26/11/2006: Sull'incontro internazionale di Beirut in solidarietà con la resistenza (16 - 19 novembre 2006)
Di Valter Lorenzi
Delegato del Comitato nazionale per il ritiro delle truppe italiane all'incontro di Beirut
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L'incontro è stato organizzato dal Partito comunista Libanese, da Hezbollah, dalla Tribuna dell'Unità Nazionale, dal Movimento del Popolo e dalla rete d'associazioni della società civile "Samidoun" con l'obiettivo di organizzare una rete internazionale di solidarietà con la resistenza libanese.
Obiettivi strategici dell'incontro:
1) contrastare la campagna di denigrazione e i tentativi d'isolamento delle forze della resistenza, soprattutto in Europa occidentale.
2) evidenziare l'attuale centralità della resistenza libanese, in generale delle resistenze popolari, come fattore di riequilibrio delle forze nello scontro con l'aggressività imperialista israelo/statunitense nell'area medio orientale
3) sviluppare il confronto politico e l'unità d'intenti tra forze comuniste, di sinistra, nazionaliste ed islamiste, maturati nello specifico contesto libanese prima, durante e dopo l'aggressione sionista dell'agosto/settembre 2006, rilanciandolo su un terreno
internazionale.
4) Costituzione di un coordinamento internazionale - sulla base di obiettivi concreti e condivisi - in grado di fronteggiare e sconfiggere la permanente aggressività sionista e statunitense, che si esprime attraverso la costante elaborazione di nuove offensive sui vari terreni (politico, mediatico, economico e militare) contro il Libano e contro tutti i paesi che non accettano il diktat imperialista.
La vastissima partecipazione internazionale, la ricchezza del dibattito politico e del confronto, la pluralità dei soggetti intervenuti nelle varie sessioni di lavoro e nelle assemblee plenarie, evidenziano il successo dell'incontro di Beirut.
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L'incontro evidenzia come una soggettività plurale, rafforzatasi nei 34 giorni di resistenza contro l'offensiva israeliana di questa estate, sia in grado oggi di rilanciare a livello internazionale un messaggio d'unità, coordinamento e indicazione di lotta totalmente inedito e singolare, capace potenzialmente di sbaragliare la montagna di pregiudizi, prevenzioni e riserve maturate in questi anni anche tra le fila del grande movimento contro la globalizzazione, riserve e pregiudizi usati ad arte dalla propaganda bellicista per dividere i vari fronti di lotta e le esperienze concrete in movimento a livello internazionale.
La presenza nella tre giorni di Beirut di delegazioni provenienti da tutto il mondo dimostra la capacità d'attrazione ed interesse che questo fenomeno resistente ha evocato a livello internazionale.
Oltre 300 delegati si sono incontrati in questi giorni, in rappresentanza di forum sociali contro la guerra, partiti di sinistra e comunisti, organizzazioni laiche e religiose, movimenti di lotta, giornalisti, giuristi, intellettuali, organizzazioni di massa.
Come nel 2004 con il forum internazionale contro la guerra tenutosi sempre nella capitale libanese, sulla spinta delle forti indicazioni emerse precedentemente durante il forum di Mumbay, la presenza di rappresentanze provenienti dal mondo altermondialista è stata anche questa volta molto significativa. Tra queste spiccava la rappresentante dell'Unione ebraica francese per la pace.
I rappresentanti all'incontro provenivano da:
Per il Medio Oriente > Libano, Egitto, Giordania, Iraq, Libia, Palestina, Algeria, Siria
Per l'Europa > Italia, Grecia, Francia, Turchia, Austria, Gran Bretagna, Paesi Baschi, Germania, Irlanda, Portogallo, Belgio, Norvegia
Per le Americhe > Canada, USA, Brasile, Cuba, Brasile
Per l'Asia > Sud Corea
Per l'Africa> Congo, Senegal
Il nuovo contesto determinatosi nel periodo intercorso tra il convegno del 2004 ed oggi dice della lungimiranza di del primo incontro e della forza dell'attuale, proiezione politica del conflitto e della sconfitta militare subita da uno dei più potenti eserciti del mondo nei 34 giorni di aggressione.
Non a caso tutte queste soggettività si riuniscono oggi a Beirut sulla base di un appello diretto della resistenza libanese.
