20/03/2007: NUOVA LECCO-BERGAMO: UNA STRADA LASTRICATA DI MENZOGNE!


Con il presente documento intendiamo dare un contributo critico a quanto emerso dall’assemblea pubblica svoltasi in data 26/02/07 presso la Casa Sul Pozzo di C.so Bergamo.
In quella data l’assessore provinciale alla viabilità Volontè (Margherita), l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Lecco Parolari (Lega) e il presidente del Consiglio di Zona 5 Bodega (Lega), si sono finalmente degnati di presentare ai cittadini (e non ai tecnici!) l’ennesimo progetto faraonico e dalle dubbie utilità.
Il progetto in questione, come in molti già sanno, consta di 3 lotti: il primo dal Bione a Chiuso e gli altri due da Vercurago al Lavello di Calolziocorte. Per il primo si tratta di una riqualificazione della tratta stradale già esistente con la costruzione delle necessarie strutture, ovvero una rampa di innesto dall’uscita del Bione, una rotonda allo scalo merci, un’altra all’incrocio con Via Elettrochimica e una rampa a scavalcare la ferrovia con rotatoria di smistamento sopraelevata proprio al livello delle case di C.so Bergamo. Per questo lotto il costo previsto è di 8 milioni di euro, l’apertura del cantiere è prevista per il giugno di quest’anno e la consegna entro 2 anni, mentre per il secondo e il terzo non solo non ci sono nemmeno i finanziamenti, ma gli amministratori presenti non sono stati nemmeno in grado di mostrare un progetto!
I nostri dubbi si delineano sul metodo utilizzato per imporre quest’opera, sui tempi e sui costi, sull’impatto ambientale e, in ultimo, sull’utilità; ovvero, a chi giova questo progetto?
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di mettere a fuoco, analizzandoli, i punti saldi della contestazione.

• Da quando la città di Lecco si è dotata di quelle strutture viabilistiche necessarie per il suo sviluppo economico (Lecco-Colico, Terzo Ponte, Tunnel del Barro, Attraversamento Cittadino, Lecco-Ballabio) la costante che ha sempre accomunato questi interventi è stata l’imposizione dall’alto: la cittadinanza viene infatti coinvolta nella fase progettuale solo a cose fatte, perpetuando quella logica di delega in bianco che lascia in mano a chi progetta, costruisce e gestirà affari di interesse collettivo. Anche in questo caso, modi e tempistica non lasciano spazio a dubbi: l’assemblea pubblica in cui è stato esposto il progetto è di lunedì 26/02 e la data di inizio lavori è prevista per il giugno di quest’anno! Ma l’imposizione si percepisce ancora di più quando all’interno della stessa assemblea, alle perplessità di natura tecnica (il dove e il come) sollevate dai presenti intervenuti, gli amministratori interpellati rispondevano che loro (politici, costruttori, finanziatori) avevano già pensato a tutto, escludendo a priori e di fatto la popolazione.

• La questione dei tempi è abbastanza scontata nell’ambito di questi “ambiziosi” progetti: è cosa risaputa che mai essi sono rispettati. I tempi previsti per il primo lotto, che interessa i rioni di Chiuso e Maggianico, sono ristretti… fin troppo verrà da pensare a qualche maligno: si parla infatti di soli 2 anni. Ma la discordia non deriva dall’impiegarci giorni, mesi se non anni in più. Essa è indotta piuttosto dal fatto che la popolazione, per tutto quel periodo (quello previsto e quello ulteriore che sicuramente ci vorrà) dovrà sobbarcarsi il peso di “ospitare” macchinari e mezzi con tutto il loro seguito di polveri, traffico, rifiuti ecc., tipici di questo tipo di cantieri; il tutto tenendo conto che nel frattempo l’unica strada percorribile resterà pur sempre quella attuale, C.so Bergamo, appesantita perciò ulteriormente nel traffico. C’è solo da augurarsi che si impieghi il minor tempo possibile per ultimare l’opera, anche se gli esempi più recenti non ci incoraggiano affatto.
Per quanto riguarda i costi è inutile dire che chi, come noi, è convinto che i problemi si risolvano alla radice (e che quindi quello del traffico non venga affatto risolto costruendo nuove strade, ma piuttosto incentivando altri mezzi di spostamento pubblici e privati diversi dall’automobile) ritiene che 8 milioni di euro siano uno spreco di denaro pubblico; denaro puntualmente negato ai servizi o ad altri ambiti del sociale ben più bisognosi di fondi, che contribuiscano a migliorare realmente la vita dei cittadini (con questo non vogliamo certo illuderci che ci possa essere uno Stato “risanato” che gestisca in maniera “democratica” le vite di ciascun individuo) e non in maniera ingannevole come in questo caso, dove si parla a sproposito di diminuzione del traffico e dell’inquinamento (altra grossolana bugia raccontata da Volontè e soci nell’assemblea).
E’ evidente infatti che con l’apertura della nuova strada si invoglierà ad usare l’auto chi non la utilizzava più in certe ore per evitare la coda, incrementando quindi traffico e smog.

