06/02/2006: In Belgio, un procuratore federale fa a pezzi i principi del diritto per addolcire un regime fascista!


Inoltriamo a tutti il comunicato del DHKC (Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo) che illustra la persecuzione giudiziaria a cui sono sottoposti i comunisti turchi in Belgio.
Chiediamo a tutti i compagni e a tutti gli organismi politici, sindacali e di lotte rivendicative di inviare messaggi di solidarietà al seguente indirizzo: turquie.rebelle@presos.com
La persecuzione dei comunisti e dei rivoluzionari in Europa non è né una fantasia. La persecuzione contro i comunisti e i rivoluzionari è un fattore sempre più allarmante che trova sempre più conferma nella miriade di processi e inchieste in corso in vari Stati europei.
Il processo che si sta svolgendo in Belgio contro i comunisti turchi si va ad affiancare alle decine di inchieste e processi giudiziari che si stanno svolgendo in Francia, Italia, Spagna ecc. L’UE si sta rivelando una coalizione di stati che sempre più a ruota degli imperialisti USA si mobilita per perseguitare e reprimere e incarcerare gli oppositori interni. Indipendentisti, comunisti, antimperialisti vengono messi sotto accusa come potenziali “terroristi” e messi in condizione in modo preventivo di non nuocere alle politiche antipopolari e guerrafondaie dei gruppi borghesi.
Opponiamoci con forza. Sviluppiamo la solidarietà di classe e internazionale.

Associazione Solidarietà Proletaria
1 febbraio 2006 Comunicato

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Il credo dell'imperialismo americano che si manifesta tramite le sue azioni nel campo di Guantanamo, tramite le sue " leggi anti-terroristiche" e la sua politica di occupazione coloniale, ha trovato un nuovo adepto: il procuratore federale che si incarica del "processo al DHKP-C" in Belgio. Al tribunale di Bruges, per cinque giorni, cioè per tutto il processo, il procuratore Johan Delmulle ha fatto a pezzi tutti i fondamenti del codice penale. Nel suo atto di accusa non si ritrova la più piccola briciola dei principi del diritto. Solo traspare il suo accanimento a volere vendicarsi e perseguitare dei dissidenti politici. In ogni caso, la mentalità che distingue la sua requisitoria è quella di un'ostilità selvaggia verso i rivoluzionari e di un'amicizia senza dubbi per il fascismo. La sua concezione del crimine e del castigo è definita da questi due sentimenti.

Nessun reato. Invece, condanne a profusione!
Il procuratore federale ha richiesto, per le 11 persone imputate, il massimo della pena, fino a dieci anni di prigione. Agendo così sembra ignorare uno dei principi fondamentali del diritto, quello della proporzionalità del castigo rispetto al crimine. Perché, ad oggi, ci si chiede ancora di quali crimini concreti questo procuratore accusa gli imputati. In ogni caso, nella sua requisitoria, non si parla una sola volta di crimini malgrado le richieste di anni di prigione.
Ma allora, quali sono i fatti riprovevoli che lo motivano ad incriminare il DHKP-C?
In seguito ad una brillante inchiesta meticolosa ed approfondita, il procuratore federale è caduto su una storia di "lancio di bottiglie Molotov che datano del 1991!". Che queste bottiglie Molotov che sarebbero state lanciate 15 anni fa non abbia alcun legame con gli imputati o col DHKP-C non lo preoccupa. Anche se questo lancio di bottiglie Molotov fosse imputabile agli imputati, il procuratore federale sa per certo bene che questo atto è un argomento molto labile per richiedere degli anni di prigione. In realtà cerca con demagogia di imporre al tribunale il seguente ragionamento: “Il DHKP-C è un'organizzazione di guerra. Che importa se gli imputati non hanno commesso attentati qui. La loro organizzazione lo fa in Turchia. Di conseguenza, bisogna punirli per gli atti che commettono o che rischiano di commettere in Turchia..."
Il procuratore continua ad assassinare il diritto. Dice in particolare: “Si sono ritrovati una parte degli archivi dell'organizzazione a Knokke. Questa scoperta indica che si tratta della centrale operativa dell'organizzazione. Ed in quanto centrale operativa, tutti quelli che sono stati fermati lì possono essere soltanto membri del comitato centrale."
In men che non si dica, ha trasformato la maggioranza degli imputati in membri del "comitato centrale" e li ha ritenuti responsabili e punibili di tutto e per tutto ciò che l'organizzazione ha fatto nel mondo intero (tale è, esattamente lo stato d'animo del procuratore)!

