01/06/2005: A proposito dei sequestri (di cose e di persone)
Nell'ambito dell'ultima operazione repressiva ai danni di compagni anarchici la Polizia di Stato su disposizione delle Procure di Roma e Bologna ha proceduto al sequestro della pagina di Croce Nera Anarchica contenuta nel sito web Filiarmonici.
Poco ci interessa recriminare sul sequestro telematico, né esprimere una vuota solidarietà a parole alle compagne e ai compagni incappati in questa occasione nelle maglie della giustizia; Filiarmonici é un sito che si propone di documentare in quale capillare maniera e in quale sconvolgente misura, la società presente, mondiale, non soltanto italiana, si sia convertita in una galera; e di come gli istituti repressivi tradizionali, galere, tribunali, manicomi, siano per conseguenza i pilastri materiali e i momenti maggiormente sociali e socializzanti di questa società del carcere.
Per questo motivo era apparso coerente e quasi naturale che vi fosse ospitata un'iniziativa quale Crocenera Anarchica che aveva i fini che ora la Polizia di Stato impedisce di vedere col proprio intervento (vedi http://www.filiarmonici.org/crocenera.html) ma che di sicuro in rete e fuori saranno reperibili e conoscibili in mille altri luoghi, rendendo inutile l'azione di chi pretende di arrestare la libertà piazzando qua e là qualche velatino con lo stemma della repubblica. Era naturale che fosse lasciato a Crocenera questo spazio, così come avevamo dichiarato, e qui lo ribadiamo, di essere disponibili ad offrirlo ad altre analoghe iniziative particolari contro le carceri sociali e contro la società del carcere. Muovendo dall'analisi dell'esistente che sta a fondamento del progetto Filiarmonici, naturalmente non possiamo fingere stupore per un'inchiesta giudiziaria che pare la replica, appena ripitturata di altre precedenti simili inchieste, spentesi nel nulla dopo avere distribuito a pioggia galera, confino, e così via. Anche questa volta, si direbbe che l'attitudine sia la solita, fondata sul ragionamento per cui visto che pochi solamente dicono ad alta voce che la rivoluzione é opportuna, necessaria, urgente, attuale, questi pochi non possono non avere a che fare con chi, magari nei loro medesimi luoghi di residenza, attentano più o meno efficacemente a qualche manifestazione dell'oppressione, delle moltissime che d'ogni parte ci accerchiano.
Un impianto al tempo stesso totalitario e del tutto interno ai meccanismi democratici del consenso obbligatorio, dove la reale speranza è quella solita delle procure nazionali: a furia di ricattare e di minacciare, prima o poi salterà pure fuori qualche bravo pentito a dire ciò che occorre che venga detto, che la rivoluzione é impossibile, e che i rivoluzionari sono quattro gatti, già noti e identificati e assicurati alla giustizia. Dalle parole scritte, e dalle parole auscultate nell'oscurità si deducono le azioni; la libertà di parola, e per chi vede come è ridotto il mondo non è di sicuro una sorpresa, è precisamente un orwelliano capovolgimento, uno dei tanti come forze dell'ordine, ministero dell'istruzione, della salute, della protezione civile e via esprimendosi nella neolingua della sottomissione e della passività.
Viceversa noi riaffermiamo qui, per confermarci nella passione in cui in così tanti siamo animati, per ammonire coloro i quali coltivano ancora illusioni sulle possibilità di salvezza di questa società decomposta e patogena, per esprimere il nostro imperituro disgusto verso coloro che hanno scelto di dedicare le parvenze di vita in cui si spengono al servizio dell'oppressione reciproca, che non esiste libertà di parola che non sia, per ciò stesso, eversiva di qualsiasi società fondata sull'oblio, sul silenzio, sulla parola serva, sull'alienazione religiosa, familiare, nazionale. Noi affermiamo che finché vi sarà una sola donna o un solo uomo libero, la sua parola sarà nel suo contenuto e più ancora, nella sua stessa esistenza, eversiva di ogni ordine coatto. E che finché qualcuno parlerà sarà per dire questo, in mille luoghi e in mille lingue: che impedire alla parola di farsi udire, con sequestri e condanne, é solo una pretesa impotente e fallimentare di un sistema così evanescente e falsificato da non potersi più permettere nemmeno quella finzione che dovrebbe giustificarlo agli occhi degli obnubilati. Si levino da ogni parte le libere voci, si riflettano dovunque dentro e fuori le reti informatiche e si affrettino nel contempo i servi a dismettere la loro attività a baluardo di una società menzognera e postuma, dove a ciascuno si vorrebbe imporre di essere poliziotto a se stesso e al vicino, e del vicino e di se stesso prigioniero.
La migliore forma per esprimere ciò che sentiamo ci sembra in questo momento quella di ribadire il motto su cui il progetto Filiarmonici è nato e continua a esistere: PER UN MONDO SENZA GALERE.
Con queste semplici parole ci siamo in passato incontrati con i compagni arrestati. Attorno a queste semplici parole abbiamo nel tempo incrociato tante altre persone ed esperienze. Dietro a queste parole si riconoscono oggi come ieri tante altre persone, ben al di là delle nostre conoscenze e amicizie.
Non saranno arresti, perquisizioni e sequestri a spengere l'idea di un mondo senza galere.
Filiarmonici - per un mondo senza galere, 27 maggio 2005
http://www.filiarmonici.org - per un mondo senza galere
http://www.autprol.org/