10/04/2007: Resoconto sui primi due giorni del processo farsa contro i tre militanti del (n)PCI


Mercoledi 4 aprile 07: primo giorno del processo.
Il 4 aprile 07 presso il Tribunale correzionale di Parigi si è tenuta la prima udienza del processo contro Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel e Angelo D’Arcangeli, militanti del (n)PCI, e Antonio Ramon Teijelo e Manuela Galan, militanti della Fraccion Octubre del PCE(r). L’evento non passa inosservato ai media: il quotidiano Libération dedica mezza pagina all’evento, con un articolo dal titolo «Cinque militanti di estrema sinistra in rischio di estradizione». Nei giorni precedenti anche un altro giornale a tiratura nazionale, il settimanale Rouge, dedica un articolo al processo e diverse radio e tv indipendenti parigine chiamano a partecipare in sostegno dei militanti del (n)PCI.
Sessanta il numero delle persone presenti. Diverse le organizzazioni: il PRCF, i compagni turchi dell’MLKP e dell’Actit, i compagni corsi di Isula Bella e del CAR, compagni del movimento indipendentista basco, il Soccorso Rosso Francia, la CNT, il Comitato Perù, i compagni spagnoli del FMLE, l’APEIS. Presenti anche studenti di varie università parigine e delle delegazioni italiane dei CARC, dell’ASP e del sindacato SLL. Tra le personalità Msg Gaillot e un dirigente nazionale dell’MRAP.

Inizia il processo. L’avvocato dei tre militanti del (n)PCI chiede immediatamente il rinvio per i tre seguenti motivi:
Ø né Giuseppe Maj né Giuseppe Czeppel avevano ricevuto la convocazione per il processo. Solo Angelo D’Arcangeli era stato convocato, dunque era il solo presente.
Ø nella convocazione ricevuta da Angelo D’Arcangeli l’accusa era… «terrorismo». Il Procuratore nel convocare Angelo aveva «dimenticato» che questa accusa è stata abbandonata nel mese di Settembre 06 ed è stata sostituita con un altro capo di imputazione: «associazione di malfattori».
Ø la richiesta di testimoni avanzata dai tre militanti del (n)PCI era stata respinta.

Inoltre, l’udienza non era pubblica: delle 60 persone venute a sostenere i militanti del (n)PCI, solo 15 si sono viste accordate la possibilità di entrare… ad udienza già in corso! Davanti la porta dell’aula, i poliziotti, su ordine del giudice, avevano messo delle transenne e un importante schieramento di forze.

Nonostante tutti questi elementi, il giudice, Madame BEAUGUIN, rifiuta il rinvio del processo. L’avvocato dei militanti del (n)PCI rifiuta quindi di difendere Maj e Czeppel per non legittimare questo enorme vizio di procedura. Inoltre, accusa il giudice di essere agli ordini delle Autorità Italiane. Angelo interviene protestando vivamente contro il rifiuto del giudice di rinviare il processo. Il giudice gli ordina di tacere, minacciando di buttarlo fuori dalla sala. Angelo continua a protestare: il giudice ordina la sua espulsione. Questa volta però i poliziotti non gli hanno messo le mani addosso, come invece avevano fatto il 17 gennaio 07… «l’esperienza insegna»! Prima di uscire dalla sala Angelo ha chiesto a tutti i presenti di seguirlo per non legittimare il processo farsa in corso. Tutte le persone presenti in sala sono uscite, compreso l’avvocato dei tre militanti del (n)PCI e il giornalista di Libération che era venuto per seguire il processo. Questa azione ha un significato chiaro: tutti i presenti hanno condannato unanimamente il giudice e i disegni delle Autorità che serve. Unanime è stata la condanna: il processo è politico!

Il giudice continua la sua farsa. Solo i due militanti della Fraccion Octubre del PCE(r) con il loro avvocato restano in aula.
I tre militanti del (n)PCI e il loro avvocato decidono di non partecipare ai restanti giorni del processo farsa, per non legittimarlo in alcun modo.
In seguito all’udienza, l’avvocato dei tre militanti del (n)PCI ha presentato la richiesta di sostituzione del giudice, data l’evidente parzialità. La richiesta sarà analizzata nei prossimi giorni dalla Prima Camera della Corte d’Appello del Tribunale di Parigi.
In aula, il giudice continua con la sua parzialità: impedisce ad Antonio Ramon Teijelo (unico dei cinque imputati ad essere ancora detenuto: dopo il processo dovrà infatti essere estradato in Spagna) di utilizzare la penna e tenta di continuare il processo alle 11 e mezza, ora in cui il giudice degli spagnoli doveva assentarsi per altri impegni di lavoro. Il giudice nei giorni precedenti gli aveva promesso che l’udienza sarebbe finita a quest’ora, dati i suoi impegni. Tenta però di forzare la mano. L’avvocato è costretto a protestare vivamente per far rispettare al giudice l’accordo.

Giovedi 5 aprile 07: secondo giorno del processo.
Gli avvenimenti del giorno precedente vengono ripresi dal giornale Libération, dal Nouvel Observateur, dall’Agence France Presse (l’ANSA francese) e dalla radio parigina Radio Campus.
Inoltre, il Sindacato della Magistratura (che raggruppa il 30% dei giudici francesi) diffonde un comunicato stampa che mostra l’utilizzo strumentale che è stato fatto in questa vicenda dell’accusa di «terrorismo», non escludendo che la magistratura francese è stata strumentalizzata dalle Autorità Italiane.
In Italia il deputato Francesco Caruso del PRC realizza e diffonde un comunicato contro la persecuzione del (n)PCI (tutto il materiale appena citato è presente sul sito del CAP (n)PCI-Parigi : cap-npci.awardspace.com).
Il processo farsa continua. Presenti solo i due militanti della Fraccion Octubre del PCE(r) e il loro avvocato.

Il Procuratore propone al giudice le seguenti pene:
- per Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, militanti del (n)PCI, cinque anni distribuiti in tre anni di detenzione e due anni di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita del territorio francese;
- per Angelo D’Arcangeli, militante del (n)PCI, due anni distribuiti in un anno di detenzione e un anno di libertà vigilata senza interdizione dal territorio nazionale. Il Procuratore lo accusa di essere il «messaggero di Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel»;
- per Antonio Ramon Teijelo, militante della Fraccion Octubre del PCE(r), quattro anni distribuiti in due anni di detenzione e due anni di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita dal territorio francese;
- per Manuela Galan, militante della Fraccion Octubre del PCE(r), due anni distribuiti in un anno di detenzione e un anno di libertà vigilata uniti all’interdizione a vita dal territorio nazionale.

Le pene proposte dal Procuratore hanno un obiettivo chiaro: ostacolare l’attività politica delle due organizzazioni.
A tutta questa manovra una sola risposta: avanzare nella lotta, estedere la mobilitazione in Italia e in Francia contro la persecuzione del (n)PCI, rafforzare la costruzione di un fronte unito contro la repressione!

La solidarietà è un arma! Nessun passo indietro!

A cura del CAP (n)PCI-Parigi
E- mail: cap-npci-paris@voila.fr
Sito: cap-npci.awardspace.com

Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02-26306454
e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it
Direzione Nazionale

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