07/02/2007: A proposito di TFR e pensioni


Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di ……………
I sottoscritti cittadini e lavoratori espongono quanto segue:

A) Nei primi anni ’90 le principali associazioni padronali ed economico-finanziarie del nostro paese, in concorso con i governi ed i vertici dei sindacati confederali, hanno deciso di ridimensionare drasticamente la previdenza pubblica e di dare il massimo spazio ai fondi pensione e alle polizze private per “tonificare” l’asfittica Borsa di piazza Affari e per convogliare grandi masse di “risparmio previdenziale” sui mercati finanziari, così come era già avvenuto in altri paesi come quelli anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito), ove i fondi pensione sono titolari di circa la metà della complessiva capitalizzazione di Borsa.

B) Per far ciò è partita una fortissima e ossessiva campagna di stampa contro un inesistente deficit dell’INPS. Questa campagna, corredata da notizie false e tendenziose, è continuata fino ai giorni nostri:
1. Ilsole24ore del 3-1-2007, ad esempio, ha pubblicato un articolo dal titolo: “Inps in disavanzo per 431 milioni”; in realtà, leggendo l’articolo stesso, si scopre che l’Inps, nel 2005, ha avuto un attivo di 2,3 miliardi di euro ed ha un attivo patrimoniale netto di 24,2 mld di euro.
IlSole24ore, super-esperto in materia, non dice che lo Stato ha dato all’Inps nel 2005 solo una piccola parte dei rimborsi che dovrebbe dare all’Ente previdenziale per le spese assistenziali sostenute dall’Ente stesso per conto dello Stato. E dire che l’Inps, nonostante abbia avuto solo un piccolo rimborso, è ugualmente andato in attivo!

C) In realtà in questi anni all’Inps c’è stata una rapina continuata ai danni dei lavoratori:
1. Negli scorsi decenni l’Inps è stato prosciugato non solo per una marea di spese assistenziali ma addirittura per massicci aiuti alle aziende (fiscalizzazione degli oneri sociali da 10.000 miliardi di lire all’anno, ecc..).
2. Recentemente è stato accorpato all’Inps il fondo dei dirigenti d’azienda che ha un passivo di oltre 1 miliardo di euro; ciò è ancor più scandaloso per le scandalose stock option e gli scandalosi stipendi miliardari di molti di loro (quasi 1.000 miliardi di lire al solo Marco Tronchetti Provera e ad altri 2 dirigenti Pirelli per la vendita di brevetti alla Corning).
3. Il fondo Inps dei lavoratori dipendenti ha dovuto periodicamente ripianare i continui mastodontici deficit dei fondi Inps di altre categorie come i commercianti e i coltivatori diretti, che percepiscono pensioni senza aver pagato normali contributi.
4. La legge 88 del 1989 ha stabilito finalmente l’obbligo di separare le spese assistenziali, da mettere a totale carico dello Stato e della fiscalità generale, da quelle previdenziali, da mettere in carico all’Inps; ma questa legge non è mai stata applicata dai governi e dai ministri competenti succedutisi in tutti questi anni!
Se le necessità finanziarie sono di tipo assistenziale, è obbligo dei governi e dei ministri competenti intervenire e non sono pertinenti compiti puramente assistenziali da parte dell'istituto di previdenza, il quale altrimenti viene chiamato a svolgere una funzione vicaria della fiscalità generale, in luogo di quella previdenziale che gli è propria.
5. Nonostante ciò l’Inps è in attivo da diversi anni. Nel 2004 l’attivo è stato addirittura di 5,26 mld di euro, e le previsioni di bilancio per il 2006 parlano di un attivo superiore ai 2,3 miliardi di euro dell’attivo che c’è stato pure nel 2005.
6. E i bilanci dell’Inps hanno dovuto fare i conti col fatto criminoso che moltissime aziende hanno evaso in modo sistematico una marea di contributi previdenziali: solo per il 2006 si stima che ci sia stata un’evasione contributiva di circa 50 miliardi di euro da parte del 30% dei padroni e delle aziende italiane.
7. In tutti questi decenni i governi ed i ministri competenti, invece di regolamentare i migranti e le forme di precariato e di cosiddetta flessibilità del lavoro, hanno fatto condoni previdenziali a ripetizione, con la conseguenza della presunzione di impunità per i padroni che delinquono evadendo i contributi previdenziali. Anche con l’ultima finanziaria ci sono stati provvedimenti di condono previdenziale.
8. L’Inps, grazie ai contributi previdenziali riscossi negli scorsi decenni, aveva un enorme patrimonio immobiliare, garanzia per la solidità dell’Istituto e per il pagamento delle future pensioni; questo patrimonio è stato quasi tutto dissipato per tappare il deficit dello Stato (invece di usare proventi fiscali, tra l’altro in presenza di 200 miliardi di euro di evasione fiscale annua!).
La “vendita” del patrimonio immobiliare dell’Inps è avvenuta con le cartolarizzazioni; recentemente l’on. Giorgio Benvenuto, presidente della commissione Finanze del Senato, ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su queste cartolarizzazioni: “si tratta –ha dichiarato- di una stagione complessa quanto oscura della finanza pubblica, che di fatto è stata sottratta al controllo parlamentare”.

