31/01/2005: Saint-Nazaire: lotta esemplare, risultati da miseria…


Per oltre 4 settimane, l'agglomerazione urbana di Saint-Nazaire, è stata
privata di trasporti pubblici. Nonostante un blocco quasi totale della
circolazione degli autobus per uno sciopero massiccio degli autisti/e con
occupazione e blocco del deposito, i risultati per gli scioperanti sono
alquanto scarsi al termine di un conflitto senza precedenti in questa categoria
nella regione.

Una città operaia ed una tradizione di lotta

Saint-Nazaire è conosciuta per le sue attività industriali, essenzialmente le
costruzioni navali nei Cantieri dell'Atlantico, ed aeronautiche con
Airbus-EADS. Città operaia, comune nell'orbita socialista da sempre, la storia
della città, da 130 anni, è segnata dalle combattive lotte nell'industria, ma
molto meno negli altri comparti produttivi.

Ancora in questi ultimi due anni, con la costruzione della Queen Mary II, le
lotte salariali e sociali sono state numerose, con il rifiuto dello
sfruttamento delle ditte subappaltanti, ad interim o stranieri, come quegli
operai indiani, rumeni, greci o polacchi che venivano a lavorare qui in delle
condizioni qualificate di schiavitù moderna (passaporti confiscati, salari da
miseria, ostacoli agli spostamenti, vitti e alloggi indecenti, beffa dei loro
diritti sociali, ecc.).

Perciò, il 15 novembre, sono i conduttori e le conduttrici dei bus della città
che attuano un sciopero, annunciato attraverso un volantinaggio e la stampa una
settimana prima. Le loro rivendicazioni: l'apertura immediata delle
negoziazioni salariali previste per dicembre, con l'uguaglianza dei salari per
i salariati/e della STRAN-STRVN come punto essenziale.
Dinnanzi al mutismo della direzione, degli eletti della città e della CARENE,
il deposito degli autobus era occupato 24 ore su 24 dal 17 novembre, e non
circolava più nessun autobus.

Una lotta per l'uguaglianza salariale

In questa occasione, la popolazione scopriva che la STRAN, gli autobus e
minibus gialli che circolano in città e dintorni, copriva per altro una
filiale, la STRVN, di cui nessuno o quasi nessuno era conoscenza, a causa della
sua totale assenza di visibilità. Per i salariati/e però, la differenza
esisteva molto concretamente a livello della remunerazione: 250 euro mensili in
meno per gli impiegati della STRVN, per una stessa qualifica (patente D
trasporti pubblici) e uno stesso mestiere: trasporto di passeggeri
nell'agglomerazione urbana e dintorni.

Ufficialmente, la creazione della filiale che si occupa del trasporto dei
passeggeri si spiega con la necessità per la STRAN d'integrare nel suo sviluppo
l'inter-municipalità, e soprattutto i trasporti scolastici della zona,
finanziati dal consiglio provinciale o regionale che contratta con delle
società di trasporto stradale di passeggeri. Detto questo, la creazione della
STRVN non implica obbligatoriamente delle differenze di salario fra gli
autisti, la questione avrebbe potuto essere risolta con l'allineamento tra gli
indici delle due contratti collettivi sin dalla creazione.

La questione dell'uguaglianza salariale non si è posta che progressivamente
durante i 12 anni di esistenza della filiale. In effetti, per i salariati/e
della STRVN dall'inizio, il loro statuto era soltanto provvisorio, e la
direzione puntava su una promozione di carriera per il passaggio della filiale
alla società-madre. Ora, da 5 anni, la STRAN non assume più, mentre la STRVN
assume e, scomparendo per i salariati l'arrivo della promozione, la
rivendicazione di una equità remunerativa è diventata irrinunciabile, cosi come
il ricorso allo sciopero per ottenerla.

