13/12/2006: I lavoratori di Mirafiori contestano duramente CGIL-CISL-UIL


La contestazione del 7 dicembre dei lavoratori di Mirafiori ai 3 segretari generali di CGIL-CISL-UIL è stata un momento importante e a nulla valgono le dichiarazioni minimaliste dei sindacati amici del "governo amico" e di certi giornali "amici". Importante non tanto e non solo perché la contestazione è avvenuta in un luogo simbolo del mondo del lavoro, quanto piuttosto perché si è concentrata direttamente sulle questioni fondamentali oggi sul tappeto: scippo del TFR, finanziaria "lacrime e sangue", prossima contro-riforma delle pensioni, firma senza mandato dei lavoratori, richiesta di non essere la stampella del governo Prodi-Padoa Schioppa.

Che i lavoratori vivano questa fase politica - e le misure di questo governo anti-popolare - in modo molto sofferto lo capisce chiunque abbia minimamente a che fare con i luoghi di lavoro. E lo sanno anche i 3 segretari generali di CGIL-CISL-UIL, visto che hanno sentito il bisogno di presentarsi tutti e tre a Mirafiori (dopo ben 26 anni, ovvero dalla sconfitta operaia dell'80 in cui tanta parte ebbero proprio i vertici confederali) per "spiegare" la loro linea di appoggio al governo.
Era inaspettata la contestazione? Sicuramente non se l'aspettavano i 3 segretari, ma che nell'aria ci sia un clima di forte sfiducia e di dissenso - anche se non riesce ancora ad esprimersi un modo indipendente ed organizzato - è abbastanza evidente. Questo governo ha scontentato tutti meno che industriali, banchieri e sindacati. E i lavoratori lo hanno capito benissimo, così come hanno capito che la finanziaria del governo Prodi-Fassino-Bertinotti toglie soldi dalle loro tasche per riempire quelle già piene dei padroni (che, non ancora sazi, "rilanciano" con la richiesta di "patto per la produttività", una specie di "nuova edizione" della politica dei salari e della concertazione inaugurate con gli accordi del 31 luglio 1992 e del 23 luglio 1993.

Visto che i sindacati amici del "governo amico" non hanno intenzione al momento di consultare i lavoratori - e non c'è da stupirsi perché riceverebbero una sonora lezione, come le assemblee di Mirafiori fanno pensare - i lavoratori hanno il diritto e il dovere di prendere la parola in prima persona e far sentire il proprio dissenso contro la politica filo-industriale di Prodi, Padoa Schioppa e soci, in tutte le forme possibili e immaginabili, a cominciare dalle assemblee che si tengono sui luoghi di lavoro in cui deve essere messa all'ordine del giorno la discussione e il voto sullo scippo del TFR e sulla controriforma delle pensioni.

Ma il vero appuntamento è dal primo gennaio 2007 quando inizierà il semestre previsto per il silenzio-assenso sul trasferimento del TFR verso i fondi pensione integrativi. I lavoratori hanno la possibilità, sottoscrivendo a valanga lettere di dissenso esplicito per il trasferimento del TFR ai FPI, di mandare a tutto il "politicamente corrotto" sistema politico e sindacale, un messaggio forte e chiaro: "i soldi dei lavoratori non si toccano". Da questa nuova trincea può e deve ripartire una stagione di autonomia e di indipendenza del mondo dal lavoro da partiti e sindacati che pensano solo ai propri interessi e non certo a quelli di milioni di lavoratori che hanno sempre più difficoltà ad arrivare a fine mese.

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