D) Questa campagna sul “deficit” dell’Inps, corredata da notizie false e tendenziose, e lo storno dalle casse Inps di enormi masse di danaro per finalità non previdenziali hanno facilitato il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo e l’innalzamento dell’età pensionabile, nonostante una fortissima opposizione dei lavoratori.
1. Con il sistema contributivo viene dimezzato l’importo della pensione, in particolare per i redditi bassi, e ogni lavoratore ha una sua particolare posizione contributiva, stravolgendo così il carattere solidaristico del sistema retributivo;
2. l’ammontare della pensione futura non è più certo ma è sempre a rischio di nuove decurtazioni se il “Nucleo di valutazione della spesa pensionica”, organismo del ministero del lavoro, stabilisce che l’aspettativa di vita è aumentata.
3. Tutti i lavoratori assunti dopo il 1993 hanno già a tuttoggi almeno 14 anni di pensione Inps dimezzata, e i precari sono del tutto senza nessuna prospettiva di una normale pensione Inps.
4. Coloro che ora ci dicono che bisogna aderire ai fondi pensione o alle polizze “previdenziali” private (anche rinunciando al TFR oltre che ad una parte del normale salario) perché la pensione Inps - col nuovo sistema contributivo - non copre neanche il 40/50% dell’ultimo stipendio, sono gli stessi che invece negli anni ’90 - quando fecero questo cambiamento - ci dissero che si sarebbe perso poco e che, per avere una pensione decente, sarebbe stato sufficiente un modesto versamento di soldi ai fondi pensione.
5. Mentre i parlamentari prendono una pensione (chiamato “vitalizio”) di 3.108 euro dopo una sola legislatura (non cumulabile, e goduta 10 anni prima delle cosiddette “scandalose” pensioni di anzianità), è stata scatenata in questi anni una vergognosa canea contro chi, spesso, si è ammazzato di lavoro per 35 o 40 anni e va in pensione con 900/1100 euro al mese!