Dietro questa rivendicazione faro del "a lavoro uguale, salario uguale", gli
autisti/e puntavano l'indice anche contro alcune condizioni di lavoro
inaccettabili, come le ore d'attesa in deposito non remunerate oltre i 29
minuti tra un servizio e l'altro, oppure una flessibilità oraria di una
settimana sull'altra secondo un sistema di debito o di credito di ore, senza
compensazione, a seconda che il loro servizio non abbia raggiunto o ecceda le
35 ore. D'altronde, anche per gli autisti/e della STRAN, il salario diventa
decente solo tramite l'ottenimento di premi (servizio di notte, pasti
sfalsati...) che sicuramente non sono integrati al salario, restando il lordo a
1250 euro in media.

Uno sciopero appoggiato a livello inter-sindacale, ma che non ha staffette

Se i 3 sindacai dei trasporti sono rappresentati in azienda, solo l'UNSA e la
CGT dovevano appoggiare la rivendicazione partita dalla base, essendo sparita
dalla circolazione la CFDT.

Davanti al rifiuto di ogni negoziazione, gli autisti decidevano di bloccare il
deposito degli autobus dal 17 novembre. Cosi, durante 4 settimane, uno
sbarramento di paletti infiammati ha ostruito l'entrata principale del
deposito, mentre gli altri accessi erano bloccati. Sui 130 autisti/e delle 2
società, un centinaio, principalmente degli autisti di altrove, visto il tasso
d'impiego femminile, si sono dati la staffetta giorno e notte ai picchetti.

La reazione della popolazione verso gli scioperanti è stata piuttosto
bendisposta, de una petizione di sostegno è stata largamente firmata ai mercati
della città.

Durante le settimane di lotta, manifestazioni, occupazioni, interventi in
consiglio municipale si sono susseguiti, orchestrati essenzialmente dalla CGT,
fortemente appoggiata dal PCF, e che raggruppavano ad ogni iniziativa fra le
200 e le 500 persone. Pure le collette di solidarietà sono state abbondanti, e
l'alimentazione delle casse di sciopero adeguate (più di 30.000 euro).

Può sembrare stupefacente che una città di medie dimensioni ed la sua
agglomerazione (ossia 100.000 abitanti) possano adattarsi a 4 settimane di
blocco totale dei suoi trasporti pubblici senza entrare in crisi, né
un'irruzione dei " utenti presi in ostaggio " su tele-Bouygue o radio-Medef. A
questo, ci sono plurime spiegazioni.

La prima, ma non di poca importanza, è legata allo schema urbano di
Saint-Nazaire.
Distrutta dalla seconda guerra mondiale, la città si è riedificata sulla base
di un piano del traffico ampiamente integrante l'uso di autoveicoli. I viali
sono larghi, il parcheggio gratuito ed abbondante, le corsie per gli autobus
inesistenti, e le piste ciclabili sono un gadget da borghesi che ricorda che ci
sono dei Verdi nella maggioranza municipale. I trasporti pubblici rappresentano
cosi meno del 6% degli spostamenti nell'agglomerazione, e non concernono alla
fin fine che i senz'auto: i giovani, i vecchi, ed i poveri. Cosi la serrata dei
bus non minaccia in nessun modo l'economia. Quindi, le noie più visibili furono
per i liceali del cantone che faticavano a raggiungere in orario l'immenso
quartiere scolastico nazariano, ma che però manifestarono la loro solidarietà
occupando gioiosamente tutta una giornata la sede amministrativa della CARENE
al termine di una manifestazione. Altro elemento esplicativo, delle tradizioni
di lotta e di solidarietà operaia fanno si che i nazariani/e non abbiamo
l'abitudine di contestare una lotta sociale, ancor meno una con una tale
legittimità, e che in caso di difficoltà prolungate si organizzi il mutuo
soccorso.

In questo modo lo sciopero può condursi senza la pressione dell'opinione
anti-scioperanti, ma senza nemmeno un movimento di solidarietà attiva.

Un sostegno alquanto passivo

Se lo sciopero beneficiò di una corrente d'opinione favorevole, ciò non si
tradusse tuttavia in un sostegno franco e massiccio della popolazione. Il
ritorno alla normalità non era un'urgenza per la popolazione attiva, ed i
vecchi e i poveri non costituiscono, a dire il vero, delle categorie fortemente
rivendicative.

