11/04/2007: La conferenza internazionale di Chianciano è stata un grande successo politico


Per due anni ci siamo battuti per poterla effettuare. Alla fine l'abbiamo realizzata nel migliore dei modi.
Odiamo il trionfalismo, e chi ci segue lo sa, ma in questo caso dobbiamo esprimere davvero una grande soddisfazione. Alla conferenza hanno partecipato 18 relatori provenienti dal Medio Oriente. Questo risultato è stato raggiunto sia per la vittoria sul fronte dei visti, frutto di una lunga battaglia politica, sia per il grande interesse che la conferenza ha suscitato tra le forze della resistenza in Iraq, Palestina, Libano, Afghanistan.
A Chianciano sono intervenute tutte le componenti della Resistenza irachena, ed in particolare le correnti baathiste, islamiche, nazionaliste arabe e comuniste; le più importanti componenti della Resistenza nazionale libanese a partire da Hezbollah; le forze del movimento di liberazione palestinese, da quelle storiche ad Hamas; esponenti della Resistenza afghana.
I rappresentanti di queste forze hanno lasciato l'Italia con la consapevolezza di aver fatto un passo avanti, di essersi conquistati non solo il diritto di parola, ma anche un sostegno ed una solidarietà più ampia.
Ma l'interesse internazionale è andato ben oltre ed a Chianciano sono arrivate delegazioni da una ventina di paesi.
Il convegno ha visto una partecipazione costante di oltre 300 persone, un dato positivo se si tiene conto della natura dell'incontro e del boicottaggio della sinistra politicamente corretta e dell'area del movimentismo senza costrutto. Un dato significativo anche perché vero e verificabile, cosa assai rara in un paese dove ormai il numero dei partecipanti alle manifestazioni viene spesso moltiplicato per 10.

Un successo organizzativo
Un altro elemento positivo che dobbiamo segnalare è stata la riuscita organizzativa della conferenza, che anche grazie ai compagni impegnati nell'organizzazione, si è svolta nella massima serenità, Una serenità, quella della due giorni del 24-25 marzo, che ha consentito di dare ai lavori un ritmo intenso e partecipato con grande attenzione.
Questo risultato non era del tutto scontato visto il clima di paura che qualcuno aveva cercato di creare. Intendiamoci, nulla di paragonabile all'incredibile campagna mediatica che ci era stata scatenata contro nel 2005, ma - giusto per fare un esempio - è bene che si sappia che a dieci giorni dall'evento siamo stati costretti a cambiare la sala della conferenza a causa delle pressioni subite dal proprietario di quella inizialmente prevista.
Dobbiamo poi segnalare un altro dato: quello dell'autofinanziamento del convegno. In molti ci hanno chiesto come si sarebbe finanziata la conferenza. Questa domanda ci è stata spesso rivolta da giornalisti interessati, ma anche da persone oneste. E' chiaro che è ormai passata l'idea che la politica si può fare solo stando o con i partiti istituzionali (e le loro appendici collaterali) o con i potentati economici.
Purtroppo questa idea è tutt'altro che infondata. A maggior ragione siamo ben lieti di avere mostrato che si possono percorrere strade alternative, fondate sulla sottoscrizione volontaria.
Una strada che ha avuto successo. L'andamento della sottoscrizione, che rilanciamo anche in questo bollettino telematico, ci fa ritenere realistico l'obiettivo del pareggio economico.
E' questo un dato politico assai interessante, il segno che quando ci sono idee forti ed obiettivi chiari si possono superare anche gli ostacoli di tipo economico.