E) Contemporaneamente alla campagna di stampa sul “deficit” dell’Inps, al taglio delle pensioni pubbliche e all’aumento dell’età pensionabile, con i governi Amato, Dini, Prodi e Berlusconi sono state varate una serie di leggi e normative sui fondi pensione privati che hanno agevolato in ogni modo padroni, banche, finanziarie, assicurazioni e sindacati e hanno penalizzato pesantemente i lavoratori e i futuri pensionati peggio che nel “modello americano”:
1. Con la normativa fatta sui Fondi pensione italiani sono solo i lavoratori a rischiare: se gli investimenti fatti sui mercati finanziari andranno bene, ci sarà una rendita (o “pensione”), altrimenti niente.
Invece i gestori, la banca depositaria e gli amministratori dei fondi pensione avranno i loro compensi e le loro commissioni sia con un buon andamento dei fondi stessi sia con un loro tracollo.
2. Negli Stati Uniti, presi sempre ad esempio dagli assertori della privatizzazione del sistema, fino a ieri la previdenza era basata:
- su un pilastro pubblico tipo Inps (40/50 % di copertura rispetto all’ultimo stipendio) sostenuto da una bassa contribuzione (12% dello stipendio);
- su fondi pensione aziendali a prestazione definita e non legata all’andamento del fondo sui mercati finanziari.
Negli USA questo secondo pilastro è ora messo in discussione, oltre che dai crack di alcune aziende (Enron, ecc..) che hanno travolto pure il proprio fondo pensione, dai deficit dei fondi pensione (originati dalla crisi di Borsa del 2000) di alcune grandi aziende come Ford e General Motors. E ora negli Stati Uniti governo, banche, assicurazioni e aziende vogliono “fare come in Italia”, innanzitutto con i nuovi assunti, espandendo prodotti come i 401K, simili alle nostre polizze “previdenziali” private e basate sul rischio esclusivo del lavoratore, e tagliando ulteriormente le pensioni pubbliche.
3. Ultimamente anche in Italia vengono propagandati alcuni fondi pensione a prestazione definita, ma il rendimento futuro, oltre che essere condizionato alla solidità e solvibilità futura di quel fondo (e in Italia i fondi sono già migliaia, moltissimi di piccole dimensioni), è addirittura inferiore al rendimento che garantisce il TFR (che ha un fondo di riserva e di garanzia presso l’Inps), sono condizionati a moltissimi vincoli, senza calcolare poi il peso delle commissioni.
4. La campagna di stampa su presunti mega-rendimenti dei fondi pensione privati e delle polizze “previdenziali” che investono in azioni è falsa e tendenziosa; non ha senso affermare che l'aleatorietà della "scommessa" dell'investimento speculativo di borsa (che è tale ed aleatorio per sua specifica e riconosciuta natura) sia al contrario più affidabile e sicura del risparmio previdenziale. Con questo sistema speculativo, cui compete un grado di rischio comunque più elevato, non si può affermare di poter costruire il cosiddetto secondo o terzo o chissà quale nuovo pilastro della previdenza, come se fosse più sicuro di quello tradizionale vigente.
La matematica probabilistica insegna, al contrario, che il rischio aumenta col diminuire della numerosità del gruppo cui si fa riferimento. Ed è sicuramente meglio per i lavoratori se il gruppo fa capo ad un unico ente nazionale pubblico come l'Istituto Nazionale INPS.
5. E se non c'è garanzia di rendimento, è fuorviante parlare di "pensione integrativa": si tratta di un investimento finanziario, legato all'andamento dei mercati borsistici e all'abilità del gestore del fondo. Si tratta quindi tecnicamente di una "rendita", e non di una pensione. Si parla di "pensione integrativa" perché ai fini del marketing, parlare di "pensione" è molto più attraente che non di "investimento finanziario", ma facendo così si ingannano i lavoratori.
6. Vogliono far credere che i Fondi Pensione rappresentino una realtà diversa o meno rischiosa delle migliaia di fondi bancari e finanziari già esistenti; in realtà si tratta di una finzione che crea una duplicazione di costi di gestione per ciascun fondo pensione nuovo, che poi affida la gestione del rischio finanziario ancora agli stessi operatori bancari che già gestiscono i loro fondi.
7. Negli Usa e nel Regno Unito ci sono stati anche recentemente numerosi casi di fallimento di fondi pensione.
Ma anche in Italia alcuni fondi pensione hanno già fatto crack; l’ultimo in ordine di tempo è il fondo pensione della banca IBI (poi Cariplo e ora BancaIntesa-Sanpaolo). Dovrebbe far riflettere il fatto che hanno avuto problemi con i rispettivi fondi pensione interni Comit, BNL e Intesa-Sanpaolo, dato che le banche monopolizzano la gestione di gran parte dei fondi pensione.

E quando c’è il crack le conseguenze sono pesanti per i lavoratori e i pensionati:
ECCO IL TESTO DI UN COMUNICATO (13-12-2004) DELLE FONTI ISTITUTIVE SINDACALI SOTTOSCRITTRICI DELL'ACCORDO DEL FONDO PENSIONE COMIT:
”Sono state assunte le seguenti decisioni, che il Consiglio di Amministrazione del
Fondo dovrà deliberare per non aggravare ulteriormente lo stato di carenza di liquidità e disavanzo, con il rischio di compromettere la fase liquidatoria, e per ottenere un intervento tempestivo della COVIP:
- viene sospesa dal 1° gennaio 2005 l' erogazione degli zainetti (chi esce dal processo produttivo prima della pensione e avrebbe diritto al riscatto del capitale, non potrà esercitarlo);
- le prestazioni pensionistiche verranno corrisposte in misura percentuale (75%, 50%, 50% rispettivamente per gennaio/febbraio/marzo) sotto forma di acconto sulla futura liquidazione in conto capitale. Dal prossimo aprile 2005, cesserà ogni forma di erogazione salvo diverse disposizioni del commissario liquidatore.
- vengono soppresse le pensione di reversibilità, con riferimento ai soli nuovi trattamenti.
FALCRI, FIBA CISL, FISAC CGIL, UILCA, DIRCREDITO, SINFUB”.

