21/03/2007: La deportazione dei prigionieri Sardi


Lettera aperta a: dr. Renato Sorru - Presidente Regione Sardegna c/o Piazzale Trento - Cagliari, on. Maria Grazia Calligaris - Consiglio Regionale via Roma - Cagliari

Io sottoscritto, Costatino Pirisi, di Olzai Nuoro, prigioniero Sardo deportato, in attesa di giudizio per disposizione del piemme antimafia della Sardegna De Angeli, faccio presente che: dopo 4 mesi e 21 giorni di prigionia anticipata c/o il lager del "Buoncammino", il 23 dicembre 2005, alle 3 del mattino, mi hanno comunicato che il "ministero" aveva disposto il trasferimento in altro carcere, con effetto immediato. Per cui dovevo lasciare la cella occupata: subito! Per dove? Top' secret! Le guardie non lo sapevano. E i capi, di darmi spiegazioni, data l'ora, dormivano!
Velocemente, sotto i loro occhi, raccolti i relativi stracci, fatti i controlli di rito, effettuato la visita del medico per la convalida della traduzione, alle 5 e 30 lasciavo il Buoncammino insieme a un altro prigioniero Sardo già deportato da anni e sottoposto a trattamento differenziato in Continente.
Destinazione Elmas, aeroporto.
Col primo volo del mattino siamo partiti diretti Roma-Fiumicino. La mattinata, l'abbiamo passata nelle celle di transito dell'aeroporto romano. Nel primo pomeriggio ci hanno imbarcati sull'aereo per Ancona-Falconara. Là vi era pronto il furgone blindato per trasferirci nel vecchio famigerato rudere speciale di Fossombrone. PU (considerato dagli esperti del settore di 1° livello).
All'arrivo, il mio compagno è stato riaccompagnato alla cella già assegnata e riservata per il suo ritorno, infatti si trovava a Cagliari per motivi di giustizia; al sottoscritto gli era stata assegnata "nuova" già dal ministero prima di arrivare.
Alla Matricola, le guardie addette per le registrazioni di rito, mi hanno comunicato che il "ministero", aveva disposto l'assegnazione all'Alta Sicurezza, (AS). Non avevano altre comunicazioni da fare, e/o notificare sulla scelta del trasferimento ministeriale. Questo nonostante non avessi contestato art. associativo che comportasse l'A.S. L'indomani mattina mi feci chiamare dal Direttore al quale chiesi notizie. Manco lui sapeva darmene. Però si ripromise che chiamava al solito "ministero" per saperne di più e mi avrebbe dato la risposta sul perché? Ma fino ad oggi, 06 dicembre 2006, la risposta non è arrivata. Il direttore è stato trasferito da tempo in altro posto, ed io sono rimasto qua ad aspettare...
Questi in stretta sintesi i fatti.