Un fatto nuovo
La conferenza non piaceva a molti.
Non piaceva alle forze della destra filoamericana, ben felici di averla impedita su ordine di Washington due anni fa ed oggi imbarazzate dal suo svolgimento. Non piaceva alle forze di governo, impegnate a garantire la continuità atlantica della politica italiana, vero pilastro dei "12 punti" su cui si è costruito l'asfittico rilancio del governo Prodi. Non piaceva al pacifismo ipocrita che non sa scegliere tra oppressi e oppressori. Non piaceva neppure a settori del movimento contro la guerra, che pur riconoscendo ormai il ruolo delle resistenze, vorrebbero però gestirlo in un'ottica eurocentrica che esclude di fatto l'ascolto, il confronto, la collaborazione e l'alleanza con queste.
E' anche alla luce di tutto ciò che il successo di Chianciano è stato davvero notevole. Il segno che qualcosa di nuovo si sta facendo avanti. Un nuovo fatto di persone che guardano ai fatti e non al teatrino della politica, che vogliono contribuire alla costruzione di un'alternativa fatta di sostanza e non di mera ritualità movimentistica, che hanno capito (e molti lo dicevano) che un incontro internazionale come questo vale 10 manifestazioni...

Il silenzio assordante della stampa
Qualcuno leggendo queste note proverà forse una certa sorpresa.
La conferenza di Chianciano è stata infatti oscurata dai mezzi di informazione. E si sa cosa significhi in società come la nostra. Tuttavia in questo caso lo scandalo della disinformazione di regime è talmente enorme - perché enorme è lo scarto tra un evento di portata mondiale ed il suo assoluto oscuramento mediatico - che non vogliamo qui lamentarcene, ma piuttosto riflettere sul suo significato. Avevamo capito da tempo che la linea di condotta bipartisan sarebbe stata quella del silenziamento. D'altronde, nei confronti di chi sostiene le lotte di liberazione dei popoli oppressi la linea è questa: o criminalizzazione o silenziamento.
Ma in questo caso si è passata ogni misura, chiediamoci il perché. Dobbiamo chiedercelo anche perché a Chianciano erano presenti le maggiori agenzie di stampa oltre ad alcune testate giornalistiche e televisive. Anche questa presenza non ha prodotto alcun ritorno informativo.
A noi pare che tutto ciò abbia un'unica spiegazione: siccome avrebbero dovuto parlare di una grande riuscita della conferenza hanno preferito non parlarne per niente.
A questo siamo arrivati, su questo sarebbe bene ragionare per capire dove sta andando la "democrazia" italiana nei tempi del centrosinistra.
Nello scandalo generale del silenziamento c'è un altro scandalo non meno grande, quello dell'assenza di ogni informazione su quotidiani come il Manifesto e Liberazione i cui lettori hanno saputo della conferenza solo grazie alla pubblicazione delle manchette a pagamento.

La discussione con e tra le Resistenze
Nella preparazione della conferenza abbiamo spesso parlato di Resistenze. Se il fenomeno della resistenza al progetto di dominio americano concepito con la "Guerra Infinita" è infatti unico, diverse sono le sue espressioni ed articolazioni nelle varie realtà nazionali.
Di fronte a questa evidenza avevamo due strade. La prima era quella di far finta di niente, approcciandoci alle Resistenze in maniera generica e superficiale; la seconda - che abbiamo scelto - era quella dell'invito alle forze maggiori e più rappresentive, coinvolgendo le aree politiche e culturali più significative e decisive nell'avanzamento di un necessario processo di unità che possa sfociare nella costruzione di un vero fronte antimperialista internazionale.
Ovviamente questa scelta implicava anche il confronto tra posizioni diverse.
Come era facile prevedere un rilievo particolare ha assunto la valutazione dell'attuale politica iraniana in Medio Oriente. Una politica vista con il massimo favore da Hezbollah e dalle altre forze della resistenza nazionale libanese, così come da Hamas; valutata invece in termini nettamente negativi dalla resistenza irachena che deve confrontarsi militarmente con un governo (e con gli squadroni della morte ad esso collegati) assai vicino a Teheran.
Jabbar al Kubaysi, portavoce del Fronte Nazionale Patriottico Islamico, ha così sintetizzato la questione: "Saremo con l'Iran se verrà aggredito dagli Usa, ma oggi è l'Iran che deve rovesciare la propria politica in Iraq smettendo di sostenere l'occupazione statunitense". Il tema è stato ripreso nelle conclusioni di Moreno Pasquinelli, che ha argomentato la necessità di stare con l'Iran nella prospettiva dell'aggressione, mantenendo però una forte critica nei confronti dell'attuale geopolitica iraniana che tanti danni sta provocando sul fronte iracheno.

