14/11/2005: L’occupazione di Via Adda ancora nell’occhio del ciclone
Giovedì 10 novembre 3 membri dell'ex-consiglio di via Adda (oggi alla testa dell'occupazione in cascina Bareggiate) sono stati arrestati con l’accusa di furto, favoreggiamento di immgrazione clandestina e sfruttamento di minori.
Le indagini tuttora in corso non sembrano poter provare nulla di concreto a loro carico, se non il concorso in furto di una caldaia.
Fatto sta che, come sempre, le cronache dei mass-media locali non hanno esitato un attimo a vomitare il loro cocktail di razzismo e diffamazione.
La lotta di via Adda vive ancora, non solo grazie alle iniziative della campagna "via Adda non si cancella", ma anche perché i nemici giurati di quella lotta non possono fare a meno di cercare di affossarne la memoria, cercando di seppellirla nel fango, con qualunque mezzo necessario.
La Campagna "via Adda non si cancella" trova così nuova linfa per sviluppare il lavoro su cui si è costituita in oltre un ae mezzo di attività. Una linfa che va coltivata con l'impegno di sempre, non solo perchè di fronte a questa ennesima emergenza ma per non cedere neanche un milIimetro di terreno alle forze di governo e al loro razzismo.
Facciamo appello a tutti i sostenitori della campagna a divulgare la notizia, a mettere in moto il circuito di contro-informazione e solidarietà, a partecipare attivamente alle scadenze finalizzate alla liberazioane dei tre compagni rumeni e al rilancio della lotta delle comunità rom milanesi
Il calendario, sulla base delle prime assemble degli occupanti di Barerggiate, di via Barzaghi e di sesto S.Giovanni è già fitto.
I rom di Bareggiate, riuniti in assemblea hanno già lanciato un primo obiettivo di mobilitazione : una manifestazione per sabato prossimo alle 10,30 di mattina.
Questo il calendario previsto per la settimana
1) Martedì 15 novembre, ore 21: riunione della Campagna per impostare politicamente la risposta (vedi proposta di documento) a questo ennesimo attacco e lanciare pubblicamente la mobiliotazione di sabato mattina
2) Giovedì 17 novembre, ore 21: Riunione aperta a tutte le realtà che intendono lavorare per organizzare e partecipare alla mobilitazione di sabato
3) Sabato 19 novembre, ore 10,30: manifestazione cittadina, sulla base delle decisioni del 15 novembre
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1) I fatti più recenti: il solito cocktail razzista di repressione e diffamazione.
Giovedì 10 novembre, alle ore 5,30 di mattina è scattata l’ennesima operazione di polizia contro i rom della Cascina Bareggiate.
Ma questa volta, oltre alla solita retata contro i cosiddetti clandestini, vengono arrestati anche tre rumeni regolari. Per loro è stata emessa una misura cautelare con indagini ancora in corso. L’accusa è quella di concorso in furto, favoreggiamento di immigrazione clandestina e sfruttamento di minori.
Ancor prima dell’interrogatorio da parte del Gip, tutte le testate locali, debitamente informate dalla Polizia, hanno colto al volo l’occasione per sputare sentenze contro i rom e la loro “risaputa predisposizione a delinquere”.
Ma soprattutto per assestare un ulteriore colpo all’esperienza di lotta di Via Adda. Tutti e tre gli arrestati erano infatti leader dell’occupazione, membri del consiglio di via Adda.
Pur essendo prematuro un analisi più completa sul contenuto delle indagini e delle accuse che realmente vengono mosse ai tre rumeni, dall’udienza di ieri mattina emergono già parecchi elementi di contraddizione tra la versione dei giornali, il contenuto giuridico della vicenda e la verità che ci proponiamo qui di ricostruire
La base sostanziale dell’accusa é un recente furto di una caldaia, le cui prove sono contenute in alcune intercettazioni telefoniche. Per quanto concerne la questione dello sfruttamento dei minori, la base d’accusa sono le dichiarazioni di un minore, trasferitosi in via Triboniano prima dello sgombero di via Adda, che dichiara di essere stato costretto con la forza, da alcuni suoi famigliari, a commettere furti in quartiere. La complicità di uno degli arrestati viene dedotta dal fatto che egli si recava spesso presso caserme e carceri minorili per “ritirare” i minori prelevati dalla polizia.
