24/01/2007: Comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina emesso in occasione del trentanovesimo anniversario della fondazione
Alle masse del nostro eroico popolo palestinese,
l’undici dicembre del 1967 è il giorno in cui nacque il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Per commemorare questa data, il FPLP, i suoi dirigenti, i suoi quadri, i suoi militanti ed i suoi combattenti, rivolgono alle masse del popolo palestinese e degli altri popoli arabi ovunque si trovino, come pure alle forze dei movimenti di liberazione e progressisti di tutto il mondo, la loro gratitudine e stima per l’appoggio e il supporto fornito al FPLP durante gli anni della sua lunga lotta.
Il FPLP saluta le masse della nostra nazione araba ed il popolo palestinese dei territori palestinesi occupati nel 1948 e nel 1967, della diaspora, e tutti i martiri del popolo palestinese e della nazione araba che sono morti sul campo di battaglia per la dignità, difendendo la nostra causa patriottica e nazionale, ed alla cui testa ci sono i fratelli e compagni Abu Ali Mustafa, Yaser Arafat, Ahmad Yasin, Fathi Al-Shaqaqui, Zuheir Muhsen, Tilaat Yacoub, Majed Abu Sharar, Abu Alabbás, Khaled Nazzal, Jihad Gibril, Hasan Shaker e Fahed Awaad.
Salutiamo anche i combattenti del nostro popolo che si trovano nelle prigioni dell’occupante sionista e tra i quali vi sono donne, uomini, bambini ed anziani, così come salutiamo i fratelli e compagni prigionieri di distinte fazioni della Resistenza palestinese, tra i quali vi sono il compagno Segretario Generale del FPLP, Ahmad Saadat, ed il Vicesegretario, il compagno Malouh.
In questa occasione, desideriamo inviare un sincero saluto anche ai compagni di Hizballah, i quali hanno dimostrato sul terreno che vincere il nemico sionista è una possibilità realistica, contrariamente a quanto affermano e propagandano alcuni regimi arabi e forze politiche arabe disfattiste. Salutiamo inoltre la coraggiosa Resistenza irachena, riaffermando il nostro sentimento di orgoglio per la sua lotta contro le forze di invasione e occupazione.
Masse del nostro popolo,
fin dalla sua nascita – scaturita dalla matrice del Movimento dei Nazionalisti Arabi – il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha dimostrato, e continua a farlo, di essere fedele alle lotte e ai sacrifici del popolo palestinese, senza mai rinunciare, nel corso degli anni, all'obiettivo più alto per la realizzazione delle ambizioni del nostro popolo resistente: la liberazione dall'occupazione e lo stabilimento di uno Stato palestinese democratico su tutta la terra palestinese, come obiettivo strategico; senza per questo sottovalutare, ovviamente, l'importanza della realizzazione dell'obiettivo parziale, cioè lo stabilimento di uno Stato palestinese indipendente e sovrano sui territori occupati nel 1967, con Gerusalemme come capitale e garantendo il diritto al ritorno di tutti i profughi palestinesi alle loro case, da dove furono cacciati nel 1948, essendo quest’ultimo punto il fondamento stesso dell'obiettivo parziale ed il ponte attraverso il quale passeremo a realizzare il nostro obiettivo strategico.
La causa palestinese continua a percorrere un sentiero molto aspro, poiché il nemico sionista ed altre componenti determinanti della cosiddetta Comunità Internazionale, continuano a violare i diritti nazionali del nostro popolo, lavorando – congiuntamente e con impegno – per sopprimere o menomare tali diritti e per spingere il nostro popolo verso la sottomissione e la resa. E così il nemico sionista sta mettendo in pratica le forme di aggressione più orrende contro il nostro popolo, con assassinii, massacri, demolizioni di case, devastazione ed espropriazione di terre; sta proseguendo la costruzione dei suoi insediamenti e del suo muro di separazione razziale; ha stretto un embargo economico e politico asfissiante; spingendosi, per quanto attiene alle diverse forme di repressione e tortura, perfino al di là di quanto fu partorito dalla mente dei nazisti.