Lei, Presidente, sa bene che la Legge n. 354/1975 all'art. 42 sulle norme per la regionalizzazione della pena: "dispone che i prigionieri siano detenuti in carceri vicino alla propria residenza. O al massimo nelle Regioni prossime e/o confinanti". Inoltre vi è il Protocollo d'intesa tra Regione Autonoma della Sardegna e Ministero della "Giustizia" di Roma, firmato il 7 febbraio 2006, credo da Lei stesso, che dovrebbe confermare quei principi di territorialità della pena. Oltre ad altre questioni come sanità, etc... che non conosco.
Di questo Protocollo d'intesa, i prigionieri non ne conoscono né forma né contenuto. Sarà forse un segreto di Stato? In nessuna bacheca di carcere a cosa che sappia, è stato affisso. Invece, credo che per dovere di informazione, ci dovrebbe essere portato a conoscenza. Però, fosse solo quello che non conosciamo e dovremmo conoscere!?!
In pratica, sig. Presidente, la questione della deportazione dei prigionieri Sardi in Continente e nelle Isole degli arcipelaghi toscani e siciliani e viceversa, è una pratica consolidata, storica e fuorilegge!
E di questo non ne abbiamo il minimo dubbio. Come non è tanto per fare "show" e/o folklore che lo abbiamo sollevato definendolo una Questione Politica, Economica e Sociale che si trascina dalla notte dei tempi, che non s'è mai interrotta nonostante i cambiamenti di "padrone" e di "regimi" coloniali.
Sono loro, gli "specialisti ministeriali", gli "strateghi della differenziazione" dei prigionieri che la legittimano adducendo spauracchi di "motivi di sicurezza", di "pericolosità di fuga", etc.. Di documenti allarmistici che s'intrecciano con quelli di Questure e caserme di carabinieri, guardie di finanza e, chi più ne sa più ne metta, visto il sovraffollamento di divise, che rapportano notizie di prigionieri da decenni, tipo: "non si esclude (mai!) che mantengano contatti con la criminalità organizzata", etc. etc.
Perciò, perché disturbare tutti questi corpi? Chi potrebbe saperlo più e meglio della direzione del carcere che Ci controlla 24 h su 24, sulla cella, nei corridoi, durante l'ora d'aria nei passeggi, guardati a vista oltre che con le telecamere, sotto scorta durante le visite mediche con la guardia che partecipa ai dialoghi medico-paziente, sulla corrispondenza, sulle telefonate, nelle sale colloqui visivi e uditivi perché affollati di microspie, etc.. Per cui cosa ne sanno fuori le altre "autorità esterne" dei rapporti dei prigionieri da una vita?
Questi rapporti della Direzione della prigione, possono essere almeno presunti affidabili, ma gli esterni proprio sono farciti di bugie e fantasie poco creativa e per nulla convincenti se non a chi è prevenuto sul soggetto. Ma tant'è! Sono rapporti buoni per tutte le stagioni. E, tanti e non pochi Magistrati di sorveglianza, li usano per mantenere lo status quo. Per non cambiare, per rigettare istanze a favore del prigioniero, per non applicare le leggi vigenti della riforma Gozzini in materia di benefici, etc. etc. Come d'altra parte denunciano le associazioni antagoniste, garantiste, contro le repressioni, garanti dei diritti dei prigionieri, e non di rado anche alcuni magistrati in servizio, o in pensione, come il Presidente Margara di Firenze che non ha bisogno di presentazione. Molto odiato dall'ala oscurantista e reazionaria della magistratura, buona parte delle associazioni, la maggioranza.
Molto rispettato dai prigionieri ma anche da tanti magistrati meno forcaioli e più possibilisti oltre che più "lungimiranti", perché sanno leggere la realtà e dove possono portare le "forche caudine dei giustizialisti" alla Castelli e Calderoni, dei rapportatori di notizie false campate nell'aria velata delle loro idee balzane sulla verità dei fatti. Perciò, spesso e volentieri, se non supportati da elementi comprovanti su ciò che scrivevano, glieli cestinavano.
Ma sarebbero da censurare chi firma documenti non veri sapendo di far male a persone irrimediabilmente ammalate, spesso in via terminale, lasciandoli morire in prigione, per la loro "pericolosità" certamente presunta in quello “stato", e poi telefonando ai familiari per andare a portarsi a casa il cadavere del loro caro.
Infatti, Presidente, non sono pochi i casi di anziani considerati pericolosissimi sulla carta, con malattie terminali, che stanno lasciando morire nelle celle, o nelle cosiddette infermerie e "centri clinici" di carceri come Secondigliano-NA, o il "nostro" non migliore del "Buoncammino", dove i casi dei deceduti è uno dei più alti in Italia. Davvero un primato poco invidiabile per la nostra terra conosciuta dai vacanzieri stramiliardari di tutto il mondo come un piccolo "Paradiso in terra"!
Invece non è proprio così.
Molto ci sarebbe da scrivere solo sul punto specifico. Ma per ora si rinvia ad altro momento.

Dico politica: perché la deportazione è regolata, da leggi e normativa che la vietano in modo così indiscriminato e sfacciato, lasciato alla descrizione di direttori e funzionari ministeriali di parte e non pochi, cointeressati, che la usano per togliersi di mezzo le contraddizioni loro. Oltre che per riempire e "arricchire" le sezioni speciali che fanno gola agli agenti e allo stesso tempo "fanno cassa" per poter spendere e spandere in viaggi aerei e non.
Economica: perché ha costi sociali incredibili e indescrivibili, difficilmente da giustificare e calcolare anche da esperti economisti, in quanto le "traduzioni", l'andare su e giù dalla Sardegna al Continente e viceversa, non solo con i prigionieri Sardi ma anche con i continentali che deportano in Sardegna, sono cifre esagerate. Sicuramente "passate inosservate" in quanto sulla carta puntualmente giustificate dai funzionari esperti in contabilità speciali accasati nei meandri del Ministero. E la Corte dei Conti non c'avrà fatto caso... ma con la deportazione c'è il business dei "traduttori" di "dannati" che non c'è corrispettivo tra "costi" e "benefici", costi da controllare se non altro in un momento di stretta finanziaria come quella che sta attraversando, almeno a ciò che captiamo dai giornali, l'Italia.
Sociale: perché la società, e non solo i sottoposti a tale trattamento, ne pagano i costi sia in termini prettamente monetari, sia in disagi alle famiglie dei deportati, costrette a "navigare" da una punta all'altra dell'Italia come gli "zingari". Viaggi che vanno dalla Sicilia e la sua isola prigione di Favignana, TR, fino a Tolmezzo ai confini dell'Austria, per fare 2, 3 ore di colloquio qualche volta all'anno. Per non parlare delle violazioni dei diritti della difesa in quanto matematicamente impossibile che gli avvocati, se non capitano per altra causa nel Continente, vengano a colloquiare con gli assistiti. Non perché non tengano ad esercitare le difese, bensì per i costi economici esorbitanti dei viaggi proibitivi che le famiglie, già dissanguate dalle carestie e dall'ingiustizia, non sono in grado di sostenere. Tutti i Sardi conosciamo il detto dei nostri avi a proposito de sa zustissia a mo' de irrocu...: "hancu ti kurjia sa zustissia!" O l'altro non meno complimentoso per i piemontesi che ricordavano il forcaiolo vice-re su Butzinu. Da questo...: "hancu ti kurjia su butzinu". Erano irrokos sentiti che uscivano dal profondo del cuore! E noi li comprendiamo molto bene perchè li stiamo rivivendo. Ne avevano tutte le loro buone ragioni! E la Storia continua con ben pochi mutamenti.

