05/03/2007: 100 giorni e nessun permesso di soggiorno. Che cosa succede?
A cominciare dalle prime ore del mattino di domani, chi da anni è in attesa del permesso di soggiorno, lo riceverà.
Questa grande promessa è stata comunicata dai ministri degli interni dei laender dopo la Conferenza tenutasi a Norimberga il 17.11.06. Si sono trovati d'accordo su una "regolazione del permesso di soggiorno", riguardante circa 200.000 persone, le quali da anni devono vivere unicamente come "tollerati", cioè senza lo status sicuro del soggiorno.
Il 24 febbraio quel regolamento ha compiuto 100 giorni. Fino ad oggi non è stato consegnato quasi a nessuno il permesso promesso. In Bassa Sassonia, ad esempio, delle 600 persone "tollerate" solo a 49 è stato consegnato il permesso di soggiorno!
Dal 22 al 24 febbraio i Gruppi di iniziativa e antirazzisti mobilitati per la consegna del permesso di soggiorno chiamano ad azioni. In 18 città della RFT sono annunciate proteste.
Tollerati?
Nella RFT circa 200.000 mila persone vivono nello status di persone "tollerate".
Assieme bisogna includere quelli che si trovano sotto procedimento d'espulsione, le persone che sono state chiuse nelle "carceri d'espulsione" (il corrispettivo, nella RFT, dei CPT), o che hanno ricevuto quel titolo solo perché arrestate mentre superavano il confine. A conti fatti queste persone "tollerate" sono dunque circa 360.000.
Esse vengono considerate dall'autorità quali persone con "obbligo d'espatrio", nella gran parte vivono nella RFT da anni o addirittura vi sono nate. La loro espulsione non è possibile, eppure vengono considerate alla stregua di "espulse" e sottoposte di conseguenza a determinate leggi, le quali nella loro gran parte si concludono in una massiccia "privazione dei diritti". Queste persone ricevono buoni e servizi sociali ridotti, a loro è vietato lavorare e scegliere un'abitazione. Devono sottostare all'obbligo di residenza e non hanno nessun diritto alla frequenza di corsi di lingua (tedesca) o alle cosiddette "misure di integrazione".
Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di persone "tollerate" ha opposto resistenza a questo status ed è riuscito a creare un ampio consenso per una regolamentazione relativa al permesso di soggiorno.
Il regolamento approvato il 17 novembre scorso dalla Conferenza dei ministri degli interni, in ogni caso, si muove nella logica dell'espulsione e della privazione dei diritti. Esso è la "foglia di fico umanitaria" con la quale deve essere realizzata l'espulsione in massa delle persone da anni "tollerate". Viene in tal modo riaffermato che può ricevere il diritto al permesso di soggiorno solo chi non ha compiuto reati, chi è pronto a lavorare, chi parla tedesco e sia "integrato". Le restanti persone potrebbero venire spinte fuori dalla Germania mediante un inasprimento pianificato della rispettiva posizione sociale e con puri strumenti vessatori. Quel che si nasconde dietro questa argomentazione lo vogliamo chiarire nei punti seguenti.
Reati
Chi è stato condannato, in totale, a 50 o 90 giorni (di carcere) non ha nessun diritto al permesso di soggiorno. Per le persone da anni "tollerate" è difficile non aver subito una condanna così piccola, non foss'altro per aver "trasgredito la legge sull'obbligo di residenza: chi ha ripetutamente varcato i confini del distretto a cui è assegnato è già punibile. Non di rado queste persone vengono sottoposte al controllo di polizia, alle vessazioni di questa. Le persone controllate a causa di "resistenza" opposta alla polizia o di lesioni personali vengono sottoposte a procedimenti. Anche l'adempimento all'obbligo del passaporto, per tanti profughi si conclude in una condanna: tanti documenti d'identità vengono considerati falsificati.
