08/06/2007: L'Aquila: considerazioni a caldo sulla giornata di lotta del 3 giugno 2007
Per la concretizzazione della giornata di lotta del 3 giugno è stato necessario un anno di incontri e scontri che hanno portato alla creazione di un percorso collettivo, variegato nelle posizioni ideologiche e politiche. Parte essenziale della coesione del collettivo è stata la valutazione sulla repressione esercitata dallo stato contro gli sfruttati attraverso il suo apparato violento - nel quale tribunali e carceri svolgono una funzione decisiva. E la svolgono contro i proletari che in ogni ambito sociale agiscono su tutti i piani e in molteplici forme per abbattere la società borghese; contro tutte le persone che cercano di sottrarsi alla disgrazia - oggi più che mai tale - del lavoro salariato, anche rifiutandola coscientemente, attivandosi nel variopinto lavoro extralegale, certamente non meno disgraziato.
Tale punto di vista generale sulle carceri in questo anno di preparazione della giornata di L'Aquila si può dire sia stato il punto focale della discussione che ha contribuito, fra distacchi e convergenze, alla formazione del collettivo e infine alla giornata del 3 giugno. Secondo noi, in ogni caso, senza un punto di vista generale non è possibile cogliere la funzione complessiva del sistema tribunale-carcere, esercitata nelle carceri e fuori con la tortura dell'isolamento, l'aggressione all'identità politico-sociale e l'intimidazione, tutte pratiche negli ultimi anni affidate al trattamento differenziato e individualizzante e, in particolare, al regime del 41bis. Senza questa comprensione non è dunque nemmeno possibile afferrare il potenziale antagonista che cova nelle carceri. Un potenziale che va conosciuto, per riuscire a connetterlo nonostante l'incessante desolidarizzazione attuata dal carcere, a renderlo solidale, in una parola, a unirlo dentro e con l'esterno allo scopo di lottare assieme.
Complessivamente questo lavoro ha permesso la comunicazione e il contatto con il carcere, con i familiari dei prigionieri e, non meno importante, con la città. L’esposizione pubblica delle nostre idee, dei nostri propositi, nelle assemblee, nei volantinaggi, nelle affissioni, gli stessi interventi orali nel corso del corteo in città, il presidio attorno al carcere, tutto ciò, oltre a lasciare nel territorio un terreno di aperta solidarietà, è stato occasione di incontri e avvio di rapporti.
Il lavoro paziente, minuto, nonostante sia stato costellato da lacune qui appena accennate, ha messo a nudo l'arroganza dello stato e della classe di cui è espressione. Tutti costoro spinti dalla necessità di tenere in piedi il 41bis, di mantenerlo nella clandestinità, nelle settimane precedenti il 3 giugno ci hanno quanto meno descritti come "terroristi", come sradicati, hanno definito "scioccante" la mobilitazione che ci eravamo proposta. Gli è andata proprio male: la popolazione, come si è accennato, per nulla terrorizzata dalle campagne mediatiche, era presente in strada e ci ha ascoltato con attenzione; i prigionieri, almeno per un giorno, con la rumorosa e decisa comunicazione fra interno e esterno, con le canottiere rosse uscenti dalle bocche di lupo in plexiglas hanno gettato ogni censura, ogni isolamento, ogni prepotenza sbirresca nella pattumiera – là dove un giorno cadranno per sempre.
La giornata del 3 giugno ha permesso di estendere la conoscenza concreta della repressione attuata dal carcere, ciò facilita senz'altro il lavoro di allargamento del fronte di lotta poiché tante compagne e compagni trovano in ogni parte del paese occasione di consolidare la propria determinazione, tante persone invece potranno uscire dal guscio dell'indifferenza. Anche qui, molto dipenderà dal lavoro paziente che dovremo applicare per tenere aperta la contraddizione che lo stato ha cercato di attenuare, possibilmente nascondere, con la calunnia, la minaccia, la criminalizzazione e la personalizzazione nei giorni precedenti e successivi al 3 giugno. Questo è solo un lato delle ritorsioni; noi dobbiamo invece avere ben presente le rappresaglie che quasi sicuramente sono ricadute sui prigionieri e che potranno essere riservate ai loro familiari. La solidarietà verso queste persone è semplicemente un obiettivo immediato che ci siamo assunto, che è nelle cose.