Presidente, il prigioniero Sardo deportato, vive di Vagli telegrafici quando è nelle possibilità della famiglia, 10 minuti di telefonata alla settimana, di 20 kilogrammi al mese di pacchi postali con alimenti tradizionali e vestiario, spediti dai parenti, appunto, con ingenti sacrifici. Molto e spesso, ci vengono dimezzati perché i nostri prodotti come il pane e i dolci, per esempio, non li fanno passare in tutte le prigioni. Infatti, anche su questi problemi, ci sono disposizioni diverse da prigione a prigione, da direttore a direttore che ci procurano "dissapori" con gli addetti al controllo di magazzino che sono costretti a non consegnarci tutto il contenuto.
Le telefonate e i telefoni di casa, sono regolarmente ascoltati, registrati e conservati negli archivi a futura memoria. Questo per chi ha in casa ha un telefono fisso. Per chi invece ha il mobile, non può usufruire nemmeno delle telefonate ministeriali. E sopravvive legato alla posta e alla bontà dei postini... Sempre che sia un prigioniero alfabetizzato. Perché, incredibile ma vero, ci sono ancora grandi sacche di analfabeti nonostante le scuole le abbiano incrementate. Ma da qui a saper scrivere una lettera alla famiglia, agli amici, o un'istanza al ministero, oppure a un'autorità come Lei, Presidente, ce ne passa.
Il deportato, ha diritto di avvicinamento per i colloqui con la famiglia per 1 mese all'anno. In pratica può effettuare, quando viene avvicinato in Sardegna, di 6,7 o anche di più colloqui in un mese. Dipende dalla sensibilità del direttore, se è più o meno comprensivo. Ma dipende anche dalla personalità del prigioniero, dal suo comportamento, se è più o meno "buono", cioè rassegnato e non protesta. Ciò che è certa è la data di partenza, cioè allo scadere dei 30 giorni. Questa è tassativa! In questo senso le disposizioni dei ministeriali sono insindacabili. Il deportato deve rientrare alla sede di provenienza subito dopo esaurito il tempo concesso. Bontà loro!
Il deportato in attesa di giudizio, ha il diritto di essere avvicinato in Sardegna ogni qualvolta il giudice lo richieda per interrogatori, udienze preliminari, processi. Finiti gli impegni giudiziari, deve essere ri-deportato al carcere di assegnazione.

Nel mio caso, per esempio, sono stato avvicinato, in meno di 1 anno, 3 volte a Cagliari. Ora, il processo è stato rinviato di 1 mese, e sono stato ri-deportato a Fossombrone. E già subito dopo l'ingresso mi hanno chiesto se volevo presenziare alla prossima udienza il 18 dicembre. Perciò hanno già prenotato la traduzione fra 15 gg. "Altro giro altra corsa". Tanto, paga "pantalone" anche se, con le "braghe non proprio nuove" e il portafoglio un po' cosi, se stiamo a quanto leggiamo sul dibattito in corso sulla Finanziaria.
Ma i "nostri", non badano alle spese, i soldi dei biglietti e degli straordinari degli accompagnatori, non meno di tre, sono pronti e li garantisce il "ministero"... E sperando, appunto, che si concluda in pochi giorni.
Ma con i tempi lumaca della giustizia, che fa un'udienza e ci rimanda di un mese per la seconda, altri ne dovrà fare. E fossi il solo a fare questi viaggi. Siamo in migliaia di forzati che siamo in "pellegrinaggio" incatenati su e giù per lo Stivale e le Isole. Ma si fa finta di niente... nessuno si pone la domanda: "perché tutto questo spreco di risorse quando non sono giustificabili da ragioni veramente forti e fondate?" Ma tant'è, tutto continua come nei tempi delle "vacche grasse" !

