26/06/2006: Lettera dal carcere di Alessandria: "Sul lager di San Michele"


Diffondiamo il testo di una lettera scritta a metà giugno da Antonino Faro, attualmente detenuto presso il carcere di San Michele (Alessandria).

Spazio di ducumentazione Cuneo

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SUL LAGER DI SAN MICHELE

Noi, detenuti sottoposti a regime E.I.V., nel carcere di San Michele, viviamo in una situazione detentiva particolare. Da quando è stata istituita questa sezione, circa un anno e mezzo, le condizioni in cui ci troviamo sono quelle dell'isolamento. Non abbiamo nessuna possibilità di effettuare attività sportive, ricreative, culturali. Non ci è permesso frequentare né la biblioteca, né la scuola. Le ore d'aria (4 al giorno) si svolgono in un cubicolo di cemento di dimensioni offensive per la nostra dignità personale. Venticinque metri quadrati sono lo spazio che abbiamo a disposizione. Questo quadrato di cemento è circondato da mura altissime, che non ci permettono di vedere neanche il sole. I colloqui con i familiari, gli amici, le compagne sono possibili soltanto il lunedì, circostanza assurda se si pensa che è un giorno lavorativo, e tutte le persone internate qua hanno gli affetti, i propri cari distanti centinaia di chilometri.
Siamo in cinque in questa sezione, due sottoposti ad isolamento diurno da vari mesi, e inoltre c'è un ragazzo somalo in sciopero della fame da venti giorni, in segno di protesta per questo regime, ingiustificato, a cui siamo sottoposti da sempre. La volontà di annullamento dell'individuo, di oppressione, di sopruso è palese. Le responsabilità vanno ricercate, senza ombra di dubbio, nel volere della direzione del carcere. Con questa nostra lettera vorremmo rompere l'isolamento che ci circonda. Per questo facciamo affidamento a voi, e a tutti quelli che considerano il carcere l'espressione più schifosa e vigliacca di questa società assassina. Auspichiamo che le nostre condizioni vengano rese pubbliche, e che ci sia informazione e sostegno, secondo le modalità che ognuno ritiene più opportune. Queste nostre rivendicazioni possono apparire parziali, riformiste, ma è sicuro che per noi hanno un valore molto diverso. Per noi il carcere non è da riformare, da rendere più umano ma da abbattere. Difatti piccole "vittorie" come avere libero accesso a tutte le attività sportive, culturali, etc…non cambieranno questo posto, che resterà sempre un lager punitivo. Ma il nostro quotidiano viverci subirà, significativamente, un cambiamento in positivo. Niente di più, niente di meno.
Con questo salutiamo tutti e tutte, con la speranza che la vostra solidarietà si faccia sentire.

I detenuti della sezione E.I.V. San Michele
Ciise Maxanied, Bonamici Giuseppe
Faro Antonino


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