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Parlare di unità tra forze di sinistra, comuniste ed islamiste nella battaglia contro la guerra appare in prima battuta come una contraddizione in termini, soprattutto se partiamo dall'angolo visuale del dibattito italiano, condizionato profondamente da campagne xenofobe e razziste, dalla vulgata guerra/terrorismo, dal pregiudizio sulle forze che si muovono ed interagiscono nello scenario mediorientale, in Afghanistan come in Iraq, in Palestina come in Libano.
A sgombrare il campo da alcuni grandi ostacoli ed ambiguità, teoricamente insormontabili di fronte al complesso contesto delle forze in campo, ci hanno pensato i rappresentanti di Hezbollah alla presidenza dell'incontro.
Ho partecipato alla commissione "Le strategie - Le resistenze" organizzata in modo che gli interventi generali e le proposte si intersecassero con risposte a domande provenienti dal pubblico, composto in buona parte, come detto, da rappresentanti occidentali e nord europei.
Presenti anche alcuni esponenti italiani, conosciuti per le loro attuali posizioni favorevoli al "governo amico" ed alla sua politica estera. Significativa la loro silenziosa partecipazione ai lavori dell'incontro. Molte invece le domande, articolate e composite, rivolte al "Partito di Dio".
Sul tema del rapporto con il Partito Comunista Libanese, la risposta di Mohammad Naufal, rappresentante di Hezbollah alla Presidenza della commissione, è stata la seguente: "noi abbiamo maturato in questi anni molti più rapporti con il PCL, sia sul terreno politico sia sociale, che non con altre forze islamiste presenti nel paese e nell'area mediorientale. Il PCL è un nostro alleato strategico, mentre abbiamo nemici tra le forze islamiste."
Sulle grandi questioni della forma Stato, del rapporto Stato/religione, delle differenze di genere e su altre questioni dirimenti le risposte di Naufal sono state le seguenti:
1) Pensiamo ad uno Stato non confessionale all'interno del quale tutti i cittadini devono godere degli stessi diritti, per questo ci battiamo oggi contro la forma istituzionale libanese, retaggio del colonialismo francese, la quale divide la società per confessioni.
2) Preconizziamo una società nella quale le differenze di classe siano il più possibile eliminate.
3) Nel rispetto dei valori prevalenti della società libanese, siamo per la libertà di culto.
4) Le donne nel nostro movimento non sono discriminate, svolgono attività ai vari livelli dell'organizzazione.
5) I nostri rapporti con le altre organizzazioni si basano sulla condivisione di strategie politiche, non su discriminanti religiose o confessionali.
6) Siamo antimperialisti e lottiamo per l'affermazione di una pace giusta in Medio Oriente.
Le posizioni espresse dal rappresentante di Hezbollah, tra l'altro rintracciabili in forma più articolata e circostanziata nei loro documenti ufficiali, trovano riscontro nelle parole e negli atti dell'altra forza centrale di questo evento, il Partito Comunista
Libanese.
Attraverso Walid Samara e di Mufid Keteish, esponenti di spicco del partito presenti anch'essi alla presidenza dell'incontro, è emerso il quadro di stretto coordinamento maturato in questi ultimi anni tra le due organizzazioni che animano la resistenza libanese.
Walid ad una specifica domanda risponde che "l'alleanza con Hezbollah si sviluppa sul terreno politico, sociale e sindacale, proiettandosi nel contesto libanese come strategica nel processo di cambiamento in atto" .
Altra importante dichiarazione di Mufid sull'Unifil e la risoluzione ONU 1701, che considera come "strumento inserito nel più generale tentativo di indebolire, dividere e disarmare la resistenza. Le forze Unifil in questo contesto rischiano di trasformarsi in una polizia a controllo del territorio del sud Libano".
Nelle ultime settimane, di fronte all'incredibile inasprimento della repressione israeliana in Palestina, con i continui attacchi culminati nella strage di Beit Hanuoun, palestinesi dei campi profughi del sud e libanesi residenti nei paesi bombardati recentemente da Israele hanno promosso due manifestazioni di fronte ad alcune basi Unifil con lo slogan "andatevene dal Libano, qui non servite, spostatevi sulla frontiera di Gaza". Altre manifestazioni del genere sono in programma nei prossimi giorni.
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L'incontro internazionale è servito sia al rafforzamento della resistenza nel rapporto di forza interno libanese, in una fase di forte tensione politica e sociale, sia come stimolo per l'attivazione di una rete internazionale d'intervento, attraverso una serie d'obiettivi che di seguito descriverò attraverso i punti di programma emersi dalle varie commissioni.