Vuole leggere un'altra curiosità di carattere economico della direttrice formica (cosa rara ma succede) di Fossombrone? Pronti: in una riunione nell'aula della scuola per ascoltare le nostre proteste per diverse questioni tra le quali quella per l'aumento di posti di lavoro, ci raccontò dei debiti dell'Amministrazione per acqua e corrente elettrica per 5.000 € (Cinquemila euro), pertanto non solo le nostre proposte non potevano essere accolte, ma decideva di tagliare tre posti dei lavori (scrivani!), dei pochi che vi erano già da anni, perché non aveva fondi per pagarli. Tra l'altro, pagati mensilmente poco. Spendibili caricati sul conto come "mercede" qualcosa come Euro 50 circa al mese, tasse escluse. Se facciamo un confronto col costo del viaggio in Sardegna di diverse migliaia di euro, (senza senso), ci si può dare una qualche risposta sul modo di amministrare i soldi dello Stato dagli amministratori della "cosa" pubblica in prigione.
Al deportato gli viene assegnata una cella dal "Ministero" dalla quale non può cambiare finchè resta in quella prigione. Per ottenere il cambio e/o il trasferimento in altra cella della stessa sezione, o si rompe qualcosa che la renda inabitabile o, come è successo a tanti prigionieri esasperati, la cella è costretto a distruggerla o bruciarla come capitò anche al sottoscritto a Voghera. Ma così facendo, come si può immaginare, s'incorre nei "rigori della legge": Consiglio di disciplina, ma molto spesso un processo con l'aggiunta di altro "pena alla pena". Allora sì lo cambiano, ma naturalmente va a finire più lontano dalla famiglia, spesso ai confini del nord-italia o al sud-italia e isole comprese. In questi casi, noi Sardi, siamo più che a rischio. Dallo stesso Fossombrone per punizione, di recente due deportati Sardi, sono stati trasferiti uno all'Ucciardone di Palermo, l'altro a Tolmezzo ai confini dell'Austria. Questo si chiama: deterrenza! Ovvero il vecchio detto in disuso del: "dividi et impera"...

Ma un altro particolare forte, di razzismo anti-sardo, glielo voglio raccontare subito. Riguarda di un nostro conterraneo deportato da moltissimi anni.
Il nostro, deportato da una vita, avendo già trascorso 52 anni (dico cinquantadueanni) di prigionia speciale, la maggior parte in Continente, età 70 anni adesso, un fine pena nel 2013.
Per ottenere rispetto del suo diritto ad avere una cella singola, cosa impossibile fino a qualche mese addietro per il superaffollamento, studiato e pilotato dagli esperti e manipolatori di numeri ed emergenze, reali e non, a seconda dei punti di vista... ha subito un consiglio disciplinare ogni 15 gg. per tre anni. In questo modo, e solo sfruttando questa contraddizione lampante del Sistema che lamenta la mancanza di posti, ma continuamente arrestano persone più di quelle che possono detenere e i posti li fanno stringendo i già arrestati, restavano liberi solo nelle cosiddette celle di punizione per le "emergenze". Ed allora, il nostro, una volta preso il primo provvedimento disciplinare di 15 gg. che è il "massimo della pena" che possa erogare il Direttore e la Sua commissione interna, s'è conquistato un diritto. Come?
Quando andavano a chiedergli di ritornare in Sezione perché la punizione l'aveva espiata, si rifiutava di lasciare la cella. Sicuramente lo provocavano e ci scappavano parole "in libertà", e ci si "conquistava" il nuovo rapporto punitivo. E, allo stesso tempo, li costringeva, a un nuovo Consiglio disciplinare per altri 15 gg. di "cella di rigore". Con questo "stratagemma" ha trascorso 3 anni all'isolamento, ma solo in cella. Tutte le altre strade della ragione erano sbarrate!
Lascio a Lei e alle persone di senno, non malate di protagonismo e giustizialismo, immaginare le conseguenze alla salute e al fisico tenuto in quello stato. Come sarebbe curioso, leggere le giustificazioni nei loro rapporti, e le note ministeriali.
Questo, Presidente, è sicuramente il caso più eclatante, sia di lunga prigionia, sia di ribellione al Sistema coloniale imperiale italiano di un prigioniero deportato. Ma non è certamente un caso singolo.
La nota "positiva" e di soddisfazione per noi che la viviamo sulla pelle, è di qualche giorno fa: abbiamo saputo che il "ministero" bontà sua, ha messo fine alla torturata ripicca razzista e gli è stata assegnata una cella singola nel reparto infermeria della prigione di Padova. Dove si è consumata questa Storia indegna!
Ultimissima notizia di oggi, è che finalmente lo stanno mandando in permesso presso parenti. Non ne so di più al momento. Evidentemente, il cambio che sta avvenendo al Ministero nei "gangli vitali", dopo la scoperta della centrale spionistica poco pubblicizzata ma ugualmente scritta da qualche quotidiano, sta portando a migliori consigli? Lo speriamo!
A questo proposito, come penso possa rientrare nei Suoi poteri Istituzionali, se volesse approfondire il caso anche per curiosità, potrebbe alzare la cornetta del telefono e chiederne conferma al Ministero.
Oppure, inviare una qualche rappresentanza regionale per accertarne la verità della notizia, oltre che fare visita a un compagno e concittadino Sardo deportato, offeso e danneggiato nella salute. Che aveva tutti i diritti per rivendicare i suoi spazi previsti nei regolamenti penitenziari dello Stato e di lottare per sopravvivere a tanta disumana prigionia. Il "ministero" invece ha cercato la vendetta. Quindi una commissione per verificarne le condizioni di salute e fisiche, sarebbe un segno di sensibilità e solidarietà a un concittadino degno dell'identità di Sardo Pellitta.
Il resto lascio a Lei immaginare, cosa voglia dire trascorrere 52 anni di prigione nel Paese "culla del diritto". Non sappiamo però dove sia quella culla. Stando alla realtà... non è facile trovarla.

