03/02/2005: Intervista sul Movimento dei Sem Terra


Perché l'MST sta avviando una nuova serie di azioni?
Sfortunatamente, dopo due anni di governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, la riforma agraria procede a passo di lumaca. Una delle ragioni di questa lentezza è l'incompatibilità tra le politiche economiche neoliberiste del governo - che concentrano ricchezza, non generano occupazione e danno priorità solo alle esportazioni - e la riforma

agraria, che è l'opposto di tutto questo, visto che distribuisce il reddito, genera occupazione e promuove lo sviluppo dell'economia locale. Di fronte a questo scenario, l'MST sta discutendo con altri movimenti sociali per organizzare mobilitazioni nel 2005 contro le politiche economiche [del governo] e a favore di un nuovo progetto di sviluppo per il paese, il solo modo per rendere realizzabile la riforma agraria. Discuteremo con la società, organizzeremo grandi marce e andremo a Brasilia per fare pressione sul governo.

Ci saranno occupazioni di terre?
Finché ci saranno latifondi improduttivi da un lato e un gran numero di disoccupati poveri dall'altro, non c'è bisogno dell'MST, né della supervisione di nessuno, per organizzare le occupazioni. La contraddizione si risolve in modo naturale, perché i lavoratori senza terra capiscono che la sola soluzione al loro problema immediato è occupare le fattorie improduttive. L'MST li incoraggia, perché sono una dimostrazione dell'organizzazione dei lavoratori. Ma il cuore della nostra battaglia è il cambiamento della politica economica e il dibattito per un nuovo progetto di sviluppo per il Brasile. Organizzeremo una marcia ad Aprile chiedendo l'aumento del salario minimo, perché non ci vanno bene 300 Real [circa 100 dollari statunitensi] - e non venirmi a dire che l'MST non ha nulla a che vedere con questo. Il salario minimo è essenziale per la distribuzione del reddito, senza di esso l'agricoltura familiare e la riforma agraria non sono realizzabili.

Lo scopo della riforma agraria è solo insediare le famiglie?
Niente affatto. Il Brasile non ha mai avuto una politica di riforma agraria, nei suoi 500 anni di storia; durante gli ultimi 20 anni e negli otto anni di governo di Fernando Henrique Cardoso, la concentrazione della terra è stata mantenuta. Nei 20 anni dell'MST, e con tutte le battaglie che abbiamo sostenuto insieme ad altri movimenti sociali rurali, abbiamo insediato 580.000 famiglie, di cui 350.000 durante gli otto anni del governo di Fernando Henrique. Ma la nostra valutazione del governo Cardoso è negativa perché se abbiamo conseguito l'esproprio di 16 milioni di ettari di terra per 350.000 famiglie, nello stesso periodo, tramite altre politiche di concentrazione della proprietà, alcuni grandi proprietari terrieri hanno accumulato più di 70 milioni di ettari nel loro patrimonio, comprando terra dai loro vicini o appropriandosi di terra pubblica.

E con Lula?
L'analisi dei due anni di governo Lula è pessimistica. Ha insediato 60.000 famiglie, e questo dato è persino stato ottenuto ritoccando i dati; è molto meno di quello che ha fatto Cardoso, che negli ultimi anni del suo governo ha insediato 60.000 famiglie all'anno.

Qual'è l'obiettivo del presidente Lula?
Da che è entrato in carica il governo Lula, eravamo assolutamente certi della sua posizione favorevole alla riforma agraria. E' nostro alleato, e per questo abbiamo deciso che la nostra battaglia principale in questo contesto è contro il latifondo; abbiamo organizzato accampamenti di lavoratori senza terra ai bordi delle strade, per fare pressione sul governo con l'aiuto dell'opinione pubblica, e allo stesso tempo proteggere il governo dalle critiche dirette. Ora, insieme ad altri movimenti, abbiamo più di 200.000 famiglie accampate e facciamo pressione sul governo perché completi il Piano Nazionale di Riforma Agraria, come stabilito dalla Legge dello Statuto della Terra; non possiamo espropriare un'area qui, una là, senza pianificare, e dire che quella è una riforma agraria.

