04/04/2007: Contributo letto sotto il carcere di San Vittore in occasione del presidio del 24 marzo
Care compagne, cari compagni,
purtroppo non ci è possibile stare assieme a voi davanti a queste mura di galera dove sono rinchiusi i nostri compagni arrestati il 12.2 e tanti altri.
Con i nostri pugni alzati e la nostra solidarietà militante siamo qui con voi davanti a San Vittore, a Opera, Bollate, Monza , Aquila, Biella, Palmi, Latino, Rebibbia, Sulmona, Voghera, Terni, Spoleto, Lecce, Nuoro Badu e Carros o Teramo. Se abbiamo dimenticato una galera dove si trovano i prigionieri rivoluzionari, aggiungetela voi!
“Vogliono isolarli dal contesto di classe da cui provengono”, scrivete sul manifesto. Vogliono, ma non ci riescono! E da moltissimi anni che non assistiamo ad una onda di solidarietà politica come quella che è partita subito dopo l’attacco del nemico di classe con la sua controrivoluzione preventiva in molte città italiane e anche a Zurigo.
Dalle dentro e fuori le fabbriche dove i compagni lavoravano e militavano come sindacalisti, le scuole/università, altri luoghi di lavoro, a Vicenza, nelle città disperse per il paese la solidarietà si continua a far viva: spray, striscioni, manifesti, assemblee, azioni militanti, presidi, Vicenza …… la lista è lunga. “Pîù di cento dimostrazioni di solidarietà nelle prime settimane”, questo un titolo di un giornale borghese. 100 contati dagli sbirri – e chi si fida dalla loro capacità di contare!! – quanti sono realmente non sappiamo di preciso.
Ma sappiamo che l’ondata non si è fermata davanti alla frontiera italiana:
a la giornata internazionale d’azione in solidarietà indetta dalla commissione per un SRI hanno aderito i compagni in Belgio con un presidio, un azione di spray sui vetri dell’ente di turismo italiano a Bruxelles; a Parigi hanno occupato l’ente di turismo italiano; a Zurigo e Basilea ci sono state delle assemblee affollate ed è stato attaccato un striscione gigante nella stazione centrale, trasmissioni Radio; a Berlino c’era un presidio.
Come da voi anche all’estero la solidarietà continua e continuerà: come ad esempio
il 18 marzo a Berlino al congresso internazionale in solidarietà con i prigionieri rivoluzionari dove si parlava e come dei compagni arrestati il 12 febbraio. Nei giorni prima, ci sono state delle azioni militanti da due gruppi clandestini contro la camera di commercio italo-tedesca, o a Basilea dove il consolato italiano è stato attaccato con della vernice rossa; altre assemblee pubbliche sono previsti in altre città Svizzere nelle quali si parla in primo luogo sul contesto politico.
Perché è il contesto politico che combacia con la situazione oggettiva e soggettiva, che fa esplodere letteralmente questa ondata di solidarietà, e in questo ha un valore altamente politico per la lotta di classe, per lo sviluppo rivoluzionario in questa fase dell’imperialismo.
Diamo la parola al compagno arrestato Alfredo Davanzo che lo esprime meglio in una lettera:
“Insomma, il clamore sollevato vorrà ben dire qualcosa. Sul dire che tocca il vivo delle contraddizioni che si trovano nel vivo dello scontro di classe.
Pure da qui dentro, in isolamento, si riesce a cogliere come si stia dando un riflesso di simpatia e di fierezza proletaria attorno a noi. Vedere in TV delle anonime operaie, di fronte alle “domande” terroristico-intimidatorie del Goebbels di turno, rispondere “No, non li denuncerei”. Vedere le scritte di solidarietà apparse sui muri di molte città; vedere la coraggiosa difesa politica dentro le manifestazioni, dà la misura di come in seno al proletariato siano vivi dei margini di autonomia, di come si riconoscono esperienze che si sentono proprie. Esperienze che meritano valutazione politica ed autocritica, certo.
Ma autocritica, cioè analisi da svolgere in seno alle forze di classe, per capire e correggere gli errori; per mettersi a livello dei compiti necessari e saper fronteggiare i mezzi della controrivoluzione. Il loro dispiegamento di mezzi, la loro innovazione tecnologica (e, di conseguenza certi nostri ritardi), la tendenza ad agire preventivamente – nel solco di “guerra preventiva ed infinita” – dimostrano anche quanto lo stato teme l’insorgenza proletaria, la tendenza rivoluzionaria.”
E finiamo il nostro saluto dando la parola al compagno Alfredo che si dichiara militante per la costruzione del Partito Comunista Politico-Militare:
“Stavo camminando su e giù per la cella quando, a scoppio ritardato sbottai: ‘Cazzo! Ecco perché la ‘contro’ ha chiamato “Tramonto Rosso” l’operazione contro di noi – perché il nostro giornale si chiama “L’Aurora”!
Momento di rabbia, e poi:
"E vero! Avete ragione, voi siete il tramonto della vecchia società. E noi, forse appartiamo all’Aurora della nostra società”
“E”, prosegue il compagno, “in ogni caso, come disse un poeta orientale:
"Il tramonto non vincerà mai sull’alba”.
Con queste parole salutiamo con pugni alzati voi che state radunati e loro che stanno in mano al nemico di classe!
LA SOLIDARIETÂ E NOSTRA ARMA – USIAMOLA
24.3.07
Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale (Zurigo – Bruxelles)
http://www.autprol.org/