• Qualcuno potrebbe sorridere vedendo fra i punti che contestano l’opera quello dell’impatto ambientale. E’ infatti palese a tutti che Chiuso non è più quel loco bucolico in cui aveva dimora il sarto di manzoniana memoria e Maggianico ha ormai ben poco a che fare col paese termale in cui trovarono benefico asilo musicisti e scapigliati di fine ‘800. Più di qualcuno a ragione potrebbe pronunciare quella terribile frase: “Ormai cosa c’è da salvare?”, quesito certamente imbarazzante. Tuttavia riteniamo che tutti debbano essere a conoscenza di alcuni “dettagli” non trascurabili.
Innanzitutto bisogna considerare che la strada, una volta ultimata, sancirà definitivamente la fine del rapporto territoriale tra la zona monte, perciò i borghi, e la zona lago, già pesantemente condizionata dalle sconsiderate scelte del passato che hanno concentrato gli insediamenti industriali adiacenti al lungolago.
La provinciale sarà invalicabile, se non dai passaggi obbligati di Via Elettrochimica e Via Alla Spiaggia, per altro pedonale.
La pista ciclabile e quello sprazzo di verde adiacente (Parco Adda Nord, sigh!) saranno isolati dalla strada tramite barriere antirumore che ne renderanno ancora più artificiosa la natura, negando anche la vista dei monti e relegando sempre più il lago di Garlate al rango di pozzanghera dalle rive cementificate.
Il campeggio di Rivabella (sarà appropriato mantenere questo nome in futuro?) sarà scavalcato con una “comoda” rampa di sette metri, lo stesso valga per la ferrovia, fino ad approdare al prato antistante la farmacia di C.so Bergamo: lì sorgerà un bellissimo rondò sopraelevato già soprannominato “margheritone” che smisterà il traffico nelle varie direzioni: Lecco, Bergamo e zona campeggio, all’altezza di terrazzi e finestre…tutto alla faccia della qualità della vita (nostra)!

• Chiedendosi poi a chi giova questo progetto si arriva al nodo cruciale della questione.
La società attuale, non più direttamente basata sulla produzione, ma sulla gestione dei capitali da essa derivanti, cerca continuamente di velocizzare il processo di circolazione delle merci, che vedono accrescere il loro valore diminuendo i tempi di reperibilità e le fasi di lavorazione, costringendo i lavoratori a ritmi sempre più frenetici.
Qualunque cittadino può verificare i frutti di questo meccanismo in qualsiasi supermercato, dove le merci accatastate sugli scaffali recano etichette che indicano la più svariata provenienza, anche per quelle più facilmente o tradizionalmente prodotte dalle nostre parti.
Qualunque lavoratore può inoltre constatare che il lavoro cosiddetto “just in time” ha assottigliato le scorte nei magazzini al punto di trasformarli in semplici luoghi di passaggio, mentre le richieste di turni e di “orari flessibili” sono diventate la norma anche in quelle aziende o in quei settori dove solo fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile, con tutte le conseguenze del caso: infortuni, malattie di ogni genere, disgregazione della vita quotidiana.
La ricerca di velocità, quindi: questo è il quadro che determina e giustifica la costruzione delle infrastrutture viabilistiche e non invece sbandierate circolazioni di idee, progetti, individui dal sorriso stampato in volto; è infatti attraverso la rete stradale che le merci e la manodopera, nel ruolo di spettatore/partecipe, prendono parte al processo produttivo.
E se alla vita dei cittadini, questa strada non porterà alcun beneficio, chi sono allora coloro che ne godranno? Le holding bancarie, con le quali fin dalla tenera età i cittadini stipulano rapporti fiduciari, affidandogli risparmi, stipendi, (vedi la nuova frontiera delle pensioni integrative), stipulando mutui capestro, che, gestendo i capitali che finanzieranno l’opera e tutti i suoi correlati, potranno così aumentare i propri profitti e i campi d’intervento e ricatto; le imprese costruttrici con tutto il loro stuolo di faccendieri, usurai, agenzie immobiliari, architetti, vero e proprio potere forte supportato da confraternite religiose e politiche di ogni genere, che ancora una volta godranno di mano libera nel plasmare il territorio a propria orribile immagine e somiglianza, basti pensare alle opere di riqualificazione urbanistica della città di Lecco vendute mediaticamente come opere di carattere artistico (Meridiane, Palalazzo Iperal e il più recente progetto del porto delle Caviate con annesso albergo); le agenzie interinali, trasformatesi in vere e proprie multinazionali diffuse capillarmente paese per paese, che fra una distribuzione umanitaria e l’altra di cappellini, penne e corsi di formazione gratuiti, avranno la possibilità, una volta supportati da una rete di infrastrutture ad “alta velocità”, di gestire scientificamente gli spostamenti di ogni singolo lavoratore, ridotto a nulla più che merce, da un confine all’altro del territorio, perfezionando il sistema di lavoro flessibile e “soddisfacendo” quelle che sono le richieste del capitale, che godrà della possibilità di velocizzare maggiormente la produzione e il numero degli scambi (l’Aeroporto di Orio al Serio, diventerà uno dei maggiori poli di attrazione) e i “falsi bisogni” individuali dei lavoratori.

Le mobilitazioni popolari di questi ultimi anni (da Scanzano contro la discarica di scorie, alla lotta contro la Tav della Val di Susa, per arrivare a quella più recente contro l’ampliamento della base di Vicenza) mostrano come sia fondamentale un primo passo verso il rifiuto della delega in bianco ai suddetti parolai di turno e delle dinamiche di costernazione all’atto della violazione degli interessi privati, al di là di un’innegabile difficoltà nell’impedire l’attuazione di determinati progetti e del carico di deformazione attuata dai canali mass mediatici. Occorre tornare invece ad aprire tempi e spazi per un confronto aperto e orizzontale che possano restituire a ciascun individuo la propria dignità e dimensione in un territorio devastato, sia chiaro, “per il nostro bene”.

Comitato spontaneo contro la Lecco-Bergamo

noleccobergamo@alice.it

http://www.autprol.org/