8.Il lavoratore che si iscrive al fondo pensione sa quanto versa ma, a parte l’andamento dei mercati finanziari e l’entità delle commissioni, c’è anche l’incognita del calcolo della aspettativa di vita periodicamente fissato nientemeno che da una Compagnia Assicuratrice! Se aumenta l’aspettativa di vita, diminuisce il “coefficiente di conversione” e di conseguenza l’importo della rendita.
Attualmente, con questo meccanismo, a parità di versamenti, le donne hanno diritto a una rendita complementare inferiore del 30% rispetto agli uomini in quanto hanno una aspettativa di vita superiore di 6 anni rispetto agli uomini. Ed è in arrivo un’altra pesante penalizzazione sia per gli uomini che per le donne.
Già oggi, per chi avrà ad esempio la fortuna (mercati azionari permettendo) di aver accumulato dopo una vita di lavoro 50.000 euro nel fondo pensione Cometa dei metalmeccanici, a 65 anni (se uomo) prenderà circa 260 euro al mese di rendita integrativa, che scendono a 185 euro se chiede una rendita totalmente reversibile a favore di una donna con 5 anni di età in meno di lui; e la donna, a 60 anni, avrà una rendita di circa 191 euro al mese, che scendono a 185 con la reversibilità (vedi CorrierEconomia del 29-1-2007); queste cifre sono valide per chi va in pensione entro il 2011; per chi andrà dopo saranno ridotte sicuramente, e non si sa quante volte, prima di andare in pensione, grazie al meccanismo della aspettativa di vita!
E queste rendite, anche, si potranno incassare solo al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia Inps anche se il lavoratore è già andato in pensione di anzianità: cioè 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, e domani sicuramente peggio.
9. La creazione e la gestione di questi fondi ha un costo molto superiore di quello della gestione già strutturata, organizzata e collaudata affidata all'INPS; questo costo si mangia da solo tutte le agevolazioni ottenute dai fondi con gli accordi contrattuali (uno o due % della retribuzione versata dal padrone, ecc..). Queste cifre non sono certo trascurabili: nel caso di Cometa viene applicata una commissione dell’1,25 su ogni rata mensile della rendita pensionistica oltre a una commissione dello 0,7% operato dall’assicurazione sul rendimento della gestione. E per alleviare le spese dei fondi pensione privati diversi enti pubblici (Inps, Metof, ecc...) forniscono loro incredibilmente servizi a basso costo con queste stesse strutture pubbliche.
10. Nei rinnovi contrattuali degli ultimi anni è stato stabilito che il padrone versa una parte di salario (di solito uno o due per cento) sulla posizione assicurativa dei lavoratori iscritti al fondo stesso. I lavoratori non iscritti ai fondi sono discriminati e perdono questa quota di salario; e saranno penalizzati anche coloro che incapperanno nell’illegale meccanismo del silenzio/assenso.
11. I soldi dati ai fondi pensione sono stati drasticamente detassati, almeno fino a quando non decollerà la previdenza privata, mentre la tassazione del TFR è raddoppiata in pochi anni; e, fino a ieri, chi versava al fondo meno della metà del TFR perdeva molte agevolazioni.
”La leva tributaria è lo strumento più efficace per favorire il decollo (dei fondi pensione. Il trattamento fiscale è molto favorevole. Ma durerà?” (CorrierEconomia, 29-1-2007).