La deportazione dei prigionieri Sardi è anche razzismo, infatti non è previsto parlare al telefono in Sardo con i propri familiari perché la guardia che ascolta non capisce la lingua. Allora interrompono e/o intervengono nella conversazione e si pretende si parli italiano, altrimenti tagliano la comunicazione.
In pratica, si vorrebbe rimandare a scuola i nostri anziani, perché loro non "masticano" la nostra lingua.
Ai prigionieri deportati Sardi, quando si ha la censura sulla corrispondenza, viene praticamente preteso di scrivere in italiano. Diversamente la corrispondenza "marcisce" sul tavolo del censore (al sottoscritto, nel passato, nella prigione speciale di Ascoli Piceno, gliela facevano partire quando trovavano una guardia Sarda disposta a rendersi utile, altrimenti richiedevano il traduttore esterno che doveva essere pagato per il tempo necessario. Ebbene, era più facile trovare il traduttore inglese e/o arabo che un traduttore di lingua Sarda). Certo, incredibile, ma vero!
Siamo visti come dei... marziani. Guardati male e trattati peggio, perché... "pericolosi", tanto che difficilmente fanno stare nella stessa sezione speciale tre, quattro prigionieri insieme. Un altro esempio? Eccolo qua stesso, nell'AS di Fossombrone. Siamo tre Sardi deportati e divisi uno per sezione per circa un anno. Solo nell'ultimo periodo, perché in una delle sezioni hanno verificato finalmente che era più adatta per una cantina piuttosto che un posto dove segregare delle persone seppure imprigionate, un compagno l'hanno portato nella sezione con me. Ma chissà cosa avranno "castellificato" prima che lo cambiassero di sezione? Non ce ne frega. Noi vogliamo i nostri diritti di deportati di stare in compagnia nelle galere del Continente fino al definitivo rimpatrio in Sardegna.

Ma perché noi Sardi non possiamo stare insieme come tengono i corregionali delle altre Regioni d'Italia, altrettanto bistrattate, quanto la Sardegna? Sono i misteri... del "Ministero"... le "pericolosità" presunte perché non si negano a nessuno... aggravata per noi dal marchio di essere Sardi e, certamente, non propensi all'integrazione coloniale.
Queste, Presidente, sono solo una minima parte delle violenze gratuite conseguenti della deportazione. Sicuramente ne starà ricevendo altre e tante notizie dai prigionieri deportati, e anche dalle proprie famiglie, per denunciarne i fatti e umiliazioni subite. Per questo ritengo e riteniamo in tanti che i tempi siano maturi per pretendere che la classe politica Sarda e ancor più il Governo regionale della Sua presidenza, se ne faccia carico, perché finora è stato alla larga. Ha lasciato che questa "tratta" continuasse senza sosta nonostante le manifestazioni di lotta e le denunce politiche fatte dai movimenti rivoluzionari sardisti, comunisti, antagonisti, anarchici e anticolonialisti, sardisti e indipendentisti etc. etc., che si sono praticate contro le condizioni disumane dentro le prigioni Sarde e in particolare del "Buoncammino", "Badu 'e Carros", "San Sebastiano" e "Piazza Mannu", dove tra l'altro ci sono ancora le bocche di lupo di ottocentesca memoria. Quindi, Presidente, tutt'altro che "chiacchiere delle comari"! Tutt'altro che provocazioni gratuite, come parecchi avversari, ci accuseranno di fare con le nostre iniziative individuali e çollettive, ma ugualmente reali e politiche che non possono essere lasciate al "tempo che trovano".

