10/04/2007: CONTRIBUTO DELLA COMMISSIONE PER UN SOCCORSO ROSSO INTERNAZIONALE AL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI BERLINO


18.3.07 GIORNATA INTERNAZIONALE DEL PRIGIONIERO RIVOLUZIONARIO
Ogni anno, diverse organizzazioni e collettivi interessati alla costruzione di un SRI si riunisce a Basilea, per cercare insieme di avvicinarsi a questo obiettivo.
Novembre 2006, 17 collettivi e organizzazioni provenienti da sette paesi – Belgio, Spagna, Italia, Germania, Francia, Turchia, Svizzera – si sono riuniti per la seconda volta per una conferenza internazionale di lavoro.
Questo percorso deve portare alla stesura della piattaforma della Commissione per un SRI; ciò che si farà per tappe, nella pratica. A questo proposito van tenute in conto differenze evidenti sul piano della cultura politica, del modo di funzionamento, del grado di organizzazione e del livello di sviluppo del movimento rivoluzionario, della lotta di classe, della lotta anti-imperialista, ecc.
Compito non sempre semplice, ma che riflette la situazione politica oggettiva, le sue caratteristiche. Noi non potremo sviluppare e strutturare la solidarietà internazionale che utilizzando queste differenze come uno specchio della situazione socio-politica; cioè assumendole in modo costruttivo, sviluppandole dialetticamente entro la dinamica del movimento rivoluzionario internazionale.
Per darvi un esempio delle riflessioni in corso, ecco qui cinque punti emersi durante l’ultima conferenza di lavoro, a novembre 06:

1.) In che campo il SRI deve attivarsi?
Deve limitarsi al sostegno rivoluzionario dei prigionieri politici impegnati nella lotta di classe, o deve estendere la propria azione a certe rivendicazioni sociali? Tra questi due estremi vi sono dei terreni rilevanti d’una zona intermedia, come la questione dei “sans papiers” o dei prigionieri sociali politicizzati. La base di discussione è, come detto precedentemente, la “piattaforma per un SRI” che appella a lottare contro ogni repressione della lotta di classe (come lo sciopero, per esempio), e non soltanto a sostenere i prigionieri politici e le loro lotte.

2.) Che relazioni deve intrattenere il SRI con la “sinistra” non rivoluzionaria?
Qui bisogna scegliere tra collaborazione e lotta per l’affermazione delle nostre posizioni. Che condotta, per esempio, deve darsi il SRI rispetto a “personalità” o “correnti” della sinistra social-democratica dominante?
Si può ammettere una collaborazione tattica, a certe condizioni politiche, o si deve rigettare qualsiasi collaborazione con i partiti di potere?

3.) Che attitudine deve adottare il SRI rispetto alle differenze di analisi politiche e ideologiche dei differenti gruppi rivoluzionari?
Il SRI non può dirimere circa la pertinenza o insufficienza delle diverse posizioni; e queste non dovrebbero essere dibattute, né essere tema di lavoro.
Il SRI deve darsi un “codice di condotta” affinché la solidarietà rivoluzionaria e militante non diventi terreno di battaglia tra frazioni.
Pensiamo molto importante e indispensabile, per fare avanzare il processo rivoluzionario, il dibattito intorno alle questioni d’attualità per la sinistra rivoluzionaria. Ma se il SRI diventa campo di battaglia per le diverse linee di pensiero, finisce per paralizzarsi da sé stesso mentre nessun punto di vista potrà svilupparsi in senso utile e produttivo.

Un’altra questione era la seguente:

4.) Che attitudine deve adottare il SRI rispetto a due rivendicazioni specifiche del prigioniero politico, e cioè l’amnistia e lo statuto ufficiale?

O ancora un problema, la cui importanza è indiscutibile:
5.) Quali metodi di funzionamento mettere in opera per il SRI?
In tutti i gruppi, le decisioni sono prese secondo il sistema maggioranza/minoranza. Ciò pone diversi problemi. Per esempio, un gruppo di tre persone avrà tanto peso quanto un gruppo composto da un centinaio di militanti nel processo decisionale?