Un passo avanti
Un passo avanti è stato fatto.
Per la prima volta è stato possibile un confronto internazionale ad altissimo livello su questi temi, con questi protagonisti. Il documento conclusivo che pubblichiamo di seguito, proposto dalla presidenza ed approvato per acclamazione, è certamente un passo avanti nella direzione dell'unità.
In esso si legge che: "seguendo il sentiero tracciato dalle Resistenze in Palestina, Iraq, Libano e Afghanistan, ci impegneremo a costruire una rete delle forze antimperialiste affinché si concretizzi la speranza di tutti gli oppressi, dal Sud al Nord, dall'Est all'Ovest: un'alleanza antimperialista internazionale".
Se per raggiungere questo obiettivo c'era un grande bisogno del confronto tra le resistenze, altrettanto importante è la questione del rapporto tra queste ed il movimento contro la guerra in occidente. Su questi punti sono stati rilevati i passi avanti compiuti nell'ultimo anno, ma anche la loro insufficienza.
Se l'obiettivo del Fronte antimperialista internazionale richiede certamente un lungo lavoro politico, quel che è emerso da Chianciano è la necessità di proseguire su questa strada, unica risposta all'altezza della sfida lanciata dall'imperialismo con la "Guerra Infinita".
Per quanto riguarda l'Italia, il successo della conferenza indica la necessità di un'aggregazione più ampia e più forte degli antimperialisti. In un contesto generale molto difficile, il lavoro di questi anni ha dato dei frutti importanti che ora costituiscono la base di un possibile passo in avanti.
Di tutto questo discuteremo nelle prossime settimane con chi ha lavorato con noi in questi mesi.

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LA RISOLUZIONE FINALE

Palestina, Iraq, Libano, Afghanistan: sosteniamo la Resistenza!
Per la sconfitta dell'impero nordamericano, dei suoi alleati europei e dei suoi fantocci in Medio Oriente!

