20/04/2005: Clima di tensione all'interno del Reparto di Massima Sicurezza del Carcere Femminile di Rebibbia


All'attenzione dell'On. Paolo Cento Vicepresidente Commissione Giustizia della Camera.
Oggetto: Clima di tensione all'interno del Reparto di Massima Sicurezza del Carcere Femminile di Rebibbia.

Alcuni Familiari e Avvocati delle detenute recluse al reparto di Massima Sicurezza del Carcere Femminile di Rebibbia informano che: all'interno del reparto M. S. in questi ultimi giorni si è installato un preoccupante clima di tensione e pressione nei confronti delle detenute a seguito del trasferimento da parte del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.) di due detenute verso un altro carcere.
Infatti, sabato mattina, senza che ci fosse stato alcun preavviso è stata comunicato l'ordine di trasferimento, il quale, per il metodo e la forma con cui è stato
realizzato, ha precipitato il reparto nello sconforto e nell'ansia più complete, anche
perché una di queste detenute era stata inserita al centro di un progetto di reinserimento programmato dalla Direzione di Reparto già da alcuni anni.
Ad appesantire questo clima ha contribuito non poco la voce propagata da alcuni funzionari, secondo i quali il reparto avrebbe subito nel breve periodo uno smembramento ed uno svuotamento anche a causa di un piano di ristrutturazione degli impianti ormai vetusti.
Ci domandiamo il perché di questo stillicidio di informazioni di seconda mano che ha come unico risultato quello di destabilizzare il clima, di per sé non certo sereno, in cui si trovano a vivere le detenute di questo reparto.
Le loro e le nostre preoccupazioni sono motivate dall'assoluta mancanza di un'informazione chiara e trasparente, la quale mette in discussione il processo di reinserimento sociale, che ha come obiettivo prioritario la relazione di queste detenute con le famiglie ed in particolare con i propri figli, spesso in tenerissima età, o con i genitori ultrasettantenni, per i quali un eventuale spostamento in luoghi lontani potrebbe rappresentare una lacerazione irreparabile ed incomprensibile dai loro affetti e che aggiungerebbe all'espiazione della pena da parte dei loro congiunti anche quella propria?
Chi potrebbe beneficiare di questo clima d'esasperazione delle condizioni di vita delle detenute?
Non certo loro, né le loro famiglie o tanto meno la direzione del carcere che si ritroverebbe a dover intervenire di nuovo all'interno di un clima di sfiducia e di conflittualità collettiva e personale, oltre che ad un serio aggravamento delle condizioni di salute psichica delle persone interessate.
Non gioverà certo al personale penitenziario, già duramente provato da carichi di lavoro esorbitanti ed estenuanti.
E' in questo clima carico di tensione e alla luce di concreti fatti antecedenti che i familiari richiamano l'attenzione della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati affinché si possa ottenere, dalle autorità competenti, quel necessario chiarimento e quella trasparente assunzione di responsabilità che attraverso la propagazione di notizie incontrollate determina l'istallazione di un clima di sospetto e di ansia.

Alcuni Familiari ed Avvocati delle detenute del Reparto Massima Sicurezza del Carcere Femminile di Rebibbia.

Roma, 18/04/2005

http://www.autprol.org/