Cos'è la riforma agraria?
La riforma agraria è un'azione pubblica pianificata dallo stato, per dirigere le politiche pubbliche verso una rottura della struttura di concentrazione terriera e verso una distribuzione della terra. La riforma agraria non è un fine in se, ma uno strumento per raggiungere l'obiettivo della distribuzione di reddito, di generare occupazione e di attivare l'economia nelle regioni rurali. La terra viene distribuita per soddisfare questi tre obiettivi, infatti così facendo le zone inattive vengono incorporate nella produzione, e si mette a disposizione dei lavoratori senza terra un pezzo di terra da coltivare; si rende inoltre possibile lo sviluppo dell'industria agroalimentare negli insediamenti, tramite i loro prodotti, e l'abbattimento della povertà. Ma dipende da un piano strategico dello Stato determinare le zone di priorità; i prodotti che saranno incentivati nel mercato interno; il livello di credito disponibile per la gente negli insediamenti, e infine quanto sarà stanziato per il pagamento degli espropri. Dopo che abbiamo passato 10 mesi a stendere una bozza per il Piano Nazionale per la Riforma Agraria, il governo Lula lo ha messo semplicemente nel cassetto, perché il ministro delle Finanze, Antonio Palocci, e la sua equipe, vogliono seguire la politica neoliberista di Cardoso, espropriare terra come compenso sociale, e stanziare risorse per insediare solo 80.000 famiglie fino al 2006. Ma l\u2019equipe del professore Plínio de Arruda Sampaio, con i tecnici dell'Istituto di Ricerca Economica Applicata [IPEA], il Ministro per la Riforma Agraria e le Università, hanno messo a punto uno studio e dimostrato che ci sono sufficienti risorse per insediare un milione di famiglie in 4 anni. Quindi, come abbiamo detto a Rio Grande do Sul, il presidente Lula deve scegliere tra insediare 80 famiglie con il piano neoliberista, e un milione di famiglie con un nuovo progetto di sviluppo. Nel 2003 abbiamo organizzato una marcia da Goiânia a Brasilia, per fare pressioni sul governo, e il 21 Novembre, è venuto [Lula] personalmente a dire ai 5000 lavoratori che sono arrivati a piedi alla capitale, che il governo avrebbe fatto la riforma agraria - non sarebbero state 80.000 famiglie, nemmeno un milione, ma ha concordato di insediare 430 mila famiglie dal 2004 al 2006. Questo è il contratto sociale o il debito morale che Lula ha con l'MST, con la Confederazione Nazionale dei Lavoratori Agricoli (Contag) e con i movimenti sociali.

L'accordo sta andando avanti?
Il Gennaio 2004 è passato e il governo non ha fatto niente. In Febbraio è stato coinvolto nel caso di Waldomiro Diniz ed è rimasto bloccato. Poi, durante la mobilitazione dell'"Aprile Rosso", abbiamo occupato 127 fattorie nel paese per avere l'attenzione del governo; e il presidente Lula, preoccupato per l'inefficienza della sua amministrazione, ha firmato un altro contratto con noi, che garantiva che ci sarebbero state abbastanza risorse per insediare le 430 famiglie e ha annunciato che 1,7 miliardi di Real sarebbero stati messi a disposizione della riforma agraria nel 2004. Siamo di nuovo tornati a casa contenti, ma la politica economica neoliberista si è acuita, il tasso di interesse è cresciuto così tanto che da Agosto a Novembre, il governo ha avuto una spesa extra di 4 miliardi di Real solo per l'innalzamento del Selic [tasso d'interesse ufficiale in Brasile N.d.T.] dal 16% al 17,5%. E gli stimati 1,7 miliardi di Real per la riforma agraria si sono ridotti a 600 milioni di Real. Sembrerebbe che abbiano concesso altri 300 milioni di Real, alla fine dell'anno, così si è giunti alla fine del 2004 con una spesa massima di 900 milioni di Real. Sono mancati i soldi perché è stato necessario utilizzare le risorse per pagare gli interessi del debito pubblico; il governo Lula ha però un debito con noi, e se continua in questo modo, non renderà onore al suo impegno.