Per quanto riguarda invece il favoreggiamento di immigrazione clandestina, le prove sarebbero contenute nelle dichiarazioni di un non meglio precisato ex-occupante di Via Adda che ha denunciato l’obbligo di una quota per l’ingresso nello stabile occupato.
Ci sembra innanzitutto doveroso entrare nel merito di queste accuse.
Rispetto al furto non c’è nulla da aggiungere. Di fronte all’emarginazione istituzionalizzata e all’assenza di qualsiasi prospettiva di lavoro e integrazione sociale, (constatazione ancor più veritiera per i rom che per il resto degli immigrati) ci sembra sufficiente citare un famoso brano di De Andrè: “….Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane; ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame.” Per quanto concerne il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina non sarà certo la nuova ondata di menzogne (atte a screditare una lotta che, con tutti i suoi limiti ha tenuto testa alle istituzioni razziste della città) a farci arretrare di un solo passo rispetto alla rivendicazione incondizionata di Via Adda come luogo aperto ai sans-papiers provenienti dalla Romania. Così come dell’assoluta legittimità di praticare l’autofinanziamento per rendere vivibile uno stabile in stato di totale abbandono, disabitato da oltre 5 anni in seguito allo sfratto forzoso di tutti i suoi abitanti per procedere con la classica operazione di speculazione edilizia. La quota di ingresso era una decisione del Consiglio di Via Adda, una decisione collettiva che è stata sempre rivendicata; proprio la definizione di regole collettive è stata base portante la spiegazione del perché l’occupazione ha potuto reggere, con tutte le sue difficoltà, per due anni, nonostante gli attacchi che gli sono stati portati permanentemente da tute le istituzioni
Ovviamente molto più complessa la questione dei minori. Se da una parte i capi di accusa verso il rumeno che si prestava a recarsi nelle varie caserme per recuperare i bambini quotidianamente sequestrati dalle forze dell’ordine, si riducono al fatto che egli avrebbe intascato dei soldi per svolgere questa sua funzione, dall’altra nulla viene detto rispetto al fatto che la prassi di sequestrare i bambini da parte delle forze dell’ordine era diventata un’abitudine quotidiana per colpire ai fianchi la Comunità (dopo i vari tentativi falliti di sgombero) e che i genitori sprovvisti di permesso di soggiorno avrebbero rischiato l’espulsione se si fossero presentati in caserma. Dall’altra sottolineiamo come venga taciuto il fatto che il Consiglio di Via Adda si era reso protagonista di una difficile battaglia (alla fine vinta) per ottenere l’iscrizione a scuola dei minori e per mettere in piedi delle attività ludiche post-scolastiche (teatro, realizzazione di mostre fotografiche, ecc) esattamente finalizzate a costruire possibilità concrete per un integrazione costruttiva dei bambini rom. E che semmai, dopo lo sgombero di Via Adda, sono state proprio le istituzioni cittadine, insieme al provveditorato agli studi, a demolire quell’esperienza e ricacciare i minori rom nel degrado della periferia più emarginata, nell’ormai famoso lager di Barzaghi, nel degrado più assoluto, privati dei servizi essenziali (acqua, luce e gas), del diritto allo studio e di ogni forma di socialità. Con questo non si può escludere che la miseria sociale in cui la Comunità rom da molti anni è costretta nella ricchissima e inospitale Milano abbia costituito un ottimo retroterra per l’azione criminale di singoli componenti della comunità stessa.
Su questi confutabili elementi, ancora in fase di indagine istruttoria, come si diceva, le principali cronache locali di giornali e TV, hanno costruito il loro solito castello menzognero, debitamente informati dagli organi di polizia. Per avere un’idea dei contenuti e dei toni di questa nuova campagna stampa, criminalizzatrice e razzista, basta leggere l’articolo riportato da “il giornale” di venerdì 11 dicembre (ciccare sul link)
2) Alcune valutazioni generali
Se da una parte emerge quindi l’ennesimo accanimento contro una delle più forti espressioni della lotta reale degli immigrati a Milano, accompagnata dalla solita eclatante clamorosa strumentalizzazione mass-mediatica, dall’altro è necessario interrogarsi (e rispondere con decisione) sui perché di questa operazione.
