30/06/2006: 30 giugno a Genova - Contro il fascismo, lo stato e le sue galere


Il 30 giugno Napolitano, neoeletto Presidente della Repubblica, interverrà a Genova, nell'ambito della mostra sulla rinascita del Parlamento e sull'assemblea costituente, ennesimo momento propagandistico del sistema democratico.
A noi il 30 giugno ricorda invece uno dei grandi momenti insurrezionali di cui i proletari genovesi si sono resi ciclicamente protagonisti: i violenti scontri contro la Celere del governo Tambroni che difendeva il congresso missino. Cacciati i fascisti l'indicazione genovese fu raccolta in molte altre città da Roma a Licata, da Reggio Emilia a Palermo e Catania, con decine di assassinati dai gendarmi.
Ma i portuali, i ragazzi con le magliette a strisce, gli abitanti del centro storico si riversarono per le strade per qualcosa di più: per gli stessi motivi per cui si erano ribellati all'occupazione nazi-fascista senza aspettare gli americani, e per i quali i partigiani non avevano voluto consegnare le armi dopo la “liberazione”. Una liberazione che prevedeva sfruttamento e polizia, beni di consumo pagati a rate giostrando miseri salari.
La rivolta, partecipata da tutte le strutture di base del PCI, fu poi sedata, più che dalla repressione di piazza, dalla dirigenza del partito stesso che, dato il segnale al governo, si mobilitò per far tornare a casa i dimostranti e per requisire le armi gelosamente conservate. E ben presto i protagonisti di quella battaglia furono definiti teddy boys, feccia della città, e gli arrestati dimenticati in galera per anni.
Abbiamo vissuto recentemente la stessa esperienza. Di nuovo sono stati chiamati feccia coloro che si sono radicalmente opposti al G8 proprio a Genova. 25 di loro attendono la fine di un processo che prevede pene pesantissime. Uno di loro (uno di noi) è stato ammazzato.

La presenza di Napolitano, storico dirigente del PCI, in questa città il 30 giugno, è l'ennesimo tentativo della sinistra istituzionale di proporsi come portatrice di valori che, invece, sono stati traditi: dalla resistenza ai giorni nostri.
Giorni in cui la divisione tra buoni e cattivi ha trovato validi supporters in coloro che sono pronti a porgere la propria delega nell'urna elettorale, a rinunciare a lottare quotidianamente, ad elemosinare quel poco che rimane del banchetto di politici e imprenditori dediti, oggi come ieri, allo scempio e alla rapina legalizzata.
Noi riconosciamo ancora i falsificatori e i recuperatori come nostri nemici.
Le celebrazioni antifasciste istituzionali non mascherano l'ipocrisia della massima carica dello Stato e di chi lo sostiene, proprio nel momento in cui 25 antifascisti, che l'11 marzo 2006 si opposero attivamente alla parata della Fiamma Tricolore a Milano, sono tenuti in carcerazione preventiva da oltre tre mesi. E abbiamo invece dovuto assistere a messaggi di solidarietà a Questore e corpi repressivi (bravo Bertinotti!), sfociati in un'indegna sfilata partecipata dai fascisti quanto da leaders di “movimento”.

Ancora meno possono essere cancellate le responsabilità di chi ha formulato, in qualità di ministro dell'interno, la legge Turco-Napolitano che, nel precedente governo di centro-sinistra, istituiva, con i voti di Rifondazione e dei Verdi, quei lager per migranti chiamati C.P.T.
A sinistra infatti, sono sempre pronti, a chiacchere, a sostenerne la chiusura, a plaudire moderatamente ipotetiche rivolte al loro interno, ma ben attenti, quando ciò si verifica concretamente, da Milano a Bologna, da Crotone a Torino, a prendere sempre le distanze – come recentemente accaduto proprio a Torino e a Lecce dove, dopo più di un anno, coloro che si opposti realmente ai lager, a chi li gestisce e al mondo che li produce, sono tuttora detenuti con l'accusa, tra le altre, di aver favorito l'evasione di alcuni migranti.

APPUNTAMENTO h. 15.00 IN PIAZZA CARICAMENTO

Chi ha lottato apertamente e radicalmente contro i CPT oggi si trova sotto processo e in galera.
Chi si è opposto alla sfilata fascista oggi si trova sotto processo e in galera.
Noi non intendiamo lasciare soli i compagni che non hanno dimenticato l'autentico valore di resistenza, di rivolta e insubordinazione.
Siamo qui, oggi e quotidianamente, per pretenderne la liberazione senza condizioni e patteggiamenti di sorta.
La loro libertà, come pure quella di centinaia e centinaia di altri oppositori, è anche la nostra.
Scendiamo in piazza venerdì 30 giugno perché la rassegnazione è morte e per dimostrare a tutti che i compagni non dimenticano.

Libertà immediata per i venticinque antifascisti/e
Libertà per gli immigrati nei Cpt
Libertà per Saverio, Salvatore e gli/le anarchici/che salentini/e
Contro il fascismo, lo Stato e le sue galere

Amici del 30 giugno

http://www.autprol.org/