25/10/2005: Costruire un percorso per l'unificazione del sindacalismo di base


Siamo ormai a 15 anni dalla nascita delle prime forme di sindacalismo extraconfederale.
In questi anni sono nati numerosi sindacati extraconfederali, tutti con presenze significative solo in alcune realtà locali o di settore.
Spesso, le differenze e gli errori, sono serviti per giustificare spaccature e settarismi.
Spesso, le diatribe tra sindacati di base, si sono combattute su pretese di egemonia reciproca.
Ci sono stati anche momenti comuni di lotta, con scioperi e manifestazioni sia nazionali che locali.
Si sono costruiti comitati, coordinamenti ed altre forme di lotta parziali.
Tutto questo però non può più bastare. Non possiamo assistere alla distruzione di tutte le conquiste sindacali strappate con dure lotte, senza cercare di unificare e di estendere
il più possibile a tutti questa battaglia.
Come si può contrastare la strategia padronale, senza una strategia che unifichi il più possibile?
Le lotte più significative di questi ultimi mesi, dall'Alfa di Arese, ai trasporti, alla lotta alla Fiat di Melfi, hanno dimostrato e dimostrano la volontà di lotta ancora presente tra i lavoratori, ma anche la necessità di un soggetto unico che canalizzi a livello nazionale queste lotte. Che sappia dare obiettivi comuni e che abbia una direzione alternativa alle strategie confederali.

Un unico soggetto extraconfederale.
Sicuramente questo è più facile a dirsi che a farsi, ma è giunto il momento che il sindacalismo di base si ponga il problema di forme organizzative comuni.
Si ponga il problema di una unica struttura sindacale nazionale.
Si ponga il problema di una visibilità unica nazionale non solo per le controparti, ma soprattutto per cercare di prospettare una strada di uscita dai continui cedimenti di cgil-cisl-uil, sotto gli occhi di tutti i lavoratori italiani.
Indubbiamente non sarà la scelta risolutiva di tutti i problemi.
Anzi, ci troveremo di fronte a nuovi e più impegnativi compiti.

Per queste ragioni, come strutture dello Slai Cobas abbiamo proposto un accordo con la Cub fatto da singole realtà locali per verificare sul campo la capacità di costruire un percorso comune dal basso, nel rispetto delle reciproche peculiarità e con l'impegno di sottoporre questa nostra esperienza a una verifica collettiva di tutto lo Slai.
Di fronte alla situazione di stallo del sindacalismo di base, vogliamo fare una proposta forte, che costringa tutti a confrontarsi, attivandoci per togliere gli steccati che ci dividono, per cercare un comune terreno di azione che allarghi i nostri e gli altrui confini.
Abbiamo identificato la Cub, perché indipendente dai partiti politici e non condividendo la logica di altre organizzazioni che teorizzano il sindacato-partito, ma ben coscienti che ci sono alcune profonde diversità che ci caratterizzano.
Il progetto che ha portato alla nascita dello slai (nascita dei cobas a livello locale e coordinamento nazionale), è diverso dalla Cub e soprattutto dalla Rdb. Sappiamo bene che numerosi compagni vedono più i rischi di una nostra omologazione, che non il progetto che vogliamo portare avanti.
Ci sono però dei momenti in cui bisogna parlare chiaro e forte.
Se noi chiediamo ai lavoratori quali siano le diversità tra i vari sindacati di base, la quasi totalità di questi non saprebbe rispondere. E quasi tutti ci chiederebbero di unirci in un unico sindacato.
Ai lavoratori, di fronte al pesante attacco che il padronato sta sferrando, non può bastare una miriade di ottimi sindacati, che però non riescono a rappresentare comunque una valida alternativa alla sconfitta e al sindacalismo confederale.

Come risposta, la solita politica e calunnie.
La risposta che ci viene data da chi in questo momento gestisce lo Slai, è quella di costruire piattaforme comuni, con iniziative di lotta di tutti quelli che ci stanno, alimentando una continua polemica con la Cub, evidenziando solo i lati negativi di questa organizzazione. Una strada praticata da anni, che ha prodotto iniziative, a volte anche molto significative, di lotta ma non ha favorito alcuna riunificazione.
È di questi giorni la polemica su come si è arrivati allo sciopero del 21 ottobre. Indubbiamente le modalità di discussione tra tutti i sindacati di base, devono essere gestite in modo da evitare inutili divisioni, ma questo non può essere un pretesto, (vedi cobas scuola che aderisce allo sciopero di cgil-cisl-uil), alla non partecipazione ad iniziative di lotta unitarie di tutto il sindacato di base. Iniziative che devono vedere la massima partecipazione, oggi ancora di più dopo lo sciopero fasullo di cgil-cisl-uil e di fronte all'attacco che le controparti intendono portare al TFR e alle conquiste dei lavoratori.