Oltre a questi aspetti, la gestione della lotta da parte della CGT ed il
sostegno determinato del PCF pongono altre questioni, cosi come il margine
d'autonomia dei salariati/e nella gestione degli aspetti strategici della loro
lotta.

Il rifiuto da parte della direzione della STRAN di negoziare fu argomentato
sulla base della questione del budget: senza l'indicazione del finanziatore
della società, la CARENE, la direzione pretendeva di non potersi impegnare in
termini di massa salariale. Quanto al presidente della CARENE, Joël Batteux,
sindaco di Saint-Nazaire, egli spiegava
che il budget inter-comunale si sarebbe votato in marzo, e che non poteva dare,
prima di questa data, alcuna garanzia alla STRAN per un aumento del 20% del suo
bilancio, necessario per soddisfare le rivendicazioni.

La CARENE votò dunque nel corso della seconda settimana del conflitto una
promessa di armonizzazione degli statuti fra la STRAN e la STRVN, senza fissare
nessuna data. Decise, fra l'altro di nominare uno studio per una perizia che
determinasse se il lavoro dei differenti autisti/e fosse o meno lo stesso, e se
la rivendicazione di uguaglianza salariale fosse fondata!

Gli eletti comunisti rifiutarono di associarsi a questa delibera, e scoppiò una
crisi in seno alla sinistra plurale locale, intercomunale e municipale. Il PCF
decise di ingaggiare il suo rapporto di forza sul terreno delle alleanze
elettorali, servendosi della mobilitazione della base accuratamente inquadrata
dalla CGT. Uno schema ben noto, che credevamo di un'altra era, ma che qui
funzionò ancora, al punto di vedere un volantino CGT affermare "solo i
comunisti sono coerenti tra i loro discorsi e le loro proposte". La CGT giocò
cosi da sola la sua carta nel conflitto, appoggiata dall''UNSA contenta di
piazzare la sua sigla nella contesa senza per altro poter contare che 5
autisti/e nella ditta. Ma l'Unione locale CGT rifiutò qualsiasi prospettiva di
allargamento del conflitto alle altre confederazioni o federazioni di
Saint-Nazaire, ed ancor meno alle strutture politiche o associative, tipe CNL,
UFC o genitori di allievi, per quanto attivi nell'Estuaire.

I comunicati di sostegno erano certamente i benvenuti, ma nessun altro quanto
la CGT aveva voce in capitolo per sviluppare un movimento di solidarietà.

Cosi, le manifestazioni furono poco massicce rispetto alla posta in gioco,
nessuna staffetta nella mobilitazione oltre alla CGT e al PCF era sollecitata
né attiva.

L'occupazione del deposito, nella zona portuaria piuttosto decentrata non
favorirà nemmeno più i contatti diretti, e se la frequentazione dei picchetti
non fu nulla, le assemblee generali degli scioperanti erano a porte chiuse, o
le decisioni venivano prese nei locali dell'UL-CGT, ed i sistemi per darsi il
cambio tra la popolazione e gli scioperanti, le modalità della lotta furono
congruenti.

Ad ogni modo, c'è stato un "deficit comunicativo" lungo tutta la durata di
questo conflitto, il sindaco e la direzione della STRAN facevano conoscere le
loro proposte agli scioperanti tramite conferenze stampa, rifiutando
continuamente di sedersi ad une tavolo di trattative sulla base delle
rivendicazioni del movimento.

L'occupazione del Municipio, un'occasione mancata e l'inizio della fine

Mercoledì primo dicembre, gli scioperanti chiamavano la popolazione ad una
nuovo corteo di sostegno, dal deposito degli autobus al Comune. Arrivo verso le
16h nella piazza del Municipio; 300 persone decidevano di occupare l'ufficio
del sindaco, affermando la loro volontà di non lasciare il luogo senza prima
aver ottenuto un incontro con un funzionario municipale. Tre ore dopo dovevano
accontentarsi di un vago colloquio con la vice-sindaco. I dibattiti tra gli/le
occupanti furono molto animati, specialmente sull'opportunità di passare la
notte sul posto, e numerosi scioperanti erano pronti ad andare a prendere la
paella che li aspettava al deposito occupato per festeggiare sul posto e
piazzarcisi per la notte.
Ma l'inquadramento politico e sindacale stavano all'erta. I delegati del
personale, tirati per la giacchetta da una parte verso velleità di
radicalizzazione della base, e dall'altra verso i quadri comunisti e cigitisti
dovettero mettere in scena la ritirata mantenendo l'ordine.