Lo scontro in atto tra le forze politiche libanesi ha assunto in questa fase un temporaneo trasferimento del confronto armato sul terreno dei rapporti di forza istituzionali e del potere politico.
Leggiamo brevemente i fatti degli ultimi mesi: dopo la sconfitta militare di agosto il fronte israelo/statunitense è costretto ad accettare un ripiegamento tattico e la risoluzione 1701 dell'ONU, sicuramente spostata in favore degli aggressori, ma incapace nell'immediato ed in prospettiva di risolvere il problema di fondo per il quale l'esercito di Tsahal è stato mandato allo sbaraglio: il disarmo e la disarticolazione della resistenza libanese.
Non a caso, mentre la resistenza rispetta rigorosamente il cessate il fuoco (ma giustamente non cede le armi) Israele viola sistematicamente la tregua per mare, terra e cielo.
Ad appena due settimane dall'inizio della tregua scatta la strategia della tensione: viene ucciso a Sidone un alto esponente dei servizi segreti libanesi, si susseguono attentati dinamitardi contro caserme dell'esercito libanese e centrali della polizia (5 nell'ultima settimane nel centro di Beirut).
Intanto si surriscalda il fronte interno con una serie di atti politici della filo americana "coalizione arancione": si nega un governo di unità nazionale, si accusa la resistenza di aver portato il paese in una guerra distruttiva, si richiede a gran voce l'istituzione del tribunale internazionale per l'omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri in funzione anti siriana.
La Resistenza libanese, forte di un consenso maggioritario nel paese, ricostruisce il paese, propone il governo di unità nazionale, promuove un processo politico per il superamento del retaggio coloniale che blocca il paese nel sistema confessionale. Le mosse della coalizione nazionalista, uscita vincitrice dagli ultimi confronti con Israele, riflettono la serenità e la determinazione di chi sa di avere potenzialmente e legittimamente in mano le redini del paese.
Sul fronte iracheno intanto la sconfitta militare USA inizia a produrre i suoi frutti: è di ieri l'incontro tra i ministri degli esteri siriano e iracheno, nei prossimi giorni i due ministri saranno a Teheran per un incontro con i massimi esponenti della Repubblica
islamica.
I fatti parlano chiaro: Israele e Stati Uniti sono sempre più fuori gioco nell'area. Ed ecco che scatta, in un impressionante sincronia temporale, l'omicidio di Pierre Gemayel.
Il Libano torna ad essere sull'orlo del baratro di una devastante guerra civile
Le mobilitazioni di piazza evocate in questi giorni dalla dirigenza di Hezbollah per sbloccare una situazione di paralisi istituzionale sono state, non a caso, rinviate in attesa della chiusura dei lavori dell'incontro internazionale. Alla luce degli avvenimenti di queste ore la scelta è stata più che lungimirante.
Gli obiettivi emersi dal lavoro delle commissioni sono i seguenti (i documenti e le dichiarazioni finali saranno inviate nei prossimi giorni):
Commissione Strategie - Resistenze
- Costituzione di un gruppo di coordinamento che segua lo sviluppo del progetto di rete mondiale delle resistenze.
- Campagna coordinata contro il discredito mediatico ed informativo della resistenza, soprattutto in Europa.
- Rafforzare il coordinamento tra le forze della sinistra e quelle confessionali ed islamiste.
Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri
- Promuovere una campagna mondiale che viva attraverso specifiche campagne regionali che abbia come obiettivo divulgare, far conoscere e rafforzare la rete mondiale delle resistenze.
- Costituire e promuovere un fondo di sostegno a favore del popolo palestinese.
- 12 luglio giornata mondiale della resistenza.
Commissione giuridico/legale
- Implementare proposte atte a promuovere tribunali contro Israele; denuncia d'Israele come Stato illegittimo
- Analisi e denuncia dell'uso d'armi proibite; denuncia dei paesi che
finanziano e/o forniscono Israele di queste armi
- Recepire tutti i dati sui danni ambientali dell'ultima aggressione israeliana contro il Libano
- Studio sulla struttura ed il funzionamento dei tribunali internazionali, denuncia della loro parzialità, azioni legali contro di essi, dal silenzio sui danni ambientali suddetti.
- Costituzione di un "tribunale della coscienza" sulla violazione dei diritti umani; campagna legale sul tema.
- Campagna sulla legittimità della resistenza, soprattutto tra le opinioni pubbliche europee ed occidentali.
- Costituzione di un comitato onorifico per i perseguitati politici.