Obbligo del passaporto
Una persona ha diritto al permesso di soggiorno soltanto se è in possesso di un passaporto valido. Nella RFT alcuni "uffici per gli stranieri", per esempio, esigono per prima cosa che il passaporto sia loro consegnato, dalle persone immigrate, prima ancora di prendere in esame tutti gli altri criteri del regolamento. Il ritiro del passaporto può durare alcuni mesi. Nel caso l' "ufficio per gli stranieri" opponga un rifiuto all'ingresso, sulla base degli altri criteri, a quel punto può più ostacolare l'espulsione. Questo procedimento di recente si è mostrato particolarmente perfido nei confronti dei profughi libanesi. Dagli "uffici per stranieri" sono stati considerati cittadini turchi! Soltanto se i profughi avessero accettato l'identità turca la loro pratica sarebbe andata avanti...
Obbligo alla collaborazione
Per i "tollerati" c'è l'obbligo a collaborare alla loro stessa espulsione. Se non vi adempiono il diritto al soggiorno può essere loro negato. Se un passaporto non viene esibito quando l'autorità lo richiede, questa può considerare il rifiuto come "mancato adempimento all'obbligo alla collaborazione". Questa interpretazione è discrezionale. L'obbligo alla cooperazione può già essere preso in considerazione, ad esempio, qualora siano stati depositati ricorsi legali contro una minaccia di espulsione.
Lavoro
Il regolamento non tiene conto soltanto se una persona lavori o no. Determinante è la grandezza del salario. Per una famiglia con quattro bambini la somma dovrebbe ammontare, detratto l'affitto e le spese condominiali, a circa 1.600 euro. A persone che vivono da anni sotto il divieto al lavoro e la cui capacità lavorativa spesso non viene riconosciuta, sottoposte inoltre alle angherie delle autorità, incalzate dalla pressione della possibile espulsione, sarà quasi impossibile trovare un lavoro corrispondente. Chi è impossibilitato a lavorare, ha diritto, al pari delle persone anziane, al soggiorno, ma soltanto se la loro cura viene assunta da terzi. Il diritto al permesso di soggiorno vale soltanto per la durata del contratto di lavoro e deve essere riesaminato ogni due anni: se il salario cade o aumenta l'affitto o arriva un bambino, la conclusione può essere l'espulsione.
Nella ricerca del posto da parte di chi "tollerat*", per regola, vale il principio legale: prima il lavoro a chi è tedesco! Questo "principio prioritario" connesso al permesso di soggiorno non ha valore legale, tuttavia gli uffici del lavoro sono tenuti ad esaminare se chi richiede lavoro viene assunto alle stesse condizioni dei "tedeschi". Nella pratica questo esame procede così lentamente, ha tempi talmente lunghi che il padrone alla fine opta per altre candidature. E' anche accaduto che i permessi di lavoro siano stati rifiutati (dagli "uffici per gli stranieri") perché il salario non corrispondeva alle tariffe (contratti collettivi) vigenti.
Numerosi altri criteri e gli spazi discrezionali concessi all'autorità riducono le regole ad un rischio per gli interessati, accrescendo l'insicurezza del soggiorno. Sono considerati in regola, soprattutto, coloro che nei cui confronti viene aperto un procedimento di richiesta d'asilo orientato al soggiorno. ...
Vogliamo il diritto ad un soggiorno schietto:
. in luogo delle "concessioni di grazia" di un tempo con regole a scadenza, deve esserci un diritto stabilmente ancorato al permesso di soggiorno e abilitato a rendere possibile, anche nei successivi ingressi, una "familiarizzazione" con il permesso di soggiorno.
. Il diritto al soggiorno deve essere sganciato dal lavoro.
. Condanne e collaborazione carente alla propria espulsione non devono escludere nessuno dal diritto al permesso di soggiorno.
. Il permesso di soggiorno non può essere ottenuto con inasprimenti del diritto per gli stranieri.
. Permesso di soggiorno per tutti i profughi e migranti "tollerati"!
. Legalizzazione di chi è sprovvisto di documenti !
. Uguali diritti per tutti e accesso all'assistenza medica per tutti!
Da "Nessun essere umano è illegale", in indymedia Deutschland, 22.02.07
http://www.autprol.org/