03/02/2006: GENOVA Inverno 2006 - E' uscito il n°2 di ARIA! - Foglio anticarcerario aperiodico
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ARIA! c/o INMENSA, via Colano 1 - 16161 Genova Bolzaneto
(meglio se inviate francobollo per risposta...!!!)
Segue l'introduzione.
NON CONTENTO DELL'INFERNO L'UOMO CREO' IL CARCERE.
C'è un'idea di fondo che ci preme comunicare con questo foglio, col banchetto del sabato sotto il carcere di Marassi e con i rapporti che si vanno via via creando con persone detenute e non. Quest'idea è che lottare per la distruzione del carcere non può essere cosa separata dal lottare per il cambiamento della società tutta, perché è questa che ne ha bisogno, perché quelle quattro mura e tutto ciò che rappresentano non sono che una fermata obbligata per un gran numero di persone, un'immagine speculare della società "esterna" che con tutte le sue regole e imposizioni è già un carcere a cielo aperto. Oggettivamente, un mondo basato sulla proprietà, sul possesso di ricchezze dei pochi a scapito dei molti, sulla disuguaglianza sociale conoscerà sempre ladri, truffatori o assassini, non possono essere la presenza di guardie e celle a far desistere una persona dall'infrangere la legge. In quest'ottica anche la pretesa di ristabilire l'"ordine" delle cose facendo corrispondere anni di galera a seconda del crimine risulterebbe ridicolo, se non fosse in realtà una tragedia accettata dal comune senso di colpa che così a lungo ci hanno inculcato; come può un giudice, uno sconosciuto, soppesare in anni di reclusione le ragioni del mio gesto? Sarà solo chi più da vicino è stato coinvolto dal mio agire a poter valutare le conseguenze e intervenire, questo sarebbe più naturale di qualsiasi galera. Con queste premesse il pensiero di poter rendere umane le condizioni carcerarie dovrebbe suonare come una presa in giro, se non come un'ulteriore umiliazione.
Nel frattempo però, tra tante belle idee e parole, la gente resta rinchiusa e il tempo passa, giorno dopo giorno, domandina su domandina, ora d'aria dopo ora d'aria, devi sopravvivere (qualcuno, troppi ultimamente, non ce la fanno), ci si annoia e si accumulano rancori e, come se non bastasse, dentro come fuori devi avere i soldi per soddisfare delle necessità, allora anche il ricatto del lavoro diventa una scappatoia, un vantaggio, una miglioria. Questo meccanismo fa leva subdolamente sulla naturale pulsione dell'essere umano a impegnare e finalizzare il proprio tempo per non sentirsi una nullità, le imprese entrano allora nelle carceri e anche dal lavoro così estorto e sottopagato del detenuto loro continuano a trarre profitto.
Eccolo il carcere rieducativo, dal volto umano: permettiamo al detenuto di non buttare via il suo tempo e di impegnarsi in un attività lavorativa e guadagnare soldi come tutte le persone normali. Ma chi ha ancora il coraggio di dire che questa sia normalità? Chi ha ancora il coraggio di dire che le persone normali siano libere? Ma come sempre la scelta deve essere del singolo e per un detenuto il campo è ristretto, magari senza una famiglia o amici alle spalle in grado di aiutarlo economicamente, il che sarebbe sicuramente meglio. Il ricatto che sta dietro al lavoro in carcere è un ricatto tanto quanto il lavoro fuori, ma ancora più infame, è quindi naturale indirizzare il nostro disprezzo verso imprese come per esempio la Preti, Heineken, Ikea che guadagnano del lavoro dei detenuti. Per loro l'importante è far girare i soldi, l'economia, ci hanno fatto anche uno spot tv...
E nel frattempo, dicevamo? Con l'obiettivo di riuscire un giorno a rivoltare questa società e di aprire tutte le carceri, siamo anche attenti e pronti a raccogliere lotte e rivendicazioni (che in quanto tali non possono essere che parziali) provenienti da dentro che non inseguano chimere e promesse di partiti o politicanti, gli stessi che un giorno ti rinchiudono e un altro, vicino alle elezioni, parlano di amnistia.
Come possono questi rappresentanti di governo (qualsiasi) che approvano le stesse leggi che incarcerano la gente, che osannano l'operato delle forze dell'ordine, che non fanno che fischiettare al vento il motivetto stonato della "sicurezza" e del rispetto della legalità ad avere reale interesse in una popolazione di indesiderati, di persone che le infrangono quelle leggi, che provano schifo per le divise, che costituiscono un freno per l'economia del paese?Come se non bastasse, coloro che parlavano fino a poco fa di amnistia sono sempre gli stessi che hanno appena approvato una legge che riempirà sempre più le carceri (ex-Cirielli) e molti nuovi istituti sono già in progetto o in costruzione.
Sarebbe interessante portare avanti un confronto, tra detenuti e non, sull'auto organizzazione delle lotte e la costruzione di percorsi di solidarietà, su temi come le lotte specifiche e riformismo, sulla reale inefficacia di metodi istituzionali come le petizioni o, infine, sulle illusorie promesse dei politici (vedi amnistia).
http://www.autprol.org/