01/02/2005: Resoconto sull’iniziativa “unlibroinpiu” e alcune notizie utili


Prima di tutto vogliamo ringraziare coloro che hanno aderito e solidarizzato con quest’iniziativa, dimostrando sensibilità ed attenzione verso questo gravissimo attacco ai danni dei detenuti tutti, in primis, quelli della sezione speciale del carcere di Biella. Azioni mirate che prefigurano, sempre più, come sta succedendo al carcere di Sulmona ed in altre carceri, l’applicazione generalizzata del nuovo modello di gestione carceraria sostenuto dal ministro Castelli e dal suo governo.

.Come sta procedendo la campagna “un libro in più di castelli”
Abbiamo ricevuto adesioni da centri sociali, collettivi universitari, centri di
documentazione, associazioni culturali, librai, bibliotecari, volontariato, singoli cittadini e compagni, , radio, sezioni di rifondazione comunista, coordinamento regionale dei giovani comunisti di biella; sono stati allestiti dei punti raccolta e banchetti in diverse città; organizzate assemblee momenti di controinformazione; il Manifesto, Liberazione,i giornali locali di Biella e riviste di movimento hanno pubblicato diversi articoli.
Sono state aperte 6 interrogazioni ( PRC e Radicali) a livello comunale, provinciale, regionale e parlamentare su tutta la vicenda.

.Lo stato delle spedizioni
Ci arrivano email che ci avvertono del mancato recapito delle spedizioni da parte della direzione carceraria. A seguito delle richieste di chiarimenti sull’inusuale mancato recapito, un addetto alla ricezione pacchi, ha dichiarato che aveva eseguito semplicemente gli ordini del comandante delle guardie carceraie.
Va precisato che questo è un atto del tutto arbitrario da parte della direzione carceraria, non esistendo alcuna legge a tal proposito che limiti o ponga divieti alle spedizioni da parte di chiunque, di vestiario, cibo, soldi o libri ai detenuti.
Va precisato altresì che i libri, sia che vengano spediti o consegnati a mano nel pacco durante le ore di colloquio a disposizione dei familiari o di amici, non vengono conteggiati nel peso mensile (20 Kg.), previsto per detenuto.
E’ importante quindi, affinchè ci si possa attrezzare per rispondere a questa ennesima provocazione avere un quadro più esaustivo e preciso possibile di quanti pacchi siano ritornati al mittente e con quale motivazione. Vi chiediamo quindi (avendo a disposizione informazioni frammentarie), così come alcuni hanno già fatto, di farci pervenire la documentazione e l’iter che hanno avuto le spedizioni (numero della raccomandata, ecc…). Informazioni e dati utili per capire anche l’entità del fatto. Vi invitiamo a non desistere ma ad allargare l’iniziativa, perché senza dubbio, questo sta creando problemi e notevoli fastidi alla direzione oltre a chiarire a tutti, quali siano le reali intenzioni, in fatto di amministrazione del carcere, da parte della stessa.
Ricordiamo di spedire i pacchi tramite raccomandata e di evitare di spedire pacchi troppo voluminosi.

.sindacato delle guardie e dichiarazioni
I sindacati delle guardie penitenziarie, Sinappe in testa, hanno fatto quadrato attorno al loro comandante (che istituzionalmente è esecutore delle direttive che provengono dalla direzione e dal ministero), inviando, ai giornali locali, tre comunicati inferociti, in difesa del loro operato e della loro professionalità. Questi comunicati non pongono problemi di ordine ne economico ne normativo, ma fan proprie le direttive del ministro di grazia e giustizia.
Lo scopo del ministero attraverso il nuovo regolamento, mira direttamente all’annientamento dell’identità polico- culturale dei prigionieri ed in particolare alla loro internità e contributo alla lotta di classe. Si tenta di nascondere questo obiettivo. Un tentativo che emerge in particolare dalle dichiarazioni della direttrice e del capo delle guardie. (L’eco di Biella, La Nuova Provincia)
La direttrice Antonella Giordano dice:” se un detenuto ha intenzione di studiare potrà continuare a farlo. Dovrà solo presentare un programma”; come dire che gli interessi culturali di studio di un prigioniero verranno vagliati dal direttore e che solo lui potrà decidere che libri far leggere, quale percorso di studio è legittimo e può essere concesso. Quanti sono i prigionieri che possono presentare un programma? E’ chiaramente una filosofia discriminante, classista e razzista, nonché autoritaria.
Neanche durante l’applicazione dell’art.90, in uno dei periodi in cui è stato più feroce l’attacco alle condizioni dei prigionieri nei carceri speciali, non si era mai arrivati a tanto, e comunque, la resistenza dei prigionieri, le lotte esterne, su questo punto, avevano naturalmente giocato un ruolo decisivo.
Il comandante delle guardie, ispettore Enrico D’Angelo, paladino dell’integrità fisica dei prigionieri ci informa che con tanti libri e riviste “guai se fosse divampato un incendio, non saremmo riusciti a salvare quella persona”. Conosciamo la lunga lista di suicidi o di autolesionismo e di “incidenti” che avvengono nelle carceri italiane, ma non ne ricordiamo uno la cui causa siano stati i libri.
Sappiamo invece che sono proprio queste angherie, quest’arroganza, questi soprusi, se non le bastonate a crearne le condizioni. Inoltre, una dichiarazione del genere, rilasciata da un comandante di un carcere, è da considerare non solo provocatoria ma peggio, minacciosa.