Perché?
Perché il settore conservatore del governo, rappresentato dal ministro per l'Agricoltura, Roberto Rodrigues, e dal ministro di Industria e Commercio, Luiz Fernando Furlan, premono per dare priorità esclusiva all'imprenditoria agricola. Hanno creato l'illusione che gli accordi di libero commercio, negoziando con l'Unione Europea e gli Stati Uniti, attraverso l'FTAA, aprirebbero un mercato immenso alle esportazioni agricole brasiliane. Visto che nel 2003 abbiamo avuto prezzi agricoli eccezionali, l'imprenditoria agricola ha concluso che le prospettive per le esportazioni brasiliane sono illimitate e ha cominciato a contestarci la riforma agraria. Ma non vogliamo metterci contro l'imprenditoria agricola, perché il nostro obiettivo principale sono i latifondi improduttivi e inattivi, che continuano a tenere 130 milioni di ettari di terra fuori dal mercato. Quando abbiamo fatto pressioni sul governo perché espropriasse queste aeree, l'imprenditoria agricola ne ha preso le difese. Nel recente massacro di lavoratori senza terra a Felisburgo, Minas Gerais, quando il fazendeiro assassino, Adriano Chafic, di soli 37 anni, ha pagato 15 sicari e un sabato, ad ora di pranzo, sotto il sole cocente, si è recato là con i suoi uomini prezzolati, e ha sparato sui suoi compagni accampati su un'area pubblica, uccidendo 5 persone e ferendo 13 lavoratori senza terra, non sono stati i latifondisti, la Confederazione Nazionale dell'Agricoltura [CCNA], né l'Unione Democratica Ruralista [UDR], a prendere le sue difese. Sono rimasti tranquilli, imbarazzati. Chi è venuto pubblicamente a difendere il fazendeiro omicida è stato Roberto Rodrigues, che ha detto in un notiziario televisivo: "Penso che questa sia la sola reazione naturale del fazendeiro, che ha diritto di usare le armi per difendere la sua terra". Ora, al di là della falsa retorica del ministro, quello che c'è dietro è che la cosiddetta moderna imprenditoria agricola ha valutato che, immaginando che il mercato internazionale possa crescere indefinitamente, per espandere le proprie vendite all'estero, dovrebbe espandere la sua frontiera economica sull'ormai obsoleto latifondo; se il governo espropriasse terra improduttiva, creerebbe una barriera. Hanno deciso di colpire i lavoratori senza terra, per fermare la riforma agraria e per tenere il latifondo come una sorta di area di riserva per l'espansione dei loro affari.

Considerando le difficoltà all'estero dell'imprenditoria agricola, non è inutile avere una riserva di terra improduttiva?
Penso che Dio sia brasiliano. E quando Dio non lavora, perché dorme, allora lo fa la dialettica e fortunatamente ci salva. L'eccessiva boria dell'imprenditoria agricola è messa in discussione dalle attuali contraddizioni dello sviluppo capitalistico: i prezzi internazionali dei prodotti agricoli sono crollati, perché l'andamento naturale è un crollo dei prezzi delle merci. Inoltre, alcuni di loro devono essersi svegliati, quando stavano per firmare un accordo di libero commercio tra il Mercosul e l'Unione Europea nell'ottobre 2004, disposti a concedere di tutto, quando hanno sentito gli Europei che dicevano: "Ci fa piacere che non ci siano tasse o dazi, ma ridurremo l'acquisto di manzo di 100 tonnellate all'anno". Non c'è espansione del mercato agricolo Europeo o Nord Americano per lo zucchero, le arance, il caffè, e neppure per le proteine animali, perché loro hanno già mangiato troppo. La tendenza di mercato per i consumatori con reddito alto è migrare ad altri tipi di prodotti, perché il problema dei ricchi non è la fame, ma l'obesità. Il Brasile è un grande mercato in espansione per il cibo, abbiamo 80 milioni di brasiliani che non mangiano bene, sono affamati o denutriti. Le analisi mostrano che ci sono 80 milioni di brasiliani che non mangiano nel modo giusto. La prima cosa che succede quando aumenta il salario minimo sono le code ai supermercati, nelle panetterie, nelle macellerie. Ovviamente il nostro mercato crescerebbe solo con un progetto di sviluppo nazionale che distribuisca il reddito e aumenti il salario minimo da 260 Real a 520 Real, come ha promesso Lula durante la sua campagna.

La riforma agraria ancora non si muove?
No, non si muove per molte ragioni. Lo stato brasiliano è conservatore, ed è stato organizzato per 500 anni per essere la mucca da latte dei ricchi, che accumulano guadagni illeciti con il denaro pubblico. Anche essendo amministrato da un presidente impegnato con un partito di sinistra, lo Stato non riesce a soddisfare le richieste dei poveri, non riesce a mettere al lavoro gli agronomi con la gente negli insediamenti, l'Incra [Istituto Nazionale della Colonizzazione e della Riforma Agraria] non funziona e il Conab [agenzia nazionale di forniture agricole] non ha nemmeno un camion per comprare i prodotti dei nostri insediamenti. Tuttavia, il motivo principale per cui la riforma agraria non si sta muovendo, è che l'equipe economica di Palocci continua ad applicare politiche neoliberiste solo nell'interesse dei banchieri e delle transnazionali dell'esportazione. E' stata criticata dagli economisti che vanno da Delfim Netto fino al professore Carlos Eduardo Carvalho, perché la sua politica ha l'effetto di concentrare il reddito e di generare un'economia mirata soltanto al commercio con l'estero, senza ripercussioni sul mercato interno. I dollari dell'esportazione non tornano all'economia [del paese], se vanno nel pagamento del debito estero, e non creano una dinamica nel mercato locale. Nella contea di Goiás (GO), la più grande esportatrice di cotone del Brasile, la popolazione è povera, e la città di 15000 abitanti è diventata una grande favela, perché la rendita del cotone non ritorna alla città. Per tutto questo, stiamo alzando la voce, per dire al presidente Lula che, se non cambia la politica economica, la riforma agraria non sarà realizzabile, e non vi sarà distribuzione di reddito. L'economia potrebbe anche crescere, ma non svilupperà il paese nel senso di una ricchezza che va a beneficio della maggioranza della società.