In questo senso il proseguimento del percorso che ci siamo dati, il rafforzamento della dimensione e responsabilizzazione collettiva e della pratica dei rapporti fra realtà e individui, favoriti dal corteo e dal presidio a L'Aquila hanno aperto ulteriori possibilità. Innanzitutto di costruire altre tappe di lotta, contro le carceri, sui processi e sul modo di affrontarli; la comunicazione con chi è dentro; il rapporto coi familiari e con la popolazione immigrata.
Queste sono solo alcune brevi considerazioni a caldo alle quali ne seguiranno altre, nelle prossime settimane, a carattere più collettivo e contenenti elementi di proposta per continuare il percorso di lotta intrapreso.
8/6/2007
OLGa - Milano
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Segue il volantino distribuito a L'Aquila
L’AQUILA, DOMENICA 3 GIUGNO 2007
* Ore 10.00 concentramento alla Fontana Luminosa, corteo per le vie della città
* Ore 13.00 presidio sotto il carcere di PRETURO (AQ)
Questa mobilitazione è una tappa importante del percorso di lotta contro il carcere e la tortura dell'isolamento, per rilanciare la solidarietà fra tutti gli sfruttati.
Lo stato italiano, come tutti gli stati imperialisti, conduce guerre saccheggiatrici, partecipa all’annientamento di intere popolazioni in nome del dominio del capitale, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla natura.
Contemporaneamente al suo interno esercita violenza contro donne e uomini precarizzandone le condizioni di vita e di lavoro, privatizzando l’economia e i servizi; gli unici settori che non conoscono tagli sono quelli della difesa e della giustizia, cioè gli apparati preposti alla guerra esterna ed interna, ossia le forze armate ed il sistema giudiziario e carcerario che via via si diffonde sempre più capillarmente.
Questa situazione generale spinge in una condizione di marginalità milioni di donne e di uomini, mentre lo stato si consolida quale particolarissimo "comitato d'affari" di industriali e finanzieri guerrafondai, speculatori e affaristi espressione del più profondo cinismo.
È nella logica del mantenimento degli attuali rapporti sociali che si riempiono le patrie galere di migliaia di spossessati (e in maniera sempre più evidente di immigrati) costretti a sopravvivere di espedienti o di chi, per scelta, non accetta il rapporto di sfruttamento. La stragrande maggioranza della popolazione carceraria è infatti composta da proletari, operai e disoccupati.
Ciò vale a maggior ragione per i numerosi lavoratori/rici colpiti da licenziamento e dalla repressione per aver organizzato lotte contro gli attuali progetti padronali. Ne sono esempio gli arresti dei delegati sindacali compiuti il 12 febbraio scorso, gli arresti e le intimidazioni conosciute da chi ha espresso loro solidarietà.
Con l’abusata categoria di "terrorista", polizia, giudici e mass-media mirano ad oscurare la reale identità sociale e politica di coloro che in ogni ambito della vita cercano di costruire lotte collettive consapevoli e spazi autonomi di agibilità politica.
Il 41bis, attraverso l’assoluto isolamento, il colloquio separato dal vetro divisorio e il processo in videoconferenza, punta apertamente a realizzare questo scopo.
Il carcere di L'Aquila, con la quasi totalità di prigionieri sottoposti al 41bis, ben rappresenta tale finalità.
A PARTIRE DALLE LOTTE CONCRETE PRESENTI IN OGNI AMBITO DELLA VITA SOCIALE, COSTRUIAMO RETI DI SOLIDARIETA’ E LOTTA CONTRO IL CARCERE E L’ISOLAMENTO, LA GUERRA, LO SFRUTTAMENTO E LA MISERIA CRESCENTE.
CONTRO LA VIOLENZA DEL CARCERE
RILANCIARE LA SOLIDARIETA’ TRA GLI SFRUTTATI
2 giugno 2007
compagne e compagni contro le galere e la società che le crea
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