18/06/2007: NO allo scippo del TFR! Giù le mani dai nostri soldi! Giù le mani dai nostri diritti! Giù le mani dal nostro futuro!


In Italia non esistono leggi che obbligano a lavorare, ma esiste l'obbligo al mantenimento dei figli. I proletari, che a differenza dei borghesi non hanno rendite, devono lavorare. Se non hanno un lavoro o lo perdono, devono cercarselo per riuscire a mantenere se stessi e la loro famiglia. In cambio del loro lavoro percepiscono un salario, ovverosia una quantità di denaro che, grossomodo, è sempre la stessa. Questa somma di danaro deve essere percepita tutti i mesi, perché a malapena riesce a coprire le spese di mantenimento che non comprendono il solo mangiare e vestire, ma anche cure mediche, scuola, casa e tutto il resto.
Viviamo in un sistema sociale nel quale si paga anche l'aria che respiriamo e siccome non è la società che garantisce il reddito, è il lavoratore che se lo deve garantire tutti i mesi per soddisfare i bisogni impellenti inerenti alla sopravvivenza, non solo personale, ma anche della sua stessa famiglia. Per il borghese la cosa è ben diversa: se un mese le sue rendite fruttano un po' meno, la sua sopravvivenza non viene messa in pericolo. Chi gioca in borsa, gioca dei soldi che ha in più, pertanto nessuno con un po' di sale in testa giocherebbe danaro che serve per la sussistenza, perché se questo gioco (al pari del poker o del gioco dei dadi) risultasse perdente, questo sprovveduto non solamente farebbe la fame, ma sarebbe impossibilitato al mantenimento (sancito per legge) della famiglia.
Se io, operaio, giocassi il mio salario ai dadi, al poker o in borsa e non solo non guadagnassi, ma perdessi tutto quello che gioco, verrei messo alla berlina come padre debosciato, verrebbero da me fior di preti e sociologi, moralisti e beghine farebbero la fila per insultarmi e additarmi come padre degenere. Ne farebbero una questione morale. Chi avrebbe il coraggio di sollevar voce in difesa di cotanta scelleratezza? Ebbene, facciamone una questione morale!
Tra quelle bravissime genti che mi lapiderebbero se dilapidassi i miei denari al gioco d'azzardo, mettendo a rischio la sopravvivenza della mia famiglia, vi sarebbero anche quelle che, a cuor leggero, da anime candide quali sono (!), mi dicono, senza vergogna, di giocare il mio TFR.
Il TFR è salario, non è una cosa in più, infatti spesso tanti proletari lo usano per la casa o per cure mediche, nessuno in un recente passato si sarebbe sognato di prelevare la sua liquidazione per giocarsela in borsa. Adesso nelle assemblee sindacali, nei programmi televisivi, sui giornali, ecc. si dice che il TFR dovremmo versarlo in fondi (aperti o chiusi). Un capitale enorme che, per essere valorizzato, verrà investito in borsa, ma non dal lavoratore titolare del TFR versato nei fondi, ma dai padroni, dagli speculatori, dai gestori dei fondi.
La borghesia non ha nessuna fiducia nel lavoratore, tanto è che i soldi per l'assistenza (pensioni, infortuni e altro) non gli vengono dati direttamente, ma sono gli stessi padroni (o comunque gli enti da loro controllati) che provvedono a trattenersi alla fonte questo danaro: lo sanno tutti, padroni e preti, che il lavoratore altrimenti si spenderebbe tutto all'osteria!
Concludendo trovo amorale andare dalla mia famiglia e annunciare che ho dato una parte del mio salario, il TFR appunto, a un altro per giocarselo in borsa. Certo, per lui, perdere al gioco i soldi di un altro è sicuramente meno doloroso e rende più semplice fare investimenti quanto mai rischiosi, che se vanno a buon fine gli garantiscono enormi guadagni. A me, lavoratore, il suo investimento andato a buon fine mi consente solamente di non perdere il mio salario. Nel caso questi rischiosi investimenti (che il capitalista farebbe con i miei soldi, non certo con i suoi) non andassero a buon fine, io non solo perderei questo denaro necessario alla sopravvivenza mia e della mia famiglia, ma perderei anche la stima di mia moglie e dei miei figli i quali si dispererebbero nel trovarsi un babbo stronzo che fa giocare altri in borsa con il suo denaro.

LAVORATORE, ENTRO IL 30 GIUGNO SCEGLI DI LASCIARE IL TUO TFR IN AZIENDA,
SE NON SCEGLI VA AI FONDI PENSIONE GESTITI DAGLI SPECULATORI (PADRONI E SINDACATI)!

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