F) Ma i fondi pensione, nonostante questa legislazione e regolamentazione di favore, sono stati scelti finora solo dall’11% dei lavoratori interessati.
Ecco che allora arriva il decreto legislativo del ministro Maroni e del governo Berlusconi, anticipato di un anno, al 1° gennaio 2007, dal ministro Damiano e dal governo Prodi:
1. I lavoratori “devono” obbligatoriamente dire SI o NO al versamento del TFR nei fondi pensione o nelle polizze “previdenziali” private.
2. In modo palesemente incostituzionale, rispetto al principio di uguaglianza dei lavoratori, si opera una differenza di trattamento tra i lavoratori delle aziende con meno di 50 addetti e con più di 50.
3. Viene istituito il “silenzio/assenso”.
I lavoratori che, entro il 30 giugno 2007, non faranno nessuna scelta, saranno privati d’autorità del TFR, che finirà in modo forzoso a un fondo pensione contrattuale o aperto (nel caso di accordo sindacale) se esistenti, oppure a un fondo speciale Inps, con rendimento obbligazionario, cioè inferiore a quello attualmente garantito dal TFR.
4. Tutto ciò nonostante il TFR sia salario differito di titolarità esclusiva del lavoratore!
L’istituto del TFR (prima si chiamava LIQUIDAZIONE) è in vigore da 25 anni ed è stato istituito a seguito di una iniziativa referendaria fatta da 800.000 cittadini italiani nel 1981 per abrogare alcune norme varate dal governo nel 1977 dopo un accordo interconfederale tra il presidente della Confindustria Gianni Agnelli e CGIL-CISL-UIL. Tale accordo aveva sterilizzato gli scatti di scala mobile sulla liquidazione e, come conseguenza, anche per la concomitante alta inflazione, aveva portato al dimezzamento della liquidazione in pochissimi anni. 3 giorni prima di far pronunciare col voto tutti gli italiani con il referendum, il governo Spadolini fece approvare una legge istitutiva del TFR: la liquidazione venne agganciata a una percentuale del salario annuale e gli operai, che fino ad allora avevano una liquidazione calcolata su 100 ore annue anziché 173, vennero parificati agli impiegati.
Con la legge Spadolini il TFR venne agganciato a un meccanismo annuale di rendita automatica e garantita: interesse annuale dell’1,5% + il 75% dell’indice Istat. Venne anche istituito presso l’Inps un fondo che garantisce il TFR ai lavoratori anche nel caso di fallimento della propria azienda.
E ora un salario differito come il TFR, per giunta normato da una iniziativa referendaria, è spostato forzosamente senza il consenso del lavoratore!

5. E il TFR spostato forzosamente presso l’Inps con il silenzio/assenso, unitamente al TFR dei lavoratori delle aziende oltre i 50 dipendenti (nel caso di scelta del lavoratore di non devolvere il TFR a un fondo pensione privato), pur essendo salario differito dei lavoratori, è stato considerato dall’ultima finanziaria come una entrata strutturale dello Stato finalizzata alla copertura di deficit di bilancio dello Stato! Addirittura una parte del trattamento di fine rapporto (tfr) che i lavoratori dipendenti delle aziende private con più di 49 addetti non destineranno alla “previdenza” complementare sarà dirottato ad un nuovo fondo statale che finanzierà anche un Fondo per le spese di funzionamento della Difesa, per un ammontare di 160 milioni nel 2007, di 350 milioni nel 2008 e di 200 milioni nel 2009.

6. Una recente sentenza della VI sezione civile del Tribunale di Milano ha dichiarato nullo il contratto stipulato da una persona che ha acquistato una polizza index linked di una assicurazione, e questo nonostante l’acquirente avesse firmato una liberatoria contrattuale; secondo il collegio giudicante, presieduto dal giudice Angela Bernardini, per dare l’ok all’uso di una somma per l’investimento sui mercati finanziari non basta una generica firma ma l’interessato deve essere pienamente consapevole dei rischi ai quali va incontro.
Se questo è valido nel caso sopradescritto, a maggior ragione è illegale non solo il silenzio/assenso ma anche la delega al fondo pensione privato, specie se fatta, come è di norma in moltissime aziende, da delegati e funzionari sindacali o da esponenti degli uffici del personale privi di qualsiasi competenza in materia finanziaria.
7. Il principio del silenzio assenso è in assoluto contrasto con il principio fondamentale del nostro diritto, valido universalmente in tutti i tribunali: chi tace non dice niente!
Non è lecito ritenere che l'esercizio di un diritto possa essere svolto con una non-scelta rappresentata dal silenzio anzichè con una esplicita manifestazione di volontà che dimostri l'esatta conoscenza e percezione dei termini del problema.
8. Del tutto illegittima, e solo finalizzata a imporre in modo coercitivo la scelta dei fondi pensione, è anche la norma che esclude ripensamenti futuri rispetto alla decisione di devolvere il TFR ai fondi pensione. E chi è incorso nel silenzio/assenso, dopo il 30 giugno non può più decidere nulla sulla destinazione del TFR, cioè di una parte del suo salario!
L’impossibilità di cambiare idea e di riavere il TFR penalizza soprattutto i nuovi assunti. All’assunzione - e comunque entro sei mesi - devono decidere se tenersi o meno il TFR; la loro condizione di debolezza faciliterà scelte pilotate da altri.
Mentre il lavoratore si trova imprigionato nel fondo pensione, al contrario gli potranno togliere le agevolazioni fiscali e gli potranno ridurre il rendimento col sistema dell’aspettativa di vita.

