06/02/2006: La “guida al dialogo” un esempio di politica di ghettizzazione e di sottomissione - Appello della Federazione Anatolia Associazione Registrata
Dal 1° gennaio 2006 nel Baden-Wuerttemberg viene applicato un nuovo regolamento per le persone straniere che fanno richiesta della cittadinanza tedesca. Questo regolamento è un questionario composto da 30 domande alle quali debbono rispondere gli stranieri di origine musulmana.
Prima di questo test, le persone di origine musulmana che inoltravano domanda di cittadinanza tedesca, venivano già spiate, esaminate e intimorite con limitazioni e controlli mirati. Queste limitazioni e ghettizzazioni erano già state avviate nel gennaio 2005 con l’entrata in vigore della nuova legge sull’immigrazione. I paragrafi relativi alla valutazione, che possono comprendere funzioni grandi ed importanti, ora sono stati affidati alla discrezione dei funzionari, i quali possono agire sulla base di quel che sanno, del loro interesse e delle loro opinioni. Di conseguenza le persone che avanzano richiesta di cittadinanza vengono consegnate nelle mani dei funzionari.
Esemplare è la situazione di circa 100.000 tedeschi, la cui famiglia è di origine turca, che possiedono la doppia cittadinanza, perché mal consigliati dai funzionari, ed ora sono colpiti dal non-riconoscimento della cittadinanza tedesca. Una prassi che dura tuttora.
Il governo del land Baden-Wuerttemberg ha progettato un questionario composto da 30 domande favorevoli alla sua “giusta” concezione di cultura dominante, copiato dal piano seguito dal governo dell’Assia alla cui base è posta una politica pantedesca.
Se osserviamo queste 30 domande vediamo una politica di ghettizzazione e limitazione promossa dallo stato ed un attacco pesante diretto alle libertà d’opinione e di religione.
Sotto gli aspetti psicologici e dello “stato di diritto” queste domande conducono ad un accoglimento della cultura definita dominante.
Se traiamo un parallelo dalla storia della Germania, allora nel periodo dal 1933 al 1945 vediamo che cosa ha causato questa “predominanza di diritto” della cultura dominante.
Oggi in Germania vivono 2,7 milioni persone di origine turca, delle quali circa 840.000 possiedono la cittadinanza tedesca. In totale oggi in Germania vivono circa 8 milioni di persone straniere, di origine musulmana, che devono adattarsi alla cultura dominante. Queste persone seguono valori diversi, hanno un’etica diversa da quella dei popoli europei, in cui le persone si fanno le scarpe le une con le altre, se succede qualcosa a qualcuno girano le spalle, non vogliono essere aiutati ed hanno la fobia del contatto. Le strutture familiari, le premure e le ripartizioni sono anch’esse diverse da quelle degli stranieri.
Tutto ciò per noi è un onore che giustamente cerchiamo di mantenere, cerchiamo di non lasciarci distogliere dai tanti attacchi portati dall’esterno. Naturalmente in Europa ci sono persone a cui non sono dirette queste osservazioni, ma che tuttavia affondano isolati nella corrente della politica neoliberale.
Nella guida al dialogo si cerca di porre in questione e di impedire la nostra etica e struttura familiare, i nostri valori, le nostre norme, i nostri rapporti di vicinanza e d’amicizia, la nostra concezione di giustizia, la nostra libera opinione e l’appartenenza ad una religione. Questo è un attacco ai nostri diritti fondamentali, cosa che noi non accettiamo. Il nostro diritto alla libera opinione e al modo di pensare sono parte costitutiva dei nostri diritti democratici che vogliamo difendere. Questi attacchi sono inconciliabili con la dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’Onu sottoscritta dagli stati europei e sono un crimine contro l’umanità.
Ancora una volta sottolineiamo che dobbiamo organizzarci. Dobbiamo porci contro questa sprezzante guida al dialogo e dobbiamo manifestare la nostra avversione. Questo questionario è inaccettabile.
Daremo subito avvio ad una campagna di raccolta-firme e pianificheremo altre azioni.
Ognuna e ognuno è chiamata a opporsi e a non rispondere a simili domande.
No alla guida al dialogo!
No alla ghettizzazione e al razzismo!
Uniamoci, resistiamo assieme!
27 gennaio 2006
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