La Commissione per un SRI si è sempre concretamente preoccupata anche dell’analitisi sulla controrivoluzione e sulle possibilità di contrasto.
All’ultimo congresso internazionale, qui a Berlino il 18 marzo 2006, noi avevamo presentato un opuscolo di analisi e valutazione sulla controrivoluzione preventiva nella sua dimensione internazionale.
Oggi, pianifichiamo concretamente l’analisi dell’ondata repressiva del 12. febbraio in Italia ed in Svizzera. Come si sa, ondata diretta in particolare (non è terminata) contro l’organizzazione rivoluzionaria “per la costruzione del Partito Comunista Politico-Militare (PC P-M)”, e più ampiamente contro il movimento comunista.
Attaccare le strutture che praticano sistematicamente una solidarietà rivoluzionaria è uno dei livelli della contro-rivoluzione preventiva della classe dominante.
Concretamente, questa strategia repressiva, attualmente operante in Italia, attacca il segretariato della “Commissione per un SRI” cercando in vari modi di criminalizzarlo (art. 306 - banda armata, corrisponde al art. 129a in Germania, non è che uno fra molti altri, impiegati a questo scopo).
Noi pensiamo, sulla linea dell’affermazione di Mao-Tsetung, che “quando il nemico cerca di colpirti, ciò significa semplicemente che il tuo lavoro politico si sviluppa nella buona direzione!” E che rovesceremo l’attacco, rilanciando la nostra iniziativa.
Una tappa in questa direzione è la messa in cantiere di un nuovo opuscolo che repertori e divulghi tecniche, metodi e strategie concretamente messe in atto dagli organi di riflessione. Lavoro finalizzato a che le organizzazioni attive e militanti sul piano della lotta di classe non si ritrovino in situazioni identiche o simili a quelle dei compagni/e del 12 febbraio!

USIAMO DUNQUE LA PREVENZIONE RIVOLUZIONARIA RISPETTO ALLA CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA IMPERIALISTA!
Pure se per noi il significato e l’importanza dell’organizzazione della solidarietà sul piano internazionale vengono prima di ogni altra cosa, ciò non significa che releghiamo la lotta, con e per i prigionieri rivoluzionari, in secondo piano.
Ben al contrario!
È con grande rabbia che osserviamo come i prigionieri rivoluzionari siano sottoposti a una crescente repressione, seguente il principio applicato internazionalmente “chi non abiura, non esce di prigione”!
Il ricatto all’abbandono della lotta diventa dappertutto la regola.
Che sia in Francia, nella persona di Nathalie Menigon (Action Directe); o in Spagna, contro Josefina Garcia Aramburu (PCE(®); tutte e due gravamente malate. Georges Ibrahim Abdallah, altrettanto, non lascerà la prigione fintanto che non avrà abiurato i suoi obiettivi politici.
In Svizzera, per citare un altro esempio, la giustizia di classe ha tentato di prolungare ancora la carcerazione di Marco Camenisch oltre la scadenza prevista del 2012; e questo dopo 26 anni di carcere!
O ancora: basta un scritto anti-capitalista (in cui nemmeno si tratta di lotta armata) per rimettere in questione una liberazione condizionale (come nel caso di Christian Klar, detenuto in RFT da 26 anni), o per provocare una nuova condanna (come nel caso di Inaki de Juana, che doveva essere liberato nel 2003 dopo 18 anni di carcerazione, e che invece fu condannato a 12 anni e 7 mesi supplementari di detenzione in causa di due articoli scritti per un giornale basco).
Tenacia e continuità sono attitudini rivoluzionarie che il nemico di classe teme come la peste.
Tenacia e continuità sono un nerbo vitale del processo rivoluzionario, la cui salvaguardia va organizzato!
La solidarietà nella lotta di classe deve essere sviluppata e strutturata.
Non si può dare progresso durevole senza confronto collettivo rispetto a queste questioni, così come ad altre.
Le conferenze di Basilea contribuiscono ogni anno a questo processo di riflessione. Vi invitiamo tutte e tutti a parteciparvi, sia direttamente tramite delegazione, sia facendoci pervenire delle analisi che contribuiscono ad avanzare nella risoluzione dei problemi citati e nell’insieme del processo.

Concludiamo con le nostre parole d’ordine:

La solidarietà è la nostra arma – utilizziamola!
Costruiamo la solidarietà – spezziamo il capitalismo!

18. marzo 2007

http://www.autprol.org/