Il procuratore richiede una punizione esemplare nel più puro stile del diritto medievale e del diritto nazista!
Infine, vedendo che la finzione che ha lui stesso inventato non permetteva giuridicamente di condannare gli imputati, si è ispirato alla" dottrina di guerra preventiva" così cara all'imperialismo americano: "Dobbiamo punire questi imputati con il massimo della pena. Ciò servirà di esempio per tutti quelli che vorrebbe fare del nostro paese un rifugio ed una base per il terrorismo. D’altra parte, se si mantengono gli imputati in libertà, potrebbero commettere a Bruxelles attentati dello stesso ordine degli attentati perpetrati nella metropolitana di Londra. Per questo occorre fin d’ora prendere le nostre precauzioni e dare una pena che servirà di esempio..."
Nessuno giurista degno di questo nome non può prendere sul serio queste proposte in nome del diritto. Perché queste tesi non hanno il minimo legame col diritto borghese che è il frutto di secoli di progresso dell'umanità. Il mondo conosce la mentalità del procuratore Delmulle attraverso i roghi dell'inquisizione che servirono a castigare degli eventuali "sospetti" per terrorizzare la folla. Il mondo conosce questa mentalità attraverso la rappresaglia nazista contro la popolazione che seguiva un attacco della Resistenza o le punizioni collettive che imponevano nei loro campi quando anche un singolo detenuto disubbidiva. A quale sinistro esempio della storia questo procuratore si sente più vicino?

Dottrina americanista nei tribunali belgi
Il procuratore federale tratta gli imputati da "criminali potenziali" senza portare prove concrete. Dice: "prima che domani commettano attentati, bisogna punirli oggi." C'è la minima traccia del diritto in questa mentalità? Non vale la pena di cercare: il diritto, per lui, non esiste.
Verosimilmente, il procuratore federale deve aver fatto dei corsi negli Stati Uniti. Difatti, le leggi che l'imperialismo USA ha adottato in seguito agli attentati dell’11 settembre rivelano la stessa mentalità. Secondo la legislazione "antiterroristica" americana il semplice sospetto può valere anni di prigione. Il procuratore federale belga avrebbe potuto, nella stessa prospettiva, richiedere la reclusione perpetua perché gli imputati potrebbero forse, eventualmente, un giorno, commettere un reato! Non si sa mai!
Se questo processo fosse stato un esame di diritto, il procuratore federale si sarebbe fatto bocciare come un asino. In compenso, siccome ha applicato alla lettera la "strategia americana di lotta contro il terrorismo", può sperare essere applaudito dai suoi mentori della Casa Bianca!

Il procuratore non si decide a definire la natura della nostra organizzazione
Il procuratore federale definisce il DHKP-C a volte come un’organizzazione terroristica, altre come un’organizzazione criminale. Per accusarci di terrorismo era necessario che la nostra organizzazione avesse commesso qualche atto "terroristico" in Belgio. Il problema è che tale atto non c’è. Per di più, quando avvenne la perquisizione di Knokke, non esisteva ancora in Belgio una "legge anti-terroristica". Temendo di non potere arrivare all'accusa di organizzazione terroristica, il procuratore federale gioca disperatamente il suo estremo jolly: l'accusa di organizzazione criminale. Tuttavia, affinché questa accusa sia valida, occorre che gli atti imputati al DHKP-C siano stati commessi con un "interesse personale”. Il procuratore non dispone di prove nemmeno in questo caso.
Dato che per il procuratore federale i criteri giuridici non hanno importanza, occupa la sua poltrona di pubblico ministero all'unico scopo di rifilare condanne. Nella sua requisitoria, si trovano le accuse più strambe ma non importa, basta che la corte abbocchi!

