25/11/2006: Ai/alle compagni/e del Forum Palestina
Cari compagni e compagne del Forum Palestina.
Non ci interessa intervenire sulla vergonosa campagna che si è scatenata a mezzo stampa dopo il corteo del 18. Non ci interessa perché a priori non riconosciamo a nessuno di questi bastardi assassini guerrafondai la legittimità di farci la morale su nulla!
Scriviamo a voi, invece, perché il vostro comunicato sul corteo del 18/11 ci ha lasciati molto perplessi, e discutere di questo ci interessa molto di più!
Proviamo a spiegarci:
1) Abbiamo l'impressione che in realtà siete stati voi a non essere riusciti ad evitare la "trappola mediatica" di cui parlate, facendo vostre, invece che ignorarle, le affermazioni di indignazione e sdegno degli assassini di regime. Il tono è diverso, è vero, è più da "dibattito interno al movimento", ma la ciccia, il succo, è lo stesso.
Proprio non comprendiamo la ragione per la quale avete sentito la necessità di giudicare, di condannare, di prendere le distanze ("episodi del tutto marginali ed estranei alla manifestazione") da pratiche o slogan assolutamente innocui, e che peraltro non vi hanno creato alcun problema politico od organizzativo durante il corteo. E quali problemi in concreto credete che provocheranno allo sviluppo del vostro/nostro lavoro in avanti?
Dobbiamo allora forse pensare unicamente a motivi di "opportunità politica", motivi che in questi anni ci siamo abituati a riconoscere nell'azione politica di tanti squallidi personaggi dentro e fuori ai movimenti?
No, non lo vogliamo nemmeno pensare.
2) Ci sembra allora grave l'ingenuità, cari compagni; il non aver capito che questo tipo di campagne non sono legate al fatto specifico (le bandiere, gli slogan, i manichini...) ma vengono orchestrate con il chiaro obiettivo di creare, all'interno stesso del movimento, un clima di autocensura funzionale solo a far arretrare sempre più la soglia di quello che è possibile o giusto fare o dire in generale.
Un paio di esempi banali, tanto per capirci: la prossima volta chiederete forse ai libanesi (che speriamo tornino a manifestare) di non portare le foto di Nasrallah perché non è "politically correct" e potrebbe riscatenarsi il casino? E se fra un paio di mesi a qualche opinion maker sionista viene la bella idea di affermare, per esempio, che la kefye sono un abbigliamento tipico dei kamikaze, chiederete a tutti/e (a che titolo, poi) di non vestirle, sempre per evitare casini? E se qualcuno verrà lo stesso con la kefya lo definirete stupido o inservibile, o "l'intera manifestazione non permetterà che si prestino di nuovo alla trappola"?
Perché effettivamente, a cosa serve portare una foto o portare una kefya... ci si può rinunciare, no?
Sembra fantascienza, eppure fino a qualche tempo fa chi avrebbe pensato che bruciare un manichino o gridare uno slogan avrebbe suscitato tutto questo casino... e soprattutto chi avrebbe pensato che ci saremmo ridotti a discutere di questo!
3) A questo punto, ammesso e non concesso che i compagni e le compagne che hanno "bruciato i pupazzi e lanciato slogans inservibili e insulsi" siano caduti nella trappola mediatica di cui parlate, ci sembra che voi rischiate di cadere in una trappola politica BEN PIU' GRAVE! Una trappola che ha l'obiettivo strategico di criminalizzare chiunque non vuole accettare il fatto che a definire cosa si può fare o cosa si può gridare nelle piazze (o per che cosa si possa scioperare...) siano coloro che fanno della politica imperialista assassina il loro credo e della difesa degli interessi della peggiore strategia sionista la loro priorità.
Alla luce di questo, qualsiasi considerazione anche onesta di "opportunità" politica o qualsiasi necessità di equilibrismo politico secondo noi deve passare in secondo piano.
Questa logica non ci appartiene e dev'essere combattuta in maniera compatta, altrimenti non saranno vani solo gli sforzi a sostegno delle Resistenze impegnate contro l'imperialismo in ogni parte del mondo, ma anche qualsiasi tentativo di riconquistare qui ed ora spazi di agibilità politica!
La redazione di "Senza Censura"
22 novembre 2006
Senza Censura
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