02/01/2007: Giù le mani dal TFR!
Ci risiamo: la TRAPPOLA del “SILENZIO/ASSENSO”, per indirizzare automaticamente il TFR nei Fondi Integrativi privati, scatta dal 1° gennaio 2007.
Al 30 giugno 2007 i lavoratori, che non abbiano fatto espressa dichiarazione scritta, vedranno dirottato il proprio TFR nei Fondi pensione.
La Finanziaria di Prodi ha anticipato ciò che il governo Berlusconi aveva fissato al 2008.
Con una sorpresa: il TFR, che il lavoratore delle aziende private con più di 50 dipendenti dichiarerà di non voler destinare ai Fondi e quindi rimasto in azienda, comunque verrà dirottato all’INPS, non per rafforzare la previdenza pubblica, ma per finanziare le grandi opere (come Tav, Mose,..) ampiamente rifiutate dalle popolazioni.
I lavoratori dipendenti, con salari sempre più vicini alla soglia di povertà, sono, con un gioco di prestigio, trasformati in investitori, finanziatori dello stato!
E’ una beffa; ai lavoratori tocca il prelievo forzato dei propri soldi e alle imprese spetta una compensazione: alcune centinaia di milioni di euro inseriti in Finanziaria, stanziamenti che però, quando si tratta dei rinnovi contrattuali, non si trovano mai!
Cgil-Cisl-Uil vorrebbero convincerci ad aderire ai Fondi privati, perché, dopo la “riforma” previdenziale di Dini del ’95, con l’introduzione del calcolo contributivo, le pensioni future corrisponderanno al 50% dei salari odierni. “Dimenticano” che la “riforma” Dini fu da loro appoggiata (e fatta passare con un referendum farsa) perché affermavano che salvava i conti dell’INPS e le pensioni pubbliche; ma ancora oggi non si applica la separazione tra previdenza ed assistenza nel bilancio dell’INPS, che invece, per le spese previdenziali, è in attivo.
Il TFR è salario differito dei lavoratori, ma per lor signori è pura massa monetaria da investire sul mercato per regalare lauti profitti a Fondi aperti e chiusi, assicurazioni, banche, finanziarie.
Negli ultimi anni centrodestra e centrosinistra hanno elevato la tassazione (ora al 23%) sul TFR, diminuendo quella sui Fondi, per rendere questi più appetibili per i lavoratori.
I Fondi non sono altro che investimenti speculativi sul mercato finanziario: oggi possono andar bene e domani fare fallimento; inseguire le incerte chimere dei fondi significa abbandonare la certezza del nostro TFR ed entrare in competizione con altri lavoratori.
Enormi fallimenti dei fondi pensione sono notizia scontata: l’United Airlines ha lasciato un “buco” di miliardi di dollari con migliaia di dipendenti truffati e risarciti solo al 50% dallo Stato, cioè dalla collettività; né si dimentica il fallimento di Enron, Bethlehem Steel, Us Airways, Alaska Carpenter Fund (aveva investito in Parmalat!) e, in Italia, della Comit.
Il vanto di Cgil-Cisl-Uil è che ultimamente alcuni Fondi hanno reso più del Tfr. Ma è uno specchietto per i merli; si tratta dei Fondi con investimenti a rischio, gli altri rendono poco. E, poiché la media si fa nell'arco degli anni, il gioco di mercato non ci dà alcuna garanzia.
Altro specchietto per i merli sarebbe il “regalo” del padronato di quel 2% per i Fondi. Peccato che se lo riprenda come quota-costo nel CCNL, sottraendolo dai nostri aumenti.
L’ERGASTOLO DEI FONDI PENSIONE
Ma ancora più grave è che, con una semplice circolare, la COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), ha deciso che tutti i Fondi uniformino i loro statuti, rendendo irrevocabile, per il lavoratore che dall’1/1/2007 vi aderirà, il conferimento del proprio TFR ai Fondi pensione.
Quindi, chi, dall’1/1/2007, verserà il proprio TFR ai Fondi pensione, non potrà più uscirne, potrà esclusivamente (dopo due anni) cambiare Fondo. In caso di licenziamento il lavoratore recupererà la totalità del TFR versato al Fondo solo dopo 4 anni. L’adesione ai fondi si trasforma in un vero e proprio ergastolo.
Cgil-Cisl-Uil sono entusiaste; passa, nella Finanziaria, l'affare del secolo: 19/21 miliardi di euro annui da amministrare di concerto con i padroni nei Consigli di Gestione dei Fondi.
I Fondi non hanno nulla del carattere solidaristico ed universalistico della pensione pubblica, sono rendite. Per le donne, che hanno una aspettativa di vita mediamente più lunga, se supereranno una certa soglia di età, la “pensione” integrativa automaticamente diminuirà.
Se nel Cile fascista di Pinochet nel 1980 bastarono due decreti per cancellare la previdenza pubblica e rendere obbligatori i fondi pensione (...ma non per i dipendenti delle forze armate e dei corpi di polizia), nell’Italia del centrosinistra 2007, con il meccanismo-truffa del silenzio/assenso e l’ergastolo dell’irrevocabilità delle adesioni ai Fondi, si cerca di ottenere lo stesso risultato per movimentare l’asfittico mercato finanziario per la gioia di speculatori d’ogni risma.
Né è casuale che da gennaio 2007, mentre partirà la campagna finanziata dal governo con soldi pubblici (17 milioni di euro stanziati in Finanziaria), oltre che dalle aziende e da Cgil-Cisl-Uil-Ugl, per il conferimento senza ritorno del TFR ai Fondi privati, si aprirà all’unisono la trattativa a perdere sulla previdenza pubblica che verterà (vedi il memorandum siglato da Cgil-Cisl-Uil con Confindustria e governo) sulle due questioni centrali dell’adeguamento del coefficiente di trasformazione per le pensioni a sistema contributivo, il che comporterà una loro secca diminuzione, e dell’innalzamento dell’età pensionabile. Intanto in Finanziaria vengono aumentati dello 0,30% i contributi previdenziali a carico di noi lavoratori dipendenti.
Promuovere la previdenza privata, scippando il TFR ai lavoratori, significa sottrarre risorse rilevanti alla previdenza pubblica. Cgil-Cisl-Uil, grandi sponsorizzatrici dei Fondi, saranno in un flagrante conflitto d’interessi quando andranno a trattare la futura “riforma” delle pensioni.
E Montezemolo & c., che nel 2005 hanno lucrato 41 miliardi di euro di profitti e ingrassano sulla precarietà dilagante, stanno per aprire un’altra trattativa con governo e Cgil-Cisl-Uil su un cosiddetto patto di produttività che, in cambio di qualche elemosina di ammortizzatori sociali, mira a raggiungere per i padroni la definitiva mano libera nella gestione e prolungamento degli orari di lavoro e il ridimensionamento del ruolo del CCNL.
Quanto accade oggi sul TFR è inaccettabile per i lavoratori. E’ una inaudita sottrazione del diritto a decidere sul proprio salario, con la collusione di governo, Confindustria, Cgil-Cisl-Uil-Ugl e centrodestra.
Urge che noi lavoratori e lavoratrici organizziamo subito, azienda per azienda e nel territorio, la DIFESA del NOSTRO TFR e il BOICOTTAGGIO dei FONDI PENSIONE PRIVATI. E’ un obiettivo fondamentale per difendere il nostro salario e la previdenza pubblica.
NON CONSEGNIAMO IL NOSTRO TFR
NELLE MANI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA!
CONFEDERAZIONE COBAS
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