Di fronte a tutto questo, lo scenario interno al popolo palestinese, negli ultimi giorni, sta vedendo crescere lotte e schieramenti contrapposti che sono giunti quasi al punto di provocare un'inutile guerra tra palestinesi, è questo un problema che si è ormai trasformato in un pericolo reale: non tanto e non solo per le diverse fazioni della Resistenza, ma anche e soprattutto per la causa nazionale e per tutto il popolo. Essendo questa la situazione, non vi è altra via d’uscita che quella di sforzarci tutti per recuperare la coscienza fondamentale dell'interesse nazionale, allontanando il particolarismo “di fazione” e il fanatismo settario, e di avanzare seriamente verso la costruzione di una reale unità nazionale, alla quale devono partecipare tutte le fazioni politiche e le personalità patriottiche palestinesi, ciascuna forza secondo il peso che possiede sul terreno e in base ad un programma di principi nazionali che garantiscano la partecipazione di tutti alla costruzione del futuro palestinese.
Esigiamo quindi che tutti, noi inclusi, si occupino della necessità di lavorare per la costruzione e il rafforzamento dell’unità nazionale, poiché siamo fortemente convinti che il conseguimento di questa unità sia possibile, sempre che ci si sforzi di farla crescere e alimentarla con le sostanze nutrienti necessarie, che sono costituite dai seguenti punti fondamentali:
1. La necessità che tutte le forze politiche, senza eccezioni, partecipino e lavorino alla ricostruzione e riattivazione dell'OLP [1] – in tutti i suoi organismi, sia di direzione sia di base – in quanto l’unica e legittima rappresentante del popolo palestinese e sulla base del riconoscimento solenne dei principi nazionali, tanto in forma verbale che nella pratica.
Per quanto riguarda questa necessità, il punto di partenza è rappresentato, nel concreto, dalla immediata ricomposizione, sulla base di elezioni, di un nuovo Consiglio Nazionale Palestinese e – seguendo i procedimenti concordati tra tutte le fazioni palestinesi lo scorso anno al Cairo, dato che a questo primo passo dovranno seguirne altri, che riguarderanno il Consiglio Centrale, il Comitato Esecutivo e gli altri organismi, fino a completare la riforma democratica dell'OLP – puntando in tal modo a garantire il rispetto dei principi nazionali ed a restituire alla Carta Nazionale Palestinese [2] il suo giusto valore.
2. L'importanza di continuare la Resistenza in tutte le sue forme, inclusa la lotta armata, come un'opzione strategica nel confronto con l’occupante, fino a debellare completamente l'occupazione e senza fare affidamento sui negoziati con il nemico. Per quanto concerne le negoziazioni, chiediamo che il dossier palestinese sia trasferito agli uffici delle Nazioni Unite attraverso la convocazione di una Conferenza Internazionale promossa dall'ONU, e ciò in quanto alternativa alle negoziazioni bilaterali col nemico, ai progetti della “Road Map” [3] e del “Quartetto” [4], nonché ai tentativi del nemico di imporre soluzioni unilaterali, tutte cose che invitiamo le forze politiche palestinesi a respingere, tanto nella forma quanto nel contenuto.
3. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è stato tra i primi a richiedere un governo di unità nazionale, in seguito alle elezioni legislative [dell’ANP, NdT] e tenendo conto dei risultati delle stesse. Oggi continuiamo a ribadire l'importanza della formazione di un governo di questo tipo, sulla base del Documento della Concordia Nazionale [5] come programma politico. Allo stesso modo, riaffermiamo la nostra contrarietà a tutti i tentativi di sminuire questo documento attraverso l'introduzione di modifiche o vincolando la sua applicazione ad altri documenti che potrebbero annullarla o menomarne il contenuto.
Poiché il governo di unità nazionale è una delle preoccupazioni più importanti del nostro popolo e delle sue organizzazioni di Resistenza, sollecitiamo tutti a tener conto della necessità che alle trattative per la formazione del governo partecipino tutte queste organizzazioni, più le forze vive del popolo palestinese, e quindi a non cercare di appropriarsi anticipatamente, monopolizzandole, di funzioni o assegnazioni particolari.
