04/03/2007: Alle redazioni dei quotidiani sardi (e da divulgare in giro…); lettera dal carcere di Palermo


Sono Ivano Fadda, uno dei 3 “terroristi”(!), “bombaroli”(!), “eversivi”(!) - vedete voi quale aggettivo, questa volta vi pare più appropriato – arrestati il 30 marzo 2006 con l’accusa di essere gli organizzatori dell’attentato della sede di Alleanza Nazionale di Nuoro avvenuto qualche settimana prima.
Il nostro precipitoso ed avventato arresto è stato effettuato qualche giorno prima delle elezioni, dopo che in tutta Italia, e in Sardegna in particolar modo, era stato creato un clima di eccessivo allarmismo ed un’offensiva mediatica – che ancora persiste! - sulla situazione del nostro paese.
Tutto ciò nulla ha a che vedere con il conflitto sociale in atto da parecchio tempo e accentuato negli ultimi mesi dalla finanziaria del governo “amico” (..di chi?) di centro-“sinistra” (sic!) che, come sempre, colpisce le fasce meno abbienti della società.
Nei propositi dei fautori di quest’allarmismo e del loro sempre accondiscendente lavoro, c’era l’intento di dimettere la critica dei “non-allineati”, di prosciugare l’acqua del conflitto, affinché l’unica politica possibile fosse quella istituzionale, facendo diventare sospette le idee non conformi a quelle dei partiti istituzionali che, sempre hanno tradito le aspettative del popolo. Sono rimasto fino ad oggi titubante relativamente al fatto che fosse opportuno tentare di utilizzare i vostri mezzi di informazione per esprimere la rabbia e lo sdegno causati dai vostri titoli cubitali e dai vostri articoli “a nove colonne”, puntualmente pubblicati ogni qualvolta vengono trattati argomenti legati a “fatti di terrorismo”, veri o fantasiosi che siano.
Ad essi, infatti, con gli innumerevoli giochi di prestigio che vi contraddistinguono, non mancate mai di accostare forzatamente i nostri nomi o quelli delle persone a noi vicine.
Anche se, a dire il vero, utilizzate questo paradigma indiscriminatamente, quando ad essere inquisiti sono uomini e donne provenienti dalle fasce sociali economicamente più deboli o dal proletariato ..naturalmente!!!
Vi riserbate aggettivi “attenti” e rispettosi, invece, quando ad essere inquisiti sono quei sempre noti personaggi altolocati che sguazzano nell’arroganza e nei soldi sottratti dalle tasche dei lavoratori.
Ma non sono qui per farvi la morale su questi “argomenti”, lasciando questo compito alle vostre coscienze, se ancora ce le avete.
Mi preme, invece, denunciare la vostra insolenza per l’ennesima associazione dei nostri nomi a fatti e vicende che non ci riguardano, innalzandovi a veri e propri sputasentenze; e questo ancor prima di essere giudicati da un tribunale della vostra tanto adorata democrazia, di cui andate tanto orgogliosi (ma non mi aggrappo a vane illusioni, visto che anche questo giudizio è delegato a soggetti contigui a chi ha montato tutta questa farsa contro di noi, sicuro che non esiste l’imparzialità nella valutazione delle “prove” con le quali da lungo tempo ci hanno rinchiusi nella galere più repressive e indegne dello stato italiano).
Allo stesso tempo, pretendo che non siate voi, pennivendoli prezzolati, a dover sparare sentenze e considerazioni contro persone per le quali dovrebbe vigere la presunzione di innocenza (…ma a voi che frega?…) fino a quando non venga eventualmente emessa una condanna definitiva.
I vostri articoli faziosi e ingiuriosi non fanno che confermare la convinzione dei tanti che vi vedono parte integrante del meccanismo repressivo precostituito per rafforzare le labili “ipotesi investigative” dell’apparato poliziesco, consolidando la mia idea di vedervi piccoli esseri obbligati a prostituire, per 2 soldi, le vostre menti e le vostre mani, per confezionare articoli compiacenti a che ve li suggerisce, assicurandovi così la vostra pace interiore e attaccando, con la vostra guerra mediatica, il dissenso e il conflitto sociale, senza analizzare il fatto che niente potrà anestetizzare la rabbia di chi vive sulla propria pelle il dramma della disoccupazione, del precariato, dell’emigrazione (..nel 2007!), e della carcerazione gratuita.
A questo riguardo vi dimenticate sempre che dietro l’arresto di un uomo o una donna, ci sono amici, fratelli e soprattutto genitori, che lavorano, vivono, soffrono quanto e più di essi lo strappo dal proprio caro, e subiscono questo vero e proprio sequestro di Stato legalizzato, dovendo in più penare le vostre criminali notizie accusatorie prive di ogni concreta sostanza.
Ma voi non avete delle persone alle quali vi legano l’affetto e l’amore? Non pensate che ogni vostra infamante parola, priva di qualunque riferimento reale, possa causare dolore e apprensione a chi ha solo la “colpa” di voler bene al proprio caro?
Con quale arroganza e presunzione vi premettete di giudicare altre persone, quando siete i primi a utilizzare sistemi di propaganda terrorista, usando le vostre penne come coltelli da affondare alle spalle di persone delle quali non conoscete vita, ideali, dolori, drammi che hanno dovuto affrontare nelle loro esistenze.
Dal giorno del nostro arresto avete consumato litri d’inchiostro, presentandoci come chissà quali terribili personaggi, dando come al solito, per scontate le informazioni che quotidianamente vi passano i “vostri colleghi” delle “forze dell’ordine”, senza mai mettere in dubbio la veridicità e la consistenza. E’ passato quasi un anno da allora, e ancora non è stata neanche chiusa l’inchiesta, impedendo ai nostri legali di poter acquisire e visionare le intercettazioni e registrazioni sulle quali si basano tutte le accuse.
Ma spiegatemi un attimo: dove sono andate a finire tutte le “prove inconfutabili” con le quali avete riempito le vostre prime pagine?
Come mai, se c’era la certezza della nostra colpevolezza, non si è ancora giunti neanche all’udienza preliminare davanti al G.U.P.?
Abbiamo chiesto il confronto delle impronte digitali, di quelle vocali ed ogni altra comparazione possibile, ma nessuno ci ha mai dato ascolto.
E’ questa la vostra democrazia garantista …“uguale per tutti”…?
Fatto sta che in quest’anno di carcerazione gratuita, abbiamo subito la deportazione in carceri che hanno poco da invidiare ai sistemi di reclusione del ventennio fascista, impedendoci così, di poter usufruire dei normali colloqui previsti dall’ordinamento penitenziario, essendo stati trasferiti, il sottoscritto all’Ucciardone di Palermo, Pauleddu a Palmi e Antonella Lai a Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta.
Ciò ha reso difficoltoso ai nostri parenti affrontare i lunghi e costosi viaggi necessari per le visite, e li ha, di fatto, negati ai nostri genitori affetti da varie e gravi patologie che gli impediscono di affrontare queste trasferte.
Questo senza poi dimenticare che è stato permanentemente leso il nostro diritto ad un equo e regolare incontro con gli avvocati difensori, essendo anche loro penalizzati dalle distanze delle nostre collocazioni.

