16/02/2007: NO ALLE BASI MILITARI, CONTRO LA GUERRA. RITIRO IMMEDIATO DI TUTTE LE TRUPPE
Il raddoppio della base militare USA a Vicenza, prima concordato dal governo Berlusconi e poi confermato dal governo Prodi, rappresenta un coinvolgimento sempre più profondo dell’imperialismo italiano nella politica della “guerra permanente”.
Dal Molin servirebbe da base d’appoggio per i bombardamenti aerei e per le truppe (statunitensi e italiane) specializzate nelle guerre di “bassa intensità” (intervento contro le popolazioni e i movimenti sociali, mascherato da “peacekeeping” o “guerra umanitaria”). Dal Molin sarebbe un “trampolino” verso il Medio Oriente, l’Iran, la Somalia, l’Africa e, perchè no, l’Europa come già avvenuto nell’ex Jugoslavia).
La decisione (del centro destra e del centro sinistra) di dare il via libera alla costruzione di Dal Molin non è una “scelta isolata”, ma un altro tassello della medesima politica bellicista che ha portato alla prima guerra del Golfo in Iraq, agli interventi in Jugoslavia, in Somalia, in Afghanistan, in Iraq e in Libano. Una politica di guerra e di barbarie che cresce e si sviluppa quanto più i suoi sostenitori parlano di “pace”, magari con la copertura dell’ONU.
Come già avvenuto con la TAV in Val di Susa, quando la mobilitazione diviene movimento di massa che coinvolge quote sempre più vaste di popolazione e tende a mettere in discussione le regole della politica “istituzionale”, impensierisce i governanti. Governo e “opposizione” di centro destra vogliono impedire, anche con la criminalizzazione della manifestazione di Vicenza, che la protesta superi i confini della legittima avversione agli effetti delle servitù militari e si colleghi stabilmente all’opposizione contro la guerra e contro le politiche antioperaie dei governi di centro destra e centro sinistra.
CONTRO LA GUERRA AI LAVORATORI
La guerra aperta (con le sue basi, le sue armate, i suoi bombardamenti, le sue occupazioni e le sue uccisioni) ha nel profitto la medesima ragione di fondo della quotidiana guerra contro i lavoratori che riduce i salari, taglia e privatizza le pensioni e la sanità, scippa il TFR, abolisce i diritti e precarizza sempre più le condizioni di vita e di lavoro.
Non è per caso che a favore di Dal Molin siano schierati i padroni vicentini. Questi nella costruzione della base intravedono la possibilità di appalti e commesse, di futuri profitti. Padroni che chiameranno a difesa delle loro aspettative di guadagno istituzioni e forze dell’ordine nel momento in cui dovranno entrare in funzione le ruspe. Gli interessi di profitto locale si saldano così con le strategie geopolitiche della borghesia italiana.
Far sì che l’opposizione alla base USA si colleghi stabilmente alle lotte contro lo sfruttamento e che i lavoratori che quotidianamente subiscono ristrutturazioni e precarizzazioni facciano come propria anche la lotta contro la guerra, è l’unica possibilità che abbiamo per far crescere una reale opposizione sociale contro la guerra e contro il continuo peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro.
NO A DAL MOLIN, NO ALLA GUERRA, LAVORO STABILE, SALARIO, DIRITTI
Venerdì 16 polizia e carabinieri hanno caricato il presidio dei cassaintegrati dell’Alfa Romeo di Arese, da anni in lotta per ottenere un posto di lavoro, più volte promesso a vuoto da istituzioni, padroni italiani e padroni americani (che con Coop e cordate di imprenditori legati al centro sinistra o al centro destra hanno messo le mani sull’area ex Alfa Romeo e vogliono liberarsi di lavoratori che si organizzano e non accettano la precarizzazione del lavoro). Guerra aperta e guerra contro i lavoratori sono due facce della medesima medaglia: i profitti vanno difesi anche con la forza quando gli operai si ribellano.
Slai Cobas
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