.privilegi
Anche qui ci troviamo di fronte a voci false e pericolose messe in giro per creare divisioni fra le diverse componenti della popolazione carceraria detenuta e all’esterno con lo scopo di trovare legittimazione per ulteriori restrizioni a tutti.
Privilegi, che sarebbero dovuti ad una diversa organizzazione oraria per quanto riguarda i colloqui consecutivi di due ore.
Si tenga presente che i detenuti del giudiziario si aggirano intorno ai 300 se non più, mentre i prigionieri rinchiusi nella sezione speciale di EIV (elevato indice di vigilanza) sono solo 14 e hanno a disposizione un’unica saletta dei colloqui. Risulta evidente che gestire una sola saletta, che vede presenti al massimo, nei periodi di affollamento, 5 detenuti con i familiari, è cosa ben diversa, che “smistare” in sale diverse, 50 e passa detenuti. Ma crediamo che questo sia un problema organizzativo che dovrebbe risolvere la direzione e non imputabile ai detenuti o ai loro familiari. I prigionieri della sezione EIV, non hanno un campo sportivo; l’aria la fanno in una vera e propria “piccionaia”, sia per la grandezza dello spazio, sia perché completamente chiusa tra mura laterali e una rete in alto, dove regolarmente entrano e muoiono i piccioni che vi rimangono incastrati. L’ora d’aria si svolge quindi, tra piccioni o uccelletti morti ed escrementi degli stessi. La posta, così come libri, riviste sono sottoposte regolarmente a censura. L’isolamento nelle celle (e non più nella stessa sezione dove normalmente venivano rinchiusi), sta diventando ultimamente prassi (in questi giorni è stato riportato in isolamento, per un periodo indefinito, non essendogli ancora stato notificato nulla, lo stesso prigioniero che aveva subito 7 giorni d’isolamento agli inizi di gennaio, per un episodio futile successo molto tempo prima di quella data. Notizia di questi giorni, i prigionieri non stanno ricevendo la posta e un familiare ha ricevuto una notifica di sequestro per un volantino spedito al suo compagno. Fino a poco tempo fa i pochi lavori disponibili venivano concordati e gestiti autonomamente dai prigionieri della sezione in modo da garantire a tutti un minimo di sussistenza. Oggi questo viene negato e vorrebbero imporre chi deve lavorare e chi no. Per questo motivo rifiutano collettivamente questa imposizione e sono in sciopero da più di un mese.
..i compagni della sezione EIV
Una parte dei prigionieri di questa sezione, sono militanti comunisti che stanno scontando condanne lunghissime, alcuni dei quali, sono in galera da più di 20 anni. Mai nessuno ha concesso o regalato loro nulla, ma quello che vogliono è il rispetto della loro identità e dignità, conquistata con
lotte durissime all’interno delle carceri nei decenni precedenti, pagata con pestaggi ed ulteriori anni di galera, come tanti prigionieri ben conoscono. Questa identità e dignità viene aspressa
naturalmente nella vita quotidiana, per esempio nell’organizzazione del lavoro, dello studio, nella socialità e nella solidarietà con gli altri prigionieri. Tutto questo è ciò che si prefigge di spazzare questo infame regolamento.
Privilegi non ne hanno e non ne vogliono, anzi li rifuggono, come ogni compagno che si dichiari tale, in ogni situazione lavorativa, di quartiere, ecc, in ogni parte del mondo.

.iniziative
All’interno di questa campagna “Un libro in più di Castelli” stiamo organizzando per domenica 6 febbraio una manifestazione con presidio davanti al carcere di Biella aperta a tutti coloro sensibili al problema e che condividono le ragioni e la necessità di mobilitarsi. Chiediamo a tutti di contribuire a caratterizzare questa manifestazione sui contenuti che hanno contraddistinto questa campagna; invitiamo ad evitare sigle e simboli di gruppi o organizzazioni in modo che non ci siano strumentalizzazioni e che emerga invece il carattere unitario e solidale della mobilitazione.
Vi inviamo locandina dell’indizione, che potrete usare così com’è o riformularla come meglio credete (alcuni hanno pensato di farne una a proprio nome e poi di attacchinarla con la nostra). Inizialmente l’iniziativa era stata programmata per sabato 5, il motivo per cui abbiamo deciso di spostare la data è perché quasi certamente, la direzione avrebbe impedito i colloqui del sabato con i detenuti, adducento a motivazione e a pretesto “motivi di ordine pubblico, causa manifestazione”.

Chi fosse interessato alla consultazione degli articoli apparsi, con le dichiarazioni da parte dell’amministrazione carceraria, nonché del sindacato delle guardie penitenziarie, può richiederlo e provvederemo ad inviarlo.
E’ a disposizione anche l’interrogazione parlamentare presentata da Antonella Mascia di RC

Info: unlibroinpiu@libero.ii

http://www.autprol.org/