07/06/2005: Da un compagno domiciliato


L'88° GIRO D'ITALIA
23 arresti. 13 in carcere, 10 ai domiciliari

12 maggio 05
L'operazione "Nottetempo", coordinata dal p.m. Antonio Del Coco della procura di Lecce, porta all'arresto in carcere di 3 compagni e di 2 compagne ai domiciliari e a decine di perquisizioni. Le accuse fanno riferimento a presunti collegamenti tra vari "atti intimidatori" e la lotta ai C.p.t. condotta dai compagni.

19 maggio 05
Il p.m. Paolo De Angelis della procura di Cagliari ottiene dal G.I.P. Ermengarda Ferrarese ±50 perquisizioni e 7 arresti domiciliari su un totale di 10: 4 a Cagliari e 3 a Genova, Roma, Foggia. Dei tre superstiti F.P. era già in carcere dal 2001, M.L. sarà arrestato 7 giorni dopo da Vitello e P.L.P. è ai domiciliari dal 31-5 con l'accusa di resistenza a p.u. per aver tentato un colloquio con il p.m. Questi non sarebbe tanto importante se i suoi criminali non fossero tanto pericolosi da stare in galera quindi, il 13 giugno prossimo, impugnerà l'ordinanza del GIP per commutare tutti i domiciliari in carcere.

26 maggio 05
Il p.m. Salvatore Vitello e il coordinatore del pool antiterrorismo Franco Ionta della procura di Roma ordinano 5 arresti in carcere, 3 a Viterbo e 2 a Pescara. I sost. procuratori Luca Tampieri e Morena Plazzi della procura di Bologna arrestano 5 persone di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Locri e Napoli (già in carcere per l'operazione Cervantes) a cui si aggiungeranno altre 2 ordinanze ai due compagni di Pescara già arrestati. Saranno almeno un centinaio le perquisizioni.

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Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso. (Guy Debord)

ALCUNE RIFLESSIONI SUL MAGGIO 2005

La società dello spettacolo esige lo show almeno quanto i giacobini il patibolo.
E il senso rimane lo stesso. Lo stato italiano non può vantare la pena di morte[1] ma la gogna pubblica può riempire le sue galere come le pagine dei giornali e i titoli allarmistici dei TG, le soap-opera dell'informazione. Sbatti il mostro in prima pagina, dunque.
E chi, se non noi, a fare la parte dei mostri? dei terroristi da mettere in quarantena?

LA CAGLIARI-BENE NON SOPPORTA CHE CI SIA ANCHE UNA CAGLIARI-MALE
e altri racconti

Riepiloghiamo. Il p.m. De Angelis, successore di Marchetti, sembra voler cavalcare l'idea che il carattere sardo-indipendentista della protesta cagliaritana e sarda possa essere un ulteriore motivo di preoccupazione per l'intellighenzia repressiva, tanto da attirare l'attenzione e i denari del ministero su di lui, misero forcaiolo di provincia. L'arresto del 12 giugno 2004 di tre compagni del centro inasprimento conflitti "Fraria" vuole essere utilizzato come rampa di lancio per avvalorare un coinvolgimento più ampio di altri compagni sardi; e come portale verso un ipotetico mondo clandestino cui il circolo Fraria avrebbe fatto da copertura.

I moventi di questa ultima ondata repressiva vanno ricercati nella esigenza di stroncare le realtà antagoniste che da anni si occupano di tematiche inerenti alla militarizzazione del territorio, alla conseguente comparsa di malattie imputabili alla presenza di rifiuti radioattivi; a un impiego classista e capitalista delle risorse naturali, paesaggistiche, culturali, basato su concetti di progresso, sviluppo, turismo. adeguati a produrre prevalentemente sfruttamento, impoverimento e deculturazione. Stroncare l'antagonismo decapitandolo dei suoi contenuti più radicali per addomesticare la residua offensività sociale, troppo spesso depoliticizzata [2].

A questi moventi s'aggiunge il carrierismo dei magistrati, che fa da catalizzatore alla macchina della giustizia. Fame di fama, dunque. Ed effettivamente la risonanza mediatica dell'indagine, enfatizzata prima e dopo da Pisanu come il definitivo colpo inferto ad un centro nevralgico PlutAnarchInsurrezionalBrigatista, ha coperto l'eco della operazione Nottetempo, per poi lasciare la scena alle più blasonate procure di Roma e Bologna.

