02/07/2006: Lettera dal carcere di Bollate in occasione della manifestazione del 17 giugno a Milano


Ci da forza questa manifestazione indetta, fra le altre cose, per la nostra liberazione.
E che ad aprire il corteo siano dei familiari di noi prigionieri non fa che rafforzare l'idea che la solidarietà vada intesa in senso "allargato" e non rinchiuso negli ambiti dei professionisti della politica.
Noi qui, questo non lo intendiamo come un atto di pietismo nei confronti della cosiddetta società civile ma nel gesto che reclama la giustezza di certe pratiche vissute nel quotidiano da ognuno di noi, che a modo suo si oppone con le sue idee e con i propri mezzi alla imposizione di una vita che è sempre più permeata dalla presenza del carcere.
Riconosciamo a grandi linee le richieste che motivano questa indizione di manifestazione ma soprattutto vorremmo sottolineare che liberare tutti, come si sta chiedendo ora, significa andare oltre queste richieste… Per noi significa innanzitutto liberarsi dal carcere stesso.
Il carcere è sempre più vicino, in primis, a chi lo combatte in tutti i suoi aspetti e le sue ramificazioni nella società ma è sempre di più una realtà da affrontare anche per tutti coloro che non hanno un posto nel banchetto sociale allestito da chi si arroga il diritto di dividerci tra servi e padroni.
Non serve essere dei mostri per occupare una cella, si può essere "accolti a braccia aperte" dall'amministrazione penitenziaria più facilmente di quel che si può pensare… La precarietà sempre più diffusa e radicata nelle nostre esistenze è un buon lasciapassare… In poche parole, il debito sociale è sempre pagato da chi lo subisce.
La differenza che corre tra noi detenuti per i fatti dell'11 marzo e gli altri prigionieri in queste carceri è che gli uni vogliono mettere le basi per una vita migliore in un futuro liberato dal dominio delle merci, gli altri invece vogliono migliorare la propria vita con ciò che il capitale offre loro.
Quello che ci accomuna è l'illegalità decretata dagli organizzatori della miseria diffusa.
E' questo ciò che intendiamo per funzione di deterrente sociale che svolge il carcere: ci auspichiamo che queste manifestazioni e queste associazioni di solidarietà di amici e familiari dei detenuti si moltiplichino e continuino il loro percorso di lotta unito ai nostri percorsi di liberazione.
Un saluto a tutti e a tutte,
per una società senza prigioni.

lettera firmata da alcuni prigionieri
dal carcere di Bollate

http://www.autprol.org/