12/02/2006: CONTRO LA REPRESSIONE; Per la verità sul caso di Paolo; sabato 18/02 manifestazione nazionale a Brescia


Fra due settimane, sabato 18 febbraio, si svolgerà a Brescia, organizzata dal gruppo di tifosi Brescia 1911, una manifestazione nazionale a favore di Paolo, il sostenitore delle Rondinelle selvaggiamente malmenato dalle forze dell'ordine lo scorso ventiquattro settembre in occasione di Verona-Brescia alla stazione ferroviaria veronese di Porta Nuova. Adesso Paolo, dopo quattro mesi di coma, è tornato a vivere al di fuori del reparto di Rianimazione dove era stato ricoverato, ma la sua esistenza, per le gravissime lesioni al capo riportate durante quel pestaggio gratuito da parte dei tutori dell'ordine pubblico, non sarà più quello di prima essendo bisognoso di cure impegnative, particolari e costosissime, oltre che di dure e faticose terapie riabilitative.
Sull'accaduto sta ancora vigendo la più assoluta omertà da parte delle istituzioni, nonostante le numerose denunce e le tante rimostranze inoltrate in questo periodo. La manifestazione di sabato diciotto febbraio, alla quale aderirà e parteciperà anche il nostro gruppo, Settore Crociato Curva Nord Parma, ha l'obiettivo di far riflettere l'opinione pubblica, non solo gli addetti ai lavori del mondo del pallone, di come la nuova normativa antiviolenza negli stadi italiani e l'eccessiva militarizzazione degli impianti sportivi del nostro Paese spesso e volentieri si presta a forzare la mano con ingiustificate azioni repressive, come è successo in settembre a Verona. Settore Crociato fin da ora invita tutti i tifosi Crociati a solidarizzare con i 'colleghi' bresciani prendendo parte all'iniziativa, di cui nei prossimi giorni diffonderemo notizie più dettagliate.

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Due mesi fa la violenta aggressione delle forze dell'ordine ai tifosi bresciani
CONTRO IL MURO DI GOMMA
Ancora nessuna chiarezza, Paolo permane in coma, sollecitato Pisanu

Oggi, 24 novembre, sono due mesi precisi che un tifoso del Brescia, un sostenitore di una squadra di calcio come tutti noi, ultras o no, è stato al centro di un'ingiustificata violenza da parte delle forze dell'ordine. Il fatto è accaduto il ventiquattro settembre scorso, in occasione della partita Verona-Brescia, alla stazione ferroviaria di Porta Nuova del capoluogo veneto, dove, al momento di prendere il treno che li avrebbe riportati a casa, circa mille bresciani, indistintamente (furono coinvolte anche intere famiglie, donne, bambini e anziani) subirono per più di due ore sfrenate e immotivate cariche degli agenti.

In quell'autentico inferno un ragazzo di nome Paolo fu gravemente colpito dalle percosse dei tutori dell'ordine pubblico al punto di essere ancora oggi ricoverato in un reparto di Rianimazione. Questo increscioso episodio non ha mai trovato lo spazio che meritava, con gli approfondimenti giusti e obiettivi, sui mass-media. I gruppi organizzati della tifoseria bresciana hanno denunciato, con tanto di documentazione fotografica e filmata, l'accaduto. Ancora, però, non si è mosso nulla e l'assordante silenzio delle autorità, a ogni livello, che da sessanta giorni pervade questa vicenda, lascia intendere che su di essa e soprattutto sull'operato delle forze dell'ordine si voglia stendere un velo di reticenza, di falsità e soprattutto di intollerabile oblio.

Per sollecitare il risveglio delle coscienze del potere costituito e, in particolare, per portare a galla la verità, a due mesi da quella violenta e immotivata aggressione perpetrata dalla Polizia nei confronti della tifoseria bresciana, gli amici di Paolo, nei giorni scorsi, supportati da migliaia di sostenitori del Brescia, hanno inviato una lettera-richiesta al Ministro degli Interni Beppe Pisanu e, per conoscenza, al Prefetto, al Questore, al presidente della Provincia e al Sindaco di Brescia oltre che al Sindaco di Verona e agli organi di informazione.

La pubblichiamo integralmente, tralasciando soltanto la premessa: " ... In quelle ore si susseguirono continue cariche, condite dal lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo, spray urticante spruzzato negli occhi, pestaggi deliberati verso ragazzi e uomini inermi ed inerti, donne indifese, bambini terrorizzati, lancio di pietre contro i finestrini del treno su cui si erano rifugiati i tifosi nel tentativo di salvarsi la vita. Tutto ciò senza la minima giustificazione ed il minimo accenno di reazione dei malcapitati bresciani. Quasi tre ore dopo il treno ripartì colmo di PERSONE con braccia fratturate, nasi sanguinanti, schiene livide, teste ferite e contuse dagli sfollagente.

