13/06/2006: APPOGGIO AI LAVORATORI ATESIA E LOTTA ALLA PRECARIETA' - dallo slai cobas
Lo Slai Cobas esprime tutto il proprio appoggio alla lotta dei lavoratori precari Atesia di Roma, perché sostenerli e appoggiarli è una necessità "egoistica" per tutti i lavoratori. Quanto più condizioni di precariato permangono e si diffondono, tanto più verranno precarizzati tutti i lavori, diminuiti tutti i salari e ridotti tutti i diritti. In questo senso la lotta dei precari di Atesia è la nostra lotta.
il loro caso oggi è forse il più noto in Italia, ma mobilitazioni sono in corso in altri call centers come In Action di Arese, Telecare CRM di Cagliari e di Milano, Cos-Med di Palermo, ... Lotte che vanno collegate e unite tra di loro, in un'ottica di estensione e rafforzamento della battaglia contro la precarietà.
Dopo lo sciopero riuscitissimo del 1° giugno (è stata paralizzata l'intera azienda, che ha messo in libertà i pochissimi che si erano recati a lavorare) venerdì 9 giugno i lavoratori di Atesia si sono nuovamente mobilitati con un presidio davanti al Ministero del Lavoro, perché:
-siano ritirati i 400 licenziamenti
-non sia applicato l'accordo sottoscritto l'11/4/2006 da Cgil-Cisl-Uil, già respinto dai lavoratori e che tra l'altro origina i licenziamenti nella forma di mancati rinnovi
-siano stabilizzati a tempo indeterminato tutti i precari dell'azienda
-siano ritirati i 5 licenziamenti politici
-a trattare sia il Collettivo PrecariAtesia che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori dell'azienda
Anche in occasione di questo presidio il ministro del lavoro Damiano si è rifiutato di incontrare una delegazione dei precari e alle 12,30 ha chiesto l´intervento della forza pubblica, che ha spintonato i lavoratori e sbarrato gli accessi al ministero. Solo verso le 14 una delegazione dei precari è stata ricevuta, presso la sede della Provincia di Roma, dalla sottosegretaria al Ministero del Lavoro Rosa Rinaldi, senza che venisse data alcuna risposta concreta.
Il ministro Damiano, che non ha voluto ricevere la delegazione dei lavoratori di Atesia, aveva però già incontrato i rappresentanti di Federcomin, il cui presidente è Alberto Tripi (padrone di Atesia) e i rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil responsabili degli accordi già respinti dai lavoratori di Atesia.
Non è infondato il timore che il ministro possa rovesciare gli esiti delle verifiche dell´ispettorato del lavoro di Roma, che ha già definito illegittimi i contratti a progetto di Atesia, per favorire Alberto Tripi, grande elettore della Margherita e probabile destinatario di futuri appalti dell´amministrazione pubblica e degli enti locali, tutte istituzioni oramai saldamente gestite dal centro sinistra.
La vicenda dei lavoratori precari di Atesia sta così diventando sempre più di rilevanza nazionale, perché è un vero e proprio "banco di prova" sulla questione della precarietà, in cui si stanno manifestando le reali intenzioni del governo Prodi e di Cgil-Cisl-Uil, dopo le chiacchere elettorali. Da questa lotta - che, lo ribadiamo, va appoggiata senza se e senza ma - e dall'atteggiamento delle istituzioni, dei partiti e dei sindacati del centro sinistra, dobbiamo trarre alcune considerazioni.
Ottenere con la lotta il ritiro dei 400 licenziamenti, la stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari di Atesia e il reintegro dei 5 licenziati politici, rappresenterebbe indubbiamente un buon risultato. Una conquista che darebbe migliori condizioni di lavoro e rapporti di forza più favorevoli ai lavoratori di Atesia.
Questo, però, può essere solo il primo obiettivo, ma non certo il fine delle mobilitazioni contro la precarietà, che oggi si stanno sviluppando.
Infatti, ponendo che si ottenesse con la lotta questo risultato, la stabilizzazione a tempo indeterminato vorrebbe dire ottenere a tempo indeterminato che le condizioni di lavoro ad Atesia siano quelle dei contratti di apprendistato con un salario attorno ai 650 euro mensili e/o dei Lavori a Progetto, pagati a cottimo (in base al numero, alla durata e all'esito delle chiamate) con salari oscillanti dai 200/300 fino a 1.000 euro al mese (ma solo nel caso di essere adibiti a commesse "buone") passando però anche intere giornate senza guadagnare nemmeno un euro, pur rimanendo in azienda per tutto il turno di 6 ore.