Un comunicato stampa che fissa un appuntamento l'indomani sera per il consiglio
d'amministrazione della CARENE, il silenzio concessa per le riprese della
telecamera, poi un'ovazione a richiesta, e qualche gentile animatore
dell'UL-CGT che si divertiva a gridare lo slogan " tous ensemble, tous ensemble
" incitando la folla a incamminarsi verso l'uscita. L'occupazione fu cosi
piegata verso le 20h, senza poter svolgere nessun dibattito collettivo
sull'opportunità dell'azione nello sviluppo del rapporto di forza. Gli eletti
comunisti, numerosi quella sera là, non potevano permettersi d'ingaggiare un
tale braccio di ferro con i loro alleati del consiglio comunale, né rischiare
di farsi superare da una base esasperata. La ritirata fu brillantemente
orchestrata, e la Municipalità poté riprendere l'offensiva dall'indomani, con
delle misere ricette, comunque sempre cosi efficaci:

* La criminalizzazione del movimento: il comune sporgeva denuncia per
danneggiamenti nell'ufficio del sindaco (qualche adesivo) ed per il furto di
due medaglie assegnate alla Città;
* Il rinvio delle scadenze prefissate e quel che è peggio: l'annullamento
senz'altro preavviso del consiglio d'amministrazione della STRAN;
* La divisione del fronte sindacale, intavolando una trattativa con il
sindacato UNSA, per quanto esso sia ultra-minoritario nella lotta.

Non si tratta d'affermare che la CGT e il PCF abbiano spezzato lo slancio del
movimento orchestrandone la ritirata. La critica sulle modalità del tradimento
è facile e semplicistica, e le cose son sempre più complesse. L'occupazione del
Municipio forse non era gestibile. Tuttavia, discuterne collettivamente sarebbe
stata il minimo, ascoltando gli argomenti pro o contro l'occupazione, e
lasciando la scelta finale agli scioperanti, piuttosto di lasciare prendere la
decisione a qualche quadro politico e sindacale. E se il movimento ebbe una
debolezza, è proprio in questa difficoltà di imporre la sua autonomia di scelta
e la sua libertà d'azione, delegando continuamente la direzione della lotta ai
professionisti della militanza.

Il venerdì 3 dicembre, l'UNSA firmava un protocollo di fine sciopero, negoziato
sulla base di qualche aumento salariale ben lontano dalle rivendicazioni:
aumento del 3% alla STRAN (recupero inflazione), del 7,3% alla STRVN (sul 25%
rivendicato), pagamento delle ore d'attesa di notte e ottenimento di un premio
di 800 euro a metà anno alla STRAN.

Il sabato 4 dicembre una manifestazione all'appello della sola CGT (molto
modestamente appoggiata dalla FSU) riuniva penosamente 400 persone in centro
città, gli eletti comunisti della Carène diffondevano una lettera aperta che
faceva conoscere le loro proposte di finanziamento delle rivendicazioni, e la
CGT decideva di continuare lo sciopero, seguita in questo dalla maggioranza
degli autisti/e.

Lunedì 6 dicembre, la direzione della STRAN riprendeva l'offensiva e constatava
il blocco del deposito, e un usciere rilevava le identità de 13 persone che
picchettavano, al fine di avviare una procedura giudiziaria in relazione
all'"impedimento della libertà del lavoro e del funzionamento di un servizio
pubblico".

Allo stesso tempo, il P.S. Lanciava un appello per la fine del conflitto senza
un ricorso alla forza pubblica, e Claude Evin intavolava delle trattative con
la CGT (che saranno rese note soltanto in seguito). Il mercoledì 8 nuova
manifestazione senza prospettive chiare. E la quarta settimana di conflitto si
chiude con un appello alla mobilitazione davanti al tribunale, dove 13
scioperanti sono chiamati a comparire il lunedì 13 dicembre.