Un distinto ma analogo discorso si può ipotizzare per il p.m. Vitello. Deluso dall'assoluzione di due compagni da lui accusati in relazione ai fatti del 4 ottobre 2003 a Roma, sembra deciso a voler debellare il suo piccolo centro nevralgico dell'eversione. Proseguendo sulla scia dell'operazione Cervantes, che portò nel luglio 2004 all'arresto di 4 compagni ancora detenuti, ipotizza ora una responsabilità molto più allargata rispetto a varie azioni dirette, come quella del tribunale di Viterbo - evidentemente un affronto troppo grave per rimanere impunito. Tanto grave da richiedere un'estrema urgenza nell'evoluzione delle indagini.

L'invio di lettere d'auguri alle piccole e grandi autorità, azioni attribuite alla FAI e alla Fuochi e Affini, rende più allettante il pasto alle procure di Bologna e Roma, tanto più se si può usare come capro espiatorio un insieme di compagni e compagne impegnati nella solidarietà e nella comunicazione con i detenuti[3], isolando ulteriormente l'ambiente carcerario. Compagni e compagne accusati di aver contribuito anche a sfidare le persone e le strutture appartenenti all'organizzazione carceriera dei CPT. Stessa accusa attribuita dal p.m. Del Coco ai compagni di Lecce, ordinando una serie di arresti volti a soffocare le voci sulla presenza e il ruolo dei Centri. Questo filo ispira le indagini sia di Bologna che di Lecce ma non è da escludere - provenendo dalle poste di Milano l'ultima corrispondenza indirizzata al fratello del ministro Giovanardi - che si mobiliti anche il Pool milanese coordinato da D'Ambruoso, "esperto di terrorismo islamico". Questi, infatti, ha già fatto conoscere il suo tempismo quando, il 18 settembre 2001, ordinava decine di perquisizioni in merito ad una fantomatica "Solidarietà internazionale", indagini che ipotizzarono collegamenti eversivi con la lotta F.I.E.S. in Spagna in seguito al rinvenimento di un ordigno sul tetto del Duomo.

LOTTA AL TERRORISMO. LE INDAGINI, GLI "ELEMENTI PROBATORI", LE FRAGOROSE RISATE

Dal centrodestra al centrosinistra è solo questione formale. La "lotta al Terrorismo" è un ottimo investimento politico per chiunque voglia ottenere credibilità pubblica dall'efficienza del proprio lavoro, a qualunque gradino della gerarchia dello stato.

Il "grande" potere (Min.Interno-G.L.A.[4], Mass-media) e il "piccolo" potere locale (magistratura, Digos-Ros, mass-media locali) hanno agito coordinati e con molti elementi in comune. Il primo per coprire con un successo repressivo gli insuccessi di governo. Il secondo per ricalcare l'importanza del proprio ruolo con una bella onorificenza e, se ci scappa, anche una promozione. Quanto realmente sia importante che la "minaccia" islamica, brigatista e anarcoinsurrezionalista sia o no in grado di sovvertire gli ordinamenti di questo stato assassino è testimoniato dalla grossolanità del lavoro svolto, dalla consueta volontà di inventarsi un minestrone eversivo.

A geografie e realtà diverse ha corrisposto un'unica analisi dei meccanismi organizzativi che insiste sul concetto di Federazione e su quello del Doppio Livello, creando e forzando analogie con gli inquisiti del Processo Marini. La comunicazione tra i gruppi è attribuita all'insieme dei rapporti personali tra compagni e compagne di luoghi diversi, considerati come rapporti organizzativi e operativi. La solidarietà, il rapporto e il sostegno, anche economico, verso i carcerati sono spacciati come vincoli associativi. Infine, i criteri di responsabilità, complicità e appoggio rispetto a fatti avvenuti sono dedotti da intercettazioni manipolate con il metodo taglia e incolla. Discussioni, commenti e riflessioni, penalmente non compromettenti, si trasformano quindi in terrificanti rivendicazioni.

Si vuole allora ammettere che è passibile di reato associativo chiunque abbia un contatto epistolare e di sostegno economico con un carcerato? Chiunque esprima la propria visione della realtà pubblicamente, o in privato, magari commentando una notizia fresca di stampa? Quanti milioni di persone commenterebbero soddisfatti la notizia delle chiappe del premier in fiamme senza esserne responsabili?

Ci perdoni, Vostro Onore. La raccolta degli "elementi probatori" non sembra dimostrare nient'altro che l'esistenza di normali rapporti interpersonali, di un umano impegno nelle problematiche sociali e di una decisa volontà di risolverle. La lettura dei fascicoli di questa inchiesta non può non produrre una ulteriore fragorosa risata. Vi si legge lo sconforto per non aver cavato un ragno dal buco, l'urgenza di chiudere al più presto le indagini con un esito torbido, quel tanto che basta per tenere dentro qualcuno.