4. Nonostante l'accordo concluso tra cinque organizzazioni della Resistenza per sospendere il lancio di razzi in cambio della fine delle aggressioni del nemico contro il nostro popolo, il nemico prosegue la sua aggressione contro il nostro popolo in Cisgiordania. Indipendentemente dal modo in cui le altre organizzazioni della Resistenza interpreteranno l’accordo citato, noi lo tratteremo nella seguente maniera:
a) la sospensione del lancio di razzi è subordinata al ritiro delle truppe sioniste dalle zone rioccupate a Gaza e in Cisgiordania, e inoltre all'impegno del nemico nel fermare le invasioni e le aggressioni, sia quelle condotte attraverso bombardamenti, assassinii, persecuzioni dei combattenti palestinesi, sia quelle attuate attraverso la demolizione delle case. La fine delle aggressioni dovrà estendersi anche alla Cisgiordania. Qualora non siano rispettate queste condizioni, ci riterremo liberi dall’accordo citato;
b) in ogni caso, non consideriamo l’accordo riguardante la sospensione del lancio dei razzi come un accordo vincolante alla sospensione di altre forme di Resistenza armata e di operazioni militari;
c) non consideriamo l’accordo riguardante la sospensione del lancio dei razzi neanche come un accordo “sine die”, cioè a tempo indeterminato, e quindi non lasceremo che conduca ad una situazione politica congelata e statica;
d) ovviamente non consideriamo il periodo di sospensione del lancio dei razzi come un periodo di tregua. Qualsiasi futuro accordo per un periodo di tregua con il nemico, richiederà il dialogo più completo tra le forze palestinesi, affinché si possa giungere ad una convenzione palestinese che individui una serie di punti rispetto ai quali il nostro nemico dovrà impegnarsi in cambio di un periodo di tregua totale.
5. In seguito alla vittoria di Hamas alle elezioni legislative e alla formazione del nuovo governo, le parti attive della cosiddetta Comunità Internazionale, di comune accordo con alcuni regimi arabi e con influenti ambiti palestinesi, hanno cercato di fare pressione sul governo di Hamas attraverso diversi mezzi e modalità, con l'obiettivo di abbatterlo o sottometterlo per costringerlo ad accettare le condizioni del “Quartetto” [6]. Nell’ambito di questa politica, si è giunti fino ad imporre l’embargo contro il nostro popolo. E nonostante l’embargo stia arrecando grandi danni al nostro popolo, le citate parti coinvolte perseverano nella loro politica finalizzata a conseguire i loro obiettivi. Noi, nello stesso momento in cui condanniamo queste politiche, chiediamo la rottura dell'embargo imposto al nostro popolo: senza condizioni preliminari né ricatti. Chiediamo ad Abu Mazen di compiere azioni serie e conseguenti nei confronti di tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di rompere l'embargo.
6. Nonostante l’incessante succedersi di eventi importanti, la questione dei prigionieri palestinesi nelle carceri dell'occupazione continua ad essere in cima alle preoccupazioni del nostro popolo, e a tal proposito vogliamo ribadire quanto segue:
a) consideriamo importante coordinarci con i compagni di Hizballah per quanto attiene alla questione del soldato israeliano prigioniero, in quanto crediamo che il coordinamento potrebbe rafforzare la posizione negoziale palestinese nelle trattative per lo scambio;
b) in merito a questa questione, la trattativa col nemico deve avere un solo obiettivo: lo scambio di prigionieri, senza cedere alle tattiche del nemico che invece cerca compromessi su altri temi politici;
c) ribadiamo la nostra posizione circa l'importanza di far coincidere i tempi della liberazione dei prigionieri durante lo scambio, senza cadere nelle trappole dal nemico e senza credere alle sue promesse di liberare i prigionieri palestinesi successivamente, dopo la liberazione del soldato prigioniero;
d) insistiamo nel rivendicare la necessità che il compagno Ahmad Saadat, Segretario Generale del FPLP, il suo vicesegretario, il compagno Malouh, e gli altri fratelli e compagni dirigenti delle organizzazioni palestinesi siano inclusi nel processo di scambio di prigionieri.
Masse del nostro popolo,
noi, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, commemorando il trentanovesimo anniversario della fondazione della nostra organizzazione, rinnoviamo l’impegno a portare avanti la rivoluzione e la Resistenza, fino alla liberazione e fino alla vittoria.
GLORIA AI MARTIRI!
LIBERTÀ PER I PRIGIONIERI!