Anche come riforma agraria capitalista, perché distribuisce e rafforza la proprietà privata, la riforma agraria non è dunque realizzabile in Brasile?
La riforma agraria è sempre stata una rivendicazione repubblicana, fin dalla Rivoluzione Francese, nel 1789; il suo obiettivo è radicalizzare la democrazia e far si che lo stato repubblicano garantisca la terra a chiunque voglia lavorarla. Ma come ha detto Darcy Ribeiro, nei 500 anni della nostra civiltà, l'elite brasiliana non ha mai voluto sviluppare la riforma agraria e ha preferito un modello di sviluppo dipendente. Anche durante il periodo di Getulio Vargas, l'idea di sviluppo nazionale è andata verso la creazione di un industrializzazione dipendente, come ha spiegato Florestan Fernandes, visto che l'industrializzazione del paese era dipendete dai capitali stranieri, mentre ha creato un industria per il mercato interno limitata alla sola minoranza della classe media.

Il mercato brasiliano è molto limitato?
La produzione di macchine è l'esempio più patetico. Ora, si stanno vantando dell'imprenditoria agricola, che sono i moderni salvatori dell'economia, ma con tutto il vigore, e con i prezzi agricoli più alti, l'industria nazionale [di macchine] ha venduto soltanto 36000 unità, le altre 30000 hanno dovuto essere esportate. Questo sta succedendo perché fin dall'inizio abbiamo implementato un modello di industrializzazione che non favorisce lo sviluppo del paese, solo pochi ricchi diventano più ricchi, e non si distribuisce reddito. Questo è il motivo per cui l'MST, nonostante molti ci chiamino radicali, è solo un movimento repubblicano. Non siamo un movimento socialista, strettamente parlando. Vogliamo dei cambiamenti e siamo radicali nel senso dell'andare alla radice del problema, ma non pensare che siamo comunisti e mangiamo i bambini. La riforma agraria è solo una rivendicazione repubblicana per favorire lo sviluppo del nostro paese, così che tutti possano avere lavoro, una casa, un'istruzione, e un reddito per sfamarsi. Speriamo che i buoni borghesi, i borghesi nazionalisti che pensano al Brasile, e la Gazeta Mercantil ha dato voce ad alcuni di essi, pervengano ad un accordo sul fatto che è possibile costruire una società democratica in cui tutti i brasiliani abbiano garantiti i loro diritti fondamentali: lavoro, scuola, casa e cibo. Dopo tutto c'è una classe sociale borghese formata dai capitalisti brasiliani, e l'unica soluzione, a questo stadio della storia brasiliana, è fare alleanze tra i settori sociali impoveriti, ma organizzati, con i buoni borghesi, interessati allo sviluppo della nazione.

Qual'è il settore industriale con cui si può creare un'alleanza?
Ci sono molti industriali che pensano ad un progetto per il Brasile. Anche Antonio Ermírio de Moraes pensa al Brasile, almeno si deve ricordare di suo padre. Sono stato molto colpito dalla recente intervista con il professore Luiz Carlos Bresser Pereira per la Gazeta Mercantil. Ho discusso con la Fundação Semco, con Ricardo Semler (della società Semco, Ricardo Semler ha scritto "Virando a Própria Mesa"), che ora si è fusa con la Fondazione DNA Brasil, e ho notato che ci sono imprenditori brasiliani attenti al Brasile. Sono lieto di vedere lo Iedi [Istituto di Studi per lo Sviluppo Industriale] che recupera le idee di Roberto Simonsen sulla battaglia per un'industria brasiliana. Ho tenuto dei discorsi all'Associazione Brasiliana per il Commercio, e ho notato che c'è un "sentire brasiliano" tra piccoli imprenditori e commercianti.