Si dice molto "sottovoce" in "giro per qualche Palazzo", che anche la mia attuale deportazione sia stata la "conseguenza di una manifestazione spontanea di cittadini cagliaritani e non, di solidarietà con tutti i prigionieri del "Buoncammino". Sempre secondo qualcuno allo stato "non da me identificato", sarebbe stato il sottoscritto a convocarla, etc.etc. Ne hanno tratto l'idea, perché presenti gruppi di diverse aree politiche, tra cui i compagni antagonisti al carcere e anticolonialisti da sempre del collettivo politico "Fraria", con i quali, ho condiviso e portato avanti le lotte contro la deportazione dei prigionieri Sardi da tempi insospettabili. Ma in questo caso la manifestazione è stata del tutto frutto della spontaneità dei movimenti. E personalmente e idealmente sono vicino a loro. Come sono vicino a tutti i poveri che lottano per la sopravvivenza e contro le deportazioni e le colonizzazioni antiche e le nuove ancora più selvagge e indicibili.
Quando, appunto, la deportazione, è stata sollevata come QUESTIONE POLITICA, e non come semplice "trasferimento ordinario" dei prigionieri Sardi. Cosa che non è stata mai vera per chi riconosce allo Stato italiano la bandiera del colonizzatore! Non è mica un'infamia! È la verità! È, ciò che pensiamo e scriviamo. Chi la pensa diversamente ha diritto di contraddirci, smentirci non però col Sistema della repressione preventiva del 270bis della criminalizzazione e persecuzione usando i sistemi polizieschi e/o per "lesa Maestà". Non ci stiamo!
I prigionieri deportati Sardi chiedono da tanto tempo di scontare le "proprie pene", nella loro terra, nelle prigioni Sarde che sono sufficienti e contenere la domanda. Oltre che idonee a tenere i cosiddetti soggetti pericolosi e/o pericolosizzati dai diffenziatori del "Ministero" da Roma.
Perché, abbiamo visto, che mentre noi siamo deportati in Continente, altri prigionieri continentali contemporaneamente, vengono deportati in Sardegna. Naturalmente si tratta sempre di soggetti "differenziati" e "pericolosizzati" secondo le esigenze di qualcuno.
Per cui le giustificazioni che sono raccontate per legittimare la tratta, per allontanarci dalle prigioni Sarde, sono mere invenzioni e congetture degli "stregoni ministeriali romani" e naturalmente dietro la segnalazione di direttori, marescialli, piemme, etc. etc., le scuse vecchie dell'"ordine pubblico", buone per tutte le stagioni, invece hanno lo scopo di mantenere e continuare all'infinito il mercato della deportazione proletaria a fini prettamente speculativi, mascherati da motivi di "sicurezza".
Allo stesso tempo, ci sono prigionieri Sardi che chiedono di essere trasferiti in prigioni del Continente per motivi di lavoro e/o studio. Però, questi, sono casi particolari forzati e determinati dalle condizioni disastrate delle galere colonizzate per mancanza di strutture nuove e organizzate, come quelle che si possono trovare nelle galere del Lazio, la Toscana, l'Emila etc., e tutte più o meno, le galere del Nord Italia. Per cui sono scelte sofferte e forzate. Scelte imposte dalle condizioni disumane nelle prigioni Sarde.
Per i sopra scritti motivi, ancora con più forza, va chiesto che nelle prigioni Sarde vengano rispettati i diritti dei prigionieri ad avere gli spazi di vivibilità nelle celle come previsto nell'O.P.; tutte le attrezzature necessarie a svolgere attività ricreative, sportive, di lavoro, di scuola; sale per i colloqui che siano degne per ricevere in modo civile i familiari, compresi i bambini; che siano attrezzate di elementari tavolini come si trovano e prevedono nel Regolamento; che vengano abbattuti i muri divisori come nella "sala colloquio" del "manicomio criminale" del "Buoncammino" a Cagliari che, nonostante lo sfollamento a seguito dell'indulto, non è migliorato alcunché, anzi! Vi sono cellette per una persona dove ci sono stipati tre prigionieri. Allo stesso tempo, un terzo delle celle sono chiuse "scusa" il "restauro". Ma di restauro non se ne vede manco l'ombra. I servizi in generale, compreso il trattamento ed il rispetto delle persone prigioniere o anche i familiari che vengono a fare file infinite nella strada per effettuare i colloqui, vengono trattati con sufficienza, per non dire violenza. Ma nonostante le lagnanze dei prigionieri e non solo, e le precisazioni e promesse di miglioramento del direttore Pala, che puntualmente seguono a ruota ogni qualvolta s'avvicina qualche giornalista e/o succede qualche infausto evento di suicidio, resta tutto come prima. Si mente, sapendo di mentire! Ma in Colonia è concesso di tutto e di più!
Quello che funziona sono la distribuzione dei sedativi, pastiglie e pastigliette, di ogni tipo. Quella che non manca mai, è soprattutto la droga di Stato dei poveri, il "metadone".

C'è anche un buon ingresso di specialisti sanitari per le visite particolari che possono essere effettuate senza portare i prigionieri in Ospedale. In certi giorni, nel Reparto del Centro Clinico, c'è l'ingorgo. Ma il "Buoncammino", nonostante ciò, non cambia. E cos'è e qual è la qualità della vita la dentro, l'hanno raccontato e scritto altri prima di me. A proposito, proprio recentissimo, è uscito il libro- Dossier di Antigone sullo stato generale delle prigioni in Italia e nello specifico del "Buoncammino", ci dovrebbero essere delle indicazioni di fatti e dati che potrebbero dare un quadro più preciso e magari meno "interessato" e/o passionale del mio.

