31/10/2006: LA NOSTRA PASSIONE È ANCORA LA MONTAGNA, NON CHI LA DISTRUGGE
Venerdì 3 novembre, a Cuneo, undici persone verranno processate per aver interrotto, il 2 febbraio scorso, l'effimero spettacolo del passaggio della fiaccola olimpica.
Come in molte altre parti d'Italia, lungo il percorso del "tedoforo", c'è chi ha voluto contestare quello che viene presentato come esempio di passione per lo sport e la montagna. Chiamereste sport il vortice di denaro che stava dietro le sponsorizzazioni? È amore per la montagna il devastarla con mostri di cemento? Pensiamo che la montagna, per vivere, non abbia bisogno di trampolini, piste da bob e megastrutture di intrattenimento, ma che debba piuttosto continuare ad essere un luogo ancora relativamente naturale. Un luogo dove le comunità umane possano ancora trovare un equilibrio fra le loro necessità e l'habitat che le ospita, a dispetto delle logiche del capitale che lo vorrebberero sfruttare in esclusiva funzione di profitto.
Quel giorno, a bloccare la sfilata degli sponsor olimpici, un gruppo di persone chiudeva con un cavo d'acciaio il ponte sul torrente Gesso innalzando uno striscione con la scritta "La nostra passione è la montagna, non chi la distrugge" e una bandiera NO TAV, ormai simbolo della resistenza all'assurdità della società industriale.
La contestazione delle olimpiadi invernali e la lotta contro il Treno ad Alta Velocità sono entrambe espressioni di un'unica opposizione ad un modello di "sviluppo" che non porta altro che speculazione e sfruttamento dell'ambiente, con la distruzione di territori in cui la natura ha ancora valore per le persone che vi abitano.
Al di là di questa udienza in tribunale, consideriamo però che la mobilitazione a difesa delle terre in cui si vive continui ad essere una costante necessità, perché continui sono gli attacchi che il potere economico e politico progettano ai danni di quanto ancora sfugge ai loro interessi.
Esempi si trovano dovunque, anche nel cuneese: si va dall'ipotesi di un nuovo tracciato dell'Alta Velocità che attraversi le Alpi Marittime con un tunnel sotto la Valle Stura, al progetto di inceneritori e termovalorizzatori a Bastia Mondovì e Ceva, al famigerato traforo del Mercantour e a quello autostradale del Colle del San Bernardo, fino al centro di stoccaggio di residui ultimi di incenerimento nella vicina Val Roya.
Di fronte a tali nocività, valga l'esempio di chi, in Val di Susa, ha saputo difendere con dignità, e finora vittoriosamente, le proprie vite e l'avvenire della propria valle. Facciamo tesoro di quella capacità di resistenza autorganizzata, che ha permesso alla popolazione valsusina ed a persone provenienti da altri luoghi di dar vita ad un intreccio di complicità e reciproco appoggio: così come "da fuori" è arrivata la solidarietà, a partire dalla Val Susa si è diffusa la consapevolezza che lottare contro questi progetti sia possibile ed efficace.
Certamente non è il momento di tornare sui propri passi, ma di continuare ad opporsi radicalmente ad un modello produttivo e di gestione sociale che non può offrire alcuna reale alternativa al disastro verso cui ci sta conducendo.
Essere presenti venerdì 3 novembre, alle ore 9.00, davanti al tribunale di Cuneo, in solidarietà a chi ha fatto proprio questo desiderio di lottare, può essere un'occasione per dar seguito ad un percorso quanto mai attuale di opposizione a quanto ci avvelena e ci opprime.
Quelli del cavo
http://www.autprol.org/