DICHIARAZIONE FINALE APPROVATA PER ACCLAMAZIONE DALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE «CON LA RESISTENZA-PER UNA PACE GIUSTA IN MEDIO ORIENTE»
Una battaglia di storica portata è in corso in Medio Oriente. Il suo esito non determinerà soltanto il futuro della regione, ma quello dell'intera umanità.
L'offensiva imperialista - guidata dagli Stati Uniti, sostenuta dagli altri briganti imperialisti e dai loro satrapi locali - iniziò in Afghanistan e culminò con l'invasione dell'Iraq. Lo scopo non era solo il consolidamento della tradizionale supremazia occidentale.
Riscoprendo i suoi congeniti appetiti colonialisti, l'imperialismo cerca di esercitare un dominio diretto e incontrastato.
In questo quadro non c'è spazio per forze, governi o nazioni che rifiutano di sottomettersi al dispotismo imperiale americano.
Gli imperialisti giustificano le loro aggressioni affermando di voler combattere il "terrorismo" ed "esportare la democrazia" - ove per "terrorismo" intendono ogni movimento popolare di liberazione e per "democrazia" le dittature camuffate che essi tengono in piedi in Medio Oriente. Nel contempo istigano a una nuova crociata contro l'Islam in nome dell'idea sciovinista di "scontro di civiltà".
Gli aggressori, una volta sconfitti i governi a loro ostili in Afghanistan e Iraq, si sono illusi di aver raggiunto una facile vittoria.
Al contrario, si sono trovati di fronte potenti movimenti armati di resistenza, i quali, forti di un sostegno popolare crescente, hanno portato colpi devastanti agli occupanti e fatto traballare i loro piani geostrategici.
La Resistenza irachena, malgrado l'ostilità della cosiddetta "comunità internazionale", basandosi sulle sue forze, svolge un ruolo decisivo: non solo sta gettando le basi per la liberazione nazionale, ma ha anche dato una grande spinta a tutti i movimenti di resistenza dei popoli oppressi nel mondo. Per questo, mentre condanniamo tutti i tentativi di isolare la Resistenza irachena, lanciamo l'appello a riconoscerla come unica legittima rappresentante del popolo iracheno.
Non è accettabile che, mentre l'Iran è sotto la minaccia di un'aggressione militare statunitense, il regime di Tehran continui a sostenere il governo fantoccio di al Maliki il quale, in combutta con gli occupanti, continua a massacrare la resistenza popolare irachena.
Il grido di battaglia venuto dall'Iraq ha dato una nuova spinta all'eroico popolo palestinese che dopo due decenni di Intifada ha intensificato la sua lotta, cacciando i sionisti da Gaza e scegliendo un governo che non vuole rinunciare all'obbiettivo storico della totale liberazione della Palestina.
L'entità sionista, cane da guardia dell'imperialismo, ha quindi attaccato e invaso il Libano, ancora una volta violando il diritto internazionale. I sionisti hanno sperato così di spostare nuovamente a loro favore i rapporti di forza. Hanno invece subìto uno scacco devastante. La Resistenza nazionale libanese, guidata da Hezbollah, ha infatti ottenuto una vittoria di portata strategica che ha pesantemente incrinato il progetto americano-sionista di "Nuovo Medio Oriente".
Condanniamo tutti i tentativi di disarmare la Resistenza libanese, così come lo sforzo di americani ed europei di puntellare un governo incostituzionale e antipopolare, il tutto allo scopo di proteggere gli interessi israeliani.
Gli Stati Uniti, insistendo nel loro tracotante disegno imperiale, hanno reagito accentuando la loro politica guerrafondaia.
Mentre in Afghanistan la NATO ha scatenato un'offensiva genocida contro le zone liberate, in Iraq gli Stati Uniti hanno aumentato le truppe d'occupazione, sperando che questo serva a fermare l'avanzata della Resistenza e a salvare il governo fantoccio. Parallelamente essi continuano a utilizzare le milizie collaborazioniste allo scopo di alimentare il conflitto fratricida tra le diverse componenti della comunità nazionale. In Libano, sotto l'egida delle solite Nazioni Unite, gli americani e i sionisti hanno chiesto che Francia, Italia e Germania dispiegassero le loro truppe, nel tentativo di coinvolgerli nella loro campagna per schiacciare la Resistenza nazionale e quindi riportare il Libano sotto la loro tutela.
Fino a quando gli Stati Uniti e i loro alleati non ritireranno le truppe dal Medio Oriente; fino a quando essi non chiuderanno le loro basi militari; fino a quando terranno in piedi l'entità sionista, non ci sarà pace nella regione. Nessun popolo può concedere alcuna tregua ai suoi oppressori. Una pace giusta sarà possibile solo con la vittoria dei movimenti di liberazione. Per vincere, le Resistenze hanno bisogno di un fattivo sostegno da parte delle forze antimperialiste e democratiche del mondo, ma hanno anzitutto bisogno di unirsi, di coordinarsi, di lottare mano nella mano. Il nemico è lo stesso, gli scopi anche. Noi rifiutiamo quindi tutti i tentativi di divisione da qualsiasi parte essi provengano.
Ci impegneremo affinché i movimenti contro la guerra, anticapitalisti e dei lavoratori, con azioni di massa, lottino contro l'imperialismo e il sionismo e per un pieno e sincero sostegno alla Resistenza.
Seguendo il sentiero tracciato dalle Resistenze in Palestina, Iraq, Libano e Afghanistan, ci impegneremo a costruire una rete delle forze antimperialiste affinché si concretizzi la speranza di tutti gli oppressi, dal Sud al Nord, dall'Est all'Ovest: un'alleanza antimperialista internazionale.

Basta con le guerre d'occupazione, fuori tutte le truppe straniere dai paesi aggrediti!
Battere il sionismo, per la liberazione totale della Palestina!
Fermare la guerra permanente e preventiva dell'impero statunitense, no alle minacce di guerra contro l'Iran e la Siria!
L'Europa cessi di sostenere le aggressioni americane!
No alle sanzioni ONU contro chi respinge i diktat occidentali!
Con la Resistenza verso un fronte internazionale antimperialista!

Chianciano, 25 marzo 2007

Iraq libero - comitati per la resistenza del popolo iracheno

iraq.libero@alice.it
http://www.iraqresistence.info


http://www.autprol.org/