11/02/2005: Lo stato d'eccezione nei Paesi Baschi


18/98+, cittadini in difesa propria

Che Euskal Herria viva sotto uno stato di eccezione non è una frase fatta o una consegna estremista. Praticamente ogni giorno lo si può verificare con dati irrefutabili. Basta vedere, oggi stesso, nelle pagine seguenti, le richieste processuali per atti di "kale borroka", le attestazioni di torture di alcuni dei detenuti o il fatto che nel secolo XXI in un stato membro dell'Unione Europea un gruppo di persone si veda nella necessità di associarsi per "difendere il diritto di tutti ad avere idee", perché c'è un tribunale speciale che pretende di condannare decine di basche e baschi a lunghe pene di prigione senza avere commesso altro delitto che quello di essere indipendentisti baschi ed esercitare pubblicamente come tali.
Come spiegarono ieri i suoi membri, 18/98+ nasce perché osserva che gli implicati nella macro istruttoria che dà nome al collettivo sono stati processati e molti imprigionati per "attività ed iniziative legittime realizzate nell'esercizio dei loro diritti civili e politici fondamentali." E con la sua attività, questa associazione non "pretende l'impunità di nessuno", ma reclama anche "diritti che spettano a tutti, agli accusati." Neanche difende le idee o i progetti politici o sociali di nessuno, "bensì il diritto di tutti ad averli, a manifestarli ed a svilupparli democraticamente." In realtà, alla luce di quanto espresso nella sua presentazione bisogna capire che 18/98+ è un'unione di cittadine e cittadini che lavorano in difesa propria.
Uno degli apporti più interessanti realizzati da questo collettivo è quello di sostenere che i multipli organismi e persone che sono finite inquadrate in questa istruttoria non sono la stessa cosa, come pretende l'Udienza Nazionale, ma che a dispetto di ciò la loro difesa deve essere unita, perché i diritti che si negano ad ognuno degli accusati ed i motivi per i quali questo si fa invece sono comuni a tutti essi.
L’istruttoria 18/98 è un'aberrazione giuridica e politica, una causa generale contro la sinistra indipendentista basca che neanche rispetta le più elementari norme del diritto e che sarebbe insostenibile per ogni stato davvero democratico. Se si regge in piedi è per quella situazione di eccezione che con tribunali, leggi ed interpretazioni ad hoc si è creata per Euskal Herria. L'Associazione 18/98+ ha davanti a sé un ingente e meritorio lavoro da realizzare. .
18/98+ fa sua la causa in favore dei diritti civili e politici
•obiettivi | la piattaforma convocherà mobilitazioni in Euskal Herria e lavorerà per fare conoscere all'estero le macro istruttorie istruitie dall'udienza nazionale spagnola
Dalle differenze nei progetti politici e sociali, ma dalla coincidenza nel diritto a difendere tutte le idee, la piattaforma 18/98+ si presentò ieri a San Sebastian con la vocazione di lavorare in favore delle libertà violate nelle macro istruttorie istruite dall'Udienza Nazionale spagnola contro differenti organizzazioni politiche e sociali basche, come contro alcuni mezzi di comunicazione. Una piattaforma non solo formata dai direttamente colpiti, ma anche da persone preoccupate per la criminalizzazione di idee legittime.

SAN SEBASTIAN

Tra alcuni mesi avranno principio le deposizioni della gigantesca istruttoria 18/98.
Dall'inizio delle istruzioni nel febbraio di 1997, gli operativi polizieschi contro organizzazioni di indole indipendentista basca sono stati una costante, sia in questo sommario, come in altri con differente nome.
KAS," Egin", AEK, Xaki, Ekin, Joxemi Zumalabe, Jarrai, Haika, Segi, Gestoras, Askatasuna," Egunkaria", Batasuna, Udalbiltza. Una lunga lista di organismi colpiti da alcuni attacchi che si saldano fino ad oggi con 221 detenzioni, 163 accusati, 40 che rimangono imprigionati, cauzioni miliardarie, chiusura di mezzi di comunicazione, illegalizzazioni.
Davanti a questa situazione, ieri si presentò la piattaforma 18/98+, che nasce, come spiegarono i suoi portavoce, con la intenzione di "difendere il diritto di tutti ad avere idee, a manifestarli ed a svilupparli." Un gruppo di quindici persone alcune di esse incriminate in queste istruttorie sarà addetto a coordinare le attività di questa piattaforma.
Olatz Altuna, accusata come partecipante della Fundación Joxemi Zumalabe, indicò che il gruppo di lavoro affronterà tre aspetti differenti. In primo luogo, si dirigerà all'ambito internazionale per fare conoscere il caso fuori di EuskalHerria e per ottenere la presenza di osservatori nelle udienze. Si cercherà anche l’appoggio di personalità relazionate col mondo del Diritto e la magistratura. In quanto alla cittadinanza basca, 18/98+ studia già la possibilità di convocare diverse mobilitazioni.
Maite Aristegi, ex segretaria generale di EHNE, ed il giornalista Mariano Ferrer sono gli incaricati di fare conoscere i motivi che hanno portato a mettere in moto questa iniziativa ed i suoi obiettivi.
Quest’ultimo cominciò sottolineando che, a dispetto dell’essere istruttorie differenti, tutte condividono i sufficienti elementi come per esporre "una risposta globale a quello che tutti essi hanno in comune." Puntualizzò che "a differenza di quello che l'Udienza Nazionale pretende, né tutte le persone incriminate né tutti i gruppi criminalizzati sono la stessa cosa."

