13/04/2007: Lettera dal carcere di Opera - Milano


Strette catene ci hanno bruciato i polsi,
catene mai stanche di logorare mani sincere.
Sono mani di proletari con le dita strette ai palmi
per alzare pugni nel cielo.
Poche ore e le catene sono diventate sbarre,
carcere e isolamento, mentre il tuo sguardo
sfumava nel tramonto della loro giustizia.
“Bocche chiuse! Guardate cemento e ingoiate sbarre, bastardi!”
Lo avevano detto e lo hanno fatto.
“Relitti di una storia passata, affogate nella solitudine, bastardi!”
Lo pensavano e speravano di riuscirci.
“Piegatevi al padrone! Siete soli come cani, bastardi!”
Ma i bastardi hanno alzato il pugno.
Siamo bastardi perché non vogliamo un padrone,
perché il nostro sangue non si è sporcato con l’avidità fascista
della società che ci ha partorito.
Noi non siamo i vostri figli.
Siamo i figli di una classe e di una lotta,
la nostra storia rigetta il sangue di un capitalismo assassino.
Se non vi piacciono le nostre origini, rinchiudeteci pure, carogne!
Siete carogne perché avete sfruttato i vostri figli, e li avete persi.
Siete carogne perché la storia vi sta uccidendo.
E quando le vostre gambe cederanno di fronte al popolo,
noi bastardi sorrideremo guardando l’avvenire.

30 marzo 2007
Ale

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