A "Buoncammino" non esistono sale ricreative; per gli operatori è qualcosa che non "sono (MAI!) esistite". Chi le propone, pensano sia un visionario...
I passeggi per le ore d'aria sono dei quadratini da circa 30 metri quadri, che dovrebbero ospitare anche più di venti persone nei tempi di piena, si definiscono simpaticamente "canili".
Ecco perché lo si descrive più come un "Manicomio criminale". Senz'offesa per nessuno. È solo una vergogna Nazionale!

I prigionieri deportati Sardi, chiedono che, alla pari delle leggi repressive che vengono prontamente applicate dalla magistratura Sarda e non solo, siano fatte rispettare, sia dagli uffici competenti, anche sui diritti alla difesa dei prigionieri, i diritti ad avere gli spazi nelle celle, come previsto dalle leggi vigenti, il diritto all'affettività che esiste sulla carta e omesso dall'Amministrazione penitenziaria adducendo, allora, mancanza di strutture idonee per usufruirne; leggi votate dallo stesso Parlamento che ha votato le leggi repressive che, applicano subito contro i poveracci ...senza "Santi in Paradiso", e senza "Dio", senza avvocati difensori parlamentari d'alto rango, senza tutti i privilegi dei cosiddetti "furbetti del quartierino" che, comunque, a qualcuno la cella ce l'hanno fatta vedere. Si, perché alla fine chi fa la prigione sono sempre gli stessi "disgraziati", ai quali però è rimasta la dignità che nessun piemme visionario, nessun direttore di prigione, nessun "superfunzionario ministeriale gallonato", potrà togliergli.

I prigionieri deportati Sardi chiedono che magistrati di sorveglianza, direttori e personale di custodia e operatori civili vari, rispettino loro per primi, le leggi dell'O.P. e le consegne regolamentari. Oltre al rispetto delle persone che si trovano "penitenti". Non pentite. Siete stati assunti e stipendiati dallo Stato per svolgere il vostro lavoro, per applicare il regolamento.
Siete dipendenti dello Stato, non siete Voi lo Stato, seppure le tentazioni non manchino a tanti. Per cui, come state denunciando fortemente come scandalo nazionale, anche a mungere le pecore della Colonia se non ci sono più prigionieri a "buon mercato" da usare. Non è quello che vi procurerà il disonore. E questo perché: noi sì, normali prigionieri dello Stato, speriamo vivamente, e crediamo con forza che il "mercato di forza lavoro a basso costo", debba finire. Lo crediamo convinti più di certi piemme e "cacciatori" di "banditi Sardi", in crisi di personale classificati da dare in pasto ai giornali colonizzati che piangono e pregano ritornino gli anni andati, per tornare protagonisti nelle prime pagine e guadagnare galloni e carriere. Lo vogliamo perché le galere sono il pane per poche classi elette e la rovina delle classi emarginate, sottoproletarizzate e per quanti non si sottomettono all'ordine coloniale e imperialista. Voi sì tutti quelli che da questi girone traete: benefici, privilegi, onorificenze, stipendi non indifferenti se confrontati ai normali operai e dello Stato impiegati e quindi potere per "diritto", tornate e/o andate a fare i lavori socialmente utili che fanno i disoccupati e i cassintegrati.

Perché se non ci fosse più lavoro da magistrati, come noi svolgiamo (!) non è che sia obbligatorio andare a "procurarsi processi" per avere così necessità di magistrati. Sarebbe davvero il massimo, rivoluzionario non vi pare?
Il ragionamento vale per tutte le classi privilegiate, per tutta la varietà oramai inflazionata di "divise" che pretendono lavoro a tutti i costi. Se non sono più "banditi Sardi” da ricercare nelle campagne cosa vi tengono a fare? Se un'azienda come per es. la Finmeccanica, non ha più ordinazioni di armamenti, cosa tiene gli operai aspettando ordinazioni pagando gli stipendi senza produrre? Ma quando mai!

E perché lo Stato dovrebbe mantenere gli impiegati, seppure di rispetto, in busta paga se il lavoro previsto e/o programmato all'inizio dell'anno è venuto meno? Ecco, quello che "preghiamo noi" è che ciò si avveri presto! In modo possiate andare in mobilità come vanno tutti i normali mortali. Non dovrebbe essere questa la Giustizia Uguale per Tutti?
Senza andare a gridare allo scandalo sui mezzi di comunicazione e/o sulle Piazze perché il Governo Vi sta "minacciando" il tagliato dei vecchi bilanci di spese allegre, gli sperperi gratuiti tipo quelli che stanno in oggetto su questa lettera? E/O vi sentite davvero "Superiori"... di chi? E perché? È tutto quello il Vostro senso della misura? È quella la Giustizia che volete per gli altri? E per voi? Non vi pare che quella sia "giustizia della botte piena e la moglie ubriaca?"! Quella de sa: "Zustissia bapata ma in domo non kolet"?