Euskal Herria come popolo

Nonostante, tutti i procedimenti siano d'accordo sull’ "avere uno stesso impulso giudiziario, quello di un tribunale di eccezione come l'Udienza Nazionale; una stessa tipologia di accusati, poiché fanno parte di organizzazioni che difendono EuskalHerria come popolo che come tale ha diritto a decidere il suo futuro; una stessa linea argomentativa per giustificare le imputazioni, qualificando attività sociali e politiche legittime in democrazia come fatti di complicità, collaborazione o appartenenza ad ETA; ed inoltre tutte hanno un stesso sistema probatorio prestabilito per cui tutto è ETA." A tutti questi punti sommò le "reiterate e credibili" denunce di maltrattamenti e torture.
"Il giudizio che tutto ciò ci merita aggiunse è che l'obbligo giudiziario di perseguire il delitto è derivato in questo caso in processi che, con un impulso politico iniziale del PP che non è stato neutralizzato per il momento dal PSOE, criminalizzano attività ed iniziative legittime e violano diritti civili e politici fondamentali di libertà ideologica, di espressione, riunione, associazione e dissidenza."
Ferrer sottolineò che 18/98+ non "pretende l'impunità di nessuno. Reclamiamo anche i diritti che riguardano tutti, quelli degli accusati. Perché è difendere noi stessi. Partecipando a questa iniziativa, non dobbiamo condividere gli stessi progetti sociali e politici, perché non si pretende di difendere le idee di nessuno, bensì il diritto di tutti ad averli, a manifestarli ed a svilupparli democraticamente."

Si può appartenere ad ETA senza saperlo ed essere condannato"
I.I.

SAN SEBASTIAN

L'avvocato José María Elosua ripassò i contenuti di quello che qualificò come "macroprocessi politici generati ex professo contro i movimenti sociali di sinistra e contestatori, come contro gruppi che lavorano per l'euskara e lo sviluppo della cultura basca in generale." Alcuni processi giudiziari che, nella sua opinione, sono stati "costruiti dalla violazione più sfacciata e malcelata di infinità di diritti fondamentali."
Dopo aver ricordato le enormi cifre che si muovono in queste istruttorie persone, collettivi, imprese, centinaia di tomi, migliaia e migliaia di fogli, centinaia di anni di prigione sollecitati, manifestò che con queste attuazioni "lo Stato tenta di punire chi considera nemico dell'ordine costituzionale spagnolo vigente, cercando la loro stanchezza e la loro resa per mezzo della minaccia e dell'imposizione di lunghe pene di prigione."
Elosua emerse che non si investiga un fatto concreto e criminale che è quello che si fa abitualmente in un'investigazione criminale, ma si penalizza un fenomeno sociale, una storia collettiva, ed un cumulo di espressioni e di modi di organizzarsi.
L'avvocato enumerò "le violazioni di diritti fondamentali" che si sono dati in questi casi al giudice naturale, alla libera designazione di un avvocato, all'inviolabilità del domicilio, alla pubblicità delle attuazioni penali, alla libertà di espressione, alla libertà di informazione. e ricordò che ci sono persone che presto compieranno quattro anni in prigione preventiva.
Per ciò, l'Udienza Nazionale si è limitata a "interpretare" in maniera espansiva per "applicare i tipi criminali antiterroristi a condotte individuali e collettive che, pure non essendo tipificate nel Codice Penale, supportano di ideologia di molti gruppi ed associazioni."

Il metodo di investigazione

José María Elosua si scagliò contro il sistema di investigazione usato che definì come "contrario a quello che deve essere l'agire di ogni tribunale." Spiegò che "normalmente, il fatto penale è messo in conoscenza del tribunale attraverso una denuncia o di un attestato poliziesco." Posteriormente, il giudice inizia un'investigazione ed incorpora "tanto alla causa elementi incriminatori come di discolpa."
Secondo Elosua, questo non succede in questi macroprocessi. "Le investigazioni non saranno solo iniziate dalle Forze della Sicurezza dello Stato, ma saranno anche dirette e culminate da esse. Danno inizio all'investigazione, sollecitano l'adozione di misure cautelative, confezionano le relazioni tecnici e non tecnici.", segnalò.
Con queste premesse, la sua conclusione è che praticamente "i giudici non intervengono, gli istruttori sono i poliziotti. I giudici si limitano ad accettare senza critica alcuna quello che è offerto loro."
In quanto alle accuse contro gli accusati, sostenne che la base delle stesse è "l'esistenza di una relazione con ETA di carattere molto generale. Le investigazioni non confermano detta relazione nel suo senso tradizionale. Le persone investigate non contribuiscono economicamente ad ETA, non hanno passato informazioni, non hanno facilitato infrastrutture, e molto meno hanno commesso azioni concrete attribuite ad ETA."

La palla cresce

In considerazione di ciò, sorge quello che l'avvocato tacciò di "appartenenza indiretta" all'organizzazione armata. In questo modo, si incomincia con "imputare a persone relazionate con le strutture che, secondo la convinzione politica e mediatica, sono più prossime ad ETA."
"Ma questo continuerà ad aumentare come una palla e l'incriminazione finirà per estendersi all'appartenenza al consiglio di amministrazione di un'impresa o alla giunta direttiva di un'associazione. E finirà per incriminare la coincidenza in obiettivi come la costruzione nazionale, la difesa dell'identità basca o dell'euskara", spiegò.
Si può appartenere o collaborare con ETA senza saperlo. E quello che è più grave, essere condannato per ciò ad elevate pene di prigione. Davanti a ciò, c'è solo una possibile spiegazione: i gruppi investigati sono perseguiti per la loro ideologia", concluse Elosua.

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2004-12-18



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