01/07/2006: Trieste: nuova udienza per il processo contro i manifestanti del 20 Marzo 2003


Si è svolta ieri presso il tribunale di Trieste, la seconda udienza del processo di primo grado a carico di quattordici manifestanti, fra i quali un compagno del Gruppo Primo Maggio 1945, accusati di resistenza, lesioni, tentata invasione e imbrattamento per la contestazione presso l’agenzia consolare Usa, avvenuta durante la manifestazione studentesca del 20 Marzo 2003 (nello stesso giorno in cui iniziavano i sanguinosi bombardamenti sull’Iraq). Ricordiamo che, il processo ha assunto fin dalla scorsa udienza una natura prettamente politica con la costituzione di parte civile da parte della presidenza del consiglio e del ministero degli interni, con la conseguente richiesta di un risarcimento pari complessivamente a cinquantamila euro (!!!) per i danni, a loro dire, subiti dall’immagine internazionale dell’Italia a seguito di questa protesta.
Lo svolgersi del processo, ieri mattina, è stato segnato da una totale sudditanza dei magistrati (pubblico ministero e collegio giudicante) alle “prove” fornite dalla Digos. Ove peraltro i materiali d’indagine della questura si sarebbero potuti rivelare controproducenti per la conduzione politica del procedimento giudiziario, il giudice ne ha negato l’ammissione. Così è accaduto ad esempio per il video girato da alcuni giornalisti proprio nel frangente dei tafferugli.
Questo processo si colloca in una fase di riflusso del movimento per la pace, i cui contenuti e la cui capacità di mobilitazione è stata svenduta dalla sinistra borghese e dai revisionisti sull’altare della salita al governo. Del resto, come i fatti stanno dimostrando, i caporioni del centro sinistra non sono per nulla interessati alla pace e alla fine delle aggressioni militari. In Iraq, le dichiarazioni di molti esponenti della maggioranza lo hanno confermato, continuerà la collaborazione con il governo dei vendipatria capeggiato dal boia al Maliki, mentre il ritiro delle truppe consentirà all’esecutivo dell’Unione di allinearsi alle politiche delle potenze imperialiste della Ue, Francia, Germania e Spagna in testa. In Afghanistan, Prodi e la sua cricca hanno assolutamente la necessità di mantenere le truppe di occupazione, la cui presenza si colloca nell’ambito delle missioni Nato e prevede dunque una gestione bipolare Usa-Ue della permanenza militare.
Il grande dato positivo si manifesta invece nella continuità e nel rafforzamento delle guerre di liberazione combattute dal popolo iracheno e dal popolo afgano contro gli invasori e i governi collaborazionisti.
In Iraq, il piano di riconciliazione offerto dai dirigenti del regime filoamericano è stato rifiutato nettamente dall’intero movimento di resistenza, segno che anche le lusinghe politiche, dopo la spietata repressione e l’istigazione all’odio interetnico, non riescono a fermare la prosecuzione della lotta armata contro gli invasori e i loro servi.
In Afghanistan, gli ultimi mesi hanno visto un rafforzamento delle attività militari della Resistenza nel sud del paese, tanto che oggi la presenza dell’esercito italiano e di altri paesi è necessaria per garantire un’efficace retroguardia ai bombardieri americani nella loro tanto sanguinosa quanto vana opera di contrasto della guerriglia.
Ma la guerra al “terrorismo”, proclamata dal carnefice Bush dopo gli attacchi dell’Undici Settembre 2001 e alla quale tutti i padroni e i potenti della terra si sono immediatamente accodati, non assume solo la dimensione delle aggressioni militari e del neo-colonialismo. All’interno degli stessi paesi imperialisti, un processo come quello svoltosi ieri a Trieste lo dimostra, gli spazi di democrazia si chiudono sempre di più, vengono criminalizzate le lotte dei lavoratori e degli studenti, cresce la repressione verso chiunque possa mettere in discussione l’attuale ordinamento economico e sociale. L’applicazione del 41 bis, vera e propria forma di tortura bianca, ai rivoluzionari prigionieri dimostra inoltre la spietatezza dello stato borghese nel voler annientare ogni percorso strategico di rovesciamento del capitalismo.
E’ fondamentale dunque ribadire la necessità di rafforzare il conflitto di classe all’interno degli stessi paesi imperialisti, opponendosi alla logica delle “piazze vuote-urne piene” tanto caro ai revisionisti e alla sinistra borghese, affermando innanzitutto il nostro appoggio alle masse popolari che, dall’Iraq all’Afghanistan, dal Palestina al Nepal, affrontano con determinazione ed eroismo gli assassini imperialisti.

Resistiamo alla repressione, resistiamo alla guerra interna!
Sosteniamo le lotte di liberazione dei popoli oppressi!
Terroristi sono gli stati imperialisti!

Gruppo Primo Maggio 1945-Trieste/Trst

primomaggio1945@yahoo.com

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