Stimolati e incentivati dal ministero, supportati da una fanfara mediatica sproporzionata, i p.m. calcano la mano sguinzagliando gli agenti Digos-Ros con ampi margini di libertà nella scelta dei luoghi e delle persone su cui investigare, nonché nei modi di irruzione nella vita e nelle abitazioni di compagni, compagne, parenti e amici.

Ciò che invece rimane evidente è l'importanza delle lotte che al nord, al sud e in Sardegna, hanno ispirato i compagne e le compagne; tanto pesanti e d'intralcio quanto più fitta si fa la maglia repressiva dello stato. Rimane evidente il ruolo delle carceri e dei CPT[5] nel sequestro autorizzato di uomini e donne scomodi; il ruolo delle forze dell'ordine, della magistratura e dei mezzi di dominio di massa nel soffocamento e nella criminalizzazione della nostra volontà di riappropriarci delle nostre esistenze. Dal luglio 2001 a oggi siamo consapevoli di ciò che comporta questa volontà, ma non siamo dissuasi dal continuare a realizzarla.

La solidarietà deve continuare a smuovere la rassegnazione di questa società addormentata. L'insieme delle operazioni di questo maggio non dimostra solo la consueta intenzione di mettere al bando le idee e di rinchiudere chi le pronuncia. I tempi coordinati e le analogie lasciano pensare ad una volontà di tenere su una emergenza nazionale, non solo locale. Emergenza che potrà comportare una maggiore pressione della sfera politica su quella giudiziaria, le cui conclusioni non necessiterebbero dell'esistenza di reali e fondati elementi probatori.

La repressione non mette in gioco solo la libertà e l'incolumità di compagne e compagni, ma chiude gli spazi già esigui di ogni seria prospettiva di dissenso, protesta e lotta. Per questo lancio un invito ai compagni e alle compagne di fuori a non escludere che oltre alle manifestazioni locali siano necessarie, se non indispensabili, anche proteste a larga partecipazione sia geografica che politica.

Come sempre, terrorista è lo stato!

Saluti Informali

UN COMPAGNO DOMICILIATO


Note:

[1] Infatti Carlo Giuliani non è stato assassinato dallo stato.

[2] In pratica è ovvio che ciò comporta anche l'arresto arbitrario di alcuni compagni. A Cagliari, nel mese di Aprile, in occasione di un sit-in sul tema RITALIN, una compagna è subdolamente condotta in caserma e poi denunciata per resistenza e lesioni a p.u.

Analogo episodio a Sassari dove i carabinieri, per impedire il diffondersi della minacciosa pratica del calcio di strada, malmenano alcuni compagni di cui uno, terzino sinistro della temibile falange anarcoinsurrezionalista, sarà denunciato per gli stessi reati.

[3] Croce Nera Anarchica.

[4] Gruppo di Lavoro Anarchici. Unirebbe il lavoro e le informazioni di Digos e Ros, locali e non.

[5] Appunti di neolingua: La guerra è pace, La libertà schiavitù, la permanenza temporanea.

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LE INTERCETTAZIONI

Stralci di alcune intercettazioni taglia e incolla.

1_Nell'auto sono presenti C. e M., il quale afferma che avrebbe dovuto firmare in questura, ma che andava bene anche la caserma dei CC. I verbalizzanti danno atto che risero entrambi fragorosamente.
Conclusioni: questa ilarità induce a ipotizzare un collegamento con una precedente spedizione di un ordigno alla stessa Benemerita, sulla cui matrice anarchica non vi sono dubbi!

2_In casa sono presenti C., M., L., il quale apre il giornale. Vi si legge qualcosa inerente ad un porco onorevole e qualcuno simula lo sparo d'una pistola: «Pum pum pum, voglio vedere se la punti ad uno al naso».

Conclusioni dei segugi: Il dialogo, apparentemente irrilevante, ha assunto un ben diverso significato perché alcuni giorni dopo, il citato porco fu destinatario di una lettera "minatoria".

3_«Si, però l'azione diretta è l'azione diretta.l'obbiettivo è rompere.Cioè, secondo me l'importante è che le cose continuino a succedere.».

4_«Ti dico la verità, se devo andare a raccogliere le fragole in Danimarca io svaligio una banca.mi farò un po' di anni ma almeno c'ho provato».


http://www.autprol.org/