03/01/2005: AGGREDITI O AGGRESSORI ?


il circolo di proletari comunisti indice un presidio mercoledì 5 gennaio dalle 16.30 a porta nuova bergamo in solidarietà con Roberto dal Bosco e contro il suo linciaggio politico
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al muratore Roberto Dal Bosco, che, la sera del 31 dicembre, con un gesto che ha espresso tutto il suo giusto odio di classe verso il premier Berlusconi, ha interpretato ed espresso i sentimenti e la volontà di milioni di lavoratori, pensionati, disoccupati…di tutta la classe proletaria che, quotidianamente, subisce la politica antipopolare di questo governo.
Media, opinionisti e politici di ogni schieramento si sono affrettati a stigmatizzare l’episodio, definendolo incivile e violento, quando non addirittura sintomatico di una violenza diffusa e, pertanto, pericoloso e foriero, persino, di possibili attentati.
A destra, si sprecano le parole sull’odio e sulla violenza della cosiddetta opposizione e si arriva a parlare del pericolo di emulazioni e persino a paventare possibili colpi di stato; a sinistra, senza rilevanti distinzioni, ci si dissocia dall’accaduto, si esprime solidarietà a Berlusconi, si coglie l’occasione per ribadire la propria democraticità, il proprio pacifismo, il rifiuto assoluto di qualsiasi forma di violenza.

Insomma, se da un lato le forze di governo utilizzano strumentalmente l’accaduto per fare proclami in cui, di fatto, si legittima la repressione e si auspica uno stato di polizia; i partiti della cosiddetta opposizione si preoccupano, soprattutto, di mantenere un’immagine perbenista e rassicurante.
Si prendono le distanze da un atto definito violento, ma la vera violenza - come sanno bene le migliaia di proletari che vivono ogni giorno sulla propria pelle le conseguenze di una precarizzazione crescente, del carovita, della disoccupazione dilagante, della privatizzazione dei servizi sociali – è la politica di questo governo, una politica che, attraverso leggi, riforme, provvedimenti fiscali, privatizzazioni, acuisce progressivamente il peggioramtno delle condizioni di vita e di lavoro delle classi proletarie.

La vera violenza non è quella di chi scaglia un treppiede, ma quella di chi affama le migliaia di persone che fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese con salari da fame; è quella di chi, in nome dei profitti, non esita a lasciare senza lavoro, da un giorno con l’altro, centinaia di lavoratori (come sta avvenendo anche in diverse fabbriche del nostro territorio, aziende che chiudono, non perchè siano effettivamente in crisi, ma spesso solo per aprire fabbriche in luoghi in cui i costi della manodopera sono più vantaggiosi per i padroni); è quella di chi sorvola sulla crescita esponenziale delle morti bianche nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, dove, sempre più spesso, la sicurezza è volutamente dimenticata a favore delle esigenze produttive.
La vera violenza è perfettamente espressa dalla politica economica e sociale di questo governo, che con la legge 30, più conosciuta come legge Biagi, cancella completamente i diritti conquistati nei decenni passati dai lavoratori e ne precarizza pesantemente le condizioni di vita e di lavoro; con la riforma Moratti, asserve sempre più i contenuti scolastici alle esigenze padronali e all’ideologia al potere e, nel contempo, compromette fortemente il diritto allo studio delle classi popolari, tagliando fondi per la scuola pubblica e finanziando scuole private e confessionali….

La violenza è quella che sempre più sistematicamente sperimentiamo in piazza, nelle fabbriche, nelle scuole, ad opera delle cosiddette forze dell’ordine che caricano e reprimono manifestazioni studentesche, operaie, cittadine, dimostrando quanto, di fatto, l’attuale governo sia democratico e civile.



Tra le varie dichiarazioni di questi giorni, particolarmente schifosa è quella del ministro leghista Calderoli, che, non solo dichiara di provare conati di vomito per la troppo repentina scarcerazione di Dal Bosco, non differenziandosi, in questo, da molti altri esponenti di governo, ma che arriva, altresì, a ravvisare nell’episodio il pericolo di attentati e colpi di stato fomentati dalla sinistra. La cosa più grave, nella sua dichiarazione, è il sostenere la necessità della repressione violenta da parte delle forze dell’ordine e, di fatto, la legittimazione dello stato di polizia; Calderoli, infatti, giustifica l’assassinio di Carlo Giuliani a Genova, sostenendo l’assurda tesi della legittima difesa da parte del carabiniere e arriva a sostenere che ci troviamo in uno stato che indaga sui poliziotti e lascia a piede libero i black block.
Il ministro delle taglie e del “nessuno tocchi un padano”, non poteva esprimere più chiaramente l’ideologia forcaiola, fascista e repressiva del partito a cui appartiene e del governo di cui fa parte.
E, sempre a proposito di aborrire la violenza, vale forse la pena di ricordare la politica razzista dei leghisti, che, con parole, manifesti, comizi e, sempre più spesso, con i fatti, sta mettendo in atto una vera e propria caccia agli immigrati, sfruttati e trattati come merce, in nome della stesse legge Bossi Fini; utilizzati per il lavoro nero e super sfruttato nelle tante piccole fabbriche dei padroncini padani; discriminati e privati dei più elementari diritti; tacciati di terrorismo e sempre più spesso picchiati e aggrediti in sempre più frequenti aggressioni di ronde padane e di gruppi di estrema destra, per non parlare delle crociate anti islamiche dei padani che, improvvisamente, si scoprono paladini del cristianesimo e dei valori della cultura occidentale.
Ma vale anche la pena di ricordare le prese di posizione di ministri e parlamentari leghisti rispetto al tema dell’occupazione, dei diritti dei lavoratori: alla Franzoni, come in altre fabbriche che hanno messo sulla strada centinaia di operai, anche “padani”, la lega ha, di fatto, sostenuto le scelte padronali e la politica economica governativa, svendendo i lavoratori in nome degli interessi economici.

proletari comunisti
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