21/07/2005: Carabinieri, sbirri in borghese, fricchettoni e fighettini


Mercantìa Festival di Certaldo (Fi) * Il festival del Pennacchio

"...e facciamo del nostro meglio per crescere grandi alberi di pace e giardini di felicità" - Daisaku Ikeda

In quel di Certaldo (FI), la sera fra il 14 e il 15 luglio, durante lo svolgimento del Mercantìa Festival, raduno di giocolieri e fricchettoni, addobbato da bandiere della pace e felicità diffusa, sono stato partecipe di un'esibizione estemporanea dei carabinieri, riscopertisi indomabili artisti di strada.

Spiego in breve: mentre mi avviavo in un viale alla ricerca di un bagno chimico, sono passato davanti alla squadra di servizio dei CC, preposta ad assicurare l'ordine pubblico ed il pacifico svolgimento del festival. La loro performance è iniziata con un tiro classico: "ehi, io a te ti conosco".
Il Maresciallo si ricordava del mio volto perché due anni prima ero stato invitato nella sua casa-caserma. All'epoca, dal controllo dei miei documenti, risultava che "non dovevo essere lì", bensì a Foggia e per giunta a casa mia, sottoposto ad "obbligo di fissa dimora dalle 21.00 alle 7.00". Purtroppo per loro quella sanzione era formalmente terminata 3 mesi prima...Un errore burocratico, in sostanza.

Un po' come quello di alcune sere fa quando, successivamente al mio riconoscimento da parte del maresciallo e ad alla mia risposta negativa, sono stato subito braccato da 7-8 tutori dell'ordine, accompagnato in un posto "più sicuro" dove, aldilà di un vigile urbano rincoglionito e più avanti di una squadra di volontari della CRI (altrettanto gentili da non muovere un dito, mentre assistevano a quel che stava accadendo) nessun altro poteva vedere quanto succedeva e il caloroso pubblico del festival era lontano.

Per circa 10 minuti sono stato letteralmente palleggiato da un carabiniere all'altro tipo pallina da flipper, per ascoltare meglio quel che avevano da dirmi. Tutte frasi democratiche e pacifiche, come «stasera finisci veramente male», «tu vieni in caserma e non esci più», «stasera mi fai un pompino» (quest'ultima ribadita più volte da uno particolarmente focoso), condite da strattonamenti e spintoni. La mia reazione naturale è stata quella di cercare di divincolarmi dalla loro presa.
Questa reazione è bastata. Sono stato accusato d'essermi rifiutato di esibire i documenti. Documenti che nessuno aveva richiesto. Il maresciallo si era limitato ad un "dimmi chi sei" alquanto equivoco. Ma tanto basta: Il controllato si rifiuta di esibire i documenti ad un pubblico ufficiale.
Qua ci vai dentro, ora sono veramente cazzi tuoi. Stasera mi fai un pompino. E diretti verso la volante.
A questo punto mi sono opposto, ho cercato di richiamare l'attenzione di qualche persona e dei bravi volontari della croce rossa, sempre fermi a guardare. Ho preso il telefonino per cercare di contattare un avvocato e agli invasati ho detto che nel momento in cui mi avessero chiesto i documenti, io glieli avrei forniti senza esitazioni ma che, se qualcuno mi dice "dimmi chi sei", io gli posso rispondere quel che mi pare.

Gli ho dato la mia carta d'identità.
E l'indegna performance si è trasformata nel teatro dell'assurdo: il maresciallo mi grida che lui mi conosce, che io sono di Agrigento e che il documento è falso. Io gli rispondo che è totalmente impazzito e che voglio subito chiamare un avvocato. La tarantella si ripete: quale avvocato tu ora vieni con noi.
E altre minacce e urla e spintoni, finché non ho mostrato anche patente e codice fiscale, ho ripetuto a memoria - a loro maggior gloria - i miei dati personali e ribadito loro, per l'ennesima volta, che io NON STAVO COMMETTENDO ALCUN REATO nonostante loro mi invogliassero a prenderli a pugni nelle orecchie.
Dopo aver consultato il terminale hanno concluso che uno come me "che nutre insofferenza verso le istituzioni e odia i carabinieri" deve sparire subito da Certaldo. Ed hanno condito lo show con l'effetto speciale di un abile giocoliere in divisa (il capitano) che, nel restituirmi il documento, l'ha lanciato in terra urlando di andarmene subito, con l'evidente delusione dei giovani teatranti frustrati che volevano menare qualcuno (e non solo).

Questi festival, fiore all'occhiello della sinistra istituzionale, che si dicono "alternativi", ideati per far "crescere grandi alberi di pace e giardini di felicità", altro non sono divenuti che eventi meramente commerciali, svuotati di ogni minima spinta a quella conflittualità sociale che abbiamo visto sapersi esprimere anche con la creatività, l'arte e la diffusione di idee contrastanti con quelle del potere.
Altro non sono che lo specchio dello stato di polizia in cui viviamo che controlla, arresta e reprime, sempre.

Per la cronaca sono rimasto a Certaldo fino all'ultimo giorno, e il festival non mi è nemmeno piaciuto.

Un insofferente

http://www.autprol.org/