Ecco perché volete prigionieri per la Colonia, possibilmente di colore che non si lamentano mai, disponibili a tutte le ore e a tutti i servizi, che vi sorridono sempre e non si lamentano... che non siano come noi Sardi, e non solo, indisponibili all'uso e all'abuso, che vi storcono il naso... e dalle vostre provocazioni, non si lasciano umiliare!
Inoltre, per verificare lo stato della disumanità, delle strutture e del trattamento fuorilegge nella stragrande maggioranza delle prigioni italiane, basterebbe che qualcuno, di quei politici giustizialisti che spesso fanno passerella sulle televisioni per farsi inquadrare dalla telecamera per un domani in "campagna elettorale" e trovare qualche voto, grazie alla pubblicità gratuita che altrimenti non avrebbero e perché no, a qualche piemme malato di protagonismi, si facessero arrestare e incarcerare simulando, per carità, un qualche reato sapendo che non fa parte del vostro bagaglio culturale trasgredire le leggi. Però, in questo modo vedreste e godreste lo spettacolo che al di qua del muro si svolge, allora vi renderebbe sicuramente più ricchi, soprattutto di umiltà se non di umanità e forse più sensibili al dolore di tanti poveri cristi ridotti a stracci e a larva umane.
Passare 3, 4, 5 mesi nel manicomio del "Buoncammino", o anche in altri meno blasonati carceri italiani, al di qua del muro, servirebbe per migliorare non solo chi facesse l'esperimento, ma anche a questo Sistema carcerario allo sfascio. Inoltre, potreste trarne esperienza, appunto, e idee politiche sagge per ripensare davvero a una ridefinizione del Sistema disumano sopra il quale vi siete e state gongolando da cinquant'anni a questa parte, nella cosiddetta democrazia italiana ...incompiuta e ancora da costruire. Diversamente anche voi state per arrivare al "cesto della frutta"...

Sfondare le porte dell'ipocrisia del Sistema carcerario attuale avvitato oramai su se stesso, senza futuro, ed aprire le porte alla costruzione della Democrazia Sociale e Popolare è la strada che bisognerà percorrere. Il tempo delle autocelebrazioni se non è ancora finito, sta per finire. Il "malato" è grave. Gli show televisivi che si susseguono per distrarre gli italiani, non fanno sorridere più di tanto. Lasciano più amaro in bocca che dolcezza. E così le cosiddette "veline" alle quali aspirano molte ragazzine che non vedono altro futuro di lavoro dignitoso, vengono plagiate dall'idea del guadagno facile. Però, non è così facile ad arrivarci. Anzi, è quasi impossibile se non è del "giro".
Il carcere-discarica-sociale così com'è nella realtà odierna, dovrebbe scomparire dalla Società opulenta perché non serve a nessuno se non a quanti ci lavorano e ci traggono profitto!!!.
Questa, Presidente, potrebbe essere, come si dice, una "chicca" certo, di sapore "provocatorio", ma appunto per questo, sfidabile e/o praticabile da qualcuno in cerca di "nuove emozioni" sul terreno della decarcerizzazione sociale.

Presidente, sono costretto e concludere mio malgrado, certo di avere ancora tante notizie da socializzare sulla Storia deportazione-carcere-amministrazione penitenziaria italiana. Ma, se ci tenesse e la considera interessante, basta segnalarmi i punti da approfondire o altri da toccare e, con il tempo necessario per scrivere farò del mio meglio. Tenga conto che i computer sono un optional anche se per legge anche questi in teoria potremmo avere tutti i prigionieri ma nella realtà non è così.
Non pochi prigionieri diamo per scontato che le storie della deportazione e dei trattamenti disumani all'interno delle strutture dello Stato coloniale, siano note e/o considerate per ciò che sono nella realtà. Non è così. E, tanto meno ne parlano i mezzi di comunicazione. Questi, del carcere, si limitano a raccontare la cronaca, e non sempre. Ogni qualvolta ci sono lotte che comunicano all'esterno e non si possono esimere da scriverle, come quando c'è il ragazzo che muore in cella, che la guardia alla conta non lo vede in piedi, o al passaggio dell'infermiere non va a prendersi la cura, che se ne viene a sapere a esequie avvenute. Altre manifestazioni di protesta più animate come le battiture sui cancelli che escono dal muro di cinta, le scrivono... Sarebbe stato lo stesso se non lo scrivevano.
Per il resto sono certo che Lei non resterà insensibile alla questione dei deportati dei prigionieri Sardi e non solo, appunto, perché c'è il grave problema interno, in "casa"; che non è superato dall'annuncio sul giornale U. Sarda delle nuove carceri in costruzione in Sardegna, che ha fatto vedere i prospetti sulla carta, i progetti del e/o il Ministero. Ma vederli realizzati, ci passerà più di un'altra campagna elettorale. La questione non sono le nuove carceri, ma superare il bisogno del carcere ideato e costruito sempre per "gli altri"!!!
Colgo l'occasione per salutarLa.

Tantos saludos da tottu sos deportaos Sardos a Fossombrone e non solu.

Costantino Pirisi
Prigioni di Fossombrone, 06.12.2006

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