Dicembre 2006
L’Ufficio Politico del FPLP
Fonte: www.pflp.ps
Note:
1) Fondata nel 1964, l'OLP è dotata di una sorta di “Parlamento” denominato Consiglio Nazionale Palestinese in cui sono rappresentate tutte le forze politiche palestinesi che aderiscono all’Organizzazione. Tuttavia, già da molti anni, il potere decisionale dell’Organizzazione è stato accentrato nel Comitato Esecutivo, strettamente controllato da Al-Fatah anche in violazione della Carta istitutiva. A ciò va aggiunto che con gli “Accordi di Oslo” del 1993 (firmati da Arafat, ma che il FPLP rifiutò bollandoli immediatamente come una forma di tradimento) e quindi con la nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), il ruolo dell’OLP è stato di gran lunga ridimensionato. Non vi è nessuna continuità di genesi, politica o istituzionale, tra OLP e ANP. Il rilancio del ruolo dell’OLP è dal FPLP considerato essenziale per fare in modo che le istituzioni accreditate come rappresentanti del popolo palestinese siano effettivamente espressione del popolo palestinese e dei suoi interessi (evitando in tal modo la tendenza al compromesso col nemico manifestata dall’ANP). Per realizzare tale rilancio, l’FPLP considera essenziale: a) democratizzare il funzionamento interno dell’OLP (cosa che significa inevitabilmente ridimensionare il ruolo di Al-Fatah, che infatti, al di là delle proclamazioni formali, si oppone a tale proposta); b) includere nell’OLP anche le organizzazioni islamiche che attualmente non ne fanno parte, è questo il senso dell’inciso «senza eccezioni» inserito nel comunicato (anche in questo caso la conseguenza sarebbe un ridimensionamento del peso di Al-Fatah). Purtroppo non abbiamo qui lo spazio per evidenziare la saggezza politica e tattica, la correttezza e la lungimiranza, racchiuse in questa posizione del FPLP (anche e soprattutto in relazione alle attuali condizioni sul terreno).
2) La Carta Nazionale Palestinese è il documento costitutivo dell’OLP nel 1964, così come modificato il 17 luglio 1968 con una risoluzione approvata dal Consiglio Nazionale Palestinese. Arafat promise agli israeliani di modificarne alcuni contenuti, ma fortunatamente tali modifiche non si sono concretizzate. Il rilancio del ruolo dell’OLP, così come proposto dal FPLP, comporta quindi il rilancio dei contenuti e dei principi fissati nella Carta Nazionale Palestinese, nella quale, tra l’altro, è scritto: «La lotta armata è il solo mezzo per liberare la Palestina. E’ la strategia globale e non solo una fase tattica. Il popolo palestinese asserisce la sua assoluta determinazione e ferma risolutezza a continuare la lotta armata affinché mediante una rivoluzione popolare esso riesca a liberare il suo paese ed a farvi ritorno».
3) La “Road Map” è il “piano di pace” elaborato nel 2002 dal cosiddetto “Quartetto” (composto da Stati Uniti, Unione Europea, Federazione Russa e Organizzazione delle Nazioni Unite). La “Road Map” fu accettata dalla presidenza dell’ANP (diretta da Al-Fatah) ma rifiutata dalle organizzazioni della Resistenza palestinese, incluso il FPLP. Secondo quanto dichiarato da Ahmad Saadat, Segretario Generale del FPLP, oltre a rappresentare una palese presa in giro, la “Road Map” «si pone l'obiettivo di ridimensionare le aspirazioni palestinesi, in modo che lo Stato venga disegnato secondo le esigenze e le misure indicate da Israele».
4) Attualmente il “Quartetto” cerca di imporre alle organizzazioni palestinesi e al governo dell’ANP i tre “principi base” che equivalgono alla resa totale della Resistenza, ovvero: la fine delle azioni armate da parte della Resistenza palestinese, l’accettazione della “Road Map” e il riconoscimento dello Stato d’Israele.
5) Il Documento della Concordia Nazionale è stato redatto l’11 maggio 2006 da prigionieri di diverse organizzazioni palestinesi con l’intenzione di proporre una piattaforma comune in base alla quale porre fine agli scontri e alle contrapposizioni tra le organizzazioni stesse. E’ stato firmato da prigionieri del FPLP, Hamas, Al-Fatah, Jihad islamico, FDLP.
6) Vedi nota 4.
***
Traduzione e note a cura del
Collettivo internazionalista di Napoli
kollintern@gmail.com
http://www.inventati.org/kollintern
http://www.autprol.org/