Perché una parte dei media demonizza l'MST?
Gran parte dei media istituzionali è un problema sociale e politico per la società brasiliana, perché appartiene ai gruppi economici che hanno sempre usato i media solo per fare soldi, quando l'attuale costituzione brasiliana asserisce che dovrebbero fornire un servizio pubblico alla società. Alcuni diventano ricchi, come Roberto Marinho, che in trenta anni ha sviluppato una delle più grandi fortune del mondo. Rede Globo, nata durante la dittatura militare, e Roberto Marinho, sono un prodotto del plusvalore sociale che lo stato ha trasferito su lui come un sorta di pagamento per un "buon servizio fornito", permettendogli di creare un impero finanziario. In Europa ci sono delle restrizioni per evitare il monopolio dei media e garantire un'informazione più democratica. Ma in Brasile è il contrario, il monopolio cresce. Reprimono l'MST e dobbiamo accettarlo. Ma la questione della riforma agraria non sarà risolta sui media. Ci sono altre contraddizioni, possono continuare a reprimere l'MST quanto vogliono ma il movimento non perderà niente per questo, né la nostra causa sarà meno giusta per la loro opinione.

Una parte dei media identifica anche la proposta dell'MST per la riforma agraria come obsoleta, non moderna...
Sono loro a essere obsoleti; sono ignoranti e non sanno cos'è la riforma agraria. La nostra riforma agraria tiene conto della tecnologia e in tutti i documenti dell'MST non abbiamo mai difeso una riforma agraria del tipo del secolo scorso, perché era stata pensata per quel periodo, serviva solo a dividere la terra; l'ultima è stata in realtà quella giapponese, ed è stata implementata dall'esercito americano, nel 1946. Ora, se si divide soltanto la terra, non si tolgono i contadini dalla povertà, e non si includono nella società. Questo è il motivo per cui, all'attuale stadio dello sviluppo delle forze produttive, lottiamo per un nuovo tipo di riforma agraria, che divida la terra per costruire nuova produzione e nuove relazioni sociali, ma che divida anche il capitale. Dividere il capitale non vuol dire prendere le società di Antonio Ermírio de Moraes e dividerle. Piuttosto, significa dividere l'accumulazione di plusvalore, che è concentrata nello stato e appartiene a tutti, e che ora torna concentrata alle banche. Anche il capitale sociale che è nelle mani dello stato deve tornare ai contadini, in forma di credito, per la produzione e le cooperative, e soprattutto per l'avvio di un'industria agricola. Che è il simbolo della Riforma Agraria. La nostra proposta è portare l'industria agricola nelle zone rurali del paese, per rifornire il proprio mercato ed eliminare questa stupida concentrazione. Dobbiamo anche distribuire l'istruzione, perché la conoscenza libera le persone. Nel diciannovesimo secolo Emiliano Zapata ha fatto la riforma agraria in Messico con gli analfabeti, noi ora non possiamo farlo. Dobbiamo distribuire le informazioni, perché adesso, per sviluppare le forze produttive nell'agricoltura, dobbiamo avere conoscenza, non possiamo farlo con i buoi e con la zappa.

L'esportazione di beni industrializzati non genera valuta straniera per il paese?
Ovviamente siamo interessati ad esportare beni industriali con valore aggiunto, come fa la Embraer. Ma dobbiamo evitare l'esportazione di beni agricoli e materia prima senza alcun valore aggiunto. Nel caso dei minerali, per esempio, rimuoviamo solo sporco e li vendiamo ai cinesi a 30 dollari alla tonnellata. Quando arrivano in Cina valgono 130 dollari. Questo è stupido, non possiamo permetterci di buttare così tante risorse naturali che potrebbero essere usate per lo sviluppo del paese, per produrre uguaglianza e benessere sociale. Raccomando alla borghesia di prendere lezioni da Delfin Netto e di studiare di nuovo John Maynard Keynes, che ha detto che l'essenza dell'economia, per garantire la sovranità di un paese, è nell'organizzare la produzione per soddisfare principalmente i bisogni della sua gente. Keynes ci ha avvertiti che le istituzioni nate dall'accordo di Bretton Woods avrebbero solo portato la ricchezza del mondo agli Stati Uniti. E aveva ragione, loro hanno il più grande deficit pubblico e commerciale al mondo, e noi dobbiamo lavorare per sostenerli. La borghesia deve leggere Joseph Schumpeter, e sto solo citando quelli che sono i capitalisti illuminati. Non c'è bisogno che arrivino a studiare i marxisti, anche se noi studiamo anche quelli.


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