23/09/2005: Per un incontro tra realtà rivoluzionarie
Per un incontro tra realtà rivoluzionarie, anarchiche e comuniste, al fine di discutere sul cosa fare in questa fase, per rilanciare l'iniziativa di classe.
Eccoci qui, ancora una volta fuori di un carcere a manifestare la nostra solidarietà a un compagno rinchiuso in un lager di Stato. Il problema però non è tanto né l'utilità di un iniziativa del genere, su cui non è il caso di soffermarci, né cosa, un iniziativa del genere può produrre, e purtroppo non è neppure una valutazione della partecipazione. Il problema piuttosto è come contenere questo andazzo. Inchiesta, arresti, presidio, inchiesta, arresti, presidio e così via.
Stante che la repressione è l'elemento con cui lo Stato mantiene inalterato lo stato di cose presenta è evidente che qualsiasi attiva tendente a modificare lo stato di cose presenti deve intendersi, per lo Stato, potenzialmente illegale, quindi a nostro avviso non c'è la possibilità di richiedere il rispetto di una qualche regola per produrre il
contenimento della repressione, o peggio l'abolizione di qualche legge al fine di poter
lavorare, per modificare lo stato di cose presentì, così da produrre il cambiamento. Allora cosa fare? A nostro avviso l'unico elemento che ci può permettere di avviarci verso un reale cambiamento, e al tempo stesso difendersi, per ciò che è possibile dalla repressione, è il radicamento nel movimento di massa, o per meglio dire stante la fase attuale, lavorare perché si determini un estensione del conflitto, e una maggiore qualità dello stesso. Ossia come si diceva una volta "liberare tutti vuoi dire lottare ancora", non c'è altra via. Ossia dobbiamo il più possibile essere la benzina vicino le fascine. Oggi l'incedere della crisi grava sempre più, specie sui settori popolari, sempre più la società borghese e la sua economia è permeata dall'esigenza dell'accentuazione dei fenomeni di sfruttamento e di ghettizzazione, è proprio qui che il dominio borghese cerca d'incidere. Aumentano i trasporti, la scuola, la casa i beni di prima necessità e al tempo stesso diminuiscono i soldi che i "fortunati" che lavorano percepiscono, arrivare alla fine del mese è spesso un impresa impossibile. Per cui Noi in questa fase dobbiamo stare il più vicino possibile ai fenomeni che anche spontaneamente si producono, occupazioni di case, lotte per il lavoro, lotte per reclamare esigenze primarie, facendosi si che quando queste si avvicinino al limite della compatibilita borghese, il nostro contributo le porti a valicare quel limite e a favorirne l'espansione e la "stabilizzazione". Dobbiamo, come teme anche il min Pisanu, essere presenti
nelle situazioni in cui si manifesta il disagio sociale. Per far ciò abbiamo bisogno di accentuare l'analisi sulla società, e sulle componenti che stanno sempre più producendo un escalation di questo conflitto, ad esempio le lotte dei precari, o le lotte dei senza casa, siano essi migranti o locali.
Viceversa pensare di poter partire esclusivamente dalla repressione, in questa fase non produce quella vicinanza che è per noi un esigenza fondamentale, anzi ci espone ancor di
più all'attacco repressivo, e lo diciamo non per timore, come abbiamo già detto è impossibile sottrarsi alle "attenzioni" dello Stato, senza abbandonare la lotta, ma altresì bisogna specie in questa fase scegliere e fare i passi adeguati a produrre più che la testimonianza, quel radicamento con la parte più "combattiva" della classe che per noi è l'elemento centrale. Anche perché gli attacchi repressivi spesso mirano a colpirci
ma al tempo stesso a produrre attorno a Noi terra bruciata, fino a far credere come impraticabile la nostra ipotesi di cambiamento.
Rischiare di essere costretti a rincorrerci la coda, fuori da carcere all'altro, non favorisce l'avanzamento nel processo d'emancipazione che deve esser alla base del nostro lavoro. E' per questo che dopo l'esperienza non positiva dell'incontro tenutosi a Villa Gordiani, vogliamo proporre un incontro tra coloro che ritengono che sia centrale il lavoro m relazione alla classe e l'analisi sul come condurlo. Ossia qualcosa di diverso da
quello che ha contraddistinto il nostro agire finora, vogliamo passare dalla fase della risposta a quella della proposta in funzione non più degli effetti che si determinano ma piuttosto tornare ad esprimerci e a lavorare coatro le cause che determinano questa condizione. Rifuggendo quindi lo scadenziamo dettato anche dalle inchieste giudiziarie, un lavoro che miri piuttosto a espandere l'antagonismo a questo sistema. Un lavoro che
tenga conto delle difficoltà, proprio perché non serve a nulla negarle, e miri a produrre qualcosa di concreto. Concreto vuoi dire che probabilmente specie all'inizio non sarà vastissimo, o di chissà quale spessore, anzi, ma per lo meno fare in modo che abbia un carattere continuativo "quotidiano" e non episodico. Per ciò proponiamo un incontro a
Roma per la fine del mese, o i primi di ottobre, tra le realtà che vogliono avviare un qualcosa di stabile, ma che riguardi non esclusivamente l'azione dello Stato nei nostri confronti, ma viceversa l'azione nostra contro lo stato di cose presenti e il radicamento nella classe. E' evidente che questo scritto non può essere esaustivo in tal senso, però auspichiamo che all'incontri partecipino coloro, che colgono da questo scritto l'indicazione di massima, e che vogliano discutere e lavorare su come svilupparla.
Appuntamento per tutti coloro che sono realmente interessati ad iniziare un dibattito su queste tematiche Domenica 25 Settembre al Quadraro alle ore 10.00.
Per chi si vuole fermare per partecipare al presidio di Lunedì al Tribunale di Roma per la prima udienza a porte chiuse del processo Cervantes l'appuntamento è a Piazzale Clodio - Palazzina A 1° piano- 1° corridoio.
Per l'aula si riconoscerà sicuramente grazie al sicuro assembramento di gente in divisa
Comitato cittadino per l'autonomia di classe di Roma
Comitato cittadino contro il carcere e la repressione di Viterbo
http://www.autprol.org/