All'ora prestabilita, 300 persone apprendono davanti al Tribunale che l'udienza
è annullata, avendo la STRAN ritirato la sua denuncia, un accordo con la CGT si
sarebbe raggiunto la domenica, nonostante gli scioperanti abbiano
maggioritariamente votato le mattina stessa per la ripresa della lotta!

Per una settimana di conflitto supplementare, la CGT ottenne un cambiamento
d'indicizzazione, ossia 175 € d'aumento per i 4 autisti/e " PMR " della STRVN
alla più basso livello della tabella di remunerazione, il pagamento per 9
giorni di sciopero su 29 con estensione delle trattenute, e l'assunzione di un
controllore aggiuntivo!

Ossia una miseria, specie se si considera che parecchi degli autisti/e avevano
il dente
particolarmente avvelenato contro i controllori, grandi assenti nella
mobilitazione, come lo era l'essenziale del personale non-viaggiante della
compagnia... Per salvare la faccia la CGT invoca un documento che dovrebbe
essere firmato dal presidente della CARENE, e che conterrebbe una parziale
parificazione degli statuti delle 2 compagnie. Il testo non è dato conoscerlo,
ma ricorda stranamente le proposte della CARENE dell'inizio del conflitto, che
dichiarava l'auspicio di un'armonizzazione degli statuti preceduta da un
rapporto di perizia...

Une lotta indebolita da giochi politici ed economici complessi

La lotta degli autisti/e è stata un esempio di determinazione, di legittimità
nelle rivendicazioni, e di solidarietà tra le categorie: senza gli autisti/e
della STRAN, i salariati/e della STRVN non avevano nessuna chance di vedere
emergere le loro rivendicazioni, ed è abbastanza raro vedere dei salariati/e
lottare prioritariamente per l'aumento dei salari bassi dei loro colleghi; è da
sottolineare questo bell'esempio di solidarietà di classe. Il movimento non ha,
tuttavia, saputo trovare la dinamica di allargamento del fronte, quando
l'attualità sociale lo permetteva (accordi salariali dei funzionari pubblici,
manifestazioni dei disoccupati/e e precari, mobilitazioni degli/delle
insegnanti o degli/delle intermittenti).
La chiusura della direzione della STRAN è stata confortata dal fatto che lo
sciopero nuoceva solo molto secondariamente all'economia locale. Il conflitto
poteva durare senza minacciare realmente nulla. Questa indifferenza del
padronato e dei politici che tende a generalizzarsi dopo la lotta sulle
pensioni deve far riflettere i militanti politici e sindacali.

Gli scioperi tendono a ridiventare sempre più lunghi, senza risultati effettivi
a causa dell'insufficiente rapporto di forza e per la mancanza di
radicalizzazione. Questo fatto conduce ai discorsi sulla necessità "d'inventare
delle nuove forme d'azione", e sull'inefficacia dei metodi tradizionali di
lotta del movimento operaio.

E' cosi che si rafforzano le restrizioni del diritto di sciopero attraverso il
"servizio minimo" ad esempio, o che ci si scoraggia per la mancanza di
avanzamenti significativi rispetto all'investimento nelle lotte. E'
indispensabile che le direzioni sindacali comprendano ed ammettano che le lotte
isolate stanno tutte perdendo, una dopo l'altra, cosa che riducendo ogni
velleità combattiva, rafforzando un'idea di impotenza e di fatalismo fra i
salariati/e. Senza cadere nel misticismo dello sciopero generale, conviene
lavorare alla base sulla necessità di convergenze tra le lotte per
controbattere il dilagare e l'intensificarsi del rapporto di sfruttamento del
lavoro da parte del capitale. In assenza di un'alternativa politica riformista
o rivoluzionaria, i fattori frenanti sono numerosi per una strategia simile. E
pero' sembra che questa sia la sola prospettiva che possa darsi il movimento
sociale, ponendosi continuamente la questione di sapere se le "organizzazioni
operaie" siano uno strumento oppure un ostacolo in materia.