E nel mentre, che voi continuavate a buttarci immondizia addosso, abbiamo subito le più infami e vili pressioni psicologiche, sempre nella ricerca di fiaccare e condizionare il nostro corpo e il nostro spirito. Infatti, oltre alla dura detenzione quotidiana e alle privazioni su citate, in questi mesi di segregazione non sono mancati altri e più efficaci sistemi di pressione: dal giorno del nostro arresto al sottoscritto è stata sistematicamente negata la possibilità di essere portato in un centro clinico attrezzato per potermi sottoporre alle necessarie e periodiche visite sanitarie conseguenti a vari interventi chirurgici e sedute di radioterapia affrontati per rimuovere una grave patologia.
Avevo da subito richiesto di essere portato al “San Raffaele” di Milano, la clinica dove hanno eseguito gli interventi chirurgici e continuato, poi, a seguire il percorso post-operatorio effettuando questi controlli ogni sei mesi. Ma l’unico “contentino” che mi hanno dato è stato ad agosto, quando sono stato ricoverato nel reparto detenuti dell’Ospedale Civico di Palermo. Qui, già dal primo giorno, il dottore che è venuto ad effettuare la prima visita asseriva che ci sarebbero stati dei problemi ad effettuare i controlli richiesti, sia per la mancanza di macchinari adatti che per la carenza di personale qualificato relativamente alla specifica patologia da trattare.
A rendere più complicato – o impossibile! - il lavoro dei dottori è sopravvenuto lo smarrimento della mia cartella clinica con relativa documentazione sugli interventi chirurgici e le visite effettuate successivamente, comprese alcune risonanze magnetiche non più recuperabili.
Avendo dunque chiesto, di essere immediatamente riportato in carcere, visto che nell’“ospedale” mi trovavo praticamente in uno stato di isolamento totale, senza la possibilità di vedere nessuno, di godere delle ore d’aria e di tutte quelle piccole cose che qui sono ridotte a niente, dopo qualche giorno ricevo la visita di due “infermieri”. O almeno i camici bianchi e la macchinetta per misurare la pressione me li configurava come tali. Sennonché hanno iniziato a fare domande e proposte che nulla avevano a che vedere col campo sanitario. Questi due loschi personaggi, infatti, hanno iniziato a farmi proposte di “collaborazione”, promettendomi benefici e una breve detenzione.
Non hanno fatto alcun accenno a nome di chi parlavano, questi due “infermieri”, ma asserivano che gli sarebbe bastato fargli trovare qualche arma o dell’esplosivo, oppure di fare il nome di qualche altra persona su cui accentrare le indagini, e io sarei stato scarcerato.
Nel farmi queste proposte concludevano affermando che se ero intenzionato ad “aiutarli” avrebbero chiamato il “dottore” che aspettava fuori dalla “camera”… - dal che ne ho dedotto che erano accompagnati da qualche funzionario ben più importante e alto in grado di loro.
Forse, voi, abituati a leggere e scrivere tanti libri ed articoli polizieschi, non riuscite ad immaginare cosa realmente vuol dire trovarsi chiusi da soli in una stanza, alla mercè di soggetti “misteriosi”, senza che alcuno possa sentire o vedere quello che succede.
A me son passate mille cose per la mente, temendo che le proposte non si sarebbero limitate alle sole parole…
Ma non avevo paura dei colpi, che potevo eventualmente ricevere, o dire qualcosa, che non potevo sapere. La fobia era d’essere obbligato ad affermare quello che non era vero, utilizzando semmai farmaci, che questi loschi personaggi conoscono bene.
…e allora il cervello viene attraversato da mille idee che ti portano a pensare alle estreme conseguenze!!! E non è un libro poliziesco!!!
Fortunatamente non mi è stato torto un cappello, senza mancare comunque di salutarmi – i due “infermieri” - con un <>!!!
Dopo questo incontro sono stato riportato all’Ucciardone dove, più di una volta, mi è stato riproposto di essere nuovamente ricoverato nello stesso ospedale, naturalmente mi sono rifiutato di andare, sia per il personale “interno” poco qualificato e per la mancanza dei necessari macchinari (come tra l’altro avevano certificato i dottori al momento della dimissione del sottoscritto), sia per il personale “esterno” fin troppo qualificato!!!
Di conseguenza le autorità preposte – alle quali non ho mai denunciato questo episodio, ben sapendo che non mi avrebbero mai dato credito - ancora oggi non mi danno la possibilità di almeno un momentaneo trasferimento a Milano, con la banale motivazione che sia io a rifiutare la possibilità di essere visitato!
Voglio far notare che la patologia di cui soffro dovrebbe già di per sé garantire una detenzione in un carcere con annesso un idoneo centro clinico.
Chissà perché insistono per un ricovero a Palermo!!!