La nostra proposta di patto federativo con la Cub è stata ridicolizzata e calunniata dal gruppo dirigente dello Slai.
Coloro che hanno sostenuto questa proposta sono stati additati come traditori, come coloro che vogliono distruggere lo Slai.
Si sono di conseguenza consumate le espulsioni striscianti.
Chi dirige lo Slai nazionale ha praticato la linea del "chi non è con noi, è contro di noi".
Dopo il congresso dello Slai, fatto prevalentemente per cambiare lo statuto che prevedeva patti federativi locali e per nominare un nuovo gruppo dirigente, si è passati alla cancellazione dal coordinamento di chi non condivide la linea ed ora a costringere all'abbandono dell'organizzazione chi dissente. Si è descritto quello che intendiamo fare come una svendita dello Slai alla Cub in cambio di qualche "posticino".
La natura dello slai viene ormai radicalmente modificata. Da sindacato che garantiva a tutti visibilità e agibilità, ad un sindacato centralizzato, con un clima di caccia alle streghe.
Abbiamo riscontrato da parte dei compagni che ci hanno contattato per capire meglio la proposta,un forte interesse, ma anche la paura di vedere finire un'esperienza sindacale.
La paura di un nostro conglobamento nella Cub.
La paura, nella sostanza, di mettersi in discussione e di rischiare.
La paura di dover fare un percorso, fianco a fianco, con chi spesso abbiamo osteggiato per le divergenze, sia nel merito che nel metodo della costruzione di un sindacato di classe.
Tenendo conto anche di queste osservazioni, della confusione che volutamente è stata creata fra i compagni sulla parola "patto federativo", abbiamo deciso di procedere con un "Accordo per la costruzione di un sindacato di classe, di massa, indipendente e per
l'unificazione delle lotte", tra noi e la Cub.
Accordo valido per un periodo limitato di tempo. Che dovrà essere discusso e valutato da tutti - sulla base degli esiti che produrrà nella pratica - prima di una sua proroga o di una successiva trasformazione in un eventuale patto più strutturato.

Nell'accordo con la CUB, si evidenziano:
- la nostra autonomia di elaborazione e organizzativa, che resta immutata (possibilità di utilizzare art. 28, tesseramento, dissociazione in caso di sigla di accordi non condivisi dai lavoratori, ecc).
- l'inizio di un lavoro comune che dovrà essere praticato nelle situazioni locali e di categoria e non una unificazione di gruppi dirigenti.
- l'obiettivo di creare strutture reali di coordinamento.
- forme concrete di collaborazione comune (Caf, Patronato, vertenze legali, ecc.).
- la verifica a breve dell'operato comune da parte di tutto lo slai.

Occorre salvare l'esperienza di questi anni.
Lo Slai Cobas si è distinto in questi anni come un'organizzazione di sostegno principalmente al lavoro di base nei singoli luoghi di lavoro.
Questa esperienza rischia di essere distrutta.
Anche per questo abbiamo deciso periodicamente di riunirci e di restare comunque organizzati.
Anche per questo riteniamo ancora più urgente procedere sulla strada della riunificazione del sindacalismo di base.
Sappiamo benissimo che i successivi passi di chi gestisce lo Slai saranno quelli dell'espulsione e delle cause contro di noi. Non possiamo però far finta di niente, come se il problema non esistesse.

Vogliamo dare un segnale a tutto il sindacalismo di base.
Pensiamo che ci siano le condizioni perché inizi finalmente un percorso concreto e non parolaio verso la costruzione di una unica organizzazione nazionale.
Pensiamo che, nel rispetto delle autonomie - politiche, economiche e organizzative - sia possibile costruire un sindacato nazionale.
Pensiamo che rimandare questo problema ulteriormente, serva solo alle controparti e a Cgil-Cisl-Uil.
Pensiamo che la specificità dello Slai Cobas e in particolare la sua capacità di costruire una rete di realtà in lotta, partendo dalle singole situazioni, rischi di andare dispersa, più dalla incapacità di tollerare le differenze, dal rifiuto della dialettica, dalla miopia dei "pochi ma puri".
Piuttosto che da un'esperienza che vuole essere anche seme, in mezzo ad altri, di un diverso modo di fare sindacato.

Invitiamo tutti i compagni a confrontarsi sulle proposte e si smetta di gettare fango su compagni che non hanno altri obiettivi, oltre quelli di costruire migliori condizioni per la lotta di classe!

Slai-cobas Varese
Slai-cobas Como
Slai-cobas Max-Mayer Mi
Slai-cobas Atm Mi

17 ottobre 2005

http://www.autprol.org/