitazione nell' aula e nei corridoi del tribunale dove tanta gente ha dimostrato solidarietà..ma alla fine ce l'abbiamo fatta! e a testa alta siamo andati a riprenderci gli arrestati fuori dal carcere femminile di Rebibbia e a Regina Coeli, cantando cori sulla libertà nella metro di Roma.
...in galera nun ce tenete perchè le prove nun ce l'avete..

fonte vaginevolanti.noblogs.org

http://www.autprol.org/