03/10/2006: SCHEGGIA n°1 FOGLIO ANTIRECLUSIONE BOLOGNESE APERIODICO
EDITORIALE:
Un saluto a tutti i reclusi e tutte le recluse.
Questo è il primo numero di Scheggia, foglio contro ogni forma di reclusione bolognese aperiodico, che speriamo riesca ad oltrepassare le mura che ci separano, creando e rafforzando il rapporto fra "dentro" e "fuori".
Come i presidi con la musica che teniamo periodicamente sotto il carcere della Dozza, l'istituto penitenziario minorile del Pratello e il cpt di via Mattei, come le vostre lettere, questo foglio vuole essere uno strumento per combattere una delle più subdole forme di tortura del sistema penitenziario: l'isolamento.
Isolamento fisico e psicologico, che nasconde violenze e soprusi strutturali, compiuti tanto più indiscriminatamente quando si sa che nessuno, "fuori", ne verrà a conoscenza . Isolamento che ci indebolisce, rafforzando il potere di chi del carcere (e della società che lo genera) detiene le chiavi.
Saranno i vostri contributi la linfa vitale di questo progetto. Vogliamo scrivere Scheggia insieme: i vostri sfoghi, le vostre idee insieme alle nostre, anche in maniera anonima, come si preferisce.
Questo foglio sarà il più diffuso possibile, partendo col divulgarlo a parenti ed amici ai colloqui, fino a diventare un megafono, un amplificatore sulla città, per togliere potere agli aguzzini e farci forza a vicenda. Non vogliamo più che il carcere sia vissuto come un mondo chiuso, invisibile: puntiamo il riflettore sui soprusi e sulle angherie, per rompere l'omertà del sistema carcere e spezzare il circolo vizioso del silenzio.
Scriveteci.
Volevamo dedicare questo primo numero di Scheggia a Mike e Juan due nostri amici e compagni attualmente reclusi ad Udine per aver reagito fermamente ad un identificazione poliziesca. In un mondo in cui il controllo diventa ogni giorno più asfissiante può accadere (e per fortuna accade) che qualcuno stufo di piegarsi alzi la testa!
COSA CI MUOVE
Pensiamo che il carcere non risolva i problemi, ma che al contrario sia esso stesso un problema. Quella del carcere (e più in generale della reclusione in tutte le sue
forme) è una questione scomoda, per questo, anche quando irrompe nella cronaca dei mass-media si evita accuratamente di considerarla nel suo insieme.
Non ci accontentiamo di seppellire tutto con i classici luoghi comuni: "La galera è indispensabile per garantire una vita sicura", o più banalmente "e
necessario punire chi viola la legge" o ancora "le prigioni ci preservano dalla violenza". Non si può parlare di carcere senza analizzare la società che di esso
necessita e la dinamica di regole-violazioni-punizioni che essa impone.
La reclusione è il ricatto della legge.
Legge che non è il frutto di un libero accordo che abbiamo deciso di rispettare, ma arma giuridica che chi comanda rivolge contro di noi: la soppressione della libertà ricopre una funzione fondamentale nel garantire gli attuali rapporti sociali, basati sul dominio dell'uomo sull'uomo e sulla disuguaglianza che inevitabilmente ne scaturisce. Legge che altro non è che un'imposizione: puoi solo piegarti e rispettarla volontariamente, perché in alternativa ti sarà imposto di farlo, con la coercizione, con la paura, con la violenza legale che è monopolio dello Stato.
La reclusione è il fantasma, lo spauracchio, il destino di chi non si sottomette alla legge (volontariamente, involontariamente, o per necessità): ma questa realtà
di segregazione imposta, che si prefigge l'annientamento sistematico delle individualità ribelli, a guardarla da vicino si dimostra come un ingrandimento, un acuirsi degli estremi della nostra stessa società, dove adeguamento e uniformità sono requisiti obbligatori di un "vivere civile" sempre più sotto controllo.