Un altro grave episodio è capitato la prima settimana di gennaio del 2007 ad Antonella Lai, nel carcere dove è detenuta.
A lei è stata diagnosticata una “patologia neurologica” senza che fosse mai stata visitata da alcun medico o neurologo.
Per questo motivo la direzione del carcere ha “ritenuto opportuno” accentuare il già logorante controllo di sorveglianza, malgrado anche lei sia sottoposta al duro regime E.I.V. (Elevato Indice di Vigilanza), aggravato dal fatto di subire questo brutale trattamento nella sezione riservata agli A.S. (Alta Sorveglianza), comportandogli quindi una detenzione differenziata e particolare.
Non si spiega questa falsa certificazione, ma nasce il cupo dubbio che vogliano trasferire Antonella in un carcere ancora più duro e sorvegliato, o anche – cosa non improbabile - in una struttura “idonea” a seguire la sua “patologia”, ovvero in uno di quei veri e propri lager che sono gli ex manicomi criminali.
Per impedire questa eventualità si stanno mobilitando già varie associazioni di appoggio ai prigionieri, oltre ad amici e parenti. Ma io mi rivolgo a voi perché penso sia un vostro dovere dare spazio anche alle nostre argomentazioni e “disagi” che, preventivamente e gratuitamente, stiamo subendo da questa Giustizia.
È un modo per mettervi alla prova, per vedere se siete del tutto impregnati dei soli colori che conoscete, quelli della resa e del fascismo: il bianco e il nero. I colori dei vostri articoli.

Noi, dal buio delle nostre celle oscurate dalle finestre a “bocca di lupo”, abbiamo ancora impressi nelle nostre menti i colori iridescenti della gioia di vivere, della natura, della libertà e, soprattutto, della magia di un’esistenza migliore per milioni di esseri umani.
Un non nostalgico comunista.

Palermo, 16/02/07
Ivano Fadda

P.S. nella pia illusione decidiate di pubblicare questo mio intervento, vorrei che gli sia dato uno spazio ben visibile e che non fosse relegato agli spazi pubblicitari di quarto livello.

***

N.d.R.: è giunta la notizia della chiusura delle indagini da parte degli organi inquirenti in data successiva alla stesura di questo intervento. Il compagno Ivano ritiene che ciò non modifichi la sostanza e la lettera di quest’intervento in maniera significativa e si auspica la sua più ampia diffusione.

http://www.autprol.org/