- Specifico comitato d'indagine, denuncia, pressione sul tema dei criminali di guerra in Medio Oriente.
- Creazione di un sito web per l'interscambio d'esperienze giuridiche sui temi di lavoro accennati.
- In merito alle truppe europee dislocate in sud Libano in base alla risoluzione 1701: evidenziare il principio che i danni di guerra li deve pagare Israele e non i contribuenti occidentali.
- Pressione sul governo libanese per chiedere risoluzione ONU per costituzione di uno specifico tribunale internazionale sui crimini di guerra d'Israele (sulla falsariga di quello per l'omicidio Hariri).
Commissione media globali
- Obiettivo: costituire un nostro sistema globale integrato in grado di combattere contro il sistema mediatico imperialista.
- Promuovere indagine statistica su giornalisti, intellettuali e scrittori "amici" della resistenza.
- Costituzione di una rete di giornalisti, intellettuali e scrittori in grado di coadiuvare l'obiettivo strategico.
- Costituzione di un comitato organizzativo che determini un comune metodo di lavoro: la prima riunione si svolgerà entro 90 giorni dalla data del presente incontro.
- In prospettiva costituzione di una rete "Media watch" sulle e delle resistenze.
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La commissione che ha riunito le rappresentanze dei paesi arabi.
La considerazione iniziale da fare è che l'incontro di Beirut si inserisce in un contesto che vede in Palestina ed Iraq un (faticoso ma reale) processo d'unificazione delle resistenze.
I passi avanti verso un governo d'unità nazionale in Palestina e l'unificazione delle varie milizie armate ne sono un segnale, così come la recente costituzione in Iraq del Coordinamento delle organizzazioni sociali, politiche ed armate di stampo laico, comunista e islamista sotto un comando unificato.
All'incontro erano presenti rappresentanti autorevoli della resistenza irachena e palestinese, ed è stato posto un accento particolare al tema del coordinamento di questi tre fronti di lotta: Libano, Palestina, Iraq.
Il documento finale sul progetto di rete strategica tra le resistenze riporterà quest'obiettivo come centrale per il prossimo futuro.
Dai vari interventi sono emersi alcuni elementi evidentemente al centro del dibattito nell'area:
1) Analisi dei risultati interni ed internazionali della resistenza: sconfitta elettorale di Bush come diretta conseguenza della forza della resistenza irachena, sconfitta dell'esercito israeliano in sud Libano come riequilibrio - seppur parziale - nei rapporti di forza nell'area.
2) Combattere il progetto di divisione su base etnica e confessionale fomentato dall'esterno.
3) Creazione di un fronte tra le forze nazionaliste, di sinistra e confessionali.
4) No al riconoscimento del governo iracheno: unico rappresentante del popolo iracheno è la resistenza.
5) Sostegno alla resistenza irachena e palestinese.
6) Costituzione di una campagna di pressione sui paesi che dicono formalmente d'essere contro la guerra per spingerli su posizioni più radicali.
7) Esigenza di un'analisi del confessionalismo da un punto di vista sociale e politico.
La risoluzione finale dei lavori di questa commissione arriverà nei prossimi giorni.
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Dalle parole ai fatti.
Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe ha iniziato nel recente passato un'opera di corretta informazione sulla situazione in Libano, Palestina e Iraq, invitando alcuni importanti esponenti libanesi e iracheni per un giro di conferenze in Italia.
Il Coordinamento internazionale delle resistenze che dall'incontro di Beirut si ramificherà in tutto il mondo, attraverso strumenti informativi specifici e con l'ausilio d'organizzazioni e intellettuali disponibili allo sviluppo di questo processo, ci dicono che eravamo sulla strada giusta.
Ora si tratta di rafforzare quest'impegno, che per il nostro paese significherà portare avanti una forte campagna informativa e culturale, in grado di contrastare posizioni ambigue, pregiudiziali e prevenute sulle resistenze arabe, posizioni presenti (e purtroppo ancora forti) trasversalmente nel movimento pacifista.
Oggi per questa battaglia abbiamo un nuovo, potente strumento di coordinamento, in grado di contrastare un processo di divisione che, sulla falsariga dell'ideologia dello "scontro di civiltà " (e di concezioni ad esso funzionali), tenta nel XXI secolo di riproporre quella divisione tra masse popolari utili per legittimare di fronte alle opinioni pubbliche occidentali i conflitti mondiali del '900.
http://www.autprol.org/