02/02/2007: Comunicato della Rete contro la precarietà
Oggi sabato 27 gennaio abbiamo occupato la sede dell'assessorato alla Buona Occupazione del Comune di Spezia perché questa istituzione rappresenta per noi il punto più alto della contraddizione che caratterizza la politica economica e sociale portata avanti dal governo della città e al contempo la migliore sintesi che il riformismo becero locale potesse produrre di se stesso.
In una città, in cui l'amministrazione comunale propaganda da sempre il suo impegno e i suoi avvenuti successi (?) per l'incremento della occupazione, vogliamo oggi sottolineare come la fonte principale di occupazione locale sia costituita da lavoro precario, favorito da un atteggiamento compiacente e connivente proprio da parte degli amministratori.
In un sistema economico che si basa sul la precarietà e quindi sul dogma della (s)vendita dei lavoratori e delle lavoratrici non esiste buona occupazione, esiste solo un sistema di sfruttamento indiscriminato, di schiavitù, basato e prodotto dal clientelarismo e nepotismo.
E l'esistenza di un assessorato alla Buona occupazione quindi non fa altro che ribadire l'appoggio a questo sistema economico della classe politica fra cui spicca per meriti l'assessore Carosi, rappresentate del partito della rifondazione comunista, partito che per ottenere consenso elettorale si dice promotore di battaglie in difesa dei diritti dei cittadini/lavoratori, dei paesi sfruttati, della pace e dell'ambiente, ma che nella realtà dei fatti obbedisce come tutti gli altri partiti alle logiche del mercato e della mercificazione delle vite.
Vogliamo citare solo alcuni dei più recenti episodi di buona occupazione locale: la svendita dei lavoratori e lavoratrici della Vaccari al miglior offerente, l'annunciato licenziamento di centinaia di lavatori e lavoratrici dell'IperCoop e della Comdata, l'attuale licenziamento di alcuni lavoratori e lavoratrici della Call&Call, ed infine le continue morti bianche sul lavoro.
Oggi vogliamo anche ricordare come chi cerca di creare fra i lavoratori e le lavoratrici un'unità di lotta contro il sistema di sfruttamento che ciascuno di noi vive, viene buttato fuori dal gioco, licenziato, senza che tale pratica fascista desti neppure una minima indignazione. Vogliamo in particolare ricordare il licenziamento di Francesco, ex operatore della Call&Call, call center di Costamagna, licenziato a Dicembre dopo 4 anni, in palese violazione degli accordi sindacali proprio perché stava intraprendendo un percorso di lotta con altri lavoratori e lavoratrici all'interno dell'azienda.
Con questa occupazione vogliamo iniziare a discutere e a parlare delle strette e ambigue connessioni che esistono fra la classe politica e l'imprenditoria locale, che non producono altro che ricchezza per pochi e sfruttamento per molti.
Rete contro la precarietà
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