Mille persone che tornavano a casa con gli animi scossi, ma consapevoli di aver rischiato la vita e quindi sollevate per sentirsi finalmente fuori da quell’inferno... mille bresciani... mille tranne UNO: Paolo. Quella sera Paolo si trovava a lottare per la vita in una sala operatoria dell’ospedale di Verona; in stazione era stato selvaggiamente picchiato alla testa dagli agenti, aveva perso i sensi poco dopo ed era rimasto agonizzante per più di venti interminabili minuti perché le stesse forze dell’ordine esitavano a chiamare i soccorsi, di fatto ignorandolo, mentre la sua emorragia intra-cranica si aggravava, rendendo la sue condizioni disperate.

Dopo quasi due mesi Paolo non è ancora tornato, dopo quasi due mesi Paolo è ancora in coma, dopo quasi due mesi i medici che lo stanno curando con grande professionalità non sanno se vivrà, se uscirà dal coma, in che condizioni uscirà dal coma.

In questo periodo i familiari di Paolo hanno dovuto fare i conti, oltre che col dolore e la preoccupazione per un caro in condizioni critiche, con notizie false che dipingevano Paolo come un teppista, come uno che se l’era cercata.

Noi che siamo i suoi amici siamo stati colpiti dall’incredibile calunnia di essere i responsabili di quanto successo (accusati falsamente di aver lanciato sassi e di aver colpito Paolo); calunnia ancora più grave perché arrivata dalle istituzioni nella persona del Questore di Verona attraverso alcuni (non tutti) organi di stampa compiacenti e servili. Eppure la verità (o quantomeno le palesi contraddizioni fra le varie dichiarazioni rilasciate) era sotto gli occhi di tutti, bastava volerla leggere!

Tutti ci siamo resi conto che spesso i media hanno snobbato l’accaduto limitandosi a riportare freddi quanto scandalosi comunicati Ansa, mentre in certi casi hanno gettato confusione nelle menti della gente comune mostrando filmati che nulla avevano a che fare con i fatti della stazione e spostavano l’attenzione dai veri responsabili di quel massacro.

Ci troviamo quindi costretti ancora una volta, con questa lettera e tante altre iniziative, a richiamare l’attenzione su quel maledetto 24 settembre, perché non finisca tutto nel dimenticatoio, perché la verità diventi di dominio pubblico, perché i responsabili paghino i pesanti REATI commessi. O quantomeno vengano fermati perché sono pericolosi.

Perché Paolo è stato massacrato solo perché indossava una sciarpa biancoblu e aveva deciso di seguire la sua squadra! Perché alla stazione di Verona si è perpetrato un massacro di gente indifesa senza la minima motivazione! Perché nessuno, tranne noi, ha segnalato che l’ambulanza che ha soccorso Paolo e fu chiamata dalle forze dell’ordine arrivò senza sirene con un codice GIALLO-2 (nulla di grave!), quando invece tutti i presenti avevano capito la situazione disperata (l’ambulanza ripartì col codice di massima gravità ROSSO-3)!

E allora ci poniamo alcune domande. E’ libero un sistema d’informazione che, quando un errore di tale portata è commesso dalle istituzioni, fa scendere sull’accaduto una coltre di confusione, omertà e mancato approfondimento? E’ libero un sistema d’informazione che non denuncia le falsità (evidentemente contradditorie) dette da un personaggio che rappresenta o dovrebbe rappresentare le istituzioni pubbliche (il referto di pronto soccorso “trauma cranico da ripetute percosse”, smentisce la tesi del sasso lanciato dai tifosi)?

In ogni caso noi non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità: se saranno dimostrati errori da parte nostra, pagheremo per questi; ma non dimentichiamo che nulla può giustificare il massacro fisico e morale a cui sono stati sottoposti ragazzi, donne, bambini ed anziani.

Perché il sindaco di Brescia e il Presidente della Provincia non si sono interessati per fare chiarezza sugli abusi e le violenze subite da cittadini BRESCIANI? Perché nessuno tra i giornalisti e i politici bresciani è andato a trovare Paolo, a parlare con i suoi familiari, a verificare di persona cosa gli fosse successo? (Forse perché dei bresciani conta solamente il voto? Ce lo ricorderemo!) Perché quando sbagliano gli Ultras la burocrazia è velocissima e le condanne colpiscono i presunti colpevoli ancor prima di essere processati, mentre quando sbaglia un rappresentante delle istituzioni la giustizia è sempre molto lenta o addirittura inesistente?

Istituzioni, mass media, politici, magistrati hanno il dovere di rispondere a queste sacrosante domande! E’ l’unico modo per sgretolare l’omertoso muro di gomma eretto davanti alla verità, è l’unico modo per fare giustizia e dare a Paolo un’ulteriore forza per risvegliarsi e recuperare.

L’ultima riflessione va a coloro che potrebbero far valere la propria posizione, qualunque essa sia, per avvicinare la verità: pensate se in quel letto di ospedale ci fosse vostro figlio, pensate se in quella sala d’aspetto del reparto di Terapia Intensiva ci foste voi, pensate alla sensazione di impotenza nel vedere dimenticata dall’opinione pubblica la sofferenza di vostro figlio, o, peggio ancora, nel leggere notizie false sui giornali. PENSATECI, e su questi presupposti fate un esame di coscienza. Per una vicenda simile vale la pena rischiare qualcosa di proprio!!!

PAOLO SEMPRE CON NOI, DENTRO DI NOI!".

Notizia del 24 Novembre 2005

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