Il carcere, con il suo scopo palesato di ri-educazione (al silenzio? all'accondiscendenza?) non fa (e come potrebbe?) diminuire i "crimini": finché vivremo in un mondo basato sul denaro, ci sarà sempre qualcuno disposto a nuocere per profitto: legalmente, come fanno le multinazionali, o illegalmente, come la gente che si arrangia a vivere. La discriminante dipende essenzialmente dalla posizione sociale.
Infatti i peggiori crimini (si pensi alle continue guerre, alla repressione di intere popolazioni, agli embarghi, alla segregazione statale, alle devastazioni ambientali ecc)
non solo sono perfettamente legali, ma sono anche indispensabili per mantenere inalterati gli attuali rapporti socio-economici.
CONTRO IL CARCERE E LA SOCIETA' CHE LO GENERA!
OLTRE SCHEGGIA
- Chi "sta alla Dozza" e si trova in posizione tale da vederci (o sentirci) sa che all'incirca una volta al mese, anche se per ora senza un appuntamento fisso, teniamo dei presidi per portare solidarietà a chi è recluso, urlando la nostra rabbia verso le sbarre e portando un po' di musica.
- Allo stesso modo anche se con meno frequenza siamo venuti anche fuori dal carcere minorile.
- Fuori dal Cpt si teneva (e si terrà) settimanalmente un presidio.
OLTRE BOLOGNA
In molte altre città stanno nascendo o sono già attivi progetti simili: a Genova esiste un foglio di contatto con i detenuti di Marassi che si chiama "Aria", a Trento c'è un foglio murario che si chiama "Sassaiola", con articoli, appuntamenti, denunce delle condizioni carcerarie, a Napoli circola un foglio prodotto del collettivo anticarcerario.
A Forlì ogni 15 giorni c'è un presidio con i ragazzi e le ragazze di Giù mura Giù Box così come a Ravenna ed a volte a Modena.
Anche a Pisa i presidi sotto il carcere Don Bosco erano diventati un appuntamento fisso.
E questa non è che una piccola parte di tutte le iniziative, manifestazioni presidi ecc che, con modalità diverse, in tutta italia, esprimono un radicale rifiuto del sistema carcere.
LA BIBLIOTECA DELL'EVASIONE
E' attivo un gruppo di persone che ogni secondo sabato del mese è fuori dal carcere di Trento, in via Pilati 6, con il "banchetto dell'evasione": libri, riviste e fumetti a disposizione gratuita di famigliari e parenti dei detenuti, perché possano aggiungere una lettura al pacco del cibo e dei vestiti. La "biblioteca dell'evasione" ha un catalogo di circa 600 titoli da cui i detenuti possono scegliere; tutto viene spedito gratuitamente a chi ne fa richiesta, con la sola condizione di passarli ad altri una volta letti: chiedeteci il catalogo. Vogliamo che la lettura alimenti la ricerca e tenga lontano la rassegnazione.
GIU' MURA GIU' BOX MUSICA CONTRO LE GALERE
Giù mura giù box è una pratica di solidarietà ai detenuti: con un paio di casse, un microfono ed un po' di musica chiunque può attivarsi nel supportare chi è in carcere. Dj non giudici. Il nostro è un cieco appoggio, che non vede differenze né tra i prigionieri né tra le cause del loro arresto.
SOLO MACERIE TOUR
Quest'estate Giù mura giù Box è stato in tour sotto le carceri di varie città, nello specifico: il 28 luglio a Vicenza, il 29 a Trento, il 30 a Bergamo, il 31 a Parma,
l'1 agosto a Genova, il 2 agosto a Firenze, il 3 a Spoleto, il 4 sotto il carcere femminile di Napoli, ed il 5 prima sotto Poggioreale e poi al carcere di Benevento.
In ogni città l'iniziativa è stata accolta in modo molto "caldo" dai/dalle detenuti/e che si sono inventati/e di tutto per comunicare con chi stava fuori ballando, cantando e sventolando tutto ciò che avevano! L'apice del Tour è stato il 5 Agosto quando si sono tenuti contemporaneamente sotto il carcere di Voghera, di Alessandria, di Benevento, di Napoli e di Bologna, 5 presidi per 5 anarchici del Silvestre lì reclusi arrestati lo scorso 4 maggio con l'accusa di associazione sovversiva.