9. Il TFR che non è destinato ai fondi pensione viene tassato il doppio o il triplo rispetto a pochi anni fa per costringere di fatto i lavoratori a versarlo ai fondi pensione stessi.
Ciò avviene in spregio sia della Carta Costituzionale che della Corte Costituzionale stessa la quale, con la sentenza 231/1991, intervenne contro un eccesso di tassazione del TFR. Recentemente, inoltre, la Commissione tributaria regionale di Roma (30-1-2003, in “Gazzetta Ufficiale”,I serie speciale, n. 34/2003) ha sentenziato che è anticostituzionale per violazione dell’art. 3 della Costituzione la mancata previsione di una rivalutazione automatica, sulla base degli indici Istat”, della quota annuale esentasse (500.000 lire dal 1985, portate solo a 600.000 lire nel 2000).
Il governo D’Alema, nel 2001, invece di applicare la sentenza della Corte Costituzionale, eliminò le 600.000 lire annuali esentasse e al suo posto mise una detrazione a termine fino alla “riforma” del TFR. E con la “riforma” Maroni, che nel 2005 vara il decreto sul TFR oggi anticipato di un anno da Damiano, sparisce la detrazione e c’è un violento aumento delle tasse sul TFR, in barba alla stessa Corte Costituzionale.
E dal 1-1-2003 era già calata la mannaia del fisco con un aumento anche del 30% delle tasse sul TFR per gli effetti combinati della legge D’Alema del 2001 e della modifica delle aliquote Irpef operata dal Governo Berlusconi dal 1-1-2003.
Per evitare che la “riforma” dell’Irpef danneggiasse i cittadini, il governo Berlusconi aveva previsto la “no tax area” e la “clausola di salvaguardia” le quali consentivano di calcolare l’Irpef con le vecchie aliquote in vigore fino a dicembre 2002 se, applicando quelle nuove, il prelievo fiscale fosse aumentato. Ma per il TFR questo non è stato applicato, e ciò ha comportato solo per i 400.000 lavoratori che si sono licenziati dal 1-1-2003 al 30-6-2004 una maggior tassazione di 750 milioni di euro (1.500 mld di lire!). E a fine anno arrivarono a 1 miliardo di euro. Il relatore di maggioranza alla delega fiscale e capogruppo di Forza Italia in commissione Finanze, Vittorio Emanuele Falsitta, ha dichiarato in parlamento che “l’esclusione di tali redditi (il TFR) dal beneficio di salvaguardia potrebbe dare luogo a discriminazioni incostituzionali” (IlSole24ore,16-6-2003).