E’ evidente che la lotta di via Adda ha messo a nudo non soltanto la questione della persecuzione dei rom e del più generale problema abitativo a Milano, ma anche la vulnerabilità di un sistema di controllo e repressione sociale, attraverso l’azione diretta e l’autorganizzazione degli ultimi degli ultimi. Un nervo scoperto, un possibile esempio per altre decine di migliaia di diseredati che, stanchi di attendere un futuro migliore, cercano di costruirselo direttamente, individuando nemici ed obiettivi comuni, praticando l’unità, l’autodifesa e, nel limite del possibile, cercando di aggregarsi ai propri simili diventando soggetto politico agente, partecipando attivamente alle manifestazioni contro la guerra, agli scioperi generali, alle mobilitazioni dei lavoratori ATM, alle assemblee di lotta per la casa, alle iniziative per i diritti degli immigrati. Questa è senz’altro un aspetto preponderante nella spiegazione dell’accanimento che persiste ancora contro via Adda, a distanza di un anno e mezzo dalla clamorosa operazione militare con cui è stato portato a termine lo sgombero della palazzina.
Forse non è un caso che siamo a ridosso della Corte Europea, chiamata a pronunciarsi proprio contro la deportazione di massa del 1° aprile 2004, dopo che ONU e Parlamento europeo hanno già condannato l’Italia per le costanti violazioni dei diritti fondamentali della minoranza rom, e non solo. Cercare di far passare l’occupazione di via Adda come un covo di delinquenti, governata da un criminale, è probabilmente l’unico modo per cercare di accreditare anche presso le istituzioni internazionali, il oro vergognoso comportamento razzista
Un’opera di diffamazione che, come sempre, prepara operazioni militari di sgombero e deportazione, Così è stato a suo tempo per via Adda, così è stato quest’estate in via Capo Rizzato. Allo stesso modo si preparano a spazzare via il campo di via Triboniano (700 abitanti) e cercano di demolire l’occupazione di Bareggiate che si è costruita autonomamente i propri strumenti di autodifesa sociale e politica.
Infine le motivazioni vanno cercate anche nell’ormai consueto utilizzo propagandistico di una “facile” criminalizzazione degli immigrati, strumento principe delle campagne elettorali che cercano di far presa sul sentimento perbenista di una parte consistente della popolazione e sull’atavico rifiuto dei rom e del loro modello culturale.
Colpire le lotte, cancellarne la memoria storica e le sue avanguardie reali. Ridurre al silenzio ogni forma di dissenso! Questo è il loro vero obiettivo. Una necessità storica delle classi dominanti, rafforzata enormemente dalla guerra in corso in Iraq, dalla guerra più generale che l’occidente di trova costretto a muovere contro tutto ciò che rischia di intaccarne l’egemonia economica, politica, militare e culturale a livello mondiale. Una guerra che fa capolino anche nelle metropoli principali dell’occidente come dimostrano le vicende di Madrid e Londra, ma ancor più la rivolta in corso a Parigi, e che spingono la stragrande maggioranza dei governi europei a varare misure eccezionali, dalle leggi speciali di Pisanu al coprifuoco in di Solkhozy. L’obiettivo è quello di sempre: difendere il diritto delle classi dominanti ad arricchirsi, conservare il proprio potere e i propri privilegi, mentre il loro mondo va a rotoli
3) E’ necessario organizzarsi ed agire: alcune proposte operative
Se un’analisi generale del contesto generale attuale è come sempre indispensabile per mantenere la rotta corretta, allo stesso tempo questo non è sufficiente a risolvere le questioni, a sciogliere i nodi più immediati che si presentano.
Per questo, oggi più di ieri, è necessario unire gli sforzi di coloro che, a partire dal lancio della Campagna “via Adda non si cancella”, hanno scelto di sostenere le ragioni della minoranza rom, come parte integrante di un impegno più complessivo di cambiamento e di liberazione.
E’ necessario agire tempestivamente. Gli obiettivi che ci si pongono di fronte sono
1) Assicurare un’adeguata difesa politico-legale agli arrestati con l’obiettivo di far emergere la verità e le motivazioni strumentali di questo nuovo attacco ai rom
2) Sostenere l’autodifesa delle comunità rom, e più in generale immigrate che, dalla cascina Bareggiate allo stabile di via Cicco Simonetta, passando per via Triboniano, sono soggette a costanti minacce di sgombero
3) Denunciare l’opera diffamatrice dei mass-media, sempre in prima fila nel preparare operazioni di polizia
4) Sviluppare contro-informazione, riprendendo le proiezioni del video e dibattiti sul territorio
Via Adda non si cancella
http://www.autprol.org/