SILVIA LIBERA! TUTTI/E LIBERI/E!
La società attuale risolve i propri problemi togliendo la libertà agli individui che ritiene scomodi, ora perché non sottostanno alle sue leggi, ora perché addirittura si oppongono ad essa, lottando contro le atrocità che quotidianamente avvengono contro gli esseri umani, la terra e gli animali.
Per questo motivo, il 4 maggio scorso a Pisa sono state arrestate 11 persone, e 5 di esse hanno tuttora la custodia cautelare in carcere, a Voghera, Alessandria, Bologna, Napoli e Benevento (rispettivamente vi sono imprigionati: Costantino, Beppe, Silvia, Federico e Betta). Sono tutti in regime EIV (elevato indice di vigilanza) ed hanno la censura sulla corrispondenza, censura che si trasforma spesso in blocco totale della posta sia in uscita che in entrata.
Silvia in particolare, che è rinchiusa nella sezione femminile della Dozza, è in totale isolamento.
E' in cella da sola, fa l'aria da sola, e il cibo stesso le viene portato da una guardia.
Il tentativo di isolamento e la realtà della dispersione, vili attacchi studiati a tavolino, non saranno mai sufficienti a renderli invisibili. Li abbiamo nel cuore e nelle lotte in ogni momento. E' da quando esiste un'autorità che esiste qualcuno che si ribella e non sarà la galera, per quanto grigia o fredda sia, a far sottomettere spiriti liberi.
Scriveteci, vi risponderemo e vi invieremo Scheggia, ma specificate se volete che la lettera che spedite sia pubblicata, e se in modo anonimo o no.
Richiedeteci delle canzoni, noi cercheremo di procurarvele e ve le dedicheremo (o le dedicheremo ad altri per voi) ai presidi.
...ovviamente tenete sempre e comunque conto che l'autorità penitenziaria legge...
FUGA DI NOTIZIE
Forse non tutti sanno che:
Domenica 3 settembre, verso le 20.00 un uomo è riuscito a fuggire dal cpt di via Mattei.
Nonostante le ricerche della polizia l'uomo è riuscito a far perdere le sue tracce.
Purtroppo è andata invece male ad un altro ragazzo di 19 anni che non è riuscito a superare il filo spinato.
Dopo 4 anni la "Misericordia" di Modena abbandonano la gestione dei cpt di Modena e Bologna che passera alla "Misericordia" di Firenze.
L'8 settembre, il presidente della sede Misericordia di Modena Daniele Giovanardi, dice ai microfoni di radio Nettuno: "la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la lettera di minacce arrivata ieri alla direttrice del Cpt di Bologna, Anna Maria Lombardo".
Ricordiamo che nel cpt lo scorso 7 agosto un ragazzo era morto di overdose (circa nello stesso periodo è perito anche un uomo recluso alla Dozza).
Il cpt di via Mattei riceve 72 euro al giorno per persona (cifra più alta di qualunque altro cpt Secondo la corte dei conti) cioè praticamente quanto verrebbe a costare il pernottamento di mezza pensione in albergo di buon livello.
Scheggia è uno strumento creato con l'intenzione di aprire uno spiraglio nella grigia nebbia dell'indifferenza sociale.
Scheggia vuole parlare e far parlare di carcere, dando voce ai detenuti ed alle detenute, riportando alla luce quello che viene volontariamente sommerso, dimenticato, nascosto dietro ad un muro.
Scheggia nasce con la volontà di unire ciò che è stato arbitrariamente separato dalla decisione di un tribunale: chi è stato/a messo/a "dentro" e chi vorrebbe essergli/le vicino fuori.
Scheggia non fa differenza tra carcere, cpt, riformatorio, "pene alternative", ospedali psichiatrici e qualunque altra struttura esista per privare esseri viventi della libertà.
Scheggia è per questo sia un bollettino che un foglio murario, grato a chiunque ne alimenti la diffusione...
SCRIVETECI: casella postale 228 bologna centrale
scheggia@canaglie.net
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