Queste condizioni di lavoro sono il risultato dell'applicazione delle norme del pacchetto Treu e della Legge 30, che sono gli strumenti principali per precarizzare tutti i lavori, anche grazie alla loro continua applicazione nei vari contratti nazionali (metalmeccanici, chimici, ...).
Come preannuncia l'atteggiamento del ministro Damiano sulla vicenda Atesia, le intenzioni del governo Prodi sono quelle di concertare la precarietà con il padronato e con i sindacati confederali, lasciando intatto il "nocciolo duro" della legislazione che sta precarizzando tutti i lavori.
Il ministro del lavoro Damiano, infatti, ha abbozzato la proposta di abolire due tipi di contratto previsti dalla legge 30, quelli già oggi pressoché non utilizzati: lo staff leasing e il lavoro a chiamata. In più vorrebbe concedere degli incentivi fiscali ai padroni che decideranno di trasformare i rapporti a tempo determinato in tempo indeterminato.
Così rimarrebbe tutto come prima! Se non peggio, perché tutti i lavoratori, precari compresi, dovrebbero anche farsi carico di coprire le minori entrate fiscali derivate dagli incentivi concessi ai padroni.
Ma questa proposta ultraconcertativa è già troppo "radicale" per una parte degli stessi partiti di governo e dei sindacati confederali, ed è quindi in discussione.
Solo la "sinistra di governo" (PRC e PdCI) e la Cgil chiedono verbalmente l'abolizione della legge 30 ("dimenticandosi" del pacchetto Treu).
In nome della "governabilità" PRC e PdCI non faranno nulla di concreto per ottenere nemmeno la sola abolizione dell´intera Legge 30 e il loro "appoggio" a lotte come quella di Atesia è strumentale. Infatti inviano qualche loro parlamentare, ma si guardano bene dall'attivare la partecipazione in massa dei propri militanti nel sostegno di questa mobilitazione. Il loro obiettivo è quello di favorire una soluzione concertata che in cambio di qualche concessione limitata agli interessi dei lavoratori, contemporaneamente garantisca i profitti padronali e salvaguardi il ruolo dei sindacati confederali.
Al tempo stesso la Cgil, nonostante richieda l'abolizione della Legge 30, continua a firmare contratti e accordi che applicano le norme precarizzanti del pacchetto Treu e della Legge 30, addirittura anche peggiorandole come nel caso dell'accordo siglato l'11/4/2006 ad Atesia.
I partiti di del governo di centro sinistra e i sindacati confederali non hanno alcuna intenzione di por fine alla precarietà e il "banco di prova" della vicenda Atesia già lo rende evidente. Al contrario chiederanno ulteriori sacrifici per rilanciare la produttività, "rimanere in Europa" e risanare i conti pubblici, come ha già preannunciato il ministro dell'economia Padoa Schioppa.
La "carota" dovrebbe essere la concertazione della precarizzazione del nostro lavoro.
Anche dalla vicenda Atesia si conferma il fatto che, per difendersi, i lavoratori possono contare solo sulle proprie forze. Si riconferma la necessità urgente:
-di collegare stabilmente le lotte di resistenza che si stanno manifestando in più posti di lavoro,
-di elaborare una piattaforma unitaria e condivisa, su obiettivi anticonsociativi e intecategoriali, per avviare un percorso comune di lotta contro la precarietà, sul salario, per la democrazia nei posti di lavoro.
Nessuno sarà all'altezza dello scontro in atto, ne potrà scardinare i meccanismi concertativi che inchiodano sempre più i lavoratori alla precarietà e a un'esistenza di "sotto-salari" e "sotto-diritti", senza porsi l'obiettivo di costruire e rilanciare un forte movimento di massa, "di resistenza e controffensiva" nei posti di lavoro e nel territorio, rompendo gli attuali limiti delle singole categorie, aziende, realtà locali.
Un primo passo per riuscirvi è continuare ad appoggiare e sostenere la lotta dei precari di Atesia, contro tutti i tentativi di ricondurla entro i confini della concertazione e del mantenimento di condizioni precarie di lavoro.
Sui nostri siti trovate aggiornamenti e materiali sulla lotta dei precari di Atesia.
Slai Cobas
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
Sede nazionale: Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel.fax 02/8392117,
Sede legale: Via Olbia 24, 80038 Pomigliano d´Arco (Na), tel.fax: 081/8037023
slaimilano@slaicobasmilano.org
cobasslai@fastwebnet.it
http://www.slaicobasmilano.org; www.slai-cobas.org
http://www.autprol.org/