G) Il TFR che i lavoratori maturano in un solo anno ammonta alla enorme cifra di 21 miliardi di euro.
Il controllo e la gestione della mega-torta dei fondi pensione è un coacervo infinito di conflitti di interesse.
E i lavoratori sono la prima vittima di questi conflitti di interesse.
1. Il ministro del lavoro Cesare DAMIANO è stato presidente del fondo pensione COMETA.
Consulente del ministro Damiano al ministero è Giovanni Pollastrini, “esperto di previdenza integrativa”. All’inizio degli anni ’90 Pollastrini (dirigente RAS fino a pochi mesi fa, e prima all’Unipol) e “Damiano misero le basi per COMETA, il fondo integrativo dei metalmeccanici”.
”Attualmente Pollastrini –esperto DS per la previdenza integrativa- è presidente del fondo FONTE per i lavoratori del commercio, consigliere del fondo PRIAMO (trasporti pubblici) ed è entrato da poco anche nel Cda dell’ENASARCO” (IlSole24ore, 31-10-2006).
2. Alberto Brambilla, sottosegretario al Lavoro con Maroni e autore del decreto Maroni del 2005 sul TFR, prima di diventare sottosegretario era il dirigente responsabile dei fondi pensione di Intesa/Cariplo.
In questi giorni è stato scoperto “un ammanco di bilancio per oltre 40 milioni di euro nella cassa Ibi, il fondo pensione degli ex dipendenti dell’Istituto bancario italiano, incorporato in Cariplo nel ’91, ora nel gruppo Intesa-Sanpaolo”. L’ammanco è “superiore alla metà dell’intero patrimonio del fondo” “a cui è iscritto oggi circa un migliaio di dipendenti del gruppo (IlSole24ore, 31-1-2007).
”I circa mille iscritti al fondo, costituitisi in comitato, intendono rivolgersi alla megistratura per chiedere soddisfazione per il danno subito: molti di loro erano infatti pronti a conferire il proprio TFR al fondo, altri avevano avanzato richieste di anticipo per spese mediche o l’acquisto dell’abitazione” (IlSole24ore, 1-2-2007).
Brambilla è tuttora nel consiglio di amministrazione del “Nucleo di valutazione della spesa previdenziale”, l’organismo ministeriale che ha il compito di stabilire l’aspettativa di vita dei pensionati, elemento che concorre pesantemente nel calcolo delle pensioni Inps. Questo organismo, del quale fino a sei mesi fa Brambilla ne era presidente del Cda, ha proposto di diminuire dell’8% l’importo delle già taglieggiate pensioni Inps “perché sta aumentando” l’aspettativa di vita.
Brambilla prima di andare al ministero era anche nel Cda di alcune banche (Banco di Chiavari) ed è nel Cda di Credieuronord, la banca della Lega Nord salvata dal fallimento da Giampiero Fiorani (BPL); proprio in questi giorni la Procura della Repubblica di Milano ne ha chiesto il fallimento (IlSole24ore,3-2-2007).
Brambilla è stato membro del consiglio di amministrazione dell'Inps dal ’94 in poi e nel '97 ha scritto il volume , edito da Sole-24 Ore Libri.
3. L’authority incaricata di vigilare sui Fondi Pensione, la COVIP, è diretta da Luigi Scimìa, ex presidente del fondo pensione BNL.
Non c’è dubbio che la nomina di Scimia a vigilare su qualcosa che ha diretto fino a poco tempo prima rappresenti un inequivocabile conflitto di interessi. Infatti c’è il rischio che, anzichè un loro controllore, sia un agente pubblicitario dei Fondi Pensione.
Il fondo pensione BNL, tra l’altro, naviga in cattive acque.
Un comunicato del FALCRI, associazione sindacale bancaria, precisa al riguardo:
"Tra i lavoratori/soci comincia a serpeggiare il dubbio che vi siano problemi legati alla liquidita' del Fondo Pensioni. . Improvvisamente nel 2005, senza una motivazione plausibile e comunque dichiarata, prima si e' verificato un blocco di alcuni mesi delle erogazioni richieste e poi, recentemente, una ripresa di queste con il contagocce e con pesanti restrizioni, come ad esempio un anticipo del solo 10% della cifra per ristrutturazioni e poi anche per i motivi di salute, rinviando l' erogazione totale a presentazione fattura finale. Il vero problema potrebbe essere quello di una possibile carenza di liquidita' del Fondo Pensioni Bnl che verrebbe "nascosta", ipotesi che non puo' non creare preoccupazione tra i lavoratori/soci".
4. I fondi pensione contrattuali hanno un consiglio di amministrazione paritetico: tot rappresentanti delle aziende e tot rappresentanti dei sindacati.
Ma sia le aziende che i sindacati sono presenti anche nelle banche depositarie (tra l’altro fissano i rendimenti) e nelle società di gestione. E le società di gestione sono controllate dalle banche.
La Fiat, ad esempio, ha un suo dirigente (Galateri) alla presidenza di Mediobanca, azionista di molte banche e assicurazioni, ed ha una presenza diretta in alcune banche a partire da Intesa-Sanpaolo (sia nel CdA di Intesa-Sanpaolo che nella Fondazione Sanpaolo, prima azionista del nuovo colosso bancario e delle quale è presidente Franzo Grande Stevens, l’avvocato della famiglia Agnelli); Intesa-Sanpaolo è il primo gestore sia dei fondi pensione negoziali (28 mandati con Cometa, Fonchim, Alifond, Fonte, Telemaco, ecc..) che dei fondi pensione aperti.
CGIL-CISL-UIL, da parte loro, sono presenti ad esempio nell’UNIPOL, che “gestisce 16 mandati sui 43 fondi collettivi che risultavano autorizzati dalla Covip al 30 giugno dello scorso anno” (IlSole24ore,9-1-2007) :
- Rocco Carannante, tesoriere della UIL e membro della segreteria nazionale UIL, dal 2000 è membro del CdA dell’Unipol, è nel Cda del Fondo pensione PREVIAMBIENTE (Igiene ambientale e settori affini) e fa parte del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza C.I.V. dell’I.N.P.D.A.P. dal 1995;
- Graziano Trerè, ex segretario organizzativo e segreteria nazionale CISL, amministratore unico IAL CISL (formazione), fa parte del Consiglio di amministrazione di Unipol dal 1998 ad oggi.
Trerè, in occasione della vicenda Consorte/Unipol, ha dichiarato che anche la CGIL, pur essendo uscita dal CdA di Unipol nel 1999, rimane azionista della stessa Unipol come la CISL e la UIL.
La CISL ha anche una propria assicurazione e un proprio fondo pensione.
L’assicurazione UNIONVITA è di proprietà AIG, prima assicurazione americana, con il 64%, e della CISL con il 36% delle azioni.
Unionvita fa da gestore ad alcuni fondi pensione (Fonchim, ecc..) ed ha organizzato UNIONFONDO, un fondo pensione aperto.
Aig è proprietaria di oltre ¼ dell’area dell’Alfa Romeo di Arese; riguardo a quest’area, di complessivi 2,3 milioni di mq, due anni fa Emilio Gnutti, che era titolare con la controllata Hopa (nel cui patto di sindacato è presente Unipol) della società fiduciaria proprietaria dei restanti ¾ dell’area dell’Alfa Romeo di Arese, durante una manifestazione dello Slai Cobas Alfa Romeo a Brescia, a chi gli chiedeva di dire chi c´è dietro l´"affare Alfa di Arese" rispose: "non vi dico niente perché se no vi vergognate, non tanto voi quanto gli altri sindacati".
Luciano Scapolo, presidente del fondo pensione FONCHIM (chimici) e dirigente della Femca-Cisl, è stato Presidente di ARCO (settore legno), Consigliere di ALIFOND ed è Presidente del Fondo Gomma Plastica, nonché membro del Consiglio di Amministrazione di UNIONVITA.