Questo processo contro la nostra organizzazione ha inoltre suscitato un enorme interesse tra la stampa borghese del nostro paese. L'eventualità che "i militanti del DHKP-C possano essere puniti" ha messo letteralmente l'acquolina in bocca ai magnati della stampa e ai mafiosi della rete Susurluk. Tuttavia, per questi media, le farneticazioni del procuratore belga non sono bastate. Dovevano anche loro metterci qualcosa.
Non hanno perso l’occasione per calunniarci a titoli cubitali sul nostro preteso rapporto col "traffico di eroina”. Ora perfino il procuratore federale che ha aperto esplicitamente una crociata contro la nostra organizzazione non ha avanzato accuse del genere. In questo processo la nostra organizzazione non è accusata di dedicarsi a questo genere di traffico da nessuna parte. Ogni insinuazione di questo tipo è del resto senza fondamento.

Secondo l'avvocato dello stato fascista: “La Turchia è cambiata"
Una delle cose più perspicaci del procuratore federale Johan Delmulle è probabilmente quella di avere scoperto la tesi "la Turchia è cambiata." Si permette anche di darci lezione sul modo di lottare in Turchia nel rispetto della democrazia e si sforza di addolcire il fascismo dello stato turco nonostante le decine di rapporti che descrivono la crudele "realtà attuale della Turchia" che sono stati consegnati alla corte. Da questi rapporti cola sangue: le loro pagine sono piene di racconti di torture, di massacri, di atrocità di ogni genere commesse nelle prigioni, di incendi di villaggi, di esecuzioni extragiudiziali, di persecuzioni e di censure. Malgrado tutte le prove inconfutabili portate dalla difesa sul terrorismo di stato, il procuratore si è ostinato a ripetere il solito ritornello del "cambiamento" della Turchia.
Mentre il procuratore ci presentava un quadro roseo della situazione in Turchia, l'avvocato di parte civile che rappresenta lo stato turco non ha potuto confutare la realtà. Ascoltiamo le sue confessioni: “In effetti questo genere di cose è avvenuto in Turchia. C'era la tortura ad una certa epoca. Ma la Turchia aveva delle ragioni per agire così." L'avvocato che è al soldo della Turchia ha dovuto così riconoscere le pratiche della contro-guerriglia. Tuttavia, giustifica la tortura e ne legittima il futuro ricorso in caso di necessità. A voi giudicare le pratiche di questo regime che il procuratore federale tenta di riabilitare! Si può comprendere l'avvocato della parte civile che prende soldi dello stato turco per fare l'apologia del regime. Non è chiaro, invece, quali siano le vere motivazioni di un procuratore federale che non ha nessuno legame diretto coi fatti citati nel processo.

Bisogna mettere fine a questa commedia!
Durante questo processo tutti i principi elementari della presunzione di innocenza, del rigore e dell'obiettività giuridica sono stati gettati al vento. L'arbitrarietà ha raggiunto proporzioni teatrali.
Così lo stato fascista turco afferma che il Belgio si fa "ombrello del terrorismo." Il procuratore federale prende questo discorso alla lettera e richiede delle pene colossali esemplari "per mostrare che il Belgio non è il rifugio del terrorismo." Il diritto applicato in Belgio eseguirà i desideri del regime fascista di Ankara? In ogni caso, questo è ciò che si augura il procuratore federale.
Le nostre opinioni e le nostre prese di posizione sono chiare e precise. Non nascondiamo niente di ciò che sosteniamo o ricusiamo. Abbiamo chiaramente e molte volte detto ciò che pensavamo degli atti violenti che hanno come bersaglio la popolazione come gli attentati della metropolitana di Londra. E’ per questo che pensiamo che sarebbe inutile ritornare su questo argomento in questa sede. Così come sarebbe inutile rispondere a tutte le teorie demagogiche del procuratore federale. La domanda che importa è oggi quella che riguarda l'applicazione o no del diritto da parte degli organi giudiziari belgi.
Punire delle persone per dare l’esempio senza basarsi sulla minima prova di reato, incriminare un ufficio stampa che funziona in rispetto della legge belga ed agire secondo l'arbitrarietà, è proprio dei regimi fascisti.
Se esiste ancora una democrazia borghese in Belgio e se il diritto che emana dei fondamenti democratici dello stato belga è ancora di applicazione, non ci può essere spazio per una requisitoria simile né per un procuratore ad un posto simile. E’ il diritto borghese o le leggi di Guantanamo che trionferanno in Belgio? Lo vedremo presto.

DEVRIMCI HALK KURTULUS CEPHESI
Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo

http://www.autprol.org/