Per ritornare a questa lotta di Saint-Nazaire, gli ostacoli ad uno sviluppo
furono numerosi:

· Une peso storico della CGT, che continua a pensarsi come l'elemento unico
della lotta e della mobilitazione. Ora, se l'UL-CGT 20 fà poteva far sfilare
4000 metalmeccanici in piazza premendo il tasto delle rivendicazioni o della
solidarietà operaia, le cose non vanno più allo stesso modo, per le
modificazioni profonde delle pratiche militanti e la stessa strutturazione del
salariato. Detto ciò, nessun'altra struttura sindacale è stata in grado di
pesare in questa lotta proponendo delle prospettive di allargamento,
inghiottite dal riformismo negoziatore e gestionario per gli uni, assenza di
realtà militanti adeguate per gli altri. C'è, dunque, ancora parecchio da fare
su questa questione dei mezzi della mobilitazione, e delle convergenze
unitarie.

· Un contesto politico particolare, in cui gli scioperanti della STRAN e della
STRVN si sono trovati ad essere strumentalizzati per una ricomposizione
politica della maggioranza municipale ed inter-comunale, in cui i Verdi tentano
di prendere il secondo posto doppiando i comunisti, mentre il P.S. si lacera
all'interno di questa ricomposizione. E ciò in un momento in cui i pomi della
discordia in seno alla sinistra sono tanti nell'intercomunale (estensione del
porto di Donges-Est, creazione di un centro di affossamento per rifiuti
speciali...). Cosi, è la fine del regno di Batteux, e della gestione
dell'eredità che stavano sotto questo conflitto, che non ha cessato di causare
danni. Tanto più che il recente cambiamento delle maggioranze in consiglio
provinciale e regionale, con l'arrivo della " sinistra " agli affari
territoriali, modifica sensibilmente la situazione della politica di palazzo
nella regione.

· Una crisi economica rampante a Saint-nazaire, dopo la consegna del Quenn-Mary
II: la cassa-integrazione e le ristrutturazioni aziendali si moltiplicano nei
sub-appalti; Alstom è in crisi e riduce i suoi effettivi a livello
internazionale rendendo incerto l'avvenire del settore nautico; la politica di
sviluppo economico fondata sul turismo industriale è senza fiato, e
l'amministrazione comunale licenzia degli impiegati dell'Ufficio del turismo,
diminuzione dell'attrazione di investimenti in seguito alla partenza del
"gigante dei mari"...

· L'assenza di prospettive politiche globali sulla questione trasporti e sullo
sviluppo economico nella provincia. La nascita di un'area metropolitana
Nantes/Saint-Nazaire polo dell'Arc Atlantique voluta dall'Europa, il progetto
di un nuovo ponte sulla Loira per il proseguimento dell'autostrada degli
Estuaires, la creazione dell'aeroporto internazionale di Notre-Dame des Landes,
sono altrettanti punti che ipotecano l'avvenire della regione, e per i quali
non si trova di meglio che mantenere l'incertezza con degli annunci
contraddittori…

Alle volte, alla popolazione non gli prenda la voglia di porre la questione
dell'utilità sociale di questo genere di sviluppo, cosa che comunque può
accadere soltanto con l'emergere di lotte sociali, data la scarsità di
strutture politiche e sindacali. I temi del malessere sociale sono parecchi
nell'Estuaire in questi ultimi tempi, come nel resto del paese d'altronde. Quel
che è certo è che nessuna forza istituzionale ha interesse che emergano delle
lotte radicali e globali che pongano le questioni della situazione e del futuro
della popolazione. E' per questo che noi dobbiamo lavorare senza sosta, senza
lasciarci vincere dalla rassegnazione e dal disfattismo regnante.

Philippe - Saint-Nazaire 19 dicembre 2004.

Da Courant alternatif n°145, gennaio 2005
Giornale dell'Organisation Communiste Libertaire
http://oclibertaire.free.fr/

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni internazionali


www.fdca.it/paesi/francia/ocl_stnazaire.htm


http://www.autprol.org/