H) Nei giorni 3-1-2007, 5-1-2007, 10-1-2007 e seguenti su “Ilsole24ore” è stata pubblicata una pagina pubblicitaria del Gruppo Banca Carige con il seguente testo:

“FONDO PENSIONE CARIGE
IL NOSTRO PENSIERO PER IL 2007?
IL FUTURO DELLA VOSTRA AZIENDA
Per rispondere alle esigenze di liquidità della tua azienda facilitiamo il passaggio del TFR al FONDO PENSIONE APERTO CARIGE con finanziamenti ad hoc a tassi particolarmente agevolati …………”.

Da questa inserzione pubblicitaria sembra trasparire il messaggio che, se l’azienda X convince i suoi lavoratori ad aderire ai fondi pensione del Gruppo Banca Carige, l’azienda stessa potrà avere FINANZIAMENTI AD HOC A TASSI PARTICOLARMENTE AGEVOLATI da parte dello stesso Gruppo Banca Carige!
In questa settimane banche, assicurazioni, padroni, sindacati e ministri stanno inondando giornali e televisioni di messaggi pubblicitari ingannevoli, garantendo a parole futuri rendimenti dei fondi pensione come sicuramente superiori a quanto garantisce il TFR.
Vengono utilizzati anche decine di milioni di euro di soldi pubblici per fare pubblicità ai fondi pensione privati: solo con l’ultima finanziaria sono stati stanziati per questo 17 milioni di euro.

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Ci riserviamo di produrre una memoria integrativa ulteriormente dettagliata con documentazione allegata.
Per gli esposti motivi, noi, sottoscritti
D E N U N C I A M O
tutto quanto sopra esposto alla Procura della Repubblica perchè verifichi la sussistenza di condotte di rilevanza penale.
Nominiamo, quali eventuali parti lese, nostri difensori gli avvocati del foro di ………………………………………………………………………………………

Eleggiamo domicilio presso lo SLAI COBAS,
via . ……………………………….

Ci riserviamo la costituzione di parte civile.

Chiediamo che i responsabili siano perseguiti e puniti.

Chiediamo di essere avvisati in caso di eventuale richiesta di archiviazione ex art. 408 c.p.p..

………………………

7-2- 2007

http://www.autprol.org/