11/01/2005: Cosa dicono i comunisti ucraini della vittoria di Juschenko
Kiev, 19 dicembre. I putschisti inondano la capitale. Impossibile evitarli. Alla metropolitana di piazza dell’Indipendenza, la squadra di propaganda di Juschenko mi infila in mano un nastro arancione e insiste perché lo attacchi sul vestito. Sulla stessa piazza, lo stato maggiore di Juschenko ha installato 24 tende militari numerate e riscaldate. Alcuni marcantoni in tuta mimetica con bracciali arancione e portatili fanno la guardia. Le squadre di giovani di Juschenko distribuiscono opuscoli. Fanno appello agli Stati Uniti e all’Europa perché caccino il presidente Kuchma. Si tratta di opuscoli costosi che non hanno potuto pagare costoro, con le proprie borse di studio miserabili.
Via Kreschatik è completamente occupata dalle tende dei “servizi d’ordine” di Juschenko, i fascisti di UNA-UNSO. Le bandiere rosso-bianche dei gruppi di assalto georgiani Kmara (1) sventolano a fianco delle bandiere rosso-nere di Bandera, il collaboratore nazista ucraino durante la Seconda Guerra mondiale. In un angolo, davanti al marciapiede dell’Istituto Fullbright, si trovano Mercedes e fuoristrada 4x4, bardati con nastri arancione.
I rapporti di forza sono radicalmente cambiati dopo che il Parlamento ha annullato i risultati elettorali, anche se non dovrebbe essere di sua competenza. Le rivendicazioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sono state interamente soddisfatte. La nuova legge elettorale rende impossibile a milioni di invalidi e di persone anziane di votare ancora a casa, dal momento che devono depositare entro tre giorni un atto notorio. La commissione elettorale è stata licenziata e il nucleo di quella nuova è composto da partigiani di Juschenko. Quasi tutte le televisioni, ad eccezione di Ucraina, si sono schierate al suo fianco.
Dove sono i comunisti?
Prendo contatto con tre organizzazioni comuniste:
- Il Partito Comunista di Ucraina (KPU), presidente Piotr Simonenko, vuole arrivare al potere attraverso il parlamento, dove il KPU occupa 50 seggi.
- L’ Unione dei Comunisti di Ucraina, presidente Tamila Yabrova, si attiene ai principi del marxismo-leninismo.
- L’Unione degli Operai Ucraini, presidente Aleksandr Bondartchuk, difende il sindacalismo di lotta e stampa la rivista Classe operaia.
Dapprima incontro i compagni dell’Unione dei Comunisti. Mi invitano ad una loro riunione. Mikhail, un operaio, spiega:
“nella nostra officina, la pressione sugli operai è forte. Il caporeparto dà gli ordini ed è per Juschenko. Esige che vengano messe in permanenza al servizio della campagna tre tende e 15 persone. Ho detto al capo che avevo votato per l’altro candidato Janukovic. A quattr’occhi mi ha risposto: “Anch’io, ma ho dovuto fare quello che mi ha chiesto il direttore”. La maggioranza nella mia officina ha votato Juschenko, perché è, e lo si può ben capire, “contro il potere” e pensa che qualsiasi cambiamento sia comunque meglio del potere”.
Jurij, operaio edile:
“Dopo le elezioni, abbiamo visto, dall’alto del cantiere, arrivare da Ovest colonne di bus e di vetture con nastri arancione. Devono essere state preparate molto tempo prima. Molta gente pensa che potrà vivere come negli Stati Uniti, se voterà per Juschenko. Io dico loro: “No, voi vivrete come in America Latina. Vi stanno ingannando, come vi hanno ingannato nel 1991, facendovi pentire molto velocemente”.
Natashja, istitutrice:
“Da noi a scuola, la direzione ha richiesto un contributo “volontario” di 100 grivne (14 euro) per il fondo di Juschenko. Quelli che avessero rifiutato non avrebbero avuto più diritto a una stretta di mano. Il nostro direttore ha consegnato il denaro e i nomi di quelli che avevano versato. Io ho chiesto: “Come hai potuto farlo a nome mio? Sai benissimo che ho votato Janukovic. Egli ha risposto: “Piccola mia, lo so, ma Juschenko arriverà al potere e allora cadranno delle teste”.
Trarre lezione da un’amara disfatta
Il Partito Comunista di Ucraina si trova in grave crisi. Al primo turno, il presidente del partito Simonenko è crollato dal 22% al 5% dei voti. Al secondo turno, il partito ha lanciato la parola d’ordine: “votate contro entrambi” e si è messo di fatto fuorigioco. Quando Juschenko ha preteso che il Parlamento annullasse le elezioni, il KPU ha votato con lui. La base operaia del KPU ha rifiutato di dare il suo avallo, manifestando l’esigenza di cambiare politica. Ho parlato con alcuni quadri del partito.
Il parlamentare del KPU Leonid Grac (leader dei comunisti della Crimea, che si sono schierati con Janukovic, nota del traduttore): “Dopo aver già lasciato fare a Gorbaciov, tredici anni fa, sono emotivamente deluso. Non siamo più un partito di lotta. In questo modo, abbiamo dato l’occasione all’avversario di presentarsi come “combattente contro un regime marcio” e di raccogliere 14 milioni di voti. A Simferopoli, 10.000 persone si sono riunite spontaneamente in una manifestazione contro Juschenko, contro la NATO e il fascismo. L’esperienza dimostra che se prendiamo apertamente posizione, la nostra autorità cresce”.
Il redattore capo della rivista Classe Operaia e parlamentare del KPU Aleksandr Bondartchuk: “La distruzione dell’Unione Sovietica ha provocato un enorme vuoto sociale, delusione, disoccupazione e povertà, di cui hanno approfittato i reazionari filo-americani arancione. Noi comunisti abbiamo malauguratamente fatto troppo affidamento sulle elezioni. La nostra caccia ai seggi parlamentari e presidenziali, il nostro programma in cui non figura neanche più il motto socialismo, ha provocato solamente tra le masse malcontente il rafforzamento dell’idea di “capitalismo onesto ed elezioni oneste”. Con la vittoria di Juschenko, la classe operaia dovrà presto battersi contro un nazionalismo estremo e aggressivo, prossimo al fascismo”.
(1) Kmara sono le milizie georgiane create sull’esempio di Otpor in Serbia. Otpor fu alla base della caduta di Milosevic nel 2000. Otpor è una creazione degli agenti segreti e degli ufficiali americani come il colonnello Robert Helvy. Nel 2003, ha inquadrato Kmara che ha giocato un ruolo decisivo nel colpo di Stato contro il presidente Shevarnadze. Il 21 novembre, il dirigente di Otpor, Aleksandar Maric, è stato arrestato